Tutte le statistiche presenti nel pezzo sono fornite da Statsbomb. IQ Soccer è lo strumento essenziale per gli analisti, i giornalisti e gli scommettitori professionisti di tutto il mondo.
Un elemento da sempre rilevante per valutare l’efficacia offensiva e difensiva di una squadra è quello numerico, ovvero la capacità di portare tanti uomini nell’area avversaria in attacco e tanti uomini nella propria area in difesa. Sembra un aspetto grezzo, elementare, del calcio, ma l’ultima analisi di Statsbomb relativa ai “bodies in the box” (letteralmente i “corpi in area”) ci aiuta ad approfondire il tema con i numeri. A rendere ancora più interessante lo studio è la massiccia presenza di squadre italiane, con Udinese e Roma che spiccano su tutte.
D’istinto ci verrebbe da pensare che le squadre con più presenza nelle due aree sono anche quelle che creano occasioni più pericolose, e che ne concedono di meno; e non è un pensiero lontano dalla realtà, come dimostra la correlazione tra il numero di attaccanti e il numero di tiri in area di squadre offensivamente performanti come Arsenal e Bayern Monaco.
Con quanti giocatori le squadre attaccano l’area avversaria? Asse Y = Numero medio di giocatori che attaccano l’area avversaria; Asse X = Tiri da dentro l’area su azione. Il dato non include il tiratore.
Tuttavia, si tratta di una considerazione incompleta che non tiene in conto del fatto che caratteristiche come la disposizione, il tempismo degli inserimenti e la qualità delle occasioni create possono avere un impatto ben maggiore rispetto al mero numero di giocatori.
Prendiamo per esempio l’Udinese di Sottil: la squadra che più di tutti tra i Top 5 campionati europei porta giocatori nell’area avversaria in attacco, pur classificandosi nella media per numero di tiri nei 16 metri; anche se a tal proposito va sottolineato che i dati probabilmente subiscono la notevole influenza della qualità media dei giocatori che non può essere paragonabile a quella delle migliori squadre europee. Osservando più nel dettaglio squadre che potremmo per certi versi definire antitetiche ai friulani – ossia quelle che tirano tanto nonostante accompagnino l’azione con pochi uomini – spiccano su tutte il PSG, il Real Madrid e il Napoli. Che cos’hanno in comune le squadre di Galtier, Ancelotti e Spalletti? Hanno tutte il miglior attacco nel proprio campionato. Con uno sforzo potremmo inserire in questo discorso anche il Manchester City, che non è così distante nel grafico pur essendo leggermente sopra la media sull’asse delle ordinate.
Prendendo in esame il Napoli, dalla visione delle partite risulta evidente come la manovra offensiva non implichi necessariamente una densa occupazione dell’area di rigore – caratteristica che potrebbe forse aver limitato gli azzurri nella doppia gara di Champions contro il Milan – e che buona parte del lavoro nei pressi della porta viene eseguito da Victor Osimhen, implacabile negli ultimi sedici metri. Discorso per certi versi simile per il City di Guardiola, che dall’arrivo di Haaland ha perso parte di quella fluidità offensiva la cui conseguenza era una certa dispersione in zona gol con 5-6 giocatori che arrivavano agevolmente in doppia cifra, trasformandosi in una monarchia del gol con a capo il norvegese, che ha messo a segno più del 40% delle reti totali della squadra.
PSG e Real Madrid presentano uno stile di gioco e una proposta offensiva ben diversa a causa, tra le varie cose, delle caratteristiche degli attaccanti e principali realizzatori. Nei meccanismi del Real Madrid, che per certi versi si allontanano dalla filosofia del gioco di posizione per abbracciare uno modello più relazionale che esalti le microstrutture dinamiche dei singoli, i due che finiscono sul tabellino dei marcatori sono nella maggior parte dei casi Vinicius Jr e Benzema. L’azione preferita dal brasiliano consiste nel ricevere in ampiezza a sinistra, puntare il diretto avversario e trovare la conclusione sul palo lontano dal vertice sinistro dell’area di rigore, soluzione che non necessità di inserimenti da parte dei compagni, che spesso non riescono nemmeno a tenere il suo straordinario passo nelle transizioni offensive. Il francese invece per indole si abbassa spesso in zona palla per aiutare la manovra ed esaltare le proprie qualità tecniche da numero 10, caratteristica che gli permette di non dover combattere con i difensori per trovare posizione e di poter arrivare in area da lontano, spesso smarcato.
La squadra di Galtier invece, per semplificare, gioca senza un vero riferimento offensivo. Specialmente in seguito all’infortunio di Neymar, lo schieramento più utilizzato è il 3-5-2 con Messi e Mbappé a formare la coppia d’attacco. Si tratta di due giocatori che non amano stare dentro l’area e battagliare con i difensori, ma preferiscono muoversi liberamente per il campo alla ricerca della posizione ideale. La modalità più comune con cui vanno in rete i parigini consiste nei palloni filtranti che Messi serve a Mbappé, che può iniziare la sua corsa feroce diversi metri prima dell’area di rigore.
Quanto sono puliti i tiri dentro l’area? Asse Y = % di tiri bloccati; Asse X = Numero medio di giocatori avversari tra il pallone e la porta. Il dato non include il portiere.
Se aggiungiamo all’equazione anche un grafico relativo alla creazione di tiri puliti (cioè conclusioni che non prevedono la presenza di un difensore tra il tiratore e il portiere) otteniamo alcune indicazioni in più. Per esempio, il Milan di Pioli risulta essere una delle migliori squadre in Europa da questo punto di vista, probabilmente grazie agli strappi palla al piede di Leao che hanno come conseguenza l’attacco di un area avversaria piuttosto sguarnita, come ben esemplificato dal gol di Giroud in Champions League contro il Napoli. Rimanendo in Italia, sono interessanti i casi di Lazio e Fiorentina. La squadra di Sarri è ultima in Europa per numero di giocatori portati in area avversaria, ma è tra le primissime per produzione di tiri puliti. Quella di Italiano invece era sopra la media sia per numero di invasori che per numero di tiri dentro l’area, ma è nettamente la peggiore nel produrre tiri puliti; dato che dimostra le difficoltà dei Viola nel rendersi pericolosi contro squadre che si chiudono nella propria metà campo.
Passiamo ora alla parte relativa alla difesa. Anche in questo caso spicca notevolmente una squadra italiana: la Roma di José Mourinho. I giallorossi risultano al primo posto per Passaggi avversari completati negli ultimi 20m e dentro l’area, xG e xG per tiro concessi. Il tutto senza rintanarsi eccessivamente nei pressi della propria porta, come dimostra il dato nella media per Numero di difensori dentro l’area.
Con quanti giocatori le squadre difendono la propria area? Asse Y = Numero medio di giocatori che difendono l’area; Asse X = Tiri concessi da dentro l’area su azione. Il dato non include il portiere.
Come evidenziato da Antonio Gagliardi su DAZN, la Roma è l’unica squadra italiana a subire più tiri da fuori che da dentro l’area, e la ragione di questo dato non può ovviamente essere rintracciata con superficialità nel blocco basso. Mourinho ha lavorato con meticolosità su questo aspetto, e molto del merito va al lavoro dei due mediani.
Esaminando più nel dettaglio gli estremi di quest’ultimo grafico, vale la pena soffermarsi sui dati raccolti da Manchester City e Bournemouth. La squadra di Guardiola è, dopo la Roma, la squadra che concede meno tiri dentro l’area agli avversari, grazie anche al proprio stile di gioco con cui riesce a prendere dominio del campo in fase di possesso e a chiudersi in maniera molto compatta senza abbassarsi troppo in fase di non possesso. I Cherries nel versante opposto del grafico sono nettamente i più propensi a trincerarsi dentro la propria area di rigore (la media è di ben 6 giocatori di movimento) ma senza essere particolarmente efficaci come dimostra il dato sui tiri concessi.
L’analisi di Statsbomb non ci offre risposte certe (nel calcio non esistono) ma ci fornisce delle indicazioni in più per quanto riguarda l’efficienza offensiva e difensiva in relazione al numero di offendenti e difendenti. Non è del tutto sbagliato ritenere che un buon modo di attaccare e difendere consista nell’avere più giocatori a disposizione possibili all’interno delle due aree, ma si tratta di una conclusione non universalizzabile e che dipende inevitabilmente dalle caratteristiche dei giocatori a disposizione e dallo stile di gioco della squadra.