Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Pogba sta tornando, e ora?
08 ott 2024
08 ott 2024
Perché la sua squalifica è stata ridotta e cosa può succedere adesso.
(copertina)
IMAGO / ABACAPRESS
(copertina) IMAGO / ABACAPRESS
Dark mode
(ON)

L’11 settembre 2023, in un sonnacchioso pomeriggio da pausa per le Nazionali, come un fulmine a ciel sereno, arriva la notizia che Paul Pogba è stato sospeso in maniera cautelativa per essere risultato positivo al testosterone in seguito a un controllo effettuato al termine di Juventus-Udinese del 20 agosto.

All’inizio sembra uno scherzo: quel giorno Pogba era rimasto in panchina per tutti i 90 minuti e poi qualche giorno dopo si era infortunato, di nuovo. Davvero può essere positivo al doping un giocatore che negli ultimi 12 mesi è stato quasi sempre in infermeria? E che nei pochi minuti in cui ha giocato ha lasciato intravedere una condizione fisica quanto meno traballante? C’è una punta di ironia mista a fatalismo: Pogba oltre ai ripetuti guai fisici arriva da un periodo di vita tremendo, con i ricatti subiti dal fratello, la voce che avesse usato un marabutto per far giocare male Mbappé, il Mondiale saltato per un infortunio, la morte di Raiola, gli scivoloni sui social. Pochi giorni prima Allegri aveva detto che «anche se sta al 70 per cento Pogba è un giocatore diverso da tutti gli altri» e a quel punto non si capiva se era un complimento o la pietra tombale sul suo futuro ad altissimi livelli.

La squalifica

Appena ricevuta la notizia, la Juventus si trincera dietro una stringata nota. “La società si riserva di valutare i prossimi passaggi procedurali” è la lugubre chiusura. C’è infatti più di qualche dubbio: se inizialmente si pensava potesse essere sfuggito qualcosa nella burocrazia medica relativa ai medicinali assunti da Pogba in quei mesi, presto ci si accorge che non è così. Sarà allora un errore? Il primo passo è attendere l’esito delle controanalisi e intanto cercare di ricostruire gli eventi.

View post on X


Mentre la Gazzetta dà la Juventus interessata a Hojbjerg
per sostituirlo e il Corriere ricorda che il francese è costato alla società 70 mila euro al minuto, gli eventi vengono ricostruiti, ancora prima dell’esito delle controanalisi, che confermano la positività di Pogba, anche se non più al testosterone, ma al deidroepiandrosterone (DHEA), un ormone proibito. Il francese intanto ha ammesso con la Juventus che la sua positività potrebbe dipendere da un integratore assunto mentre era in vacanza negli Stati Uniti, su consiglio di un medico di Miami, che poi si scoprirà essere Gary Brecka, una specie di guru del fitness molto seguito sui social (dove ha in primo piano una foto con Cristiano Ronaldo e si definisce human biologist e bio hacker) e senza chiedere alla Juventus. Si racconta che abbia portato proprio il contenitore dell’integratore in società e che i dirigenti e i medici bianconeri siano rimasti basiti, dato che era ben visibile l’avvertimento per il doping, con il classico segnale del divieto. Pogba quindi non è risultato positivo per una leggerezza del club o per una contaminazione casuale. Pur senza sapere, Pogba ha assunto in maniera autonoma un integratore proibito e la legge non ammette ignoranza. I primi di dicembre la procura chiede 4 anni di squalifica, il massimo possibile. La difesa di Pogba respinge eventuali patteggiamenti e cerca di difendersi puntando su una buona fede, sul fatto cioè che tutto quello che ha fatto il loro assistito è stato di seguire i consigli di un medico, per accorciare la squalifica.

Per paradosso, questa sembra un’ottima notizia per la Juventus. Il club infatti può sospendere il pagamento dello stipendio da 10,83 milioni lordi l’anno di Pogba e pagargliene uno da appena 42 mila e 477 euro lordi (circa 2 mila netti al mese) ovvero il minimo sindacale previsto per un calciatore che “non può fornire prestazione d’opera”. Si fanno i conti del risparmio a bilancio, di come possono essere usati, meglio, tutti quei soldi.

Il 15 febbraio, in attesa della sentenza del Tribunale nazionale antidoping, Rafaela Pimenta, la sua agente, dice che «Pogba potrebbe tornare in campo domani. È pronto per qualsiasi situazione, è un campione anche mentalmente». Il 29 febbraio arriva la sentenza: Pogba è squalificato per 4 anni, ovvero quanto richiesto dalla procura. Il francese scrive di essere "triste, scioccato e con il cuore spezzato" e che presenterà ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport, perché il "verdetto è errato".

Il ritorno

Quattro anni di stop vuol dire che Pogba non è più un calciatore, e così viene trattato. Il suo nome scompare dalle cronache sportive, torna solo quando fa l’attore in un film francese, o compie gli anni, o fa qualcosa di eccentrico. Lui continua a postare foto di allenamenti con frasi motivazionali, ma per la Juventus è come se non esistesse. Finisce a male parole il secondo ciclo Allegri (che forse aveva avuto un ruolo nel suo ritorno), arriva Thiago Motta in panchina, nel mercato la rosa si riempie di centrocampisti. Giuntoli investe molto per comprare Thuram, Douglas Luiz, Koopmeiners, tutti più giovani e freschi del francese, e che giocano in ruoli simili. Pogba sembra un fantasma, più che un giocatore in attesa di conoscere il suo destino. È come se per la Juventus avesse già perso il ricorso, o forse è solo una speranza molto forte.

Il 4 ottobre, però, due giorni dopo la grande vittoria di Lipsia che sembra segnare la nascita di una nuova Juventus, il Tribunale Arbitrale dello Sport riduce la squalifica di Pogba a 18 mesi. Le motivazioni, pubblicate ieri, parlano di una riduzione decisa “sulle prove e sulle argomentazioni legali addotte secondo cui l’assunzione [...] non era intenzionale ed era il risultato di un’errata assunzione di DHEA, avendo preso un integratore prescrittogli da un medico in Florida, dopo che al signor Pogba erano state date rassicurazioni sul fatto che il medico, che aveva affermato di curare diversi atleti statunitensi e internazionali di alto livello, era ben informato e sarebbe stato consapevole degli obblighi antidoping di Pogba ai sensi del Codice mondiale antidoping”.

Pogba potrà tornare ad allenarsi con la squadra a gennaio, mentre dall’11 marzo 2025 è libero di giocare. Appena la notizia diventa pubblica, lui posta una foto dei suoi piedi con gli scarpini indosso e dei calzettoni con la bandiera della Francia e la sigla PP. La didascalia è una clessidra: sto tornando. Poi in una nota ufficiale dice: “L’incubo è finito”.

Sembra naturale che questo ritorno sia in bianconero, ma la Juventus cosa vuole fare con lui? Il primo a dover rispondere a questa domanda, nella conferenza stampa che ha preceduto la partita col Cagliari, è stato Thiago Motta: «La società valuterà il da farsi quando arriverà la comunicazione ufficiale», è stata la sua democristiana risposta, a cui però aggiunto una postilla poco rassicurante: «Per quanto mi riguarda è stato un grande giocatore, anche se è da tanto che non gioca. Io sono concentrato su domani, tutto il resto conta poco». Un passato prossimo che sembra frenare il sogno di un terzo ritorno del francese in bianconero e che è stato confermato anche da Giuntoli: «Aspettiamo la sentenza definitiva del TAS dopodiché prenderemo una decisione. È stato un grande giocatore però è da tanto tempo che è fermo». Ancora il passato prossimo.

View post on X

Secondo quanto dicono diverse fonti, infatti, la Juventus - che se il CAS avesse confermato i 4 anni di squalifica avrebbe stracciato il contratto di Pogba - starebbe cercando di trovare un accordo per la rescissione. La società, che punta molto su un monte ingaggi sostenibile, vorrebbe evitare di tornare a pagare fino al 30 giugno 2026 i circa 900 mila euro al mese di stipendio lordo per un calciatore che ritiene essere fuori dai suoi piani. Pogba, invece, sembra convinto di poter tornare a giocare con la maglia della Juventus, almeno è quanto traspare dai suoi messaggi. Domenica si è presentato allo Stadium per assistere alla partita col Cagliari, fermandosi a firmare autografi e scattare selfie con i tifosi, mostrando dopo tanto tempo quella contagiosa allegria che lo contraddistingue. C’è stato anche un abbraccio con Giorgio Chiellini, che è stato sì un suo ex compagno di squadra e forse un amico, ma che oggi è un dirigente del club.

View post on X

E se ora?

La felicità di Pogba, che senza sperarci più di tanto ha visto la sua carriera da calciatore tornare in vita, stride in relazione alla freddezza della Juventus. Nelle ultime due stagioni il francese è stato spesso fermo per infortunio e tra un infortunio e l’altro aveva bisogno di molto tempo per tornare in condizione. Dopo 15 mesi lontano dagli allenamenti con la squadra, per quanto possa aver provato a tenersi in forma, in che stato fisico tornerà alla Continassa? Di quanto tempo avrà bisogno prima? Pogba dovrebbe tornare in campo a marzo, nel momento in cui - sperano a Torino - la stagione entra nel suo culmine, con le partite decisive. Servirà avere giocatori pronti e reattivi, ed è difficile pensare che Pogba possa esserlo, anche se a 32 anni (lì compirà il 15 marzo 2025) non può essere definito “vecchio” o “finito”.

Anche perché, idealmente, le caratteristiche tecniche del francese lo renderebbero davvero utile nel sistema di gioco di Motta, anche in una versione meno dominante. In questo momento la Juventus è una squadra che gioca un calcio relazionale e propositivo che però manca di creatività negli ultimi 20 metri. Pogba sarebbe quel tipo di calciatore, capace di rompere la rigidità sulla trequarti col suo talento. Non più un centrocampista di strappi o uno capace di segnare decine di gol a stagione con la straripante superiorità fisica che aveva sugli avversari, ma un trequartista con visione di gioco e capacità di associarsi con i compagni.

Quanti calciatori della Juventus hanno video dal titolo “Quando i passaggi diventano arte”?

Non è però un rischio che la Juventus sembra disposta a prendersi in relazione al costo. E forse, ma questo è più difficile da dire, neanche Pogba vuole davvero. Dopo tutto quello che gli è successo negli ultimi anni è disposto a ripartire in un contesto competitivo ai massimi livelli? Ha la forza mentale di accettare questa sfida col rischio di perderla? Se Thiago Motta non lo vuole o lui non riesce a tornare a livelli accettabili, vuol dire passare un anno e mezzo in tribuna a fare muro contro muro con la Juventus, con uno stipendio a dieci cifre, con tutte le critiche del caso. Chiudere con il club che lo ha lanciato, e da cui sperava di essere rilanciato, e ripartire da campionati che lo bramano per quello che è stato, come la MLS, o l’Arabia Saudita, sarebbe la soluzione semplice, quella di cui si sta parlando in questi giorni.

Eppure, al contrario di altri calciatori che hanno fatto questa scelta, nella storia di Pogba è come se mancasse qualcosa, un finale, se non glorioso, almeno proprio, scelto. La speranza, per chi in Pogba ha visto un calciatore unico e meraviglioso, è che ci riesca, non per tornare quello di un tempo, ma per avere finalmente la tranquillità per giocare, divertire e divertirsi, come era abituato a fare quando era uno dei calciatori più forti al mondo.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura