La nostra rubrica Preferiti è realizzata grazie alla collaborazione con Wyscout, il database calcistico che ci permette di visionare giocatori di tutti i livelli, di tutte le età e di tutto il mondo.
«Io non sono razzista. Preferisco un nero, un nero che parla euskera, ad un bianco che non lo conosce», diceva nel 1994 Xabier Arzalluz, allora presidente del Partito Nazionalista Basco.
Iñaki Williams, un nero, un nero nato nel giugno di quello stesso anno, è oggi uno dei motivi per recarsi al San Mamés e veder giocare l'Athletic Club, simbolo e orgoglio di Bilbao e del popolo basco.
L'ultimo degli iñakis, il primo dei Williams
Iñaki è un nome piuttosto comune nei Paesi Baschi, ma è straordinario che si chiami in tal modo proprio Williams. La gente di Bilbao e dintorni, infatti, era solita chiamare iñakis gli immigrati di origine africana che provavano a sbarcare il lunario vendendo per strada oggetti di scarso valore. La dura giornata tipo di uno di loro è stata descritta dagli Zarama, rockband basca, in una canzone dei primi anni '90 intitolata “Iñaki, ze urrun dago Kamerun”, che è una specie di “Message In A Bottle” dei Police in salsa vizcaína.
«Come i marziani a vagare per la strada / 34 gradi e madido di sudore (…) Di bar in bar: “Vendo a buon mercato” / Notte e giorno (…) Non ha un nome, solo Iñaki / Iñaki, quanto è lontano il Camerun».
Il nostro Iñaki, però, non viene dal Camerun. Sua madre è nata in Liberia, che a 16 anni fu costretta ad abbandonare per via dalla guerra civile; fuggì in Ghana e in un campo profughi di Accra incontrò il signor Williams. I due decisero in seguito di trasferirsi a Barakaldo (comune dell'area metropolitana di Bilbao) e dalla loro unione nacquero prima Iñaki e poi Nicholas ( nato nel 2002, oggi milita nella formazione Infantil dell'Athletic).
Basco per ius soli, non ci sono dubbi sulla conformità del tesseramento di Iñaki con la legge non scritta del calciomercato dell'Athletic: possono vestire la maglia biancorossa soltanto i nati nelle sette province storiche di Euskal Herria e coloro che, pur essendo nati altrove, sono cresciuti nei settori giovanili di squadre basche (una sorta di nazionalismo pragmatico). Iñaki non può vantarsi di essere il primo calciatore nero a giocare per i Leones di Bilbao (l'aveva anticipato, nel 2008, il difensore Jonás Ramalho, angolano da parte di padre, ma biscaglino dal lato materno e per luogo di nascita), ma è stato il primo ad aver segnato con la squadra basca in una gara ufficiale, contro il Torino nella scorsa Europa League.
Il primo gol di Iñaki Williams con la maglietta biancorossa.
È stato in occasione della partita vinta lo scorso anno contro il Real Madrid che Iñaki ha fatto breccia nel cuore dei tifosi dell'Athletic, colpiti dal suo spirito di sacrificio e dalla lucidità nelle giocate. Alla sua uscita dal campo nei minuti finali, il San Mamés gli ha tributato una lunga e convinta standing ovation, scandendo il suo nome con la stessa solennità da rito religioso con cui il Camp Nou celebra le reti di Messi.
Ma l'entusiasmo che Williams riesce a scatenare nel popolo bilbaino poggia solo in parte sulle abilità mostrate dal ragazzo (una parte non indifferente, comunque). È vero, la filosofia dell'Athletic è la principale forza del club e mai verrà messa in discussione: avere in campo sempre e comunque undici giocatori cresciuti in casa crea un legame indissolubile tra chi gioca e chi tifa; auto-imporsi il blocco del mercato è uno stimolo aggiuntivo a dare il massimo contro rivali che possono permettersi di spendere milioni per acquistare campioni da tutto il mondo. D'altro canto, però, ai tifosi dell'Athletic è quasi sconosciuto quel brivido che solo le novità possono dare. Iñaki Williams è quel brivido. È Neil Armstrong sulla luna o, meglio, Barack Obama alla Casa Bianca.
L'ovazione tributata a Williams ha chiuso il cerchio che l'arrivo dei primi immigrati africani a Bilbao aveva iniziato a tratteggiare molti anni prima. Stando a quanto è stato scritto su El País «Il giorno dopo tutti los iñakis dicevano di essere amici di Iñaki. E forse lo erano. In caso contrario, la loro astuzia commerciale non è più peccaminosa di quella di un dentista che raccomanda un dentifricio».
Il sogno di ogni bambino basco
Da perfetto figlio dei suoi tempi, le due anime di Iñaki convivono dentro di lui senza contraddizioni. Pur orgoglioso delle proprie origini liberiano-ghanesi («Le radici non si dimenticano. Una parte di me è africana»), Williams si sente basco in tutto e per tutto. Del resto, dopo aver scelto per lui un nome così tipico, i suoi genitori, quando il piccolo aveva tre-quattro anni, lo fecero sentire ancor più integrato con la sua terra natia regalandogli la zurigorri, la divisa biancorossa dell'Athletic: «La conservo ancora a casa mia. Ho sempre sognato di vestire quella maglia, ma non speravo di riuscire ad indossarla con la prima squadra», ha detto a sogno ormai già realizzato.
In realtà, il cordone ombelicale con Bilbao venne subito reciso, perché la famiglia si trasferì inizialmente a Pamplona. In Navarra, mentre lui iniziava a prender confidenza col pallone, i suoi genitori stentavano ad arrivare a fine mese, passando da un lavoretto umile all'altro. Nel 2008, scoppiata la crisi economica, suo padre andò a cercare lavoro a Londra, trovandolo in un grande magazzino, mentre sua madre restò alle dipendenze di un'impresa di pulizie di Pamplona.
A quei tempi giocava ancora nelle giovanili del piccolo Natación, ma il suo potenziale non poteva non essere rilevato dal radar degli infallibili osservatori dell'Athletic. Così iniziò, un gradino per volta, la sua scalata verso la prima squadra. Prima trascorse tre anni nelle giovanili del Deportivo Pamplona, società-satellite dei biancorossi. Poi, fugati gli iniziali dubbi sulle sue prospettive di crescita fisica (oggi è alto 186 cm), nel 2012 approdò definitivamente a Lezama, sede del vivaio dell'Athletic: nella formazione juvenil, a 18 anni, segnava una rete a partita. Successivamente, nel corso del 2014, è passato prima al Baskonia (squadra filiale di quarta serie), poi al Bilbao Athletic (la squadra riserve, allora in terza serie), ed infine all'Athletic Bilbao, quello vero.
Il suo primo contratto professionistico ha permesso a suo padre di dire addio a Londra e ricongiungersi al nucleo familiare.
Come direbbe Iñaki: «Con trabajo, todo llega» («Col lavoro, tutto arriva»).
Sentimiento, Elegancia & Maldad
Il cuore di Williams batte al ritmo del reggaeton, il suo genere musicale preferito. Tempo fa la minibiografia del suo profilo Twitter recitava: “Sentimiento, Elegancia & Maldad”, tre parole che richiamavano il titolo dell’album del cantante newyorkese di origini dominicane Arcángel. Sentimento, eleganza e malizia sono tre aggettivi che ben si confanno allo stile di gioco di Iñaki (anche se adesso le ha sostitute con un più serioso “Jugador del Athletic Club de Bilbao”).
Nel 4-2-3-1 di Ernesto Valverde viene schierato prevalentemente sulle due fasce del terzetto chiamato a ispirare la prima punta. Non è il suo ruolo naturale, né mancano nella rosa dell'ex-allenatore del Valencia giocatori più abili di lui ad andare sul fondo e crossare, ma le sue qualità a tutto tondo rendono davvero difficile rinunciare a Williams.
In fase difensiva la sua applicazione è davvero notevole: se necessario, è disposto ad inseguire gli esterni avversari fino alla propria area di rigore. Anche le sue letture tattiche non vanno sottovalutate: spesso e volentieri ha la prontezza di coprire le spalle al terzino venutosi a trovare fuori posizione. E non si limita solo a traslocare il suo corpo nelle retrovie, il suo apporto si traduce anche in tackle (più di due tentati a partita, la metà vinti) e palloni intercettati (quasi uno ogni 90 minuti): non malissimo per un giocatore a cui è chiesto principalmente di creare scompiglio in avanti.
Il pressing del terzino col numero 10, Óscar de Marcos, non va a buon fine. Iñaki prende il suo posto nella linea difensiva.
Quando la sua squadra è in possesso, Williams predilige attaccare la profondità alle spalle della difesa avversaria. Le sue ampie falcate (gli è stata cronometrata una velocità di punta di 35,71 km/h, massimo nella scorsa Liga) gli permettono di prendere spesso in controtempo i difensori.
Iñaki Williams, inoltre, sta dimostrando di avere notevoli margini di crescita. Il numero 15 dell’Athletic sta imparando a gestire palloni spalle alla porta, una situazione che, rispetto alla stagione del debutto, interpreta meglio e più volentieri. Il suo primo controllo e la protezione della sfera, grazie alla prestanza fisica e al posizionamento del corpo, sono eccellenti e l'inevitabile aggressione dell'avversario alle sue spalle viene prima contenuta e poi mandata a vuoto da un rapido cambio di velocità e di direzione.
Giratosi verso la porta, cerca di avvicinarsi ad essa nel modo più diretto possibile: è raro vederlo incaponirsi in elaborati giochi di gambe. Conscio di essere imbattibile sulla corsa, Iñaki prova a superare gli avversari col suo passo poderoso, spesso sfruttando l'uno-due con un compagno.
Provate a prenderlo.
Anche nel gioco associativo, Williams ha finora mostrato un buon potenziale. Spesso e volentieri riesce a premiare le sovrapposizioni dell'esterno basso che gli gioca alle spalle e a volte cerca l'ultimo passaggio (0.79 key-pass a partita), grazie ad un'apprezzabile comprensione dello sviluppo dell'azione.
Tuttavia, non è sempre concentrato come dovrebbe. Anzi, capita un po' troppo spesso, nelle situazioni in cui gestisce il pallone nei pressi della metà campo, di vederlo compiere delle giocate superficiali, dei passaggi imprecisi, degli errori in disimpegno che portano al recupero del pallone da parte degli avversari, facendo a volte correre dei grossi rischi alla difesa dei baschi.
Se sentimento ed eleganza sono doti connaturate al gioco di Iñaki, la malizia sta venendo fuori col tempo. Nelle 25 partite della stagione di debutto aveva segnato solo 3 reti, rendendosi protagonista anche di qualche errore clamoroso sotto porta; quest’anno, dopo le prime 25 partite, è già a quota 11 gol. E il dato sui gol sembra solo il frutto di un miglioramento a monte: limitando i dati alla sola Liga e parametrandoli su 90 minuti, sono cresciuti infatti sia il numero di tiri tentati (da 2.07 a 2.26) che l’accuratezza di tiro (dal 44% al 55%). È vero anche, però, che Williams tira principalmente da dentro l’area di rigore (sui 1,94 tiri tentati a partita, 1,47 sono effettuati in area; e anche tutti i suoi gol sono venuti da dentro l’area), fatto che dimostra ancora una volta la sua bravura nei movimenti senza palla.
Per questi motivi viene difficile accostare Williams a Mario Balotelli, come fanno alcuni. Più che altro, sembra che il primo sia la versione pragmatica del secondo, come la rete segnata dal basco a Siviglia contro il Betis sembra dimostrare. Se Balotelli è quello che in un'amichevole estiva contro i Los Angeles Galaxy, solo davanti al portiere, ha il capriccio di colpire la sfera di tacco spedendola sul fondo (l'art pour l'art), Iñaki decide di accarezzare col tallone una palla troppo arretrata per essere calciata diversamente, piazzandola all'angolino.
Forma e contenuto.
Ma è con il gol all'Espanyol che Willy, come lo chiamano i suoi compagni, è entrato nei salotti del grande pubblico: con un solo tocco controlla, spalle alla porta, un pallone a mezza altezza, scavalca il difensore Enzo Roco e fa un assist a se stesso, mentre nel frattempo ha fatto perno sull'altra gamba per girarsi e trovarsi pronto a calciare al volo. Un abbacinante saggio di tecnica, atletismo e coordinazione.
Purtroppo questa gemma è stata realizzata due giorni dopo l'uscita della lista dei candidati al Puskás Award 2015. Potrà essere ripescata l'anno prossimo, vero?
Giovarsi di Aduriz
Prima di debuttare con i grandi dell'Athletic, Iñaki Williams ha quasi sempre giocato da prima punta. Una pretesa che non potrà avanzare finché in squadra ci sarà Aritz Aduriz. Il trentacinquenne col numero 20, tra l’altro, sembra ben lontano dall'aver imboccato il viale del tramonto, come dimostra la stagione in corso, in cui riesce a segnare anche reti del genere.
Lungi dall'essere d'impaccio per lo sviluppo di Williams, il giovane può invece rubare più di un segreto al maestro e nel frattempo sfruttare a proprio vantaggio la sua presenza in campo, come ha infatti ammesso: «Sono ancora molto lontano da poter sostituire Aduriz. Devo continuare ad imparare da lui perché è uno dei migliori attaccanti del mondo. Mi aiuta moltissimo».
E al di là dell’aspetto pedagogico, anche dal punto di vista tecnico Williams non può che giovare della presenza di Aduriz. Sui rinvii del portiere e dei difensori dell'Athletic, ad esempio, Iñaki stringe la sua posizione e va a cercare la seconda palla, sperando di esser favorito dalla spizzata di Aduriz. Anche palla a terra, le attenzioni riservate dalle difese al numero 20 permettono a Williams di godere di maggiore libertà e di finalizzare, in arrivo dal lato debole, le rifiniture del compagno.
La difesa del Levante collassa su Aduriz, che mette l'accorrente Williams solo davanti al portiere.
Per raccogliere il testimone da Aduriz, Iñaki sa di dover «migliorare in molti aspetti, soprattutto nel gioco aereo». Eccetto il bello stacco con cui ha avuto la meglio su Busquets nella scorsa finale di Coppa del Re e la meno complicata rete al Getafe di pochi giorni fa, infatti, nessun altro gol è arrivato dalla testa di Williams. Che, del resto, sulle palle inattive dell'Athletic - squadra ricca di ottimi saltatori - il più delle volte rimane fuori area.
Per poter cogliere la maggior parte delle opportunità che gli capitano a tiro, Iñaki dovrebbe anche sforzarsi di calciare più e meglio col sinistro, piede con cui non ha ancora realizzato una rete in prima squadra.
In questa azione: le doti di rifinitore di Aduriz, i tagli imprendibili di Williams e la riluttanza di quest'ultimo ad usare il mancino.
Che futuro?
Qualche giorno fa Williams ha apposto la firma sul nuovo contratto che lo legherà all'Athletic fino al 2021, a meno di offerte che pareggino la clausola rescissoria, fissata a 50 milioni di euro. «Questa è la squadra in cui voglio stare, in cui voglio passare molti anni», ha assicurato. Quanti anni, non si sa. Del resto, è difficile prevedere con esattezza che tipo di traiettoria seguirà la sua carriera.
Nella classifica dei 50 potenziali dominatori del calcio internazionale del 2020, che France Football ha stilato lo scorso luglio, Iñaki è solo al 43esimo posto. Visti i progressi fatti registrare negli ultimi mesi, non ci sorprenderebbe vederlo superare, nei prossimi quattro anni, molti di quei 42. Con sentimento, eleganza e malizia.