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Il (non) gol di Ronaldo e il Portogallo di Bruno Fernandes
29 nov 2022
Parliamo del gol di Ronaldo per distrarci da un grande Bruno Fernandes.
(articolo)
10 min
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Qatar 2022 si porta dietro questioni problematiche, in questo articolo abbiamo raccolto inchieste e report che riguardano le morti e le sofferenze ad esso connesse.

E così da ieri sera scomponiamo i fotogrammi di un’azione che non è un calcio di rigore. Apriamo il video scaricato, mandiamo in play, poi fermiamo e facciamo zoom verso il punto in cui la testa di Cristiano Ronaldo e il pallone possono essersi toccati. Oppure no. È come stringere gli occhi al tramonto cercando il raggio verde nell’incontro mistico nell’orizzonte, fra il sole e il mare. Seguendo certe inquadrature, da una certa prospettiva, Ronaldo sembra averla toccata. O almeno, come ha detto Adani in telecronaca, pettinata. Da altre inquadrature no, la palla sembra scorrere con una traiettoria inalterata dal piede di Bruno Fernandes alla rete. Anche concentrandosi moltissimo sulla rotazione della sfera, è impossibile riconoscere una deviazione chiara. Ma del resto è così importante?

Dopo il gol i telecronisti acclamano Cristiano Ronaldo, le telecamere lo cercano, i ralenti lo descrivono - gigachad insuperabile - mentre agita i bicipiti al cielo, gli occhi semi-chiusi per la sua estasi: un altro gol al Mondiale in cui tutti lo danno per morto, finito. Un altro piccolo momento di felicità in un mare di infelicità. Un altro piccolo momento in cui riesce a sfuggire all’oblio, alla paura della morte per lui onnipresente su un campo da calcio. In fondo ha ragione Ronaldo, conta davvero se ha toccato la palla o meno? Novak Djokovic non ci insegna che basta guardare un bicchiere d’acqua per modificarne le molecole? Allora fa davvero differenza, che lui la sfiori o meno? Filosoficamente, intendiamoci, il gol è suo.

SIUUUUUUUUUUUUUUM.

Eppure c’è questa cosa rognosa dei tabellini, che comunque sono importanti. Ronaldo ha costruito una carriera sui propri record: a chi si permette di contestare la sua superiorità può sempre ricordare che con più di 800 gol segnati è il miglior marcatore della storia del calcio. Un gol, scusate, ma fa la differenza. Anche perché questo è il suo ultimo Mondiale e tutto fa brodo. Lui non vorrebbe ma insomma, al prossimo ci arriverebbe a 41 anni. Almeno per l’età dei comuni mortali. Come per gli elfi e i vampiri, anche per Ronaldo il tempo scorre diversamente e la conta andrebbe fatta con altri criteri. A 33 anni aveva dichiarato che biologicamente ne aveva 23. Questo significa che alla sua età andrebbe sempre scremato un 30%, quindi ora ne avrebbe 27 e nel 2026 allora sarebbero 29. Questo Ronaldo lo sa ma i media vogliono le loro storie e la storia di questo Mondiale è quella della resa dei conti finale tra lui e Messi. È stata annunciata con una foto perfettamente in bilico tra gloria e cringe, mentre loro sono stati travestiti dagli intellettuali riflessivi che non sono, impegnati a giocare una partita a scacchi su una valigetta di lusso che trasporta la coppa del mondo. In fondo a lui sta bene: purché se ne parli.

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Un post condiviso da Cristiano Ronaldo (@cristiano)

Il problema di queste foto è quanto sfacciatamente provino a usare la storia condivisa per fini commerciali.

Però ecco, Lionel Messi - come vi sarete accorti - ha segnato un gol disperato e decisivo per l’Argentina. Ha fatto quello che ci si aspettava da lui, ricoprire la carica mistica di Maradona. Risolvere da solo gli squilibri e le ingiustizie del mondo. «Il Messico ci ha messo in difficoltà ma quando in campo hai El Diez tutto è possibile» ha detto Emi Martinez. Dopo la prima giornata Messi aveva segnato su rigore, Ronaldo aveva risposto su rigore. Poi Messi ha segnato quel gol oggettivamente bello, difficile, ultra-emotivo e quindi Ronaldo cosa poteva fare?

Quel colpo di testa non era perfetto, ma insomma, sarebbe andato bene. Certo, l’ideale sarebbe stata una doppietta; che rabbia, pensare di averla avuta così vicina. A tre minuti dalla fine il Portogallo aveva un calcio di rigore. Il tipo di rigore che a Ronaldo spetta per diritto divino; invece lo ha dovuto guardare dalla panchina. Sarebbe stato perfetto, rispondere al gol di Messi con due gol.

Chissà se mentre guardava quel calcio di rigore dalla panchina, a Ronaldo era già arrivata quella coltellata gelida nel costato. La notizia che la FIFA aveva assegnato il primo gol a Bruno Fernandes e non a lui. Dopo la partita la federazione portoghese presenta un reclamo ufficiale alla FIFA per chiedere che il gol venga riconosciuto a Ronaldo. La notizia viene data da Edu Aguirre, l’amico di Cristiano Ronaldo che è anche il suo cosplayer. Lo avrete presente, tutto bello depilato al Chiringuito. La questione diventa politica, o comunque un altro terreno dello scontro fra Ronaldo e Messi, quando un’azienda dice che grazie alla sua tecnologia può provare che il portoghese non ha toccato il pallone. Questa azienda è l’Adidas ed è, come sapete, lo sponsor di Leo Messi. Esce un comunicato che cerca di inchiodare Ronaldo con le circostanze della scienza:

«Nella partita tra Portogallo e Uruguay, usando la “Connected Ball Technology” del pallone Al Rihla, siamo in grado di dire con certezza che non c’è stato contatto tra il pallone e Ronaldo nel gol. Nessuna forza esterna è stata tracciata, come mostrato dall’assenza di “battito” nelle nostre misurazioni e nella grafica allegata. Il sensore a 500Hz IMU ci permette di essere estremamente accurati nella nostra analisi».

È stato un plot twist inaspettato, che però in qualche modo rende Ronaldo meno folle. Allora questa questione del gol non è solo nella sua testa, la protesta della federazione portoghese non è solo il patetico risultato di una sua crisi isterica. Se si scomodano gli sponsor la questione diventa automaticamente più reale, e più torbida. Possiamo persino pensare ci sia un complotto. Di sicuro è un altro di quei momenti in cui tutto pare congiurare contro Ronaldo.

Intervistato ai microfoni dalla televisione italiana, Bruno Fernandes ha provato a fingere di non sapere. Del resto chi è il pazzo che si metterebbe a rivendicare un gol che Cristiano Ronaldo reclama come suo? «La sensazione che ho avuto è che Ronaldo abbia toccato il pallone. Ho crossato per lui e la cosa importante è che abbiamo vinto la partita contro un avversario duro». Sembra quasi costretto a farsi da parte, con l’aria modesta e il fisico di chi non è mai sembrato davvero un calciatore d’alto livello. Oggi si parla del presunto gol di Ronaldo, con serietà e ironia a seconda della prospettiva con cui guardate la corsa di CR7 all’immortalità. Di Bruno Fernandes si parla poco. Eppure è lui il miglior giocatore del Portogallo. Lo è stato ieri e lo è stato anche nella prima partita contro il Ghana.

Ieri ha segnato quel gol, o comunque provocato quel gol. Poi si è guadagnato e ha segnato il rigore del 2-0, a 3 minuti dalla fine, che ha chiuso la partita in un momento di sofferenza. Lo ha fatto con un gesto geniale, passato presto in secondo piano. Sulla trequarti, con davanti tutta la difesa dell’Uruguay, ha fintato il tiro e mandato Coates per terra. Poi ha provato a fargli passare la palla a lato, e quello l’ha fermata con la mano. A piccoli passi, Fernandes ha spiazzato il portiere sul calcio di rigore, mentre Ronaldo era costretto a guardare dalla panchina.

Il fatto che oggi si parli soprattutto di Ronaldo dice molto su Fernandes, ma anche sui loro rapporti. Bruno Fernandes è cresciuto col mito di Cristiano Ronaldo, non ne ha mai fatto mistero: «È sempre stato un idolo per me. Ho seguito il suo esempio, è uno dei miei preferiti di sempre». Eppure pochi compagni hanno provato a rovinargli la carriera come lui. Stava andando tutto per il meglio al Manchester United, per lui, finché non è arrivato Ronaldo a disordinare la squadra, a togliergli palloni e responsabilità. Fernandes è sembrato un giocatore triste e inutile. Non è il tipo di numero dieci a cui basta un pallone buono per risultare decisivo. Ha bisogno di toccare tante palle, sbagliare anche tanto, per poter essere efficace. Ronaldo gli ha tolto tutto, facendolo tornare un giocatore normale. Quando è arrivato in ritiro col Portogallo e ha incrociato Ronaldo nello spogliatoio, gli ha mostrato un atteggiamento freddo. Ronaldo aveva appena rilasciato la sua allucinata intervista a Piers Morgan, e aveva infangato il club che da qualche anno Bruno Fernandes sta provando faticosamente a far tornare nell’élite. Fernandes ha poi smentito che quel saluto glaciale nascondesse qualcosa, eppure qualcosa sembra essere cambiato tra loro, ed è una buona notizia per il Portogallo.

Prendiamo un’azione di ieri dopo pochi minuti. C’è un lancio lungo verso Ronaldo, che per fare sponda di testa sale su una scala immaginaria. Uno di quei salti brutali e dimostrativi della sua inscalfibile forza atletica. Bruno Fernandes riceve la sponda e a quel punto deve ridargliela; Ronaldo si è defilato sulla fascia e già esige il pallone tra i piedi. Bruno invece calcia da posizione astrusa: uno di quei tiri che ogni tanto ama prendersi solo per mandare il suo piede destro a regime. Lo avrebbe fatto qualche mese fa?

Non è un Portogallo brillante. È una squadra che ha preso la forma attenta e conservativa che gli ha sempre dato il suo allenatore, Fernando Santos. Una squadra che sembra sempre giocare col pensiero di difendersi, con o senza il pallone. La gestione della palla è letargica e ricorda il Portogallo degli anni ’90, dominatore e inconcludente. William Carvalho, elegante e lentissimo, a fare da burattinaio. In questo contesto pasticciato, Bruno Fernandes è quello che fa la pesca d’oro nel fango. Parte nominalmente da destra, ma si muove verso il centro e verso il basso un po’ come gli pare. Si avvicina a Bernardo Silva per creare connessioni, mentre Joao Felix e Ronaldo cercano il modo di compensarsi a vicenda. In una squadra di giocatori che aumentano il controllo sul pallone, Bruno Fernandes è uno dei rari fattori di disordine. È quello che si assume più responsabilità, per quanto riguarda la conclusione e l’ultimo passaggio. È il giocatore del Portogallo con più assist, più xG assistiti. È terzo in tutto il Mondiale per passaggi completati nell’ultimo terzo di campo.

Come vedete ci sono anche molte palle perse, è il risvolto oscuro del suo gioco. I dati di questo pezzo sono tratti da Statsbomb.

In questo Mondiale stanno venendo fuori le qualità più intangibili di Bruno Fernandes. La sua rapidità nelle letture sulla trequarti, l’intelligenza dei suoi movimenti senza palla. La comprensione dei momenti della partita, e un carisma forse sottovalutato a causa di una presenza fisica così discreta. Quando il finale di partita contro il Ghana è sprofondato nel caos, il Portogallo si è affidato alla gestione del pallone di Bruno Fernandes: era lui ad andare sulla fascia a proteggere palla, lui a rimproverare Leao se era pigro nella sovrapposizione. È il Portogallo di Bruno Fernandes, più di quanto lo sia di altri giocatori più riconosciuti di lui (Ronaldo, Felix, Bernardo Silva, Cancelo, Ruben Dias). In questo sta venendo fuori il suo talento da grande tessitore di gioco in squadre disfunzionali. Al Manchester United Fernandes ha imparato l’arte di diventare autosufficiente in mancanza di un sistema in grado di supportarlo. Sembra anzi esaltato dal fatto stesso di doversi prendere più responsabilità. È un Mondiale in cui i calciatori che giocano dentro sistemi ben oliati sembrano spaesati e senza riferimenti. Finora non è stato il Mondiale di Kimmich o Sané, di Bernardo Silva o De Bruyne, di Nunez o Valverde. Stanno invece brillando quei giocatori con un’intelligenza di letture sviluppata, e soprattutto l’abitudine a usarla per mettersi in proprio. Essere efficaci al di là della struttura che li contiene. Finora è stato il Mondiale di Gakpo e delle sue eccezionali letture senza palla, di Enner Valencia e della sua abilità a sfruttare i momenti, di Griezmann e della sofisticazione del suo gioco quando può muoversi libero. Finora è stato appunto il Mondiale di Bruno Fernandes, di mestiere regista e rifinitore a tutto campo di squadre scalcagnate. Un uomo che passa le domeniche pomeriggio a guardare l’Udinese, e che mentre tutti parlano e parleranno di Ronaldo, proverà a portare il Portogallo più in alto possibile.

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