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Pogba guida la Francia
24 giu 2021
La partita contro il Portogallo ha confermato la sua influenza sulla squadra di Deschamps.
(articolo)
7 min
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Negli ultimi grandi tornei internazionali Paul Pogba è stato sorvegliato in modo speciale. Durante l’Europeo del 2016 perché si parlava di un suo possibile addio alla Juventus per una cifra mostruosa – CENTO MILIONI!!! – e per alcuni Paul Pogba non era un giocatore mostruoso. Non ancora, almeno. A ventitré anni lo ha giocato bene quell’Europeo, regista discreto di una Francia meno tecnica e raffinata di quella di oggi, in cui Matuidi, Sissoko e Giroud si organizzavano e intorno ai quali i cervelli più pesanti in campo erano il suo, insieme a quello di Griezmann e Payet. In finale ha vinto il Portogallo, però, e per questo due anni dopo le critiche erano più o meno le stesse. Nel Mondiale del 2018, però, la Francia ha controllato e dominato dando l’impressione di vincere senza sforzo, con un controllo e un dominio a tratti invisibile. La Francia, cioè, somigliava un po’ di più allo stile di Pogba e se prima del torneo lo si poteva criticare ancora per l’atteggiamento del corpo (“indolente” secondo qualcuno, in realtà rilassato come quello dei grandi pugili pronti a schivare i colpi tirati con più cattiveria dai loro avversari), o perché in ogni partita aveva un taglio di capelli diverso, alla fine il massimo che si poteva fare era provare a sminuirne l’importanza all’interno della coppia con il più umile e amabile N’Golo Kanté.

Ancora oggi, tre anni dopo quella finale in cui Pogba ha comunque trovato il suo momento, chiudendo la partita con il gol del 3-1, qualcuno sostiene che la sua influenza sia minima in una squadra che gli è cresciuta attorno come una mano morsa da una vipera. Con giocatori come Mbappé, Griezmann e Benzema, con Kanté per cui – giustamente – si comincia a parlare persino di Pallone d’Oro – e che, ingiustamente, viene usato anche nel contesto del suo club per mettere in ombra i meriti del compagno di reparto, Jorginho – sembra quasi che Pogba sia un lusso, un giocatore in più. Non l’anima, non uno di quei giocatori che cambia una squadra, cioè. E questo Europeo sembra organizzato affinché Pogba dimostri quanto possa essere sbagliato un giudizio di questo tipo.

Forse la sua influenza è ancora più evidente in partite come quella di ieri sera, in cui i francesi hanno sofferto, specie nel primo tempo in cui il contesto lo ha fatto l’aggressività e la tecnica degli avversari. Con Benzema e Griezmann che, pressati da dietro e schermati da un ottimo Danilo Pereira, faticavano a girarsi ricevendo tra le linee, praticamente tutta la manovra offensiva francese è dipesa dalla capacità di Pogba di giocare filtranti o lanci alle spalle del blocco difensivo. Quel poco che la Francia è stata in grado di creare nei primi quarantacinque minuti – appena 0.21 xG se si esclude il rigore dell’1-1 di Benzema, secondo i dati di Statsbomb – lo deve a quei passaggi di Pogba che hanno aperto il campo come una zip. Persino il rigore fischiato a Mbappé, per un contatto leggero spalla a spalla con Semedo è nato da un suo lancio dalla trequarti.

Questo passaggio da quarterback lo ha fatto dopo appena tre minuti.

Fino a quando le energie portoghesi sono calate nel secondo tempo (anche per via del cambio obbligato di Danilo, infortunato) Pogba è stato l’unico giocatore in grado di portare la palla vicino alla porta avversaria. A fine partita è stato il giocatore in campo ad aver effettuato più passaggi (100, escluse punizioni e rinvii) e più passaggi nell’ultimo terzo di campo (20, dopo di lui Bernardo Silva e Renato Sanches con 13), sbagliando appena il 3% del totale.

Semedo è stato un altro protagonista del primo tempo, la chiave tattica del dominio portoghese ma anche l’anello debole che Deschamps aveva programmato di attaccare, per la posizione avanzata che teneva in campo e che costringeva Mbappé a profondi ripiegamenti, ma anche per le difficoltà che aveva a sua volta a seguire le corse del francese. Dopo un quarto d’ora, è stato Pogba a mettere Mbappé davanti a Rui Patricio con un filtrante passato attraverso Sanches e Danilo a centrocampo e, più avanti, tra Pepe e Ruben Dias. Peccato solo che Mbappé abbia calciato di prima intenzione appena fuori dall’area di rigore, provando un tiro a giro che se fosse entrato sarebbe stato magnifico ma che Rui Patricio ha respinto piuttosto comodamente, anziché controllare e provare ad avvicinarsi alla porta.

Un passaggio simile a quello con cui all’inizio del secondo tempo, dopo due neanche minuti, ha messo in porta Benzema per il gol del 2-1. Su una situazione che più statica non sarebbe potuta essere, con la difesa francese sulla linea del centrocampo e quella del Portogallo seduta comodamente sul divano invisibile al limite della propria area di rigore, Pogba ha letto il movimento in profondità di Benzema e gli ha recapitato una palla perfetta in area di rigore facendola passare sopra la testa di Renato Sanches e al lato di Ruben Dias (lo trovate negli highlights).

Anche contro la Germania la palla che ha deciso la partita, per il gol dell’1-0, è uscita dai suoi piedi. Il lancio di collo-esterno, più di collo che di esterno, con cui ha sorvolato l’area tedesca in diagonale da destra a sinistra, scavalcando l’esterno opposto, Kimmich, e mettendo Lucas Hernandez in condizione di crossare nell’area piccola e causare l’autogol di Hummels. Per ora, quindi, su tre dei quattro gol segnati dalla Francia finora c’è la sua firma. E sarebbero stati quattro su cinque se Rui Patricio non avesse compiuto un mezzo miracolo – la parata del torneo per The Athlethic – deviando con la mano di richiamo sull’incrocio dei pali un suo tiro a giro dal limite dell’area.

Ma la giocata “manifesto” dello stile di Pogba è quella immediatamente precedente al tiro, il dribbling di suola con cui manda in tilt Palhinha, che allunga le braccia ma non riesce ad afferrarlo come fosse un fantasma. Pogba si è vendicato del tunnel subìto poco prima proprio da Palhinha, che lo aveva messo con il culo per terra, e al tempo stesso è andato vicinissimo a far tornare la Francia in vantaggio cinque dopo minuti il secondo rigore di Cristiano Ronaldo.

La finta a Palhinha mi ha ricordato quella con cui ha ubriacato Mustafi nel 2016, in semifinale, prima di crossare la palla che Griezmann ha trasformato nel 2-0. Ed è questa rilassatezza che trae in inganno gli avversari e i critici di Paul Pogba. Anche se ormai, di critiche, se ne sentono sempre meno. Merito del Mondiale vinto, forse, o del fatto che si parla di un suo possibile ritorno in Italia. Fatto sta che se a ventott’anni comincia ad esserci meno pressione su di lui, anche Pogba sembra arrivato a una maturità, a un livello di precisione e controllo indiscutibili.

Senza però perdere il piacere di giocate raffinate, agili e leggere, con cui sembra voler comunicare un controllo tecnico e mentale pressoché totale anche in partite ad alta tensione, e contro avversari come Toni Kroos.

Contro la Germania la Francia è sembrata in totale controllo, pur non avendo prodotto abbastanza da far gridare al capolavoro. Contro l’Ungheria, di nuovo, la squadra di Deschamps è sembrata in difficoltà nel creare occasioni pulite da gol. Contro il Portogallo, poi, la difficoltà ad entrare nell’ultimo terzo di campo, unita a un ritmo troppo basso e alla quasi totale assenza di pressing, per la prima volta hanno fatto sembrare che la Francia non avesse davvero tutto sotto controllo. Pogba è stato l’unico in grado di emergere anche nel momento più difficile, dando un senso ai propri compagni e a un atteggiamento di squadra che pareva troppo rilassato.

Alla fine non hanno vinto, ma hanno chiuso in crescendo, con dei momenti nel secondo tempo in cui il Portogallo era letteralmente sommerso dalle ondate di maglie bianche che si riversavano nella sua area di rigore (grazie anche all’intuizione di Rabiot terzino sinistro, che ha bloccato Bernardo Silva e portato palla nei corridoi). Con la sua partita fatta di giocate semplici e pulite, cambi di campo puliti ma semplici solo all’apparenza, e filtranti semi-divini, Pogba ha rassicurato Deschamps riguardo la capacità della Francia di rimettere le partite sui binari giusti davvero con pochissimo, aspettando il momento giusto per prendere il comando. L’Europeo è ancora lungo e ci saranno altri momenti difficili in mezzo a cui navigare, Paul Pogba sembra il giocatore francese più a proprio agio in mare aperto tra le onde grosse.

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