Le classifiche di fine anno sono divertenti ma possono mascherare, nell’esigenza di catalogare e ordinare, la complessità e tutte le scale di grigio presenti tra gli estremi bianco e nero. Trovare un modulo di gioco che possa essere considerato rappresentativo del 2018 è impresa ardua. Specie perché lo schieramento in campo delle squadre è sempre più caratterizzato da una grande fluidità, il tratto caratteristico delle più recenti tendenze tattiche nel calcio di alto livello.
Tuttavia non ci si può esimere dalla piacevole semplificazione di trovare un modulo di gioco che possa, in futuro, ricordare il 2018.
I moduli usati dalle squadre vincenti
Tra i club è stato, ancora una volta, l’anno del Real Madrid, vincitore per la terza volta consecutiva della Champions League, oltre che della Coppa del Mondo per Club FIFA negli Emirati Arabi. La formazione tipo di Zidane non ci aiuta però ad orientarci nell’oceano di fluidità dei nostri giorni.
Lo schieramento preferito prevedeva davanti alla linea di 4 difensori, 3 centrocampisti come Casemiro, Modric e Kroos e più avanti un giocatore come Isco, capace, muovendosi in continuazione, di lubrificare il possesso palla della squadra. Lo spagnolo rendeva caotica la disposizione in campo con l'obiettivo di disordinare la struttura difensiva avversaria. In attacco le posizioni di Cristiano Ronaldo e Benzema erano delegate alle libere interpretazioni del portoghese, con il francese impegnato a compensare coi suoi movimenti quelli del compagno di reparto. Dal 4-4-2 al 4-3-3, passando per il 4-3-1-2, ogni modulo di gioco può descrivere in maniera probabilistica e con un certo grado di indeterminatezza heisenberghiana lo schieramento del Real Madrid.
Il Real Madrid vincitore per 3-0 a Torino contro la Juventus. Il modulo di gioco è il 4-3-?
A contendere in finale il trofeo ai campioni di Spagna c’era il Liverpool di Jurgen Klopp con il suo 4-3-3 per una volta abbastanza lineare, fatta eccezione per i movimenti, sempre a svuotare il centro dell’attacco, del centravanti-rifinitore Firmino.
Ai vertici dei maggiori campionati europei ci sono state (e ci sono tuttora) diverse squadre che della fluidità hanno fatto parte importante della propria forza. In Italia, la Juventus della seconda parte del campionato 2017/18 ha abbandonato il 4-2-3-1 della precedente stagione per abbracciare più spesso un 4-3-3 spurio che il dinamismo di Matuidi, pronto ad aprirsi sulla sinistra, mutava in una sorta di 4-2-3-1. In questa stagione i bianconeri hanno proseguito sulla scia della instabilità del proprio schieramento, giocando un 4-3-3 in cui le tre punte, Dybala, Mandzukic e CR7 si muovono a proprio piacimento, e in cui a Dybala sono assegnati i maggiori compiti di raccordo, orientando il modulo di gioco verso il 4-3-1-2. In fase di non possesso poi la Juve difende indifferentemente con una linea di 3, 4 o 5 centrocampisti. Rimanendo in Italia, Ancelotti ha ereditato il rigido 4-3-3 di Sarri, tramutandolo progressivamente in un 4-4-2 parecchio fluido.
In Spagna il Barcellona di Valverde ha alternato il 4-3-3, con il 4-4-2, sia con il centrocampo in linea che con il rombo con Paulinho vertice avanzato, immettendo spesso negli schieramenti scelti delle alte dosi di asimmetria per compensare il ridotto apporto di Messi in fase di non possesso palla.
Il 4-4-2 con cui il Barcellona batte la Roma nella partita d’andata dei quarti di finale di Champions League.
In Premier League, il Manchester City di Guardiola, come di consueto, ha utilizzato parecchi moduli di gioco, interpretandoli in maniera peculiare e trovando soluzioni particolari nelle diverse partite. In generale però, il ricorso alla difesa a 3 è stato meno abituale che nell’anno precedente e il modulo di gioco più utilizzato è riconducibile a un 4-3-3. Il Manchester United di Mourinho ha sempre giocato un modulo ibrido tra il 4-2-3-1 e il 4-3-3, così come, anche se su basi teoriche e principi di gioco totalmente diversi, il Tottenham di Pochettino, dove la sensibilità tattica di Eriksen permette al tecnico di passare da un sistema di gioco all’altro senza soluzione di continuità.
Il Paris Saint Germain di Unai Emery ha quasi sempre giocato con il 4-3-3, con ampie contaminazioni di 4-2-3-1, mentre nella versione di Tuchel ha spesso variato modulo di gioco.
Per concludere la veloce rassegna dei maggiori club europei non si può non citare il Bayern Monaco che, sia nella versione di Heynckes e che in quella di Kovac non ha rinunciato alla difesa a 4, ruotando il triangolo di centrocampo per passare dal 4-3-3 al 4-2-3-1.
Il 2018 è stato però anche l’anno della Coppa del Mondo in Russia. Come successo a Massimiliano Allegri, Didier Deschamps ha trovato l’equilibrio nella sua Francia diventata campione del mondo con l’inserimento tra gli undici titolari di Blaise Matuidi, schierato sulla fascia opposta rispetto a quella di Kylian Mbappé nel teorico 4-2-3-1 dei Blues. In fase di non possesso Mbappé rimaneva molto più alto del giocatore della Juventus, rendendosi disponibile per le devastanti ripartenze della squadra, mentre Matuidi doveva coprire ampie porzioni di campo, disegnando, di fatto, un 4-3-3 difensivo.
Il 4-2-3-1 della Francia nella finale contro la Croazia. Si noti la posizione media ad altezze completamente diverse di Mbappe e Matuidi.
L’altra finalista, la Croazia, ha variato il suo modulo di gioco in alcune partite, inserendo Kramaric al posto di Brozovic e passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Tuttavia, anche con il 4-3-3, la rotazione del centrocampo portava spesso la mezzala destra Modric ad occupare la posizione di vertice alto e mutava il modulo di gioco in un 4-2-3-1. Tra le due semifinaliste, Belgio ed Inghilterra si trovano invece gli unici esempi di un utilizzo continuo ad alto livello di una difesa a 3.
Un bilancio
Cosa si può trarre da questo lungo elenco di moduli di gioco? Di certo la difesa a 4 è tornata ad essere la scelta privilegiata di quasi tutti gli allenatori delle migliori squadre. Ciò non toglie che, in fase di impostazione, per mezzo della salida lavolpiana o tenendo stretto un terzino, non si possa costruire l’azione dal basso con una linea a 3.
Più avanti la scelta quasi costante è quella di schierare una sola punta centrale e di ruotare gli uomini alle sue spalle mutando forma dal 4-3-3 al 4-2-3-1 con la rotazione del centrocampo e l’allargamento di una mezzala, cercando in ogni caso di occupare gli half-spaces o, più in generale, la zona alle spalle del centrocampo avversario con le mezzali o il trequartista.
Tenendo a mente che i moduli di gioco stanno diventando sempre più flessibili e che, proprio per questo stanno perdendo di significato, il 2018 ha visto il dominio delle difesa a 4 e di un modulo che è forse assimilabile al vecchio 4-3-3. Questo però è pronto ad assumere durante la partita conformazioni diverse, disordinandosi e prendendo forme nuove. In un certo senso il 2018 è stato un anno in cui si è abbandonata sempre di più l’idea di un modulo di riferimento.