Questo articolo è apparso originariamente sul blog di Wyscout, in lingua inglese.
Mauricio Pochettino non ci ha messo molto a lasciare il segno sul gioco del Paris Saint-Germain, e non era scontato. Non lo ha cambiato in modo radicale, ma nemmeno ci si poteva aspettare di vedere una piccola riproduzione del suo Tottenham, e non solo perché, con una partita giocata in media ogni quattro giorni, in pratica non ha avuto il tempo per allenare le sue idee. La squadra la fanno i giocatori, e quella che ha in mano Pochettino è la stessa ereditata da Thomas Tuchel, visto che durante la finestra invernale di mercato il PSG non ha fatto nemmeno un acquisto. Non stupisce allora che Pochettino si sia appoggiato in buona parte al lavoro di Tuchel, e che sia intervenuto su dettagli forse marginali ma comunque abbastanza significativi da dare una forma diversa al gioco del PSG, da rendere già visibile la mano del nuovo allenatore.
Pochettino ha preso da Tuchel una squadra già abituata a giocare con diversi sistemi, e a cambiarli all’interno della partita a seconda delle fasi. Nelle ultime gare con Tuchel il PSG ha quasi sempre giocato con sistemi che prevedono la difesa a tre, ma anche quando si schierava con il 4-3-3 la linea difensiva in fase di possesso tornava a tre con l’abbassamento del mediano tra i difensori centrali, un movimento che permetteva ai terzini di alzarsi.
Qui sotto c’è un esempio dalla partita contro il Manchester United, una vittoria decisiva per la qualificazione agli ottavi di Champions League. Il PSG era schierato con il 4-3-3, ma in costruzione Pereira si abbassava tra Marquinhos e Kimpembe, che aprendosi spingevano in avanti i due terzini, Florenzi e Diallo.
La costruzione del PSG con Pochettino ha ripreso e riadattato questa struttura. I terzini avanzano sempre in contemporanea, ma stanno ancora più in alto, e in mezzo al campo c’è un uomo in meno, visto che in partenza è il sistema è il 4-2-3-1. Pochettino preferisce avere una linea di passaggio in più in zone avanzate, ma non rinuncia a una prima circolazione sicura che consolida il possesso, affidata ai due difensori centrali e ai due centrocampisti. È una circolazione decisiva perché deve dare il tempo ai compagni più avanzati di prendere le loro posizioni, ai terzini di alzarsi e ai trequartisti di stringersi dietro il centrocampo avversario, e per questo non deve essere troppo veloce, per non allungare la squadra e rendere difficile la risalita del campo.
Qui sopra si nota bene la nuova struttura del PSG quando ha la palla. La prima circolazione è comunque comoda perché al centro la superiorità numerica è garantita dal quadrilatero formato da Marquinhos, Kimpembe, Gueye e Pereira. I terzini (Dagba e Kurzawa) danno ampiezza sulla stessa linea dei trequartisti (Draxler, Sarabia e Rafinha), che si smarcano dietro il centrocampo del Bordeaux.
In realtà comunque le linee a inizio azione sono flessibili, e la loro forma dipende dalle qualità dei giocatori schierati sulla trequarti e dal pressing della squadra avversaria. Un trequartista può infatti abbassarsi in appoggio a centrocampo e un centrocampista può arretrare sulla linea dei difensori, ma non è un movimento sistematico come quello previsto da Tuchel, e si adatta al tipo e all’intensità della pressione avversaria.
Nel caso qui sotto Paredes si è messo tra i difensori centrali, Verratti si è abbassato per agevolare la costruzione e lo stesso ha fatto Herrera vicino al cerchio di centrocampo. I terzini restano comunque molto alti, Kurzawa trascina in basso Dembélé, sulla stessa linea dei difensori, mentre Florenzi non viene seguito da Griezmann.
Anche se in alcuni momenti la struttura è molto simile a quella utilizzata da Tuchel, con Pochettino il PSG ha più presenza tra le linee e tende a non uscire sui terzini, forse l’aspetto che più distingue la manovra rispetto a prima. Se con Tuchel infatti l’uscita sui terzini in costruzione era un’opzione sempre disponibile se le linee di passaggio centrali erano bloccate, ora la salita dei terzini è utilizzata come esca per allargare lo schieramento avversario e agevolare il palleggio in zone interne.
Il PSG cerca insomma di tenere la palla al centro, appoggiandosi lateralmente se necessario a un trequartista che si abbassa o a un centrocampista che si apre, e risale il campo in modo diverso. Non esce sui terzini e poi aspetta la loro giocata per riportare il pallone al centro, ma costruisce al centro e coinvolge i terzini più in alto al momento della rifinitura, in modo più o meno diretto. La posizione avanzata dei terzini lascia infatti sempre la possibilità di una risalita veloce con i cambi di gioco.
Le novità portate da Pochettino nella manovra del PSG sono ben visibili nei primi due gol segnati da Mbappé al Barcellona al Camp Nou. In tutti e due si forma un quadrilatero in costruzione tra i difensori centrali e i centrocampisti, c’è una prima circolazione che abbassa le linee avversarie e lo spazio alle spalle della difesa viene attaccato velocemente con un cambio di gioco verso un terzino.
Nel caso del primo gol di Mbappé l’azione inizia dopo una ripartenza del Barcellona interrotta da Marquinhos, che intercetta un passaggio di Dembélé diretto a Messi nella trequarti difensiva. Le linee del Barcellona si sono allungate per la ripartenza, e allora il PSG può consolidare agevolmente il possesso, prima con una triangolazione tra Marquinhos, Navas e Gueye e poi con un passaggio del difensore brasiliano a trovare Verratti alle spalle di Busquets, una giocata che manda a vuoto il pressing dei catalani e li spinge a tornare indietro.
Verratti infatti ruota attorno a Busquets, si gira e può far continuare l’azione senza essere contrastato. Non sceglie però di appoggiarsi in avanti a uno dei tre attaccanti, che con le loro posizioni fissano e tengono stretta la linea difensiva, e aprono spazi sulle fasce per la salita dei terzini. La linea di passaggio più comoda è quella verso Kurzawa, che viene raggiunto con un cambio di gioco.
Dopo aver spostato la palla a sinistra, Verratti va a riprendersela avvicinandosi a Kurzawa, mentre nel frattempo le linee del Barcellona sono state costrette ad arretrare nella loro metà campo. Il PSG si trova quindi ad attaccare posizionalmente, ma ha avuto il tempo per far salire i terzini e portare Verratti e i due attaccanti esterni, Kean e Mbappé, dietro il centrocampo blaugrana, mentre più indietro si forma il solito quadrilatero tra i difensori centrali e i centrocampisti. L’abbondanza di opzioni tra le linee disordina il centrocampo del Barcellona, che lascia libero il passaggio da Gueye a Kean, che a sua volta torna indietro su Marquinhos.
Questo scambio ha attirato verso sinistra la difesa del Barcellona, e quindi ha creato spazio sul lato debole per Kurzawa, che puntualmente viene trovato dal cambio di gioco di Marquinhos.
È la giocata che velocizza l’azione e la porta a concludersi. Kurzawa si appoggia a Verratti con un passaggio al volo all’indietro, il centrocampista italiano fa scorrere la palla con un tocco di esterno in area e Mbappé, dopo aver controllato con qualche difficoltà, segna calciando sotto la traversa.
Anche il secondo gol è costruito su premesse molto simili a quelle del primo. L’azione del PSG inizia già a centrocampo per un fallo fischiato su Paredes, le linee del Barcellona sono schierate e la squadra di Pochettino può prendere da subito le posizioni che aveva studiato. I terzini sono alti e vengono seguiti dalle ali del Barcellona, Griezmann e Dembélé, fino a formare una linea difensiva a sei, i tre attaccanti impegnano la difesa distribuendosi tra la zona dei terzini e quella dei centrali, mentre a chiudere a sinistra il quadrilatero in costruzione è Verratti, visto che Herrera, entrato al posto di Gueye, si è alzato oltre il centrocampo blaugrana.
Lo scambio di posizioni non cambia lo sviluppo della manovra. La prima circolazione libera facilmente Paredes, su cui esce in ritardo Pedri, in una insolita posizione di mediano tra de Jong e Busquets, che si era allargato a destra per seguire il movimento di Verratti. Paredes riceve nel cerchio di centrocampo, guarda l’inserimento di Florenzi e lo lancia con precisione alle spalle di Griezmann mettendo la palla nel lato corto vicino all’area piccola.
Florenzi cerca Icardi davanti alla porta, ma il passaggio non è preciso e viene intercettato da Piqué. La palla comunque finisce sui piedi di Mbappé, che può segnare comodamente con la porta spalancata.
L’impronta di Pochettino è insomma già visibile, con i terzini alti, gli esterni stretti e vicini al trequartista che, insieme al movimento della punta, abbassano le linee avversarie e agevolano la prima costruzione, con la capacità di alternare palleggio e risalita veloce con i cambi di gioco.
Il punto di incontro trovato da Pochettino tra le sue idee e il talento di cui dispone non sembra comunque definitivo. Il ritorno alle origini di Verratti, nella posizione di trequartista in cui aveva iniziato la carriera, è finora la mossa che più segna una rottura con il recente passato. Verratti sta giocando alla grande nel nuovo ruolo ma ha qualità peculiari di cui deve tenere conto il sistema.
L’ex Pescara migliora il palleggio e tiene le linee più vicine, alza il livello della pressione sul primo possesso avversario, compensando le scarse attitudini difensive degli attaccanti, ma la sua tendenza ad abbassarsi fa perdere un’opzione sulla trequarti, che deve essere compensata dal movimento ad alzarsi di un centrocampista. E poi ci sono le solite difficoltà a incidere con gol e assist, una delle critiche più frequenti mosse a Verratti, che limita un po’ il potenziale del PSG, togliendo il posto sulla trequarti ad altri giocatori che possono dare qualcosa in più a livello offensivo.
Pochettino ha poi potuto contare poco su Neymar, il cui ruolo nel sistema va ancora definito. Non tanto per la posizione, che può trovare facilmente sia partendo da sinistra sia da trequartista centrale, ma per il suo modo di partecipare al gioco. Neymar esce spesso dallo schieramento avversario abbassandosi a sinistra, ama indirizzare il possesso fin dalla costruzione, e impone quindi al sistema di adattarsi ai suoi movimenti.
Nell’azione mostrata qui sotto Neymar si abbassa per farsi dare la palla da Diallo, ma così facendo toglie un’opzione dietro il centrocampo avversario e intasa gli spazi in costruzione, visto che a occupare quella zona al posto suo sarebbe potuto andare Paredes.
Sono scompensi che il PSG ha sempre accettato, visto quello che riceve in cambio da Neymar, non solo in termini di gol e assist, ma anche nella facilità con cui può far risalire la palla e creare pericoli, e con cui anche Pochettino dovrà fare i conti, anche se per il tipo di manovra che ha in mente è fondamentale occupare certe posizioni tra le linee. Qui sopra ad esempio Neymar prova a fare le cose da solo, porta palla da sinistra a destra, si appoggia a Florenzi ma alla fine deve arrendersi e scaricare il pallone all’indietro.
A differenza di Verratti, insomma, quando si abbassa Neymar non mette ordine, si prende dei rischi e cerca sempre la giocata risolutiva, creando moltissimo ma rendendo meno stabile il sistema. Se arretra e il possesso si interrompe il PSG è più fragile in transizione, perché è meno preparato a reagire con aggressività alla perdita della palla. Oltretutto il brasiliano deve ancora prendere le misure alla nuova struttura in fase di possesso, visto che era abituato a ricevere con il terzino alla sua sinistra e con un attaccante davanti (soprattutto Mbappé) pronto a tagliare in profondità, e che le nuove posizioni lo tengono un po’ più lontano dai suoi riferimenti.
Finora i risultati sono stati incoraggianti ma il lavoro di Pochettino è solo all’inizio, e ci vorrà ancora del tempo prima di vedere un PSG davvero definito dalle idee dell’argentino, che come ogni altro allenatore passato dal club parigino dovrà mostrarsi innanzitutto abile a maneggiare l’enorme talento di cui dispone.