È difficile scegliere un momento esatto, un punto preciso nel tempo in cui chi stava assistendo alla partita ha capito. Il momento in cui ci siamo scritti messaggi di sconforto o scherno, il momento in cui abbiamo pensato di saperla lunga, oppure era solo pura schadenfreude: la felicità nell’assistere alle disgrazie altrui per cui solo i tedeschi potevano trovare una parola. Quel momento non è stato il gol del vantaggio del Bayern a Colonia, arrivato dopo solo otto minuti di partita grazie a Coman, e neanche quello subito dal Borussia Dortmund sette minuti dopo da calcio d’angolo.
Il momento preciso è arrivato al minuto diciannove, quando il pallone calciato dal dischetto da Sébastien Haller è a mezz’altezza e per nulla angolato. Uno di quei rigori più sbagliati che parati. La gratuità del fallo commesso da Dominik Kohr sembrava aver fatto girare il vento. Un calcio da dietro sulla gamba di Guerreiro poco dentro al limite dell’area. Un bel regalo per rimettere a posto una partita che si era messa male, ma non ancora catastrofica. In fondo era passato giusto un quarto d’ora. Haller invece sbaglia il rigore del pareggio calciando male e rendendo evidente che le gambe dei giocatori del Borussia Dortmund tremano. Haller aveva calciato un rigore altre 28 volte in carriera, e per 27 volte aveva fatto gol. L’unico altro rigore Haller lo aveva sbagliato ormai 6 anni fa, nel lontano 2017.
L’immagine è quella, la classica iconografia della tragedia sportiva: Haller con lo sguardo perso, le mani sulla faccia. È quello il momento in cui abbiamo capito: il dado è tratto, il campo sarebbe stato in salita per il Borussia Dortmund.
Neanche un minuto dopo l’errore può arrivare un altro rigore per un intervento goffo di Aaron Martin in un contrasto aereo sempre su Guerreiro, ma questa volta l’arbitro non fischia. Quattro minuti dopo Lee Jae-sung - esterno del Mainz - riceve palla con tanto spazio. Ci sarebbe dovuto essere il terzino destro Wolf, ormai proiettato in avanti da un risultato che pare più disperato di quanto sia realmente. Il cross del coreano è morbido e il colpo di testa di Onisiwo è semplice. Né Emre Can né Hummels hanno avuto la lucidità di marcarlo. Quel secondo gol pare solo l’ultimo chiodo sulla bara del Borussia Dortmund.
A quel punto è stato semplice guardarsi indietro e raccogliere tutti i segnali della sventura in arrivo. In settimana era stata presentata la nuova maglia disegnata da un tifoso per giocare la partita decisiva per il titolo. Qualcuno già la indossava, fuori dai cancelli del Westfalenstadion, scambiando sorrisi accanto a chi si era presentato con cartelli di incoraggiamento. Fra quelli ce n’era uno con scritto «è nelle nostre mani». Le bancarelle fuori allo stadio vendono già le maglie celebrative con scritto “Deutschermeister 2023” e il comune aveva già ricevuto il piano per la parata dei festeggiamenti. Si prevedevano almeno mezzo milione di tifosi per strada nelle ore successive al fischio finale. Alcuni di questi, senza biglietto, si sono messi fuori allo stadio pure durante la partita. In quello stadio, contando tutte le competizioni, il Dortmund non perde dal 20 agosto contro il Werder Brema - un gol al 94esimo di Burke. Qui neanche il Manchester City in Champions League o il Bayern in Bundesliga sono andati via con una vittoria; qui il Dortmund in Bundesliga vince da 11 partite consecutive, dal pareggio per 2-2 contro il Bayern di inizio ottobre.
Ci sono stati momenti in cui è mancato poco al gol. Brandt che salta due avversari e calcia a stringere sul palo dove però lo aspetta il portiere Dahmen. In pieno recupero Hummels che calcia teso da fuori un pallone che finisce accanto al palo; subito dopo Malen che riceve un cross di Brandt sul secondo palo ma riesce solo a scheggiarlo. Oppure nel secondo tempo, quando vicini all’ora di gioco un cross sul secondo palo trova Haller, che però mastica la palla. Tre minuti dopo un tiro sbilenco di Emre Can trova la deviazione di Malen che si spegne al lato del secondo palo.
Non si può neanche rimproverare qualcosa all’allenatore. Terzic non si è mai fermato a bordocampo e le ha provate tutte dalla panchina, cambiando tutti i giocatori offensivi e mettendosi con un fronte a 5 per bombardare l’area avversaria e riuscendo almeno finalmente ad accorciare le distanze un gol del solito Guerreiro al 69’.
Eppure si è trovato comunque il modo per rendere la partita ancora più crudele, una tortura. Perché a un certo punto sembrava che potesse comunque finire bene per il Dortmundo, ovviamente non per merito proprio. Loro la palla del pareggio continuavano a mandarla fuori, sia con Moukoko, o con il tragico capitano Reus, o il tragico secondo capitano Hummels. L’esito stava cambiando grazie a un paradossale pareggio del Colonia, arrivato grazie a uno di quei rigori burocratici (un fallo di mano sul cornicione dell’area).
Per otto minuti, allora, il Westfalenstadion si è animato più di prima, perché il sollievo sa essere migliore della felicità. Il Dortmund era tornato primo in classifica. In quegli otto minuti la classifica dice Dortmund 70 e Bayern 68, tutto così bello. Lo sguardo di tutti si sposta a Colonia e quanto succede a Dortmund perde importanza - e comunque si tratta di una lunga sequela di cross sbilenchi e tiri sbagliati. Vanno bene giusto per contare gli xG a fine partita e farsi una risata ricordandoli dopo mentre si beve una birra.
Ma non è così, lo sappiamo: quei cross sbagliati e i tiri sbilenchi diventano fondamentali, perché non permettono al Dormtund di accorciare le distanze quando ancora può farlo e pensare a vincere la sua partita. Diventano l’ennesima dimostrazione di come a sperare che gli altri caschino in fallo possono permetterselo solo le squadre che vincono sempre, non quelle come il Borussia Dortmund. Succede allora che a Colonia, al minuto 89, Jamal Musiala, entrato in campo da una manciata di minuti, segna un gol difficile che fa sembrare semplice. È il gol del 1-2 del Bayern e il punto di non ritorno per il Borussia Dortmund. A niente vale il bel gol del pareggio di Süle. Il gol meno festeggiato della stagione del Dortmund.
Vale la pena tornare alle basi della morale calcistica, e quindi a Nick Hornby e al suo Febbre a 90, che all’inverso tratta anche della gioia per una vittoria del titolo proprio all’ultima giornata:
«Le squadre di calcio sono incredibilmente fantasiose nel trovare nuovi modi per far soffrire i loro supporter. Vanno in vantaggio a Wembley e poi buttano via la partita; arrivano in testa alla Prima divisione e poi si bloccano di colpo; pareggiano fuori casa in una partita difficile e perdono la ripetizione in casa; una settimana battono il Liverpool e quella successiva perdono con lo Scunthorpe; a metà stagione ti fanno credere di poter anche aspirare alla promozione e poi fanno dietro front... sempre, quando pensi di aver previsto la cosa peggiore che poteva succedere, loro riescono a saltar fuori con qualcosa di nuovo».
Ci sono squadre brave a vincere e altre squadre brave a far soffrire i propri tifosi. Non serve neanche specificare di quali squadre stiamo parlando: ogni campionato ha la sua e sapete quali sono. Dopo quanto successo in questa stagione possiamo tranquillamente dire che il Borussia Dortmund ha in questo momento il primato per la tortura peggiore inflitta ai propri tifosi.
Quasi impossibile trovare paragoni in epoca di calcio contemporaneo tra i grandi campionati a quanto successo a Dortmund nell’ultima giornata di questa Bundesliga. Perché neanche la Juventus nella stagione 1999/00 o l’Inter in quella 2001/02, la cosa più vicina a quanto successo al Borussia Dortmund che viene in mente, si trovavano a giocare in casa contro una squadra di metà classifica e che veniva tra l’altro da quattro sconfitte consecutive. La Juventus perde sotto l’acquazzone di Perugia e il 5 maggio 2002 l’Olimpico sarà stato anche pieno di tifosi interisti e molti tifosi della Lazio saranno stati anche favorevoli ad accettare l’eventuale sconfitta della propria squadra per via del gemellaggio tra tifoserie, ma l’Inter non giocava in casa e la Lazio era una squadra ricca di giocatori di talento, Campione d’Italia solo due stagioni prima e che comunque grazie a quella vittoria aveva centrato l’Europa.
Il Liverpool del 2013/14, quello dello scivolone di Gerrard contro il Chelsea per capirci, perde comunque il primato in classifica alla penultima giornata. Quel Liverpool la vince l’ultima partita di campionato. Tornando in Germania, il famoso Schalke che perde il titolo nel 2001 con i tifosi già in campo a festeggiare, mentre il Bayern pareggia la sua partita al 90esimo e li scavalca, beh quello Schalke la sua partita l’aveva vinta. Anche se come al solito è stato il Bayern a festeggiare alla fine, quello Schalke il suo l’aveva fatto, davanti ai suoi tifosi aveva battuto l’Unterhaching 5-3.
Neanche il Bayer Leverkusen 2002, la squadra con il finale di stagione più atroce che si ricordi nel calcio mondiale visto che da squadra che non aveva mai vinto il titolo ed era in corsa per tutto fino a fine aprile, nell’arco di due settimane perde la Bundesliga, la finale della Coppa di Germania e soprattutto la finale Champions League. Nemmeno quel Bayer Leverkusen, poi soprannominato Neverkusen, aveva perso l’appuntamento con la vittoria nell’ultima partita di campionato, anche se non è poi bastato. Quel Leverkusen ha vissuto una sofferenza peggiore, certo, ma almeno ci era sceso a patti prima del finale.
Schalke 2001, Inter 2002, Leverkusen 2002, Liverpool 2014: queste squadre avevano in comune un’aura da perdenti. Squadre che da anni ambivano a vincere il titolo e che proprio all’ultimo non ci sono riuscite. Proprio come l’attuale Borussia Dortmund. Se si parla di eterni secondi e di profezie autoavveranti non potrà ora non venire in mente questa squadra.
La beffa è che questo Borussia Dortmund si è ritrovato per caso in questa situazione, visto che la stagione sembrava una di transizione fino almeno al girone di ritorno. Haaland è stato venduto e il suo erede, Sébastien Haller, ha dovuto combattere contro un tumore. Tolti Jude Bellingham e Julian Brandt, tutti i giovani giocatori di talento hanno avuto problemi di continuità anche per via degli infortuni. In estate era stato rimesso Edin Terzic in panchina, questa volta non più ad interim; uno che negli ultimi anni ha fatto un po' tutto nella squadra per cui tifa da sempre.
Terzic era riuscito a tenere a galla la barca nel momento peggiore dell’inverno, lavorando soprattutto dal punto di vista motivazionale. Lui, che se non facesse parte della squadra starebbe in curva a seguirla ogni settimana, aveva toccato i tasti giusti vedendo la squadra sbocciare e trovare finalmente continuità mentre tutte le altre, dal classiche Bayern e RB Lipsia, alle sorprese Union Berlin e Friburgo, avevano un passo sincopato. Con 10 risultati utili consecutivi (tra cui 9 vittorie) tra gennaio e marzo il Dortmund si è ritrovato come unica alternativa al Bayern per vincere il titolo. A posteriori sembra che il Bayern lo abbia fatto apposta per vincere in modo più sadico.
Il primato in classifica il Borussia l’ha raggiunto solo tre volte prima del finale di stagione ed entrambe le volte l’ha perso la giornata successiva: il 18 marzo battendo il Colonia 6-1 mentre il Bayern perde a Leverkusen, per poi perderlo proprio contro il Bayern nello scontro diretto della partita successiva; andando a battere l’Eintracht 4-0 mentre il Bayern perdeva guarda caso proprio contro il Mainz, per poi perderlo andando a pareggiare a Bochum 1-1 mentre il Bayern batte il Werder Brema e di nuovo alla penultima giornata, con la bellissima storia della doppietta del redivivo Sebastian Haller nel 3-0 in trasferta a Augsburg, mentre il Bayern perdeva a sorpresa in casa contro l’RB Lipsia. Eccola la mazzata finale.
Il Borussia Dortmund aveva preparato anche un bel video per caricare l’ambiente.
Ha scritto Jonathan Liew sul Guardian: "Questa volta non c’è stato nessun altro da incolpare. Non Pep Guardiola o Robert Lewandowski o Uli Hoeness o gli arbitri o la lega. Né i grandi giocatori che continuavano a partire per pascoli più freschi, né i club più grandi che li attiravano, né le iniquità finanziarie che li spingevano a farlo. Questa volta, al fischio finale con il Bayern Monaco in testa e il Borussia Dortmund in seconda posizione, sapevano di essere stati gli unici artefici della loro caduta".
La cosa peggiore, quella che fa più male è che non è stato un evento improvviso, ma una lunga agonia per chi è vestito di giallonero in campo, sugli spalti, davanti alla tv a casa. Con gli occhi bagnati di lacrime, Terzic ha dovuto rispondere alle domande post partita: «All'intervallo, i ragazzi credevano che la stagione fosse stata così folle che avremmo potuto ribaltare anche questa situazione. Abbiamo provato di tutto fino alla fine. Si vede quanto possa essere duro questo sport di cui ci siamo innamorati. È estremamente doloroso: non c'è stato un lieto fine per noi in questa stagione».
L’ultima immagine della giornata è quella della catarsi. L’immagine dello stadio ancora pieno, mentre i giocatori e lo staff tecnico sono ancora in campo in lacrime. I giocatori stesi sul prato, o quelli che hanno avuto la forza di rialzarsi. Sono tutti in silenzio con lo sguardo penitente rivolto al celebre “muro giallo”. Fa ancora più male vedere l’orgoglio delle sciarpe alzate e le bandiere che sventolano. Tutti lì a sbollire la delusione tutti assieme, provare faticosamente a trasformarla in orgoglio. Le vittorie si festeggiano e i fallimenti si accettano, consapevoli che sono parte del gioco e che l’unico modo per superare anche questa delusione è farlo rimanendo uniti.
Terzic ha dedicato proprio ai tifosi l’ultimo pensiero: «I tifosi sono stati presenti fin dal primo giorno. Fa molto male non poterli ricompensare oggi. Ma lo faremo. Ci vorrà solo un po’ più di tempo. A prescindere da quanto sia grande il dolore oggi, sarà la motivazione per domani. Eravamo così vicini. Mancava un gol. Eravamo sulla buona strada soprattutto nella seconda metà della stagione. Un giorno sarà ricompensato».