La capacità che ha avuto l'Atalanta di unire grandi risultati, con la finale di Coppa Italia e l’inattesa qualificazione in Champions League, alla crescita economico-finanziaria è un esempio che andrebbe seguito da tutte le altre società di Serie A di medio livello. Nel giro di cinque anni, dal 2014 al 2018, i bergamaschi hanno aumentato costantemente il loro fatturato, passando dai 42 milioni dell’esercizio chiuso il 31 dicembre 2014 (l’Atalanta ha bilancio su anno solare) ai 99 di quello chiuso nel 2018 (superiore a quanto fatto registrare dalla Fiorentina negli ultimi anni), riuscendo ad aumentare principalmente le voci relative ai diritti televisivi - grazie ai piazzamenti in Serie A e alla partecipazione alle coppe europee - e ai ricavi da prestiti.
La politica di mercato dell’Atalanta, infatti, negli ultimi anni ha previsto la cessione di numerosi calciatori in prestito annuale e biennale con diritto di riscatto, permettendo al club di incidere positivamente sia sul bilancio della stagione corrispondente alla cessione (con i ricavi da prestiti) che in una stagione successiva, incassando la plusvalenza sulla cessione definitiva.
Inoltre, sono più che raddoppiati i ricavi commerciali, saliti da 7 a 15 milioni annui. Grazie a un settore giovanile che sforna talenti a getto continuo, e che recentemente si è laureato campione d’Italia con la squadra Primavera, sono state le cessioni a dare notevole impulso alle casse societarie: nel 2018, fra plusvalenze e ricavi da prestito, la società ha raggiunto la cifra record di 69 milioni, con gli incassi maggiori dovuti alle plusvalenze relative a Gagliardini (23,5 milioni di euro) e Bastoni (20 milioni).
La capacità di far crescere i costi di pari passo ai ricavi ha permesso al club di chiudere in pareggio, o al massimo con un paio di milioni di passivo, i bilanci 2013, 2014, 2015 e 2016, mentre negli ultimi due anni la situazione è addirittura migliorata, grazie alle maggiori plusvalenze: nel 2017 il bilancio è stato chiuso con un attivo di 26,7 milioni e nel 2018 con un attivo di 24,4 milioni.
L'Atalanta ha fatto il salto
Le previsioni per il 2019, sul quale dovranno però impattare anche le operazioni di mercato estive, almeno per la parte riguardante il secondo semestre, così come gli eventuali milioni in più in caso di buoni risultati nel girone di Champions League, sono per il momento altrettanto positive. Dovrebbero infatti essere incassati circa 10 milioni in più rispetto al 2018 per i diritti televisivi di Serie A, ai quali aggiungere i 25 milioni di minimo garantito conquistati con la qualificazione in Champions League.
Il fatturato atteso è quindi superiore a 130 milioni, risultato che porterà l’Atalanta a essere la sesta forza economica del campionato, davanti anche alla Lazio, nonostante la rosa abbia un costo (calcolato sulla somma di stipendi e ammortamenti) minore di quella del club di Lotito. All’inizio dell’anno è stata contabilizzata la plusvalenza relativa alla cessione a titolo definitivo di Cristante (11,5 milioni), mentre in questi giorni si sono aggiunte quelle legate ai riscatti di Petagna (11,75 milioni) e Kessié (24 milioni). Il totale delle plusvalenze è per il momento inferiore di 21 milioni rispetto alla scorsa stagione.
Le operazioni di mercato già concluse, fra le quali spicca l’acquisto di Muriel per 15 milioni di euro, con stipendio da 1,5 milioni netti (terzo giocatore in rosa a guadagnare più di un milione netto dopo Gomez, 1,6 milioni, e Zapata, 1,5 milioni), comportano un peggioramento dei costi, fra stipendi e ammortamenti, di 4 milioni.
Nessun bisogno di vendere
Mettendo insieme tutte queste variazioni, si può concludere che, prima degli impatti dovuti alle prossime operazioni di mercato, l’utile di bilancio per il 2019 dell’Atalanta è a oggi ancora superiore a quello dell’anno precedente, e si può attestare attorno ai 35 milioni.
Che la "Dea" sia già sulla buona strada per chiudere per la terza volta consecutiva un bilancio ampiamente positivo dimostra due cose: i bergamaschi non hanno alcuna necessità di vendere in questa sessione di mercato altri loro giocatori, a meno di offerte irrinunciabili (70 milioni il prezzo fissato per Zapata, difficilmente trattabile) e hanno anzi un bel margine per investire ulteriormente sulla rosa, nel tentativo di costruire una squadra che possa fare bella figura e divertire il pubblico anche nella massima competizione europea.
Non deve quindi stupire che all’Atalanta siano stati avvicinati nelle prime settimane di mercato dei giocatori impensabili fino a un anno fa, come Guarin, che in Cina guadagna 10 milioni netti a stagione ma che pur di venire a Bergamo sarebbe stato disposto a un drastico taglio del suo ingaggio, fino ad avvicinare il milione netto.
Luca Percassi ha dichiarato virtualmente concluso il mercato con l’acquisto di Muriel, salvo poi spendere altri 13,7 milioni per l’ingaggio dell’ucraino Malinovskyi, e la corte della Roma per Mancini, e quella di alcuni club di Premier League per Castagne, non fanno escludere sorprese anche in uscita. Nel caso in cui venisse ceduto, il difensore della Nazionale garantirebbe una plusvalenza uguale al costo del cartellino, mentre per Castagne l’ammortamento residuo è di soli 4 milioni, quindi si può sostenere con certezza che i soldi incassati genererebbero plusvalenze tali da poter essere reinvestite alla ricerca di calciatori che non facciano rimpiangere gli eventuali partenti.
Con conti così positivi nel 2017 e nel 2018, l’Atalanta in linea teorica potrebbe addirittura permettersi di chiudere il bilancio 2019 con una perdita di 90 milioni senza entrare in contrasto con i dettami del Fair Play Finanziario, ma sembra difficile che la gestione Percassi farà il passo più lungo della gamba. In questa sessione si cercherà probabilmente di coniugare la volontà di rafforzare la squadra con la consapevolezza che nel 2020 potrebbero venire meno gli introiti della Champions League e il fatturato potrebbe subire una battuta d’arresto dopo l’ascesa di questi ultimi anni.
A favore dei bergamaschi, anche per il futuro, gioca comunque una rosa in cui, oltre a Mancini e Castagne, sono presenti alcuni elementi capaci di garantire, se necessario, importanti plusvalenze nella prossima stagione, come Zapata (attualmente in prestito dalla Sampdoria ma che può essere riscattato per “appena” 12 milioni), de Roon (ammortamento residuo 6,75 milioni), Freuler (ammortamento residuo vicino allo 0), Hateboer (tutta plusvalenza) e Ilicic (ammortamento residuo 3,7), senza contare i giocatori in rampa di lancio come Barrow, che potrebbero aumentare di molto il loro valore nell’arco di poche stagioni.