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«Dovrò migliorare in tante cose. Ho voglia di crescere e maturare sempre più per poter arrivare in alto. Affinché ciò accada, studio due grandi difensori che hanno fatto la storia del Milan, quali sono Nesta e Thiago Silva. Ho avuto l'opportunità di allenarmi con loro a Milanello, e sono formidabili». Durante la sua permanenza al Varese, nella stagione 2013-14, le parole di Rodrigo Ely appena ventenne volavano verso i campi a 50 km da Milano, obiettivo della sua carriera fin dall'infanzia.
Quando Rodrigo Ely ha indossato per la prima volta la maglia rossonera, Nesta era al suo ottavo anno a Milano e Thiago Silva, a 26 anni, era probabilmente il miglior centrale del mondo. Rodrigo è rimasto due anni in Primavera, prima di essere mandato in prestito a Reggio Calabria e a Varese, per poi essere ceduto nel 2014 a titolo definitivo all'Avellino. In questi anni ha accumulato più di 90 presenze in Serie B, ma il suo obiettivo è rimasto quello di essere, un giorno, protagonista con il Milan. Forse perché dopo neanche un anno dal suo arrivo proprio Thiago Silva lo aveva investito di aspettative: «È un gran bel giocatore. Secondo me diventerà un ottimo difensore».
Quando al centro della difesa del Milan c'era una delle coppie più belle del mondo.
Giovane adulto
La sua infanzia brasiliana si svolge tra due città del sud: quella della sua nascita, Lajeado sul Rio Taquari, poco più di 70.000 anime, e Porto Alegre, dove è cresciuto calcisticamente. A soli 12 anni fa parte delle giovanili del Grêmio, uno dei club più titolati del Brasile, da cui sono usciti grandi nomi come Emerson e Lucas Leiva, passando per un certo Ronaldinho. Mancava forse proprio un difensore. Ely ha iniziato a farsi notare per il fisico possente e l’intelligenza tattica in mezzo alla difesa.
Nel 2008 iniziano a notarlo in molti, il Milan è in pole e, nonostante la volontà contraria del Grêmio, vorrebbe portare il ragazzo in Italia. Julio Soster, responsabile del settore giovanile del Tricolor protesta direttamente con la FIFA, ma il Milan la spunta appoggiando Ely in un club satellite in attesa del passaporto italiano, a cui ha diritto grazie alle origini della sua famiglia. Servirà tutto il lavoro del suo procuratore, Mino Raiola, per velocizzare le pratiche e farlo arrivare in Italia nel febbraio del 2010.
Nella Primavera milanista guidata da Stroppa fa le sue prime esperienze di calcio europeo, anche se a livello giovanile, e segna anche un gol, non proprio la sua specialità. Ma è nella stagione successiva (2011-12) che l'allenatore Aldo Dolcetti lo fa emergere tra i più interessanti giovani in Italia. A quel punto si è già allenato con il Milan scudettato di Ibra, Nesta e Thiago Silva e ha esordito semi-ufficialmente nel trofeo Berlusconi. A quel punto inizia il suo apprendistato, quello che una volta si chiamava “farsi le ossa”.
Alla Reggina, in una stagione di alti e bassi per la squadra calabrese, Rodrigo conquista l'allenatore Dionigi e si propone stabilmente negli undici titolari anche se ha solo 19 anni. Il suo primo gol tra i professionisti vale la vittoria contro il Novara e, nonostante i 188 centimetri, non segna di testa ma su punizione, di potenza (seppur con una deviazione determinante della barriera).
La prima, insolita, rete.
Nelle successive esperienze a Varese e Avellino, Ely ha consolidato con il lavoro le sue doti naturali. Oltre alla fisicità lampante, la sua caratteristica più sorprendente è la personalità forte: non solo comanda la difesa, ma funge anche da playmaker basso grazie a una buona tecnica. Spesso è lui che avvia la manovra partendo da dietro, ruba palla e non si limita all'appoggio verso il compagno di centrocampo, ma cerca anche soluzioni più complesse, come il lancio, soprattutto nel cambio di gioco da destra (zona che predilige) a sinistra, premiando la punta che viene incontro. Più raramente corre con la palla al piede, nel tentativo, forse, di ricordare le corse più celebri del suo idolo Thiago Silva.
Queste qualità nel possesso del pallone le ha mantenute fino al suo esordio in Serie A di questa stagione, contro la Fiorentina, quando in soli 36 minuti ha raggiunto il 91,7% di precisione nei passaggi: pochi, la maggior parte corti, ma che testimoniano della qualità con cui potrà imporsi nel modulo milanista (la capacità dei difensori di giocare a testa alta potrebbe diventare una valida alternativa per risolvere le difficoltà di palleggio palesate in questo inizio stagione dalla squadra di Mihajlovic).
Ma, ancora oggi, non è esente da difetti. Nell'uno contro uno mostra di soffrire in campo aperto. Sa di dover limitare gli interventi in scivolata, evitando di finire a terra, anche perché quando scivola non sembra avere grande naturalezza del movimento. Rende al meglio quando può far valere la capacità di lettura dell'azione e la fisicità, non a caso molti duelli difensivi che lo riguardano avvengono con l'attaccante spalle alla porta. Anche quando nella stagione passata si è dovuto confrontare con ossi duri della serie cadetta, che fanno della capacità di proteggere il pallone e di colpirlo di testa le loro principali attitudini, pur soffrendo Ely ha dimostrato tutto il suo valore, specialmente in due fondamentali: l'anticipo e la diagonale.
La diagonale viene insegnata ai calciatori fin da piccoli, si apprende sempre di più nel tempo, la si introietta finché non diviene un automatismo. È associata a un concetto di sicurezza e puntualità che ha bisogno di esperienza. L’anticipo, invece, è una specie di capacità mistica di previsione, di consapevolezza estrema di ciò che sta per accadere. Si è coscienti sia delle intenzioni dell'avversario che è in possesso del pallone, sia dell'attaccante che si muove per cercare di riceverlo. Nel suo caso sembra una qualità innata, al pari dei dribbling per i giocatori offensivi. Si spiegano così le 99 presenze in tre stagioni di B, tra i 18 e i 21 anni: Ely era pronto da subito. E, oggi, anche se non ha esperienza diretta della Serie A, può dire di conoscere già il calcio italiano.
Grandi pregi, grandi difetti
Alla sua superiorità nell'anticipo e nella marcatura statica fanno da contraltare le lacune nella copertura della profondità. Pur leggendo bene le azioni avversarie ha palesato più volte, in particolare proprio nel suo esordio in Serie A contro la Fiorentina, una lentezza che rende difficile la marcatura dei giocatori più mobili. Un altro esempio viene dalla sfida play-off dello scorso anno tra Avellino e Bologna, in cui la concomitante presenza di Mancosu e Sansone lo ha messo in particolare apprensione.
Quando può far valere il suo fisico o la sua intelligenza tattica ha pochi rivali, ma nel momento in cui è costretto a uscire dalla propria zona difensiva seguendo l'attaccante che va incontro al centrocampo, e poi in profondità (Kalinic si è mosso più volte così) o sugli esterni, denota delle chiare difficoltà. Ma in questo ha ampi margini di crescita: dovrà sopperire alla velocità non esaltante migliorando le doti di posizionamento e comprensione dei movimenti degli avversari, e sarà necessario instaurare con il compagno di reparto un automatismo che gli permetta di fungere da marcatore alla ricerca dell'anticipo e del contrasto, sapendo che l'altro centrale gli garantisce copertura in profondità.
Due anticipi, due letture perfette: una nella metà campo avversaria (min. 22:38), dall'altra nasce addirittura la rete di Luiz Adriano (min. 27:48).
Forse l'ideale per Rodrigo Ely sarebbe una difesa a 3: ha già giocato da perno centrale sia con la Reggina di Dionigi, sia con l'Avellino nell'ultima stagione. In questo modo venivano esaltate anche le sue doti di playmaker della difesa, con la possibilità di marcare la punta centrale e ricevere doppia copertura sugli esterni con interni di difesa ed esterni larghi (meno campo da coprire, cioè). Inoltre, poteva sfruttare a pieno la propria capacità di lettura, muovendosi nello spazio alle spalle dei compagni di reparto e anticipando i movimenti avversari. In questo senso una delle sue miglior prestazioni in carriera è stata quella nei play-off contro lo Spezia, quando ha annullato prima Nenê e poi Giannetti, aiutato i compagni sia a destra che a sinistra raddoppiando le marcature. Quando ha l'opportunità di muoversi a suo piacere in campo dà la sensazione di essere un difensore onnipresente e quasi "onnisciente".
Messo in una difesa a 4, invece (con una porzione di campo maggiore da coprire), vengono fuori i limiti di cui sopra. E con Mihajlovic difficilmente assisteremo a stravolgimenti del modulo in difesa...
L'importanza della collaborazione anche in una difesa a tre, con l'uscita anticipata di Pisacane e l'infilata (in fuorigioco) per Sansone, a cui Ely non può porre rimedio, per un gol che alla fine ha riportato il Bologna in A.
Per questo Ely dovrà adattarsi, e cercare un compromesso con Romagnoli. Potrebbe essere proprio l'ex romanista a fare un passo indietro, lasciando al brasiliano la marcatura più aggressiva. Anche se i due, per movimenti, sembrano molto simili, contro il Perugia (esordio assoluto con il Milan in prima squadra, in Coppa Italia) era stato Ely a staccarsi di più salendo sull'attaccante, come anche nelle amichevoli estive contro Real Madrid e Inter (in coppia con Alex). E in queste occasioni si è trovato a contrastare l'avversario nell'altra metà campo, anche sulla trequarti, superando a volte addirittura de Jong. La ricerca di un compromesso tra i due centrali sarà la condizione necessaria per far brillare Ely già in questa stagione.
Più avanzato di tutto il centrocampo milanista.
Ma Ely può contare su un altra freccia la suo arco: il colpo di testa, favorito dai 188 centimetri. In fase difensiva è determinante sia sui lanci lunghi, con lo scontro ad alta quota con l'avversario, sia sui palloni provenienti dalle fasce. Anche in questo caso la lettura dell'azione ha il suo peso: Ely riesce a colpire il pallone quasi sempre nel suo momento di massima elevazione. Sulle situazioni di rinvio del portiere o sui lanci dalla difesa, neanche i 194 cm di Caracciolo o i 190 di Ciofani lo hanno messo in difficoltà. È curioso, però, notare come questa capacità non gli serva a molto nell'area di rigore avversaria: in Italia, da professionista, Ely ha segnato una sola rete e su punizione, come abbiamo visto in precedenza.
Ha all'attivo qualche assist di testa, risalente soprattutto al periodo di Varese, ma in fase offensiva il suo apporto è ancora molto basso. In lui si vede la differenza che esiste nel colpire il pallone di testa per respingerlo, rispetto al colpirlo per superare il portiere. Con l'Inter, in amichevole, ha mostrato qualche passo in avanti, mandando due occasioni alte sopra la traversa: se riuscirà a lavorare (utilizzando anche qualcuno degli schemi di Mihajlovic), potrebbe incrementare ulteriormente le sue qualità.
Per quanto possa valere, va citata anche la garanzia di Mino Raiola, che lo tiene in grande considerazione: quando all'inizio di quest'anno si paventava la cessione di Pogba a otto zeri dalla Juve, lui lo aveva proposto in un ipotetico undici da acquistare con quel denaro. Unico proveniente dalla B in quel momento, e messo al fianco di giocatori del calibro di Verratti e Depay.
Italiano di Brasile
Nel 2011 Alberigo Evani, CT della Nazionale italiana Under-19, lo convoca per un'amichevole contro il Montenegro. Ely accetta senza pensarci su due volte: da quella volta è stato convocato stabilmente e dopo 7 partite in Under-19 è passato all'Under 20. Altre 3 presenze e fascia di capitano conquistata. Ma tutto questo si interrompe bruscamente nell'ottobre 2014.
Nell'estate del 2014 il Brasile è uscito a pezzi dal Mondiale casalingo e, per quanto i due eventi non siano collegati direttamente, ha dovuto subire anche la naturalizzazione di Diego Costa, vestito con la maglia rossa della Spagna pur essendo nato a Lagarto, a nord di Salvador di Bahia. In un momento di sorprendente penuria di grandi e giovani campioni nelle file dei verdeoro questo colpo è stato scarsamente tollerato dalla Federcalcio brasiliana. Ad acuire, in proporzione, questo senso di frustazione è stata la convocazione di Éder da parte di Antonio Conte per il match contro la Bulgaria, che ha causato la dichiarazione del CT della Nazionale brasiliana Carlos Dunga: «Éder era nella lista dei giocatori da seguire in Europa. Ha avuto fretta».
Il fenomeno delle naturalizzazioni andava arginato e l'unica soluzione, avviata appena qualche mese prima, era quella di intensificare lo scouting di talenti brasiliani nel Vecchio Continente: Rodrigo Ely è rientrato in questa operazione. Alexandre Gallo, CT della selezione olimpica brasiliana, se lo è venuto a prendere direttamente nella B italiana e il padre lo ha spinto ad accettare, non riuscendo a immaginare il figlio sotto i fischi dei suoi connazionali, come era stato per Costa. Rodrigo ha addirittura pianto al momento della notizia e ha detto in un'intervista: «Sono molto grato all'Italia, ma il mio cuore, quando si parla di Brasile, batte più forte».
Un po' di giocate tra i campi di Serie B.
Futuro prossimo
Quando il Milan ha annunciato ufficialmente il suo acquisto, dopo averlo ceduto solo un anno prima, lo scetticismo tra i tifosi milanisti è stato dilagante: i dubbi sulla sua esperienza e la speranza di vedere volti più affermati nel suo ruolo erano una comprensibile obiezione, ma Mihajlovic ha subito creduto nel giovane brasiliano, schierandolo in quasi tutti i match di precampionato dal primo minuto. Lo ha responsabilizzato e reso centrale, con grande sorpresa di tutti, nel progetto del nuovo Milan. Sembrava solo un momento estivo, eppure anche l'arrivo di Romagnoli non ha cancellato Ely dalle gerarchie difensive.
La coppia, anzi, ha subito stuzzicato la fantasia del mister serbo, che non ha esitato a schierarli nel primo appuntamento ufficiale della stagione con il Perugia in Coppa Italia. I due centrali hanno convinto in quell'occasione e Mihajlovic ha elogiato Ely dicendo che è stato il giocatore che lo ha sorpreso più di tutti. La scelta di Mihajlovic alla prima giornata contro la Fiorentina ha confermato il fascino che la coppia centrale Ely-Romagnoli esercita su di lui, nonostante la mancanza di esperienza e la decina di giorni di allenamento che i due anni potuto avere insieme. Quando al Franchi Ely e Romagnoli hanno iniziato la stagione dal primo minuto, molti milanisti magari hanno sognato l'inizio di un'epopea di una coppia italo-brasiliana che manca dai tempi di Nesta e Thiago Silva, ma così non è stato.
Se Romagnoli ha causato con una sciocca scivolata il 2-0 su rigore di Ilicic, Ely ha deviato le sorti della gara con la sua espulsione dopo soli 36 minuti. Fino a quel momento il brasiliano è sembrato essere spaesato, sorpreso quasi dai ritmi del match, perdendo il duello con Kalinic, che lo ha aggirato un paio di volte e preso in velocità su un lancio nello spazio dietro di lui. Pur essendo il croato un tipico attaccante d'area, la presenza contemporanea di Bernardeschi sul lato di Ely ha messo in difficoltà il brasiliano, costretto a muoversi continuamente su tutto il fronte della trequarti. Ha sofferto le palle filtranti e la velocità degli interpreti viola coinvolti, e la condizione fisica non ha di certo facilitato il suo compito: giocatori come lui non entrano rapidamente in condizione e la "pesantezza" con cui si è mosso ne sono una dimostrazione.
Errori da vedere: al min. 00:43 la palla nello spazio di Ilicic, Ely avrebbe anche un vantaggio di un metro su Kalinic, ma il croato lo supera non permettendogli di contrastarlo (da registrare anche l'intesa con i compagni di reparto, Romagnoli sale senza risultati sullo sloveno facendosi trovare così molto alto, i terzini si mantengono piatti sulla linea difensiva e troppo larghi). E poi l'espulsione a 00:58.
L'espulsione del Franchi ci permette di analizzare però un'altra caratteristica di Rodrigo Ely: in carriera ha preso sempre molti cartellini. Nella stagione appena trascorsa ad Avelllino si è guadagnato 4 cartellini rossi, di cui 3 diretti, saltando ben 7 giornate per squalifica, anche se è presto per capire se questo sia un difetto congenito di concentrazione o se sia legato maggiormente a un'irruenza dovuta alla giovane età. In ogni caso il suo percorso per arrivare fino al Milan non può essere eclissato dai 36 minuti del suo esordio.
Nella storia del calcio ci sono molti giocatori espulsi nella partita d'esordio in una nuova squadra: Amedeo Carboni a Valencia, Walter Samuel a Madrid, Miranda ai tempi del Sochaux, Laurent Koscielny all'Arsenal. Per quanto riguarda il Milan, solo van Bommel con Allegri aveva esordito con un rosso. Chissà che questi nomi possano essere di buon auspicio per il futuro di Rodrigo Ely e della difesa del Milan.