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Cosa sta accadendo tra Pogba e il fratello
06 set 2022
Tutto quello che sappiamo fin qui.
(articolo)
10 min
(copertina)
Daniele Badolato/Juventus FC
(copertina) Daniele Badolato/Juventus FC
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Mathias Pogba, fratello maggiore di Paul, è seduto a una scrivania e legge da un singolo foglio che tiene con tutte e due le mani. Davanti a lui una bottiglietta d’acqua, una penna e un altro foglio bianco. Sopra la testa gli hashtag #Rafela Pimenta, #Mbappe #Paul Pogba #Rivelazioni #In italiano; sotto una frase dall’italiano un po’ sconclusionato: Annuncio delle prossime rivelazioni su mio fratello Paul Pogba (in italiano).

Nel video, pubblicato sui propri profili social in più lingue nella serata di sabato 27 agosto, Mathias Pogba dice di avere «grandi rivelazioni» sul fratello e su Rafela Pimenta, l’avvocata collaboratrice di Mino Raiola che dopo la sua morte gestisce l’agenzia One, e che Paul chiamerebbe «la sua seconda madre» («Come se non bastasse una madre» aggiunge Mathias con amarezza nella versione francese del video). Nei 4 minuti e 21 secondi in cui lo sentiamo parlare, in realtà, Mathias Pogba non dice quasi nulla, accenna a «cose molto importanti su Kylian Mbappé» e specifica che queste sue rivelazioni avrebbero messo in cattiva luce il fratello Paul agli occhi dei tifosi della Juventus e della Francia e di compagni di squadra e sponsor, «per decidere, con cognizione di causa, se davvero merita l'ammirazione, il rispetto e l'amore del pubblico».

È l’inizio di quello che l’Equipe ha battezzato l’Affaire Pogba, senza un grande sforzo d’immaginazione. Dopo questo video gli avvocati del calciatore della Juventus (che sono gli stessi della madre e di Pimenta) hanno rilasciato un comunicato ufficiale in cui si afferma che le dichiarazioni di Mathias «Purtroppo non sono una sorpresa. Vanno a unirsi a minacce e tentativi di estorsione realizzati da una banda organizzata proprio contro Paul Pogba». Nel testo si chiarisce che le autorità competenti, in Francia e in Italia, sono state informate da circa un mese dell’accaduto e che c’è un’indagine in corso.

Nel corso di varie udienze Paul Pogba avrebbe dichiarato agli inquirenti che durante la pausa delle Nazionali per le amichevoli contro Costa D’Avorio (25 marzo) e Sudafrica (29 marzo), mentre era a visitare la famiglia a Lagny-sur-Marne dove è nato, un gruppo “di vecchi amici ” (secondo la ricostruzione della radio francese France Info) avrebbe trascinato Pogba in un appartamento di Parigi dove erano presenti anche due uomini armati di M16 e pistola. Qui Pogba sarebbe stato minacciato e accusato di non aver mai aiutato finanziariamente questi amici nonostante le ingenti risorse a sua disposizione. Per questo gli avrebbero chiesto un pagamento di 13 milioni di euro, un milione per ognuno dei 13 anni di carriera in cui lo hanno protetto in maniera discreta (anche se, in realtà, volendo contare dal suo esordio tra i professionisti con lo United, gli anni sarebbero 11). La richiesta, quindi, sarebbe una cosa a metà tra un’estorsione e un pagamento per dei “servizi” resi. Una specie di pizzo retroattivo, per capirci tra italiani. Pogba in quel momento sarebbe riuscito a mettere mano su 100 mila euro da dare ai ricattatori e in più avrebbe firmato un foglio in cui si impegnava a pagare la somma richiesta.

Il francese ha raccontato alla polizia che, al contrario, lui è sempre stato molto vicino a questi amici di infanzia e di averli più volte aiutati economicamente quando erano in difficoltà, almeno fino allo scorso gennaio, quando si è accorto che uno di questi, ospite della sua casa a Manchester, gli aveva sottratto la carta di credito per rubargli 200mila euro.

Dopo le richieste di fine marzo, gli amici/ricattatori avrebbero fatto visita più volte a Pogba e anche alla madre, che sarebbe stata a sua volta minacciata per costringere il figlio a pagare, tanto che Pogba si sarebbe rivolto a Mohamed Sanhadji, l'agente che si occupa della sicurezza della Nazionale francese. In particolare si cita un incontro avvenuto a Manchester ad aprile e una a luglio, durante uno dei primi allenamenti con la Juventus. Ed è proprio in questa occasione che Paul avrebbe riconosciuto il fratello Mathias tra le persone che lo intimidivano. Una fonte vicino alle indagini ha detto all’Equipe che il francese pensava che “il passaggio alla Juventus gli avrebbe permesso di sbarazzarsi dei suoi ricattatori, è stato solo quando li ha rivisti a Torino che ha allertato i legali del club”. Sono stati proprio gli avvocati della Juventus, pare, a convincere il francese a rivolgersi alla polizia.

Poche ore dopo l’uscita dell’articolo di France Info è arrivata la risposta di Mathias, che su Twitter e Instagram ha cercato di smontare tutte le dichiarazioni del fratello alla polizia.

In un primo tweet ha raccontato di quando a causa del fratello è “quasi morto” e che Paul “vuole fare l’innocente” ma che quando tutto sarà detto, la gente vedrà che “su questa terra non c'è più codardo, traditore e ipocrita di te”.

Nel tweet successivo, invece, Mathias si è rivolto direttamente a Kylian Mbappé: “Kylian, ora capisci? Non ho nulla di negativo contro di te”, ha scritto, cercando di spiegare al giocatore del PSG (senza però taggarlo) che aveva tirato fuori il suo nome non per sporcarne la reputazione, ma quanto piuttosto per proteggerlo.

C’è infatti un altro elemento in questa storia, che è il più controverso e anche quello che la rende più appetibile per i giornali. Secondo la polizia, infatti, la leva dei ricattatori contro Paul Pogba sarebbe una chiavetta USB contenente dei suoi messaggi e forse un video in cui chiede a un marabutto - una figura dell’Islam a cui si attribuiscono poteri soprannaturali, taumaturgici e profetici - di fare “un incantesimo” ad alcuni avversari ma anche a suoi compagni di squadra, tra cui, appunto, Kylian Mbappé, di cui sarebbe geloso dopo che gli ha sottratto il ruolo di star del calcio francese. Gli avvocati di Pogba negano l’esistenza della chiavetta e davanti agli inquirenti il francese avrebbe smentito di aver avanzato questa richiesta, ma di essersi rivolto effettivamente a un marabutto solo a livello personale, per proteggersi dagli infortuni.

Mathias, intanto, continua a presentare la sua versione dei fatti attraverso i suoi canali social. In una lunga dichiarazione fatta pochi giorni fa, sempre molto vaga, si è lamentato che tutti i media sono dalla parte del fratello solo perché è una star, mentre lui che non ha avuto una grande carriera (ha giocato anche una stagione col Pescara in B, 4 presenze per appena 24 minuti giocati, ora a 32 anni è svincolato dopo un’ultima esperienza col Belfort) dovrebbe stare zitto. È arrivato addirittura a paragonare questa storia con quella di Michael Jackson: “Molti avrebbero chiuso gli occhi se solo Michael Jackson ci avesse regalato un'altra Billie Jean” ha scritto. Nella stessa lunga sfilza di tweet, che sono poi la trascrizione di un altro video (questa volta solo in francese), Mathias ha accusato il fratello di aver perso il senso della realtà a causa dei soldi e della fama. Proprio per questo avrebbe rivelato dell’esistenza del marabutto, invitando la polizia a indagare sulla quantità di denaro (nell’ordine dei milioni di euro secondo lui) pagati da Pogba a questa figura, e chiedendosi se servono così tanti soldi “solo” per proteggersi dagli infortuni (facendo notare anche che questi incantesimi avrebbero fallito, visto che Paul è infortunato in questo momento e anzi è notizia delle ultime ore che ha scelto di operarsi al ginocchio).

In nuove rivelazioni fatte da France Info, sembra che Pogba in un secondo colloquio con gli inquirenti avrebbe detto di aver ricorso al marabutto anche "per il bene di un'organizzazione umanitaria che aiuta i bambini in Africa". Ha inoltre raccontato che dopo la firma con la Juventus ha ricevuto un messaggio dal fratello con scritto "Penserai a noi ora che hai ricevuto un bonus per la firma". Secondo Paul Pogba il fratello sarebbe a sua volta vittima di alcuni ricattatori e per quello si starebbe comportando così.

In Francia il caso ha trovato, ovviamente, molto spazio sui giornali. Pur avendo ancora notizie frammentarie e nessuna prova a sostegno delle accuse del fratello di Paul, la paura di un caso simile a quello tra Benzema e Valbuena, con il primo che fu escluso per anni dalla Nazionale per aver aiutato un amico a ricattare il secondo, è presente. Una storia che può minare l’armonia della Nazionale a pochi mesi dal Mondiale in Qatar, dove la Francia sarà una delle favorite. Il presidente della Federcalcio francese Le Graët ha parlato del caso nei giorni scorsi, sostenendo che al momento si tratta solo di voci e «come voci io spero che rimangano tali, perché adoro Pogba e mi auguro che questo non porti alla sua esclusione dalle convocazioni della Nazionale in vista dei prossimi Mondiali». Secondo LeParisien anche un membro dello staff della Nazionale francese sarebbe stato ascoltato dagli inquirenti. Intanto Galtier, l’allenatore del PSG, si è sentito in dovere di dire che «Kylian non mostra alcun segno d’inquietudine» in riferimento al caso. Lo stesso calciatore è dovuto intervenire, nella conferenza che precede la partita del PSG con la Juventus, dicendo di aver parlato con Pogba e che «Bisogna sapere distinguere tra quel che succede dentro e fuori dal campo. Preferisco credere alla parola di un compagno. Mi ha chiamato, mi ha dato la sua versione dei fatti. Al momento c’è la sua parola contro quella di suo fratello. Ripongo la mia fiducia nell’interesse della Nazionale. Sono piuttosto distaccato da tutto questo, vedremo quali saranno gli sviluppi».

Il primo settembre è intervenuta anche la ministra dello Sport francese Amélie Oudéa-Castéra che si è detta «spaventata e preoccupata se questo avrà un impatto sulla Nazionale». Per rimediare si è rivolta direttamente al CT Deschamps, dicendosi certa che saprà «ricreare il legame di squadra e allentare le tensioni». Qualche giorno fa Samir Nasri (che di problemi con la Nazionale ne ha avuti parecchi e di scandali è esperto) ha detto che Paul Pogba «è in contraddizione: se devi proteggerti da qualcosa invochi Dio, non uno stregone».

Oltre le possibilità della Francia al Mondiale, c'è l'aspetto familiare di questa storia a essere particolarmente triste. Fino all’uscita del video di Mathias, Paul Pogba si era sempre mostrato molto legato ai suoi fratelli (l’altro è Florentin, gemello di Mathias, al momento professionista in India, con un passato anche in Ligue 1). Il “clan Pogba” è sempre stato raccontato come molto forte e unito e i fratelli passavano per avere un ruolo forte, in quanto maggiori di Paul, suoi “consiglieri”, all’interno di un’armonia familiare che ora risulta completamente distrutta.

Jean-Marc Ettori, presidente del Tours FC, ha raccontato che nel 2018 gli fu proposto di mettere sotto contratto Mathias. «All’inizio rifiutammo. Poi però il clan Pogba ci fece una controproposta. Ci dissero che lo stipendio a Mathias l’avrebbe pagato Paul. E in più Paul sarebbe venuto a giocare un’amichevole e a vedere un paio di volte il fratello a Tours». A questo punto Ettori avrebbe accettato, sottoscrivendo con Mathias un contratto da 80mila euro, che però «non sono mai stati versati da Paul». Secondo il presidente del Tours FC la capobanda del clan Pogba sarebbe la madre, Yeo Moriba: «È lei a decidere tutto, quella che dice sì o no».

È facile immaginare che nei prossimi giorni usciranno fuori ulteriori dettagli di questa storia, anche non strettamente legati alle indagini. Se quello di Pogba non è il primo caso di un calciatore che si ritrova coinvolto in ricatti più o meno truffaldini, questa storia è particolarmente triste per i suoi risvolti: la richiesta di soldi da parte degli amici di infanzia con minacce violente, la presenza del fratello, la voce incontrollata di un tentativo di stregoneria ai danni di Mbappé - che, ricordiamolo, al momento è confermata solo dalle parole del fratello e quindi tutto da dimostrare, ma che internet ha già preso per buono, facendo partire i primi meme vagamente razzisti. In Francia molti si stanno sentendo in diritto di parlare e commentare una storia che, ricordiamolo, al momento è tutt'altro che chiara. Anche l'intervento a puntare il dito di Nasri è curioso: l'ex calciatore del Manchester City ha rappresentato per anni la parte tossica del calcio francese, almeno secondo la visione dei media, mentre Pogba era visto come il superamento di questo modello. Un calciatore solare, carismatico, che arriva da una realtà problematica ma senza portarsi dietro quei problemi. Per anni Pogba è stato - sia in Francia che nel resto del mondo - un simbolo di un modo di vivere il calcio al tempo stesso serio e leggero, un calciatore positivo con messaggi positivi.

Questa storia, inevitabilmente, sta aprendo uno squarcio di squallore su Pogba sia nel modo in cui si è svolta sia nel modo in cui ci è stata raccontata dai media, un fardello che il francese sarà costretto a portarsi dietro in ogni caso e che ne condizionerà il nostro giudizio in futuro.

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