La scorsa stagione anche in Serie A il pressing è stato il leitmotiv tattico al pari degli altri principali campionati europei. Al contrario di altre realtà, per esempio in Bundesliga e in Premier League, il pressing in Italia l'anno scorso ha avuto soprattutto una connotazione difensiva, che mirava cioè ad impedire lo sviluppo del gioco dal basso, invece che una offensiva, ovvero volta a recuperare il pallone più in alto e a creare occasioni da gol. Ad alimentare ulteriormente l'evoluzione del pressing, poi, ci si è messa anche la nuova regola dei falli da fondo, introdotta la scorsa estate, che ha cambiato il modo in cui l’azione comincia con lo scopo di favorire ancora di più l’inizio gioco palla a terra. La domanda diventa quindi: è cambiato di conseguenza anche il modo di pressare? Cerchiamo di capirlo guardando ai dati gentilmente offerti da StatsBomb.
Prima di addentrarci nella questione c'è però una doverosa premessa. E cioè che la sosta forzata dalla pandemia, che ha spezzato il finale della stagione 2019/20, ci ha restituito un calcio caratterizzato da impegni ravvicinati, partite in calde giornate estive, livelli di forma dei calciatori non ottimali dopo una sostanziale inattività di tre mesi.
Guardando alle medie del campionato, gli indicatori di pressing tra prima e dopo la pausa sono tutti peggiorati. StatsBomb ha due statistiche distinte per conteggiare le azioni di aggressione (i tentativi di disturbo della manovra avversaria) e di ri-aggressione (i tentativi di recupero immediato del pallone dopo la perdita del possesso). Entrambe sono peggiorate, e della stessa quantità, nel segmento estivo del campionato di calcio, quando sono state registrate il 20% in meno di azioni di pressing e contropressing. Non esiste una discriminante sulle zone di campo, sia considerando l’intero terreno di gioco, sia tenendo in conto solo la metà campo offensiva: le azioni di disturbo sono calate con la stessa proporzione.
È cambiato in peggio anche un altro indicatore legato al pressing e al recupero palla, cioè il PPDA, perché è diminuita l’efficacia della pressione e di conseguenza è aumentato il numero di passaggi effettuati in impostazione bassa. Le squadre in possesso, insomma, hanno potuto costruire le azioni da dietro con più tranquillità.
Le azioni di pressing effettuate dalle squadre della Serie A prima e dopo la sosta. Le squadre più vicine al tratteggio verde sono quelle che dopo la sosta hanno pressato più o meno quanto facevano prima della sosta. Quindi, come vedete, quasi nessuna.
Tra le squadre che sono peggiorate di più dopo la pausa c’è la Lazio. Le azioni in pressione e contropressione, e i palloni riconquistati conseguentemente, sono diminuiti di una percentuale che oscilla tra il 35% e il 40%. Al contrario, la squadra che è riuscita a tenere botta dopo la sosta e a rimanere aderente alla propria strategia è la Roma che, per una propria scelta tattica, aveva un volume di pressing già basso prima della sosta.
Un altro modo per notare il peggioramento dei sistemi di pressing prima e dopo la pausa per la pandemia di Covid-19 è quello di vedere i due indicatori che StatsBomb utilizza per misurare la velocità della palla. Il primo misura la velocità della manovra conteggiando i metri percorsi e i secondi impiegati tra l’inizio del possesso e il tiro effettuato. L’altro mette a rapporto la distanza tra la porta e l’inizio del possesso e i metri percorsi dalla palla tra conduzioni e passaggi (in questo modo, si misura anche quanto le squadre sono dirette nell’arrivare al tiro). Entrambi gli indicatori non sono mutati. Questo significa che, nonostante la pressione sia visibilmente calata in questo post-lockdown, la palla ha “viaggiato” allo stesso modo di prima. Nessuna squadra, quindi, ha davvero "approfittato" del peggioramento complessivo del pressing in Serie A, forse proprio per quei problemi atletici di cui parlavamo all'inizio.
Il gol di Barrow che dà la vittoria al Bologna contro l’Inter, per esempio, parte da un’azione di pressing di Palacio su Sanchez.
Visto l’impatto avuto dalla pausa, vale la pena confrontare i dati dell’intera stagione 2018/19 con la porzione di stagione 2019/20 giocata fino agli inizi di marzo. Le azioni di pressione e di contropressione a marzo erano lievemente superiori rispetto all’anno precedente, rispettivamente del 1,1% e del 2,1%. È un aumento non banale, dato che stiamo considerando una media su tutte le squadre del campionato. Una media che comprende squadre come la Fiorentina, che da un anno all’altro ha registrato un miglioramento nelle azioni di pressing dell’8%, e squadre come la Roma, che nell’arco di una stagione hanno diminuito gli sforzi in pressione del 13%.
È interessante notare che il pressing non era solo cresciuto in volume, ma era anche migliorata la sua efficacia. In media, il numero di possessi riconquistati con un'azione di pressing o di contropressing erano aumentati rispettivamente del 5,6% e del 5,3%.
Una delle squadre che è più migliorata da un anno all’altro è il Bologna di Sinisa Mihajlovic. Già lo scorso anno, per lunghi tratti del campionato, il Bologna aveva avuto l’indice PPDA più basso del campionato (cioè concedeva pochi passaggi in costruzione agli avversari, quindi aveva un'ottima efficacia nel pressing). Quest’anno, nella prima fase del campionato, il pressing del Bologna era salito ancora di giri: i rossoblù erano primi sia per numero di azioni di pressione, sia per numero di azioni di contropressione. L’efficacia nei due frangenti di gioco, però, è stata diversa: per palloni conquistati in pressione, il Bologna è primo in campionato, mentre è sesto per palloni riconquistati grazie al gegenpressing. Complessivamente, considerate anche le partite del post-lockdown, il Bologna ha ancora il maggior numero di azioni di pressing del campionato, mentre è al quarto posto per numero di azioni in contropressione. Rodrigo Palacio, 38 anni e mezzo, è il giocatore che pressa di più nel terzo offensivo avversario di tutta la Serie A.
Pressing e contropressing nella sola metà campo offensiva.
Considerando solo le pressioni effettuate nella sola metà campo offensiva, possiamo invece individuare le squadre che adottano una strategia iper-aggressiva per recuperare il pallone molto in alto nel campo. Nel grafico qui sopra, sono le squadre del quadrante in alto a destra, ovvero quelle che hanno azioni positive, cioè con recupero del possesso, sia in pressione che in contropressione.
Da questo punto di vista si distingue soprattutto il Napoli. La squadra di Gattuso non è neanche tra le prime del campionato per volume di pressing in tutte le zone del campo (dodicesimo), mentre è secondo per le azioni di contropressing. Il Napoli, rispetto alle altre, sa scegliere i momenti in cui insistere sulla pressione nel corso della partita. Questo significa che i suoi giocatori hanno una capacità di lettura delle situazioni di gioco che li rende estremamente efficaci nella riconquista del possesso nelle zone alte del campo.
Che conclusioni possiamo trarre, quindi, da questi dati? Innanzitutto che il pressing in Italia è ancora oggi una soluzione difensiva, volta al disturbo della costruzione pulita degli avversari più che alla riconquista della palla per andare ad attaccare la porta. Inoltre, aggiungendo l'analisi delle partite alla lettura di queste statistiche, si assiste a un orientamento ancora predominante del pressing e delle marcature sull'uomo, cioè sugli appoggi del portatore di palla. Forse una “gasperinizzazione” della Serie A, visto il successo così eclatante di una squadra che ha riportato in auge le marcature a uomo a tutto campo. Pochissime squadre provano invece a controllare le linee di passaggio, e tra queste spicca sicuramente il Sassuolo.
Insomma, pur in un moto evolutivo verso un pressing sempre più aggressivo e organizzato, la Serie A mantiene nonostante tutto alcune delle sue peculiarità più specifiche. Con alcune eccezioni che impreziosiscono ulteriormente l'offerta tattica del nostro campionato.