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È il 4 maggio 2014, il Chievo gioca contro il Torino, al 75° minuto esce Thereau e fa il suo esordio in Serie A Leandro Paredes, 19enne talento argentino in prestito dalla Roma. Paredes tocca poco il pallone, ma d’altronde è una partita difficile, con il Chievo alla ricerca del gol del pareggio in inferiorità numerica dopo l’espulsione di Pellissier. Anche se Paredes sembra motivato e gioca senza particolari timori, non ha alcuna opportunità di mostrare il proprio valore. Quella è stata la sua prima e unica partita in Serie A con la maglia del Chievo, con cui ha giocato anche due volte in Primavera. Paredes è arrivato in Veneto infortunato, ma anche dopo il recupero non ha trovato spazio nel finale di stagione che ha visto la squadra di Eugenio Corini salvarsi con 4 punti di vantaggio sul Catania.
A un anno e mezzo da quella strana e breve esperienza, Leandro Paredes è una delle più grandi rivelazioni della stagione in corso. Sei mesi di ambientamento al Chievo, un anno ad assaggiare la panchina alla Roma, e adesso l’argentino ha iniziato a brillare. A Empoli ha trovato il suo posto nel mondo, che per lui ha la forma del rombo disegnato da Marco Giampaolo, dove rifornisce i suoi compagni con passaggi di altissima qualità e taglia le linee degli avversari come vuole.
Paredes ha una qualità tecnica che gli permette di non perdere mai il pallone, di mantenere il controllo sotto pressione (quella ambientale, in fondo, è poca roba per uno che giocava il Superclásico di Buenos Aires) e di capire il ritmo di gioco giusto per la sua squadra. A soli 21 anni l’argentino è già diventato uno dei migliori registi della Serie A. Un cammino lungo e tutt’altro che facile, segnato da un’evoluzione profonda, tattica e culturale: da enganche alla Bombonera a regista al Castellani.
Nato come enganche
Leandro Paredes nasce il 29 giugno 1994 a San Justo, nella provincia di Buenos Aires. Già a 4 anni inizia a giocare a calcio nella squadra del quartiere, poi passa al Brisas del Sur, dove a 8 anni viene scoperto dal Boca Juniors. Il talento di questo volante con la faccia da bambino è già evidente e non passa molto tempo affinché venga ribattezzato “nuovo Riquelme”.
A 16 anni Claudio Borghi, all’epoca allenatore del Boca Juniors, lo chiama in prima squadra, imponendogli però di proseguire con la scuola. L’esordio con il Boca avviene a novembre del 2010, contro l’Argentinos Juniors nel Torneo Inicial, subentrando a pochi minuti dal termine sul terreno di una Bombonera affollata da 43.500 tifosi. Insieme a lui, un giovane Gary Medel, un Martin Palermo a fine carriera, ma soprattutto il suo idolo, anzi, l’idolo della mitad mas uno, Juan Roman Riquelme.
Il Boca perde quella partita, ma per Paredes il risultato sembra marginale: «Oggi ho realizzato due sogni: esordire con la maglia del Boca e giocare al fianco di Riquelme, peccato solo per il risultato».
Dopo questo esordio precoce, che attira molta attenzione, Paredes viene gestito con maggior cautela: spostato nella squadra riserve, deve aspettare a lungo per ricevere un’altra chiamata dalla prima squadra. Un anno dopo arrivano altre due presenze, la quarta in assoluto nel maggio 2012, l’esordio dal primo minuto contro l’Atletico de Rafaela. Nel Tornei Inicial del 2012 comincia a giocare con più regolarità.
Le prime prestazioni di Paredes sono nel ruolo di enganche nel classico 4-3-1-2 argentino. Il paragone con Riquelme non è casuale: il giovane Paredes ha una qualità tecnica straordinaria, un ottimo primo controllo e un grande senso estetico del calcio. In quel ruolo Paredes non crea però grandi pericoli alla porta avversaria, ma si abbassa spesso in modo intelligente e con buoni tempi d’inserimento.
Schierato come esterno
Il Boca passa dal 4-3-1-2 al 4-4-2 con l’avvento dell’allenatore Julio Falcioni, che decide di schierare il suo jolly offensivo da esterno sinistro. Un ruolo interessante, ma sicuramente non ideale per le caratteristiche di Paredes, che non ama cercare l’uno contro uno, né scattare per cercare il cross. A Paredes piace costruire il gioco e giocare in spazi stretti; quando è necessario, ha la qualità tecnica per saltare l’uomo, però non cerca ossessivamente il dribbling. Nel ruolo di esterno, il suo impatto sul gioco è solo marginale e il suo vero talento rimane nascosto.
A quel tempo, Leandro è un giocatore più istintivo, meno razionale e non ha la pulizia del gioco che esprime oggi. Il suo è un gioco fatto di colpi estemporanei (proprio una "gambeta" di troppo gli costa un grave infortunio in allenamento) e di calci piazzati: Paredes batte quasi tutte le punizioni e i calci d’angoli dal lato destro.
Due “momenti Paredes”. Nella prima anticipa bene, poi seguono i passaggi in spazio corto e una combinazione rara al Boca Juniors.
Insomma l’impatto di Paredes al Boca Juniors è limitato. Tra il ritorno di Riquelme e qualche infortunio di troppo, non riesce ad affermarsi. Riesce però ad attirare l’attenzione degli scout in Europa: richiesto da molti club di Spagna e Italia, alla fine viene comprato dalla Roma, che lo parcheggia al Chievo, poiché non può tesserare un altro extracomunitario. Il Boca Juniors incassa circa 5 milioni di euro, ma, nonostante la grande opportunità di poter giocare in Italia, Paredes conserva ancora oggi qualche rimpianto per aver lasciato il Boca così presto, con solo 29 presenze, gran parte entrando dalla panchina.
Un interno in Italia
Dopo la breve esperienza al Chievo, nell’estate del 2014 Paredes arriva alla Roma, che decide di non mandarlo in prestito, nonostante i primi mesi difficili in Italia.
Alla Roma gioca di più, ma sempre troppo poco, data la grande concorrenza a centrocampo. L’argentino disputa 10 partite in campionato, 13 considerando anche Coppa Italia e Europa League. In molte di queste partite subentra per pochi minuti, giocando solo tre volte da titolare.
Nella squadra di Rudi Garcia ha il ruolo di mezzala nel 4-3-3, ma in poche occasioni gioca già come regista, con discrezione e calma: non fa molto, ma lo fa senza errori. Interpreta il suo ruolo da interno un po’ come quello di enganche , partendo avanzato per potersi abbassare nel momento giusto. Paredes cerca di equilibrare la struttura, si muove molto bilanciando i movimenti dei suoi compagni. Un incarico difficile nella Roma di Rudi Garcia, che Paredes esegue in modo intelligente, senza strafare, cercando di partecipare alla fase difensiva.
423 minuti in una stagione sono pochi per mettere alla prova il proprio talento. Per questo viene mandato in una piazza perfetta per crescere, Empoli, dove già altri giovani hanno potuto fare un bel passo in avanti nel loro sviluppo calcistico.
Leandro Paredes arriva a Empoli dopo le prime due giornate, visto che il suo trasferimento si conclude solo il 31 agosto. Subentrato nelle sue prime partite, dall’ottava giornata comincia a giocare regolarmente dal primo minuto. Dopo un inizio difficile, le prestazioni della squadra migliorano, anche in coincidenza con il suo ingresso tra i titolari. Nel rombo di Giampaolo, Paredes inizialmente ha il ruolo della mezzala, ma non c’è ancora grande certezza sui ruoli, tranne che per il vertice alto, l’intoccabile Saponara. La partenza di Valdifiori verso il Napoli di Sarri lascia un vuoto in regia e Giampaolo ha il difficile compito di trovare un sostituto. Prova prima il giovane senegalese Assane Dioussé, poi il brasiliano Ronaldo e il 24enne Raffaele Maiello. Ma scopre il regista perfetto per la squadra solo alla dodicesima giornata, all’Artemio Franchi di Firenze.
La sedia del regista
Paredes gioca la prima partita in quel ruolo come se non avesse mai giocato altrove: il ruolo del regista nel rombo di Empoli sembra fatto apposta per lui. Già al Franchi di Firenze si muove con calma e serenità: passaggi giusti e buoni numeri difensivi.
Paredes è una discreta mezzala, ma in quella posizione non può mostrare per intero il suo valore. Nel rombo di Giampaolo le mezzali devono avere altre caratteristiche, che Paredes non possiede. All’argentino mancano i tempi di inserimento e il dinamismo, e non ha la stessa forza di un giocatore come Piotr Zielinski, né la sua capacità di cercare il dribbling o condurre palla in avanti per molti metri. Paredes preferisce rimanere in posizione, con un raggio d’azione limitato. Non è neanche un giocatore capace di scattare sulla fascia per pressare l’avversario con intensità, come per esempio fa Marcel Büchel.
Per fare il regista all’Empoli invece possiede le caratteristiche ideali.
Se si vede Paredes giocare, si nota subito la sua qualità tecnica straordinaria. Tratta la palla sempre in modo meraviglioso e delicato, come un mastro vetraio di Murano con la sua materia prima. Non ha bisogno di guardare il pallone, gioca sempre a testa alta, scrutando il campo per allargare il suo campo visivo.
Un paio di esempi dalla partita contro il Napoli. Paredes sa sempre resistere alla pressione degli avversari e trovare una soluzione buona. Fate attenzione non solo ai suoi piedi, ma soprattutto alla sua testa, che si muove continuamente per controllare cosa succede alle sue spalle. Questo si nota in particolar modo nell’ultima azione in cui inganna Higuaín in pressing.
Paredes non perde quasi mai la palla, ha piedi buoni e sa come usarli in modo intelligente. Gioca con senso estetico, ma anche con efficacia. Nel sistema tattico dell’Empoli ha molta importanza per un regista poter avere lo sguardo sopra la palla, per capire quando c’è spazio, quando è pressato e comprendere velocemente qual è la soluzione migliore in ogni circostanza. Se Paredes si gira, lo fa sempre in modo giusto, qualche volta saltando l’attaccante all’improvviso.
In questo video si nota di nuovo come Paredes scruti il campo in maniera eccezionale. Dirige il ritmo, ha buona visione e poi gioca il passaggio lungo per Maccarone.
Il 21enne argentino fa tutto con una calma impressionante. Data la sua qualità tecnica, sa come uscire da situazioni difficili. Di solito non usa tocchetti per controllare il pallone, ma trova soluzioni velocemente e spesso gioca di prima intenzione. Spesso triangola con i due difensori centrali, senza però perdere il momento giusto per girarsi fronte alla porta. A volte preferisce mantenere il pallone più a lungo, sia per attirare la pressione degli avversari, sia per scannerizzare al meglio il campo davanti a lui.
Paredes gioca a tre tocchi massimo. Si muove bene, triangola con i difensori e poi gioca subito il passaggio diagonale di prima intenzione per Zielinski.
Paredes non è ancora dominante; di media effettua 48,2 passaggi per partita, quindi meno di molti altri centrocampisti nella Serie A, però di solito si propone sempre con personalità ed è in grado di ricevere la palla in zone non troppo basse e più congestionate. È notevole nella fase di costruzione del gioco, come controlla bene il ritmo, come riesce a cambiarlo con passaggi di prima intenzione.
Nel video precedente c’è uno dei passaggi preferiti di Paredes (a 0:30). Due volte ha lo sguardo sopra la spalla, poi gioca il passaggio verso Zielinski. Paredes è posizionato in diagonale verso la propria porta, il passaggio è giocato in diagonale verso la porta avversaria. Nonostante l’angolo difficile, il passaggio arriva perfettamente al compagno, con precisione e pulizia.
Prima il passaggio con l’esterno, poi la verticalizzazione geniale per Marko Livaja.
Accanto alla qualità tecnica di base, i passaggi sono il punto di forza più grande di Paredes. I passaggi lunghi sono buoni, ma meno precisi rispetto a quelli di Valdifiori. Però veramente pochi giocatori al mondo riescono a giocare passaggi corti con la qualità di Paredes. Le sue verticalizzazioni sono impressionanti, favorite da un grande senso dello spazio. I suoi passaggi passano spesso vicino agli avversari, sembrano rischiosi, ma sono invece sempre controllati e a una distanza perfetta per non permettere l’intercetto.
Oltre alla precisione, impressiona anche la pulizia. Paredes calcia la palla perfettamente a terra, come se fosse un giocatore di snooker (il biliardo inglese) che lancia le biglie. Soprattutto nel rombo stretto dell’Empoli questa è una caratteristica importante, poiché i suoi colleghi hanno poco spazio e tempo per controllare il pallone.
Buon senso per spazi vuoti, precisione, pulizia. Un pallonetto semplice ma bello.
Paredes fa tutto ciò con il piede destro mentre non usa quasi mai il sinistro. Un destro di quella qualità del resto è più che sufficiente, soprattutto se si riesce a usare l’esterno piede senza perdere qualità.
La fioritura di Paredes nel sistema di Giampaolo è dovuta alla sua abilità di giocare negli spazi corti. A Paredes non piace coprire distanze ampie e anche al Boca o alla Roma la maggioranza dei passaggi era sempre piuttosto corta. È il suo ritmo naturale, rafforzato dal sistema in cui gioca, che gli toglie spazio e tempo.
Paredes lascia la sua posizione. Il Napoli supera il centrocampo dell’Empoli e la zona davanti alla difesa rimane scoperta. Paredes corre indietro a difendere lentamente, è già il 78esimo, ma Zielinski è ben più veloce.
I numeri di Paredes in fase difensiva non sono male (per esempio 2,7 tackles per partita), ma può ancora migliorare molto senza palla. Paredes fa tutto con la stessa velocità ed è spesso posizionato bene. Gli piace tentare di riconquistare il pallone in scivolata ed è difficile da superare nei duelli difensivi. Gli manca però l’intensità: spesso non esegue abbastanza pressione sul portatore di palla, è ancora incerto su quando lasciare la sua posizione e ogni tanto rimane passivo quando è meglio avanzare per pressare l’avversario o cercare di riconquistare un pallone vagante.
Forse con l’esperienza maturerà anche una migliore capacità interpretativa della fase di non possesso: si deve sempre considerare che gioca da regista solo da fine novembre 2015. Paredes ha ancora soli 21 anni, ma ha compiuto un sviluppo interessante, trovando finalmente il suo ruolo migliore come fulcro del centrocampo. A Empoli è cresciuto molto in pochi mesi, il ritorno in giallorosso la prossima stagione sembra già fissato (nonostante le voci su interessamento del Manchester City): la speranza è che questa volta nella Capitale riescano a valorizzarlo per le sue qualità, concedendogli lo spazio che merita. A Spalletti piace avere un regista dai piedi buoni che aiuti l’inizio azione (dal suo pupillo Pizarro, al Pjanic arretrato di queste prime partite): toccherà a Paredes continuare a crescere per compiere il definitivo salto di qualità.