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18 ott 2016
10 punizioni di Juninho Pernambucano alla Juninho Pernambucano.
(articolo)
11 min
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Ci sono stati anni in cui la massima preoccupazione, quando si andava in trasferta al Gérland, era non fare fallo al limite dell'area. Una punizione equivaleva a una sentenza. Il boia era sempre Juninho Pernambucano.

Juninho torna spesso a Lione: qualche settimana fa, per farci sapere che si trovava in Francia (forse in occasione del derby contro il Saint-Etienne) ha pubblicato su Twitter una foto scattata di fronte al Musée des Beaux art.

Tweet (tutt’altro che) muto.

Magari l’ha fatto solo perché qualcuno gli ha suggerito, per scherzo, una somiglianza (che non c’è, barba sale-e-pepe a parte) con il pittore olandese. O perché è un megalomane. Che se pure fosse, hey, quello è JUNINHO PERNAMBUCANO. Con Vincent Van Gogh, condivide l’immediatezza dell’associazione mentale: se nomino il pittore vi vengono in mente per forza i girasoli, o gli autoritratti, o comunque un suo quadro inconfondibile. Allo stesso modo: come si fa non pensare a una punizione quando riecheggia il nome di JP?

Nella sua carriera Juninho ha segnato, grazie a questo particolare fondamentale del calcio, 1 gol per lo Sport Club do Recife, 18 per il Vasco de Gama, 44 (sic) per il Lione. E poi ancora 9 per i qatarioti dell’Al-Gharafa, nonché 4 per la Seleçao.

La foto vangoghiana mi ha fatto pensare che è un’ingiustizia che nessuno abbia mai fatto un power-ranking delle sue punizioni; per colmare questo vuoto ho provato a sceglierne dieci significative, catalogandole e dandogli dei voti secondo alcuni criteri: portata mitopoietica, assurdità della traiettoria e Tasso Di Maledizione.

Per Tasso Di Maledizione si intende la rispondenza al canone della knuckerball (che letteralmente significa “palla tirata con le nocche”), anche chiamata Maledetta, cioè quel tipo di calcio di punizione che sfrutta tutte le potenzialità dell’Effetto Magnus e che, in buona sostanza, genera una traiettoria durante la quale la palla non gira su se stessa, ma fluttua in aria assumendo direttrici imprevedibili per poi abbassarsi all’improvviso in prossimità della linea di porta. Prima di Prilo, questa era la punizione «alla Juninho Pernambucano».

10) Contro il River Plate

Assurdità della traiettoria: 4

Tasso di Maledizione: 8

Portata Mitopoietica: 10

Tra i record insensati che JP può vantare senza tirare in ballo i calci di punizione c’è quello di essere l’unico calciatore nella storia ad aver giocato due partite ufficiali in due paesi diversi nello stesso giorno, il 7 Settembre del 1999. Dopo essere sceso in campo con il Brasile contro l’Argentina ha preso un aereo diretto in Uruguay e la sera stessa ha giocato, con il Vasco da Gama, una partita contro il Nacional.

Con il Vasco, un anno prima di questo meraviglioso Momento Stakanov, aveva vinto la Libertadores. In semifinale, contro il River Plate, a un quarto d’ora dalla fine ha calciato questa che è in qualche senso la madre di tutte le punizioni alla Juninho Pernambucano, pur non essendo proprio una punizione alla Juninho Pernambucano. La traiettoria è abbastanza ordinaria, la classica foglia morta che d’autunno si stacca dall’albero. La palla, però, quando raggiunge lo zenit della parabola, sembra cristallizzarsi e diventare di ghiaccio: una stalattite in picchiata verso la porta avversaria.

In Brasile quell’effetto particolare lo chiamano «pombo sem asa»: «colomba senza ali».

Gettare una colomba menomata nel giardino avversario mi sembra un gesto di provocazione ad altissimo tasso intimidatorio, un’azione da Malatrucha.

9) Contro il Saint-Etienne

Assurdità della traiettoria: 7

Tasso di Maledizione: 8

Portata Mitopoietica: 9

Nelle 8 stagioni che ha disputato a Lione Juninho Pernambucano ha vinto 7 campionati, e segnato 44 gol a fronte di un centinaio di punizioni calciate. Su internet si trovano agevolmente anche repertori interi delle punizioni-non-segnate (da vicino e da lontano): pali, traverse, parate fortunose. Se il tasso di conversione in gol di JP rasenta il 50%, quello di punizioni calciate nello specchio della porta sfiora il 90%.

Vercoutre, il portiere di riserva del Lione, ha raccontato che JP calciava in allenamento 30-40 punizioni per sessione, e solo una su dieci non finiva dentro. Dato che la Ligue1 non aveva un pallone «di Lega», JP aveva insistito affinché la società comprasse tutti e 19 i palloni delle avversarie così da potersi esercitare.

Di questa punizione in un derby ho scelto un video che parte in medias res dall’azione che la genera, giusto per capire che tipo di panico seminasse l’idea di una punizione di Juninho negli avversari. L’esecuzione, canonicamente maudite, brilla per il calcolo millimetrico dell’altezza dell’uomo più alto in barriera, pettinatura inclusa, e per la precisione con cui la palla si infila all’intersezione bassa della rete, in buca d’angolo.

8) Contro l’Ajaccio

Assurdità della traiettoria: 8

Tasso di Maledizione: 5

Portata Mitopoietica: 5

In un pezzo vintage sul Guardian, Rob Smythe ha scritto una frase intelligente e una simpatica su JP. L’intelligente: «Molti specialisti delle punizioni, come gli sprinter olimpionici, hanno una distanza preferita, e finiscono per essere notevolmente meno incisivi quando corrono su distanze diverse». La simpatica (sempre parlando di distanze preferite da JP): «Il suo range era lo stesso dei maschi inglesi al rimorchio all’1.45 di un sabato sera: 18-45, senza particolari predilezioni».

Ci sono un paio di assurdità vistose in questa punizione: la barriera a tre uomini a 40 metri dalla porta, le gradinate spoglie e basse dello stadio dell’Ajaccio, il capitano avversario che neppure guarda Juninho partire, gli volta proprio la schiena, senza rispetto.

Se Juninho avesse registrato il trademark per le sue punizioni e fissato una royalty di un dollaro per ogni volta che venisse usata la formula «punizione alla Juninho Pernambucano» probabilmente ora avrebbe così tanti soldi da potersi permettere di comprare l’Ajaccio, metà dello stato di Pernambuco e gli avanzerebbe qualche spicciolo per il gelato. Ma non avrebbe incassato niente per questa punizione, calciata d’esterno destro, con poco spiovente. La traiettoria però è così DaDa che anche Benzema al centro dell’area si lascia andare a un gesto tipo tanta roba.

7) Contro il Lens

Assurdità della traiettoria: 9

Tasso di Maledizione: 6

Portata Mitopoietica: 5

L’ultimo replay, quello dal fondo della porta, ci fa capire che tipo di esperienza frustrante potesse essere, per un portiere, vedersi arrivare addosso una punizione di Juninho Pernambucano. L’estremo difensore del Lens fa quattro passetti, quasi sul posto, è indeciso: mi si nota di più se sto fermo o se mi muovo? La parabola, tesa, non è la classica curva destra—> sinistra delle esecuzioni di JP, segue quasi la direttrice opposta, poi ci ripensa, poi fluttua soltanto, poi si presenta in tutta la sua scintillante essenza subito dopo essersi lasciata alle spalle la barriera, e lì è già troppo tardi.

In un bel documentario girato da Canal+ durante la sua permanenza ai New York RedBulls (zero reti su punizione, incredibilmente) Peguy Luyindula prova a spiegare i segreti del suo ex-compagno al Lione: «non va per calciare il più forte possibile: dosa la forza in maniera particolare, mette i piedi in posizione particolare». Usa così tante volte il termine particolare che grazie, Peguy, ma ci spieghi meglio? Titì Henry, invece, è più didascalico:

6) Contro il Sedan.

Assurdità della traiettoria: 10

Tasso di Maledizione: 9

Portata Mitopoietica: 8

Quando la palla si stacca da terra il numero 9 del Sedan (squadra modesta, però fin lì in corsa per la finale di Coppa di Francia, dalla quale verrà eliminata proprio a causa di questo gol), in barriera, piega il gomito e si tocca la testa: rimarrà basito per tutta la durata della traiettoria, una commistione così complessa di ripensamenti, cambi di direzione in corso d’opera, una stabilità conquistata a fatica e subito smarrita che al confronto le nostre storie d’amore liceali erano molto meno mélo.

5) Contro il Bayern Monaco.

Assurdità della traiettoria: 10

Tasso di Maledizione: 10+

Portata Mitopoietica: 9

Nel suo libro «Penso quindi gioco» Andrea Pirlo ha dedicato un capitolo intero a Juninho. «Un direttore d’orchestra montato al contrario, con la bacchetta tra i piedi, uno che il segno Ok lo faceva con l’alluce, non con il pollice. Uno scherzo ben riuscito dell’Ikea. L’ho studiato, ho raccolto CD, DVD, addirittura vecchie fotografie delle sue partite».

Pirlo, a un certo punto, racconta di aver capito il segreto di JP: «La palla andava calciata da sotto, usando le prime tre dita del piede. E il piede andava tenuto il più dritto possibile, e poi rilasciato con un colpo secco. In quel modo la palla in aria restava ferma, e a un certo punto scendeva velocemente verso la porta, girando con l’effetto».

Empiricamente, Pirlo era giunto a una conclusione che Juninho, a doverla spiegare, non è mica mai stato troppo bravo, come si intuisce dal reportage newyorchese di Canal+ in cui farfuglia parole che sembra aver scritto qualcun altro.

La qualità delle immagini della punizione contro il Bayern in Champions League non è granché, certi dettagli si possono solo intuire. La rincorsa, in questo caso, è più rapida che in altre occasioni: Juninho si avventa sul pallone che sembra volerselo mangiare.

Kahn - che in quel momento è il più forte portiere d’Europa - corre per coprire il palo, poi pare battezzarla fuori, poi si rende conto dell’ineluttabile, spoglio e nudo come un portiere della Primavera: il suono sordo che si avverte potrebbe essere quello del pallone che bacia il palo, o quello di Kahn mentre lo travolge, o l’eco del colpo secco del tiro di Juninho, una lacerazione spazio-temporale, un morso di Dio.

4) Contro la Grecia

Assurdità della traiettoria: 7

Tasso di Maledizione: 7

Portata Mitopoietica: 7

«Non credo che avrei mai giocato al calcio se le punizioni non fossero esistite», pare abbia detto una volta Siniša Mihajlović. Se invece i Mondiali fossero stati solo dei grandi tornei di shoot-out, probabilmente Juninho Pernambucano sarebbe stato il MVP della Seleçao. Ma così non è, che ci piaccia o meno, e chissà che il più grande rimpianto del nostro filibustiere non sia stato quello di non aver mai avuto l’opportunità di brillare in verdeoro in una competizione ufficiale.

Contro la Grecia, in questa partita di Confederations Cup, trasforma Nikopolidis in una statua di sale, mentre Basinas, con eroicità tutta achea, cerca di evitare che l’inevitabile - sussurratogli all’orecchio dall’Oracolo di Delfi - accada.

3) Contro il Lens Vol.2 (e poi il Metz e una squadra col portiere nervoso)

Assurdità della traiettoria: 7

Tasso di Maledizione: 10

Portata Mitopoietica: 8

Come se non fosse già abbastanza crudele di suo poter contare, in squadra, su un mortaio semi-infallibile come Juninho, i calciatori del Lione a un certo punto hanno sviluppato una specie di inside-joke, qualcosa di cui ridere nello spogliatoio, che in questa esecuzione contro il Lens straborda in tutta la sua tracontanza.

Michel Bastos finta il tiro, compie il movimento - con la gamba - di chi sta droppando una bomba ma non sfiora neppure la sfera, dopodiché arriva Juninho che porta straordinariamente a compimento l’ordinario. Il portiere dei giallorossi non rimane neppure impietrito, ha gli avambracci piegati come chi sta aspettando accada qualcosa, ma non ha capito bene cosa, o come chi ha appena salutato qualcuno che in realtà non conosce.

Nella stessa categoria di reazioni tenerissime di portieri impietriti rientrano questo colpo di sciabola contro il Metz, negli occhi del cui portiere balenano lampi di ammirazione e stupore, o questa Maledetta-con-tutti-i-crismi che porta sull’orlo della crisi di nervi il portiere, che pare gridare alla barriera «ma che fate, vi spostate? Questo fa i tiri a serpentina e vi spostate?».

2) Contro lo Strasburgo

Assurdità della traiettoria: 10

Tasso di Maledizione: 10

Portata Mitopoietica: 2

Non mi sento di dire che le migliori punizioni di Juninho siano solo quelle che si sono trasformate in gol. Questa contro lo Strasburgo, per esempio, è una di quelle calciate da posizione più svantaggiosa, da un angolo di campo in cui solo se sei JP provi a metterla in porta, magari a giro, magari sul palo più lontano. Il concetto fondante è che qua come in altre situazioni non conti tanto la destinazione, quanto il viaggio.

1) Contro il Barcellona

Assurdità della traiettoria: 10

Tasso di Maledizione: 10

Portata Mitopoietica: 10

Juninho prende la rincorsa come se ogni passo comportasse una decisione: quando il piede tocca il pallone Victor Valdés ha già iniziato il trip di spaesamento vertiginoso che lo farà finire con la schiena poggiata sulla rete, accartocciato su se stesso, senza più ricordi né concezione del tempo. Sembra che Benzema gli faccia fallo, ma appena la rete si gonfia capiamo che Benzema è almeno a un metro di distanza.

«Se il calcio dovesse evolversi nella maniera in cui tipo uno può entrare solo per tirare le punizioni, allora sì che potrei giocare fino a cinquant’anni», ha detto Juninho scherzando una volta, ma forse neppure troppo.

Si è ritirato due anni fa, ne aveva trentotto. Se la FIFA avesse davvero a cuore la bellezza, e la spettacolarità, perché non provare ad apportare questa modifica al regolamento? Così da contare su altri dodici anni di punizioni, che potremmo chiamare «alla Juninho Pernambucano» senza la sensazione di offendere nessuno.

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