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Prove di maturità
13 gen 2015
In questa puntata di "Fondamentali" analizziamo Napoli-Juventus, senza moviola. Partenopei troppo passivi, ma qualche dubbio sulla squadra di Allegri rimane.
(articolo)
12 min
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Da quando coraggiosamente Massimiliano Allegri, nella partita da “dentro o fuori” contro l’Olympiakos, ha abbandonato il 3-5-2, passando al suo amato 4-3-1-2, la Juventus ha collezionato 4 vittorie e tre pareggi in campionato, rallentando vistosamente il suo cammino. A preoccupare in particolare i risultati delle ultime 4 partite, con tre pareggi e l’unica vittoria contro il modesto Cagliari.

Il Napoli era invece reduce da due ampie vittorie e soprattutto aveva battuto ai rigori la Juventus a Doha. I balbettii juventini delle ultime partite, unite al risultato della Supercoppa Italiana, aprivano, quindi, alla vigilia del match, prospettive tutto sommato inattese al Napoli solo un mese fa: una vittoria avrebbe portato gli azzurri a soli sette punti dalla vetta della classifica, un entusiasmo impareggiabile e avrebbe probabilmente aperto delle falle nella squadra e nel sistema di Allegri.

Non è andata così. La Juventus ha vinto, i punti di distacco tra le due squadre sono adesso tredici e la sensazione è che la distanza tra le due squadre sia ancora ampia, anche in presenza di più di un dubbio sulla Juventus e sulla sua mutazione tattica dal 3-5-2 delle ultime tre stagioni.

Il primo tempo

I due tecnici propongono per dieci undicesimi le formazioni viste circa 20 giorni fa, cambiando esclusivamente, entrambi, uno dei terzini: Britos gioca sulla sinistra al posto di Ghoulam per il Napoli; mentre il rientrante Caceres sostituisce Lichtsteiner sulla fascia destra per i bianconeri. Per il resto, Benitez conferma per De Guzman come esterno alto sinistro e per la coppia di mediani nel suo nel 4-2-3-1 sceglie Gargano-David Lopez.

Nella Juventus Llorente continua a essere preferito a Morata per far coppia con Tevez in avanti e Vidal occupa la casella di trequartista nel 4-3-1-2 di Allegri.

Il copione tattico del match appare sin dall’inizio ben delineato: la Juventus prova a gestire i ritmi del match e il possesso del pallone, mentre il Napoli ambisce a rendersi pericoloso essenzialmente in ripartenza medio-lunga sfruttando le debolezze emerse nelle ultime partite della squadra bianconera.

La costruzione della manovra juventina sembra ormai avere preso delle direttive precise e ben individuabili: Pirlo si sottrae dalla pressione degli avversari (in questo caso di Hamsik) arretrando tra i due centrali (o, talvolta, anche di fianco) che si aprono creando così una linea a tre capace di eludere in superiorità numerica un’eventuale pressione avversaria; i due terzini si alzano oltre la linea delle mezzali che offrono linee di passaggio utili insieme al trequartista, che scende in zona centrale.

Pirlo si abbassa tra Bonucci e Chiellini, Evra e Caceres (cerchiati in rosso) si alzano, le mezzali (in questo caso c’è uno scambio di ruolo tra Vidal e Pogba) offrono soluzioni comode di passaggio, il trequartista si abbassa. Tevez si muove sul lato forte alle spalle del centrocampo avversario: il set di movimenti tipico del 4-3-1-2 della Juve di Allegri

L’idea è quella di una gestione sicura del pallone, con le mezzali pronte ad offrire soluzioni comode e piedi educati in uscita dal trio arretrato, il trequartista deputato a creare un’ulteriore linea di passaggio e sfogo della manovra e i terzini a fornire ampiezza, senza eccessive responsabilità di costruzione nelle fasi iniziali della fase di possesso.

A una circolazione del pallone di questo tipo il Napoli risponde schierandosi in fase di non possesso palla in un 4-4-2 con le linee di difesa e centrocampo piuttosto strette tra loro, e con distanze ridotte in senso orizzontale, tra i componenti della linea. Il baricentro è basso al fine di lasciare spazio in avanti per le ripartenze lunghe e il blocco formato dalle due linee da quattro si sposta compatto verso il lato forte, con l’esterno sul lato debole che finisce col gravitare nella zona della mezzala della Juventus.

La scelta di Benitez è quella di evitare un’eventuale inferiorità numerica in zona mediana (i due interni del Napoli contro le due mezzali e il trequartista della Juve, a cui si può aggiungere eventualmente anche Tevez ) creando densità in zona centrale e, quindi, rischiando di scoprire il lato debole, presidiato dai terzini della Juventus.

Le linee del Napoli si stringono parecchio verso il lato forte: gli esterni Britos e De Guzman sono molto dentro il campo lasciando tanto spazio per gli inserimenti di Caceres.

Il Napoli accetta la superiorità numerica del trio Bonucci-Pirlo-Chiellini contro la pressione di Hamsik e Higuain e solo occasionalmente un centrocampista va in pressione per pareggiare i numeri in zone alte del campo. Il progetto del tecnico del Napoli è evidente: linee compatte, densità in zona centrale, baricentro basso e ripartenze lunghe sfruttando le indubbie capacità dei quattro giocatori offensivi nel giocare questa specifica situazione di gioco.

Di contro, la Juventus occupa con maggiore frequenza la metà campo avversaria, tiene maggiormente il pallone e gioca una fase di transizione difensiva più aggressiva rispetto a quella del Napoli, con una linea difensiva più alta. Il report della SICS fotografa i due atteggiamenti tattici rivelando che la Juve ha recuperato 23 volte il pallone nella metà campo avversaria, contro le 13 del Napoli.

È interessante notare come contro il possesso palla consolidato degli avversari, la squadra di Allegri si schieri con una sorta di 4-4-1-1: con Vidal che si abbassa centralmente, di solito sul lato forte, e Marchisio e Pogba che diventano esterni.

Vidal scende sulla linea di Pirlo ma è sempre pronto ad uscire di nuovo e portare pressione sul centrocampista basso avversario. Tevez arretra disegnando di fatto un 4-4-1-1 in fase di non possesso palla.

Il combinato tra le due strategie messe in campo produce un primo tempo in cui le squadre tirano in porta solo due volte a testa e le occasioni sono generate proprio dai presupposti tattici della partita. La prima e unica pericolosa conclusione a rete del Napoli del primo tempo ha origine proprio da una ripartenza lunga dei partenopei.

Chiellini “forza” un passaggio cercando Tevez tra le linee, ma il pallone è intercettato da Gargano. Il Napoli riparte.

Hamsik conduce la ripartenza, Pirlo sbaglia i tempi dell’affondo sullo slovacco che triangola con Higuain tagliando fuori il regista bianconero.

Hamsik ha due soluzioni di passaggio: Higuain e De Guzman che arriva da dietro. Sceglie la più complessa verso Higuain, ma sul rimpallo la palla giunge ugualmente a De Guzman che sbaglierà una conclusione non impossibile.

L’occasione mancata dal Napoli è rivelatrice di una delle fragilità del 4-3-1-2 della Juventus, che alzando i terzini e cercando di smarcare meglio possibile le due mezzali rischia, in caso di perdita del possesso palla in zona arretrata/intermedia, di affrontare rapide e verticali transizioni offensive avversarie con solo tre giocatori: Bonucci e Chiellini, aperti, e Pirlo piuttosto a disagio nella gestione di tali fasi di gioco.

Il Napoli deve però aspettare l’errore della Juventus non essendo capace di rendersi pericoloso con azioni manovrate, o di forzarlo, con transizioni veloci originate quindi esclusivamente da errori bianconeri (anche per la buona difesa della profondità della coppia di centrali Bonucci e Chiellini).

La Juventus prova a sfruttare quanto concesso dal Napoli in termini di spazio sull’esterno del lato debole, in particolare sul lato destro del proprio attacco, dove Caceres si inserisce con continuità.

I dati SICS certificano questa tendenza: il terzino destro bianconero è il giocatore della Juventus (e della partita) che riceve il maggior numero di passaggi chiave (5 contro i 4 di De Guzman, di cui 2 assist), che tira di più (2 tiri) e che effettua più cross (4, nessuno dei quali però riuscito). Dopo il gol di Pogba la migliore occasione per i bianconeri è, non a caso, proprio per Caceres, liberissimo a destra dopo un’azione sviluppatasi sul lato sinistro dell’attacco bianconero.

La Juve è in vantaggio e il Napoli prova a rischiare qualcosa in più in fase di pressione sul portatore di palla. Ma commette un errore con Callejon e Gargano che escono entrambi su Vidal che con un colpo di tacco si libera della pressione e smarca Evra.

L’azione si sviluppa, Tevez riceve centralmente sfruttando lo sbilanciamento della linea mediana del Napoli. La posizione stretta di De Guzman e Britos (perché Britos è fianco a fianco con Koulibaly?) lascia un’autostrada per Caceres e addirittura per l’inserimento di Marchisio.

Le poche occasioni create dalle due squadre nel primo tempo ci raccontano di una Juventus che cerca la sicurezza nel palleggio (non trovandola, peraltro, con continuità) a discapito della pericolosità, e di un Napoli troppo timido e orientato quasi esclusivamente a sfruttare eventuali imprecisioni e debolezze degli avversari.

I secondi 45 minuti

Il gol di Pogba e l’intervallo della partita cambiano il disegno tattico del match. Il Napoli alza la pressione e prova a recuperare in maniera più rapida il pallone. In fase di possesso palla i terzini accompagnano maggiormente l’azione, mentre la Juve continua, con maggiore difficoltà, a cercare di fare circolare la palla e a determinare in proprio i ritmi della partita.

Ma più che il cambio di atteggiamento tattico è la sostituzione di Hamsik con Mertens che rende maggiormente efficace la fase d’attacco del Napoli. Posto sulla fascia sinistra, con De Guzman nella posizione originariamente di Hamsik, il belga punta con continuità il proprio avversario diretto, chiamando in aiuto di Caceres uno tra Marchisio e Bonucci, sbilanciando così la fase di non possesso della Juventus, fino a quel momento abbastanza tranquilla.

Giocando appena un terzo della partita Mertens è insieme a De Guzman il giocatore che realizza il numero maggiori di passaggi chiave nel Napoli e nella partita (5, come Vidal della Juventus) e il numero maggiore di assist (2 come De Guzman). Proprio un’azione individuale di Mertens che punta Caceres genera il calcio d’angolo da cui nasce il gol di Britos, perso colpevolmente senza alcun blocco avversario dal suo marcatore Chiellini.

La Juventus ha la fortuna e l’abilità di tornare prontamente in vantaggio, anch’essa su calcio piazzato. Allegri, appena raggiunto il vantaggio, cambia lo spartito tattico, ricordando che la squadra ha giocato nei tre anni precedenti un solidissimo 3-5-2: fuori Pogba, dentro Lichtsteiner e linea a 5 dietro, con lo svizzero ed Evra sugli esterni, Caceres, Bonucci e Chiellini in mezzo. La nuova linea difensiva consente di raddoppiare su Martens senza sguarnire il centro dell’area e del campo.

Il vecchio, caro, 3-5-2 della Juventus

Benitez non aiuta la sua squadra: con la sostituzione di Callejon per Gabbiadini togliendo vivacità sugli esterni, con l'ex-sampdoriano non rapidissimo che gioca a “piede invertito” e rallentando il gioco consente ai centrali juventini di mettersi in posizione e consolidare le marcature a centro area.

È necessario un clamoroso errore di Ogbonna nel recupero per consentire al Napoli di rendersi pericoloso con l’occasione per Zapata, che la gioca malissimo simulando un inesistente fallo di Buffon in uscita disperata. Dato entusiasmo al Napoli, la Juve rischia di subire il pareggio con l’unica palla giocata proficuamente nella partita da Higuain (con un dribbling stretto in area), prima di chiudere la partita con la ripartenza di Morata e la splendida conclusione a rete di Vidal.

Conclusioni

Semplificando, ma non troppo, il Napoli di Benitez manca per l’ennesima volta la cosiddetta “prova di maturità”, venendo sconfitto in una partita che poteva aprire scenari inaspettati per se stesso e per l’intero campionato. Troppo passivo nel primo tempo l’atteggiamento dei partenopei che hanno dovuto aspettare solamente gli errori in fase di costruzione del gioco della Juventus per rendersi pericolosi.

E se è vero che l’atteggiamento tattico mostrato è stato proprio quello pensato da Benitez, non può non essere notato come l’unica vera occasione per il Napoli su azione manovrata sia stata quella di Higuain in pieno recupero, in una fase di gioco particolarmente frenetica.

Il bellissimo gol di Pogba che ha smosso il quadro tattico della partita, per quanto occasionale, è giunto al termine di una prima parte di gara dove la Juve ha gestito il possesso e il Napoli ha fatto troppo poco per approfittare delle difficoltà tattiche che i bianconeri stanno mostrando in questa parte della stagione. In fase di possesso palla consolidato il Napoli non si è quasi mai reso pericoloso per la porta della Juventus e i suoi giocatori maggiormente qualitativi, Hamsik ed Higuain, sono stati poco coinvolti nella manovra.

Il quesito è ormai trito e ritrito, la coerenza di Benitez ammirevole e le critiche al trequartista slovacco spesso ingenerose, ma davvero il 4-2-3-1 è il sistema di gioco più adatto al parco di giocatori a disposizione del tecnico spagnolo, alle caratteristiche di Hamsik, splendido giocatore correndo fronte alla porta, e a quelle degli esterni offensivi?

È più di attualità la stessa domanda rivolta alla Juventus di Allegri. Al tecnico livornese e alla squadra bianconera va di certo concesso il tempo necessario per consolidare la conversione dal 3-5-2 al 4-3-1-2, ma i dubbi esistono e non sono di poco conto. Il sistema pensato dall’allenatore della Juventus prevede una gestione sicura del pallone e a tal fine i terzini si alzano nelle fasi iniziali della manovra lasciando spazio al contributo di mezzali e trequartista. E questo viene pagato con un marcato decremento della pericolosità della squadra: a Napoli l’Indice di Pericolosità Offensiva (IPO) della Juventus è stato pari solo a 22 punti: in qualche maniera la disponibilità dei centrocampisti negli ultimi 20 metri, vera forza offensiva della squadra, sembra essere minore e i bianconeri mostrano qualche difficoltà ad entrare efficacemente nell’ultimo terzo di campo avversario. Tutto ciò senza che la gestione del pallone sia esente da errori gravi, pagabili a caro prezzo in fase di transizione difensiva.

A proposito delle caratteristiche dei giocatori, i quesiti maggiori riguardano Pirlo e Llorente. È poi così proficuo abbassare Pirlo sulla linea dei difensori in fase di costruzione e fare giocare al “fantasista che gioca davanti alla difesa” un calcio necessariamente fatto di giocate sicure e a basso indice di rischio?

Esponendolo oltretutto a giocare fasi di difesa in campo aperto, correndo all’indietro e costringendolo, talvolta, a gestire situazioni tattiche in fase di non possesso palla che chiaramente non sono patrimonio tattico del regista bianconero.

Chiellini segue il movimento di Higuain e Hamsik si inserisce nello spazio creato dal suo centravanti. Pirlo segue Hamsik e si trova a giocare una fase di non possesso palla in linea con Bonucci e Chiellini

Per quanto riguarda Llorente c'è da chiedersi se sia proprio lui il centravanti ideale di un sistema di gioco che abbassa il trequartista sulla linea mediana, e fa svariare la seconda punta Tevez alle spalle o ai fianchi dei mediani avversari. Con i centrocampisti lontani e Tevez impegnato a fornire linee di passaggio corte ai compagni, non sarebbe maggiormente indicato un centravanti capace di attaccare la profondità e l’ampiezza con maggiore efficacia, invece dell’ennesimo giocatore che ama ricevere la palla addosso?

I quesiti sono aperti e un corretto bilancio consuntivo delle scelte di Massimiliano Allegri necessita, oggettivamente, ancora di tempo per potere essere onestamente definito.

Ringraziamo per i dati SICS (che potete anche seguire su Facebook e Twitter)

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