
Sono passati dieci minuti dall’inizio della partita, il PSG ha chiuso il pragmatico Aston Villa di Unai Emery nella propria trequarti e sembra solo questione di tempo prima che gli argini si rompano. E mentre cerchiamo di capire chi sarà, tra Dembélé, Doué e Kvara, a far rimpiangere al Dibu Martinez il suo taglio di capelli (citazione di quello che aveva nella finale dei Mondiali), nel giro di un paio di azioni Kvaratskhelia fa due cose piccole - non proprio le cose per cui Kvara è oggi, secondo Barney Ronay del Guardian, «the most watchable footballer in Europe» - due cose che però, a loro modo, parlano di un giocatore eccezionale, incredibile, quello che di solito si chiama freak.
Prima deve proteggere una palla non semplicissima dalla pressione di Matty Cash. L’Aston Villa sta aggredendo il PSG a ridosso della sua area di rigore e Fabian Ruiz gli ha fatto arrivare di tacco un pallone un po’ lento su cui c’era scritto “aggrediscimi”, rivolto a Matty Cash. Kvara lo controlla e lo sposta con la suola, mentre col bacino tiene Cash a distanza, sedendocisi quasi contro. La gestione tecnica e fisica di quel pallone non ha niente di “normale”, a ben guardare. Prima Kvara controlla il passaggio lento di Fabian facendolo scorrere dal piatto del piede sinistro a quello del destro, con un tocco che aumenta la velocità della palla. Poi appoggiandosi a Cash continua a muoverla e spostarla con tocchi di suola e di interno, evitando il raddoppio di Kamara, guadagnando qualche metro e infine prendendosi il fallo.
Cinque minuti dopo, sempre in una situazione in cui l’Aston Villa prova a pressare alto il PSG, Konsa controlla un lancio lungo e pensa di poter dribblare Dembélé. In effetti ci riesce, ma Kvara ha sentito odore di sangue e si è avventato su di lui aprendo la mascella per addentarlo. Ormai Konsa non ha più scelta, prova a dribblare anche Kvara che gli porta via palla in modo pulito, lanciandosi a tutta velocità nell’altra metà campo, puntando in diagonale Pau Torres rimasto ultimo uomo. Da dietro arriva Cash e lo atterra, procurandosi il cartellino giallo che porterà Emery a sostituirlo a fine primo tempo. Cash aveva già preso una busta terribile da Kvara e dopo un quarto d’ora era già al suo quarto fallo.
Passano altri dieci minuti e Kvara, momentaneamente spostatosi a destra, prova a saltare da solo tutta la difesa dell’Aston Villa. Si allunga la palla, però, e Digne lo recupera passandola indietro a Martinez. Ma Kvara non si ferma. Continua a correre come se la palla ce l’avesse sempre lui e non si ferma neanche quando la palla va verso Martinez, che vedendoselo arrivare contro come un toro imbufalito spazza a caso nella metà campo del PSG. Perché non solo è difficile togliere palla a Kvaratskhelia, ma se si mette in testa di venirtela a togliere, è tosta anche non perderla. (Qualche settimana fa, contro il Saint-Etienne, Kvara ha segnato proprio rubando palla a un difensore e partendo palla al piede)
In quella prima mezz’ora Kvara non aveva fatto grandi cose e al PSG mancava la trovata personale in grado di spezzare la resistenza inglese, la giocata che - dopo aver subito il gol di Rogers - ha eseguito Desiré Doué pareggiando i conti. Che si potesse penetrare il blocco di Emery (in alcuni momenti, nel secondo tempo, ripiegato addirittura in un 6-3-1) non era assolutamente detto. Eppure quel tipo di presenza che ha avuto Kvara in quelle tre azioni difensive, era sufficiente a mostrare la sua unicità.
Se giocatori come Lamine Yamal, Raphina, o proprio Doué, mostrano un talento offensivo sovradimensionato, eccessivo rispetto alle capacità dei difensori di opporglisi, Kvaratskhelia sembra avere quello stesso tipo di talento più, in potenza, non sviluppate, delle equivalenti capacità difensive. Kvara è l’unico, tra quelli che oggi possiamo considerare i “migliori giocatori offensivi” al mondo, a far pensare che, se solo si fosse allenato fin da piccolo per fare il difensore, oggi sarebbe tra i “migliori difensori centrali” al mondo. Ma anche, perché no, tra i “migliori terzini”, o tra i “migliori playmaker”.
Che poi, oggi, sarebbe uno spreco chiedergli di difendere troppo, o comunque allontanarlo da quella zona di campo dove Kvara sembra accendersi ed esplodere in tutte le direzioni come un fuoco d’artificio ambidestro, questo è un altro discorso.
Il talento di Kvara è calcistico ma non solo calcistico. L’equilibrio, l’elasticità, la creatività che possiede vanno oltre il contesto-partita, sono qualità che gli permetterebbero di essere tra i “migliori ballerini” al mondo, i migliori “surfisti” o, perché no, tra i migliori “pittori” o “poeti”. Il fatto che sia finito a giocare a calcio, con quel talento atletico e cognitivo, è una fortuna per noi che guardiamo la Champions League e continuiamo ad aspettarci qualcosa di sorprendente anche nell’epoca delle sessanta partite (a giocatore) a stagione.
Come detto, Kvaratskhelia non stava facendo niente di più di quello che siamo abituati a vedergli fare, fino all’inizio del secondo tempo. Usava le sue qualità per provare a ricavare lo spazio per un cross o un tiro, in una zona di campo che l’Aston Villa cercava di intasare come l’incrocio di Porta Maggiore nelle ore di punta. Kvara, col suo talento da termite ostinata, ha scucito un filo di lana alla volta per creare il suo buco, ma poi alla fine non ce n’è stato bisogno perché dopo tre minuti del secondo tempo ha potuto attaccare il suo diretto avversario in campo aperto.
Disasi era appena entrato per sostituire Matty Cash, era fresco, in teoria si era scaldato bene a fine primo tempo. Ma Kvaratskhelia ha fatto sembrare che fosse fatto di legno, che ci fosse della ruggine nelle sue articolazioni, nell’anca, nelle caviglie, quando ha fintato di andare sul destro per poi pettinare la palla con la suola e spostarsela sul sinistro.
Sì, di solito quella cosa lì la chiamiamo pettinata, ma la forza e la velocità con cui Kvara sposta il pallone non è paragonabile alle altre pettinate che abbiamo visto in passato. La gamba destra di Kvara parte davvero come se stesse tirando e frena nel momento stesso in cui aggancia la palla con i tacchetti. La mobilità del suo ginocchio gli permette di eseguire quel gesto con una forza senza senso, specie per un giocatore longilineo come lui.
Disasi si rompe quasi il ginocchio per provare a girarsi e alla fine deve farlo dandogli la schiena; mentre Hakimi, che aveva tagliato dentro l’area, quando Kvara calcia di sinistro si copre la testa come se temesse di farsi male. E forse ha ragione Hakimi, il colpo secco di Kvara esce dal suo piede sinistro come un colpo di fucile e scheggia il palo più vicino. I commentatori - l’ho rivisto col commento italiano e poi inglese - si rendono conto che ha calciato e ha segnato solo quando vedono gonfiarsi la rete, tanto è stato sbalorditivo e violento il gol di Kvara.
Il tipo di gol e il contesto - la Champions League, un’avversaria inglese - faranno in modo che questo gol ce lo ricorderemo, ma era già negli ultimi mesi che Kvaratskhelia era tornato al livello che conoscevamo.
Lo scorso dicembre Emanuele Atturo notava come Kvara fosse passato dal completare il 54% dei propri dribbling (nella stagione passata dei tre allenatori) a un misero 28% da quando c’era Conte in panchina. A Parigi è tornato sulla sua percentuale, 55%. Non è difficile indicare almeno un paio delle tante cause possibili, le più evidenti, ovvero il fatto che con il PSG è molto più difficile raddoppiarlo sia per il gioco di Luis Enrique, con continue rotazioni e sovrapposizioni che creano spazio portando via gli avversari, isolando gli esterni nell’uno contro uno, sia perché non è l’unica e scontata minaccia.
Meno peso solo sulle sue spalle e più occasioni per mettere in mostra la sua capacità di cambiare la materia di cui è fatto. Da vapore acqueo, quando al 57' salta McGinn con un tunnel di esterno e lancia Doué dalla propria trequarti, al cemento armato dei suoi quadricipiti quando provano a spostarlo e togliergli palla.
Lo stesso stupore con cui noi abbiamo vissuto il talento di Kvaratskhelia quando è arrivato a Napoli, lo stanno provando adesso i tifosi francesi, settimana dopo settimana. Un mese fa, contro il Rennes, Kvara ha controllato al volo di collo un lancio del portiere avversario leggermente troppo corto. L’ha presa così in alto con la gamba che il cervello del difensore a cui stava arrivando il pallone, Truffert, ha faticato a processare l’informazione, facendolo colpire di testa a vuoto.
A volte Kvaratskhelia fa cose che non ci aspettiamo da nessun altro giocatore. Perché nessuno ha la sua forza muscolare e la sua velocità insieme alla sua leggerezza e al suo estro, insieme alla sua capacità di usare entrambi i piedi per portare palla, crossare e calciare in porta, insieme alla sua caparbietà, a quella cocciutaggine con cui vuole andare in porta, o mandarci un compagno, praticamente ogni volta che è abbastanza vicino al portiere da potergli leggere lo sponsor sulla maglia.
Kvara sta semplicemente facendo Kvara in mezzo a gente del livello di Kvara. È dura ammetterlo - per chi come me soffre a non vederlo più tutte le settimane - ma è più giusto così. Kvara è più felice così e, in questo modo, più persone sono felici grazie a Kvara.