«Se il pallone ce l'abbiamo noi, non è a disposizione degli avversari» disse una volta il barone Nils Liedholm. Fabio Caressa gli avrebbe risposto che è più complesso di così. Secondo il giornalista il calcolo del possesso palla non è binario: non c’è infatti solo il possesso di una squadra, e poi il possesso di un’altra squadra, ma esiste tutto un interregno temporale in cui la palla non appartiene a nessuno, è contesa, libera. E allora la statistica del possesso palla che vediamo comunemente riportata durante le partite, che ha solo una percentuale divisa in due, non sarebbe accurata. «Se io passo il pallone a lui, mentre il pallone va a lui di chi è il possesso palla? Di nessuno».
Caressa definisce il possesso palla “una statistica che non esiste” e per questo è inutile, non serve a niente. (Come può essere utile ciò che non esiste?). Non è indicativa del valore di una squadra, come invece starebbe sostenendo in studio Marco Bucciantini.
Andiamo con ordine, e partiamo dal primo argomento, e cioè da come viene calcolato il possesso palla. Perché se nemmeno uno dei maggiori telecronisti del nostro paese lo sa di preciso, allora forse vale la pena ragionarci. D’altra parte c’è qualcosa dell’argomentazione di Caressa che, per paradosso, coglie un punto della questione, e cioè che nel calcio il calcolo del possesso palla non è dato per scontato. Il modo in cui si calcola è cambiato e continua a essere messo in discussione.
Come viene calcolato il possesso palla
Possiamo dire subito una cosa, e cioè che il possesso palla non si misura più in modo temporale. Non c’è un orologio che viene attivato quando i giocatori sono in possesso, e che si attiva per l’altra squadra quando quella conquista il pallone. Non funziona quindi come con gli scacchi, in cui il tempo scorre quando uno dei due giocatori deve fare la propria mossa.
Questo metodo era utilizzato agli inizi del 2000, nella preistoria delle statistiche applicate al calcio. Questa modalità aveva un problema che potete immaginare: come si può far affidamento su una persona che attiva e stoppa un orologio manualmente a ogni cambio di possesso? Avrebbe dovuto occuparsi solo di questo, ma sarebbe stato assurdo. Un articolo di Gazzetta del 2002 descrive il processo di calcolo: «Il metodo più comune utilizzato dalle emittenti televisive per calcolare il possesso palla di una squadra si basa sull'utilizzo di tre cronometri: uno per ciascuna formazione più uno per i tempi morti. Quando un giocatore della squadra A tocca un pallone che prima era in possesso della squadra B, il cronometro della squadra A parte, e quello della squadra B si ferma, e così via. Il terzo cronometro registra il tempo in tutte le situazioni di palla inattiva (rimesse laterali, calci di punizione ecc.)».
Oggi il possesso palla viene, almeno comunemente, calcolato attraverso i passaggi. Si stanno tentando strade alternative (su alcune torneremo dopo), ma per ora è il metodo più usato. Vengono contati i passaggi completati da una squadra in una partita: la percentuale di passaggi completati da una squadra, rispetto alla quantità dei passaggi totali di una partita, è la sua percentuale di possesso palla. Uno dei più noti fornitori di dati, Statsbomb, definisce così il possesso palla: «è il conteggio dei passaggi di una squadra divisi per il conteggio dei passaggi di entrambe le squadre». In questo modo il possesso palla non rispecchia il tempo in cui una squadra controlla il pallone, ma è un numero che nasce dal calcolo dei passaggi.
Statsbomb però definisce anche una statistica diversa, che è quella del "possesso". Qui le cose si fanno un tantino più difficili. Non stiamo parlando qui della percentuale di possesso palla, ma dei "possessi": una metrica che poi viene utilizzata per aggiustare e rendere più affidabili altre statistiche, come quelle difensive, che nei numeri assoluti risentono per forza dalla quantità di possesso palla di una squadra. Il possesso, per Statsbomb, è quando una squadra controlla il pallone prima di una situazione di “palla morta” (rimesse laterali, punizioni), o prima che la squadra avversaria conquisti il possesso e completi almeno due azioni (inteso come “eventi statistici”), non considerando però le conduzioni palla al piede o le ricezioni. Questo è UN possesso, e non incide - per Statsbomb o per Opta - nel calcolo del possesso palla, che invece - come detto - loro calcolano attraverso il numero di passaggi. Insomma, non bisogna confondere il dato dei possessi con il dato del possesso palla.
Tutti questi calcoli si basano su una definizione intuitiva, e cioè che quando un pallone viaggia da un giocatore all’altro della stessa squadra, la palla è in possesso di quella squadra. È quello che intende Antonio Cassano quando alla Bobo TV dice che il pallone è di quelli che lo fanno girare nel torello, e non di quello che gira a vuoto nel tentativo di riconquistarla. Caressa però, con una punta d’assurdo va detto, mette in discussione questa idea intuitiva alla base, e non è l’unico ad averlo fatto.
Quando una squadra può essere considerata in possesso del pallone? Avrete fatto caso, durante gli ultimi Mondiali, che la barra percentuale che misura il possesso palla era divisa per tre e non per due. Accanto alla percentuale delle due squadre c’era infatti quella delle palle contese. Era stato Arsene Wenger, consigliere FIFA, a spiegare direttamente in cosa consistesse: «La metrica del controllo del possesso è un naturale sviluppo della statistica tradizionale sul possesso. La metrica misura le interruzioni del possesso durante il corso di una partita. Oltre a considerare le situazioni di gioco convenzionali, include anche le situazioni contese, quando nessuna delle due squadre è in controllo del pallone». Ma cosa si intende per “possesso conteso”? Quando un difensore devia un tiro avversario, per esempio, o quando blocca o intercetta un passaggio senza però tornare davvero in possesso del pallone. Oltre, ovviamente, a quando due giocatori si contendono la palla, in aria o a terra. Rimane non del tutto chiaro lo spettro di situazioni di cui prova a dare conto il dato della palla contesa. E non è del tutto chiaro nemmeno in cosa dovrebbe chiarirci le idee questa statistica.
Il possesso palla serve?
L’altro argomento di Fabio Caressa è che il possesso palla è una statistica che non serve a nulla, e che quindi è incapace di dirci qualcosa di interessante sulla forza di una squadra. È un'idea che nasce forse dal fatto che il possesso palla è una metrica in fondo grossolana, che tiene insieme tanti contesti di gioco diversi. Ma nasce soprattutto dal fatto che questa statistica è direttamente associata allo stile di gioco dominante degli ultimi anni, e a tutta la discussione tossica sul presunto Tiki-Taka di Guardiola e del calcio spagnolo in generale. Di solito chi contesta l’efficacia del possesso palla vuole dire che questo non è garanzia di successo. Se si ha più possesso palla dell’avversario non si ottiene automaticamente la vittoria - sembrano dire i detrattori del possesso palla.
È un’argomentazione inappuntabile, del resto non è così che dice il regolamento del calcio. È altrettanto vero che chi controlla il pallone non per forza sta controllando il contesto della partita. La scuola tattica del calcio italiano anzi insegna proprio questo: che si può essere pericolosi senza il pallone, e che si può controllare una partita senza il pallone. E a noi che siamo cresciuti in questo contesto culturale, quindi, la statistica del possesso palla dà particolarmente fastidio.
Se però non parliamo di certezza di vittoria ma di probabilità, allora il possesso palla - per quanto grossolano - è comunque capace di dirci qualcosa. E cioè che controllando il pallone si ha più probabilità di essere pericolosi, di segnare più gol, di vincere le partite. Ne aveva già scritto Alfredo Giacobbe in un articolo che cercava di smontare alcuni luoghi comuni sulle statistiche del calcio. Nell’articolo si legge: «In realtà avere il pallone a disposizione per più tempo possibile è ancora il primo passo per vincere le partite. Non è l’unico per vincere una partita, certo, ma è quello che permette di vincere più partite degli altri nell’arco di un campionato». Si fa notare anche che negli ultimi anni chi ha avuto di più il pallone ha anche fatto più gol. Si aggiunge però un limite esplicativo del possesso palla, e cioè che oggi le squadre sembrano più interessate al dominio territoriale che al possesso palla, sono quindi più interessate al dove che al quanto.
Secondo uno studio del 2020 condotto su oltre 625 partite di Champions League, le squadre che tengono di più il pallone vincono il 49,2% delle volte, pareggiano il 22% e perdono il 28,7%. Più aumenta la percentuale di possesso, poi, più aumenta la percentuale di probabilità che la squadra con più possesso vinca.
Insomma, è vero che il possesso palla non è garanzia di successo, ed è vero che si possono vincere le partite e controllarle anche senza tenere il pallone. Diciamo però che è più difficile e più improbabile.
Le statistiche stanno entrando con sempre più forza nel discorso calcistico, ed è interessante notare quanta confusione ancora si faccia nel loro uso. Persino della statistica che ci sembra più immediata e intuitiva.