L’assist di Pogba, il gol di Griezmann
La Francia continua a sbatterci in faccia la sua ridicola quantità di talento, mentre Pogba ci ricorda che è in ottime condizioni di forma, e che da quando se ne è andato Mourinho riesce a giocare con una leggerezza che gli rende tutto possibile (rumore dei fan di Mourinho che se la prendono a male).
E niente qui non servono a molto le mie parole, guardate se quest’azione non vi sembra una di quelle non dico di FIFA, ma dei demo di FIFA. Che genere di persona siete, quella che preferisce l’assist di Pogba o il tiro al volo di Griezmann? Preferite la creazione controintuitiva dell’assist o il confezionamento perfetto del tiro al volo? Preferite quindi il lavoro della mente o quello del corpo?
Portiere di Andorra, che fai?!
Una dimostrazione di rara inadeguatezza su un campo da calcio a questi livelli. Visto che ho provato una certa empatia verso questo portiere che in fondo ha solo cercato di rinviare il pallone, finendo come Charlie Brown con Lucy, ho cercato informazioni su di lui.
Si chiama Josep Antonio Gomes Moreira e la sua pagina Wikipedia ci tiene a specificare che “parla inglese”, anche se non è specificato a che livello. È nato a La Massana, una città di Andorra sotto il monte Coma Pedrosa, alto quasi 3mila metri, ha giocato in diverse squadre di Andorra ma non è chiaro se ha mai raggiunto lo status di professionista. Non c’è molto altro sulla sua pagina Wikipedia, se non la menzione del suo errore di lunedì. Unico segno riconoscibile della sua carriera, che a 34 anni è finita senza mai iniziare.
Il momento negativo di Courtois
Appena tornato sulla panchina del Real Madrid, Zidane - senza tanti complimenti - ha rispedito Courtois in panchina, affidandosi a Keylor Navas. Non potendo fare altro, il portiere ha incassato il colpo e se ne è volato nel ritiro del Belgio, dove è almeno sicuro del posto di titolare.
Poi però è arrivata la partita: Courtois ha ricevuto un pallone dal terzino, come ormai i portieri ne ricevono a centinaia, ma invece di cambiare gioco o servire il centrale, ha tenuto troppo il pallone, permettendo a Cheryshev di chiudergli la linea di passaggio, ma soprattutto a Dzyuba di arrivare da dietro e, forse in maniera un po’ brusca, costringerlo all’errore. Le movenze di Courtois con il pallone tra i piedi sono sembrate piuttosto comiche e hanno aperto un dibattito sul suo reale valore, in confronto con i migliori interpreti nel ruolo.
Lui è convinto del suo valore: dopo la partita ha ribadito che «nonostante le critiche mi considero ancora uno dei migliori portieri al mondo, anche se la stampa spagnola mi vuole fare fuori. Io mi sento forte, mi alleno bene e gioco bene». Il giorno dopo, il suo secondo nel Belgio, Mignolet, ha pubblicato su Instagram questa foto con la didascalia “Footwork”...
Un’altra brutta settimana per Olsen
Ormai la storia di Olsen la conosciamo: era arrivato alla Roma con l’etichetta di portiere inaffidabile, di miracolato, cosa poi effettivamente rivelatasi corretta. Sembrava il solito isterismo dell’ambiente romano, e invece era solo buon senso. Non c’è quasi più una partita in cui Olsen non commette qualche errore grave, e sono frequenti invece le partite in cui ne commette diversi, in serie.
Certi errori di Olsen sono auto-evidenti, luminosi davanti ai nostri occhi, come nel primo gol norvegese. Olsen calcola male tutte le uscite e mentre Johnsen tira si fa trovare in un punto imprecisato della porta - detto anche zona Olsen - e si accartoccia su se stesso come una sedia da giardino. Altri errori somigliano più a un tentativo di non commettere un errore nascondendosi, che poi diventa un errore. Come negli altri due gol della Norvegia, dove non esce, come fosse inchiodato sulla riga di porta da una specie di campo magnetico.
Alcuni tifosi svedesi sono impazziti e hanno scritto cose come “È meglio mettere una mucca in porta” o “Gioca con gli AirPods?”.
La prima rete di Paquetà
La vita di Lucas Paquetà è cambiata nel giro di tre mesi. A dicembre era una promessa indecifrabile del calcio brasiliano. Aveva già esordito con la Seleçao ed aveva alle spalle una solida stagione col Flamengo, ma non era chiaro quali fossero i confini del suo talento. Era impossibile pronosticare che tre mesi dopo sarebbe stato uno dei giocatori più importanti del Milan, il 10 della Nazionale brasiliana, autore del suo primo gol con la Seleçao nell’amichevole contro Panama.
Paquetà ha segnato un gol che riassume bene la sua capacità di inserirsi in area di rigore. Un gol così descrittivo delle sue caratteristiche che lo ha segnato praticamente identico alla sua prima rete in Serie A, segnata al Cagliari. Un inserimento dietro la linea della difesa sul secondo palo, concluso con un tiro sporco ma efficace.
Prima della partita aveva commentato quasi commosso la sua maglia numero 10 - “la incornicerò” - mentre in Brasile lo hanno già ribattezzato “Craquetà” e Kakà ha dichiarato che “farà la storia del Milan”. Giusto per non aggiungere altra pressione.
Il portiere del Venezuela è il portiere più forte tra quelli che non conoscete
Wuilker Faríñez è un portiere venezuelano classe 1998. Nato a Caracas, gioca in Colombia con i Millonarios, e venerdì ha rovinato il ritorno in nazionale di Lionel Messi con le sue parate. La più bella è arrivata dopo un'azione personale di Messi e un colpo di testa di Lautaro Martinez che Faríñez ha respinto con un riflesso eccezionale.
Wuilker Faríñez è uno dei migliori prospetti del calcio sudamericano per il ruolo di portiere. Non è molto alto (1 metro e 81 centimetri) e - a dire il vero - neanche estremamente ortodosso o “bello da vedere”, ma ha una reattività pazzesca e dei riflessi che gli permettono di coprire egregiamente la porta come dimostrato dalla parata sul colpo di testa di Lautaro. Questa abilità gli ha permesso di essere decisivo negli ultimi Sub-20, parando due rigori nella semifinale contro l’Uruguay.
Già un paio d’anni fa il Benfica, dopo la cessione di Ederson, aveva pensato a lui come sostituto, prima di prendere un’altra strada. Oggi l’arrivo di Faríñez in Europa sembra solo questione di tempo.
Schär non ricorda nulla
«Sembra terribile, ma io non mi ricordo niente» ha detto il difensore svizzero Fabian Schär dopo la partita che lo ha visto impegnato contro la Georgia, per le qualificazioni ad Euro 2020.
Al minuto 25, Schär è caduto a terra privo di sensi dopo uno scontro con Jemal Tabidze. Subito la situazione è sembrata grave, tanto che un altro giocatore georgiano poco distante si è affrettato a prestargli i primi soccorsi, aprendogli la bocca. Sorprendentemente Schär è tornato in campo pochi minuti dopo con una vistosa fasciatura in testa, rimanendo sul terreno di gioco fino alla fine della partita.
Nel calcio si parla ancora poco di concussion, un fenomeno largamente indagato in altri sport come il football (nella NFL questo tipo di traumi sono molto più ricorrenti). Eppure dopo l’episodio di Ospina, rimasto in campo diversi minuti con un trauma cranico e questo di Schär, che afferma di non ricordare la sua partita, viene da chiedersi se dopo questo tipo di infortuni i giocatori non andrebbero fermati a prescindere.
Olanda-Germania è stata una delle migliori partite del calcio nazionale degli ultimi tempi
Il calcio delle nazionali negli ultimi anni sta mostrando uno scollamento con quello dei club. Mentre il gioco espresso durante le partite tra club diventa sempre più sofisticato, organizzato e curato nei più piccoli dettagli, il poco tempo a disposizione non permette alle nazionali di andare oltre un calcio semplice e grezzo, dove la solidità difensiva e l’efficacia nei calci piazzati hanno un grande peso. Ne hanno scritto praticamente tutti dall’Europeo al recente mondiale.
Qualcosa però sta cambiando, specie in quelle Nazionali che hanno avviato un progetto di ricostruzione solido, fortemente interconnesso con il livello giovanile e con un’identità non rigida ma se non altro chiara.
Olanda-Germania in questo senso è stata probabilmente una delle partite più belle e interessanti dei tempi recenti in Nazionale. Abbiamo visto applicati alcuni concetti chiave dello zeitgeist calcistico contemporaneo: moduli fluidi; pressing alto e finalizzato alla riconquista della palla; meccanismi ricercati di resistenza alla pressione. Due squadre con un’identità proattiva con e senza il pallone, che si sono alternate nel controllo della partita, con alcune differenze. Mentre l’Olanda cercava una gestione del pallone più paziente, e ha tenuto generalmente un baricentro più alto; la Germania era meno aggressiva e teneva il baricentro più basso, per cercare di costruirsi lo spazio da attaccare con la velocità dei propri attaccanti.
Abbiamo visto 5 gol e due ribaltoni di risultato. Nonostante un primo tempo equilibrato, l’Olanda ha fallito due grosse occasioni con Babel, mentre la Germania è andato due volte in rete con le sue ali ipercinetiche, prima Sané e poi Gnabry, che nell’azione si è ricavato un tiro a giro quasi correndo all’indietro per evitare la marcatura di due difensori olandesi.
All’inizio del secondo tempo un cross tagliatissimo di Depay che ha trovato la testa di De Ligt ha riaperto la partita, e l’Olanda è infine riuscita a pareggiare proprio con Depay. Il giocatore del Lione in questa pausa nazionali ha messo insieme 3 gol e 2 assist. A quel punto sembrava che l’Olanda avesse l’inerzia dalla propria parte, ma a un minuto dal novantesimo Reus appena entrato ha trovato l’inserimento di Nico Schulz, autore di una grande partita, dimostrata dai suoi numeri: 2 passaggi chiave, 4 tackle, 2 intercetti e 1 gol. Schulz partiva da sinistra ma ha tagliato molto spesso il campo diagonalmente per offrire superiorità numerica nella fascia centrale. In questi giorni si è parlato molto di lui, anche in Italia, per via di una padre nato ad Ischia. Lui ha dichiarato di tifare Inter ma che ha un idolo milanista come Maldini.
Olanda-Germania ci ha dimostrato che anche nel contesto delle nazionali - come nel suo piccolo anche l’Italia sta provando a dimostrare - è possibile sviluppare un gioco organizzato e non per forza in senso reattivo. Di certo lo spettacolo ci guadagna.
Quale ex ala del Palermo ha avuto la migliore settimana?
Eran Zahavi
Pochi di noi avrebbero risposto sì alla domanda: Zahavi fa ancora il calciatore? Ma la pausa delle Nazionali serve anche a questo, a veder rispuntare Zahavi nella timeline della propria vita, grazie ai tre gol segnati all’Austria in una partita che Israele ha vinto per 4-2, così da poter passare un altro giorno a chiedersi se non avrebbe fatto comodo al Palermo, anche quest’anno.
Prima ha segnato di testa, con un bel tuffo acrobatico; poi di nuovo di testa, sporcando in rete una punizione tagliata dalla trequarti; infine ha completato la sua serata di gloria con un terrificante sinistro da fuori area che è andato ad infilarsi all’incrocio. Subito dopo aver segnato il terzo gol, Zahavi si è tolto la maglia, l’ha lanciata in aria e ha mimato il gesto di sparargli diversi colpi di mitragliatrice.
Dopo la partita ha postato una foto mentre esulta con i compagni, affermando nella didascalia di aver scelto quella foto perché è una vittoria di squadra, il modo migliore per affermare implicitamente che è stato tutto merito suo.
Insieme a Dabbur, Zahavi forma un interessante coppia d’attacco, forse una delle più forti per Israele da molti anni. Quando non segna triplette per la sua nazionale, Zahavi gioca in Cina, per il Guangzhou R&F, dove nel 2017 ha vinto il premio di MVP del campionato.
Robin Quaison
Se Zahavi non ha mai conosciuto un momento di brillantezza con la maglia rosanero, Quaison invece ha avuto un suo periodo magico, anche se durato pochissimo e alla fine utile solo per trovargli un compratore nel mercato di gennaio del 2017.
Un Palermo ormai in disarmo ha venduto Quaison al Mainz per 2 milioni e mezzo. Quest’anno Quaison ha segnato 7 gol e servito 3 assist tra Bundesliga e Pokal, giocando da seconda punta del 3-4-1-2 del Mainz. Se vi guardate i suoi gol, la leggerezza con cui corre e la facilità con cui calcio con entrambi i piedi è difficile credere che Quaison sia un giocatore minore, una figura di sfondo della Bundesliga. In questa pausa delle nazionali ha segnato 3 gol in 2 partite, nessuno particolarmente bello ma tutti arrivati con ottimi e decisi movimenti in area di rigore. Abbiamo parlato della Svezia di Ibrahimovic, di quella di Forsberg, non è che ora dovremo parlare della Svezia di Quaison?
Hanno segnato Miha Zajc ed Enis Bardhi nella stessa partita
E noi non abbiamo davvero niente di meglio da chiedere in una pausa nazionali.
Come sta Zajc? Bene: nonostante sembri un ragazzino in età pre-puberale si sta ambientando in un contesto complicato come quello del Fenerbahce. Ha giocato 5 partite e segnato 1 gol mentre Andreazzoli, nel frattempo tornato sulla panchina dell’Empoli dopo l’esonero di Iachini, ha dichiarato che se ci fosse stato lui avrebbe fatto le barricate per non vedere Zajc. Non dirlo a noi. Con la Slovenia si è preso la maglia numero 10 - prima aveva la 6, ora a un altro giocatore feticcio come Khrin - e contro la Macedonia ha segnato il gol dell’illusione.
Come sta Bardhi? Sono passati due anni da quando ci eravamo innamorati di lui in un Europeo Under 21 in cui sembrava impossibile trovare qualcuno della Macedonia di cui innamorarsi. Poi è arrivata questa mezzala/mediano/ala/trequartista con un piede destro buono per tirare le bombe sotto gli incroci dei pali - specie su punizione, dove è uno dei migliori specialisti in Europa. Oggi Bardhi è al Levante, in Liga, e sta giocando alla grande: Ecos del Balon gli dedica degli speciali “Asi juega” e lui segna spesso. È un mistero che non sia ancora finito in una squadra più quotata della Liga, tipo il Villareal, o il Betis.
Bardhi ha quel genere di destro che gli permette di prendere il palo interno da calcio d’angolo.
In ogni caso, è stato un punto importante per la Macedonia, che aveva vinto per 3-1 contro la Lettonia nella prima partita.
Mbappé è stato un proiettile sparato contro l’Islanda
A inizio mese, contro il Manchester United, Kylian Mbappé ha conosciuto forse il momento più basso della sua giovane e fin qui sfolgorante carriera. Senza Neymar era chiamato a caricarsi sulle spalle il PSG, e lui ha giocato una brutta partita. Su Twitter hanno cominciato a circolare i video dei suoi errori, e faceva impressione vedere un giocatore solitamente onnipotente diventare all’improvviso così fallibile.
Per mettere in prospettiva le cose vale la pena ricordare che Mbappé compirà 21 anni il prossimo dicembre e che nel frattempo, quest’anno, ha segnato 31 gol in 34 partite con il PSG. Contro l’Islanda ha prodotto una delle sue prestazioni scintillanti, una di quelle partite in cui sembra un proiettile impazzito per il campo.
Ha giocato prevalentemente sulla fascia destra, ma spesso anche a sinistra, o spostandosi in zona centrale. Mbappé sembra muoversi più o meno dove preferisce per il campo. Ha servito a Umtiti l’assist per il primo gol, segnato un altro inserendosi in mezzo ai centrali islandesi, ha realizzato un paio di colpi di tacco e una rabona bella ma inefficace. Ogni volta che ha accelerato ha creato qualcosa, e questa specie di forza primigenia, questa esplosività fisica che rimane comunque creativa, rimane il lato più straordinario del suo talento.
L’influenza di Guardiola sull'Inghilterra?
L’Inghilterra ha vinto 5-0 contro la Repubblica Ceca e il primo gol segnato è un esempio di pazienza, tecnica e organizzazione per aprire gli spazi in difese chiuse (certo, non proprio irreprensibili).
Il video di quest’azione ha circolato su Twitter con una caption che sottolinea l’influenza di Pep Guardiola sullo stile di gioco del calcio inglese. Il legame fra questo gol e Guardiola suona un po’ pretestuoso, e infatti sotto si è scatenata una discreta polemica. Sembra in effetti che il creatore del video voglia solo associare un’azione con molti passaggi a un’azione “alla Guardiola”. Ci sono però due aspetti da considerare.
Il primo è che i gol a porta vuota sono effettivamente diventati una marca del Manchester City di Guardiola. Su questo dato si è concentrato anche un pezzo di Michael Cox di circa un mese fa, in cui si dice che Guardiola ha organizzato la sua squadra per cercare il più possibile soluzioni di tiri efficienti. Il City è la squadra della Premier League che tira di più da dentro l’area di rigore e che ha il valore più alto di Expected Goals. Il Manchester City costruisce l’azione con pazienza cercando di slogare gli avversari e in ampiezza e profondità, per poi arrivare a un filtrante verso un’ala che mette dentro per l’inserimento della punta. Insomma, proprio come il gol dell’Inghilterra alla Repubblica Ceca.
Il calcio inglese ha avviato una rivoluzione che parte da lontano, e che Alfredo Giacobbe aveva descritto in questo articolo. Una rivoluzione che prevede un calcio più tecnico e basato sull’uno contro uno e il gioco di passaggi. L’arrivo però di Jürgen Klopp, Pep Guardiola e Mauricio Pochettino ha innegabilmente rappresentato un cambiamento importante per la cultura del calcio inglese, e Southgate è stato estremamente ricettivo nell’assorbire alcuni principi anche in Nazionale.
Il resto lo fa il talento dei giocatori, in particolare in quest’azione la sensibilità tecnica di Harry Kane, che senza guardare serve l’inserimento di Sancho dietro la difesa.
Lo show di Jadon Sancho continua
E non poteva essere altrimenti. Qualche giorno fa è uscito un video di Maguire che viene letteralmente tumulato da una finta di Sancho in allenamento. Poi, in partita, ha fatto sentire male i difensori della Repubblica Ceca, decidendo di dribblarli solo facendogli passare la palla in mezzo alle gambe.
Come è andata la China Cup?
Mentre in Europa iniziavano le qualificazioni ad Euro 2020, in Cina - più precisamente a Nanning - si è svolta la terza edizione della China Cup, forse la cup meno conosciuta del calcio. Ad affrontarsi in questo brevissimo torneo c’erano la Cina (ipotizzabile) e poi tre squadre invitate volta per volta, e che in questo caso erano Uzbekistan, Thailandia ed Uruguay, detentore del trofeo.
Per i padroni di casa era la prima uscita del nuovo commissario tecnico Fabio Cannavaro, recentemente subentrato a Marcello Lippi, ed è stato un disastro. Nonostante il tifo di casa, la Cina è riuscita a perdere per 0-1 contro la Thailandia, che gli sta dietro 43 posizioni nel ranking FIFA. La partita è stata decisa dal gol di Songkrasin, più conosciuto con il nome di Messi Jay o come “il Messi thailandese”.
Dall’altro lato del tabellone l’Uruguay si è prima sbarazzata con facilità dell’Uzbekistan (3-0 il risultato finale), per poi battere per 4-0 la Thailandia in finale, vincendo la seconda China Cup consecutiva con Stuani capocannoniere del torneo. Tra gli sconfitti - invece - la Cina ha perso anche la partita per il 3° e 4° posto, sempre per 0-1, subendo gol da Eldor Shomurodov. Non un buon inizio per Fabio Cannavaro.
La Croazia non promette benissimo
La finalista degli scorsi campionati del Mondo ha cominciato maluccio il suo girone di qualificazione ad Euro 2020. Ha prima vinto con grande fatica contro l’Azerbaijan, per poi perdere contro un’Ungheria modesta e grigia. Non una Grande Ungheria, insomma.
Il teorico 4-3-3 di Dalic è apparso piatto e movimentato solo dai soliti movimenti di Modric, come sempre libero di andare dove preferisce, anche sulla fascia destra, dove ha propiziato il fortunoso vantaggio di Rebic. La forza della Croazia, però, ai Mondiali è stata soprattutto la sua solidità difensiva, con cui poteva impostare la propria strategia reattiva. Contro l’Ungheria invece le distanze, specie tra difesa e centrocampo, sono sembrate sballate, e agli avversari bastava andare in verticale per le punte per rompere le linee e costringere la difesa a scappare all’indietro e in difficoltà.
Il primo gol, segnato da Szalai - centravanti dell’Hoffenheim senza infamia né lode - mostra una fragilità inquietante. È bastato un lancio lungo di un terzino sulla prima punta per evidenziare le distanze sbagliate dei giocatori croati. Dopo la sponda poi Dzuszdak ha chiuso il triangolo lungo con Szalai che ha realizzato in diagonale il gol del pareggio.
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È stato poi Patkai, sugli sviluppi di una mischia, a dare la vittoria all’Ungheria. Ora la Croazia nel proprio girone ha gli stessi punti di Slovacchia, Galles e Ungheria (che nella prima partita ha perso proprio contro la Slovacchia). Non qualificarsi per gli Europei sembra piuttosto complicato, ma se la Croazia continua così potrebbe anche farcela.
Il Burundi parteciperà per la prima volta alla Coppa d’Africa
Decisivo l’1-1 contro il Gabon, arrivato grazie al gol di Cédric Amissi, calciatore dell’Al-Taawoun, in Arabia Saudita, con un passato al Clube de Futebol União, una delle tre squadre (la più anonima) dell’isola di Madeira.
Al fischio finale le strade della capitale sono state invase da un fiume di gente in festa. Saido Berahino, il giocatore più rappresentativo del Burundi che gioca in Inghilterra nello Stoke City, ha commentato così: «È stato folle dall’inizio alla fine, dal momento in cui siamo arrivati allo stadio».
Gnabry umilia van Dijk. Davvero?
Il giudizio sui difensori oggi è sempre molto severo, spesso ingiusto, a volte incomprensibilmente negativo. Specie se il difensore in questione è stato pagato quanto un attaccante d’élite ed è definito da alcuni il miglior difensore al mondo. Se poi nella stessa azione questo difensore non riesce a fermare un giovane di belle speranze che ancora non ha confermato le aspettative, ceduto per una cifra relativamente contenuta (8 milioni di euro, quanto pagato dal Bayern Monaco al Werder Brema), allora molti tifosi finiscono per impazzire. Per questo il gol di Gnabry contro l’Olanda, di per sé bellissimo, è circolato anche nella versione: guardate van Dijk come si fa spellare vivo da Gnabry.
Ma, facciamo i seri, il gol di Gnabry è stupendo e van Dijk c’entra poco. Anzi, si finisce per sminuire la prodezza di Gnabry che per ricavarsi lo spazio per il tiro contro - effettivamente - uno dei difensori più forti al mondo, finisce per calciare mentre sta uscendo dall’area di rigore. Il tiro di Gnabry è l’equivalente di un tiro da 3 punti in step back, preceduto cioè da un passo indietro per uscire dall’ombra di un’eventuale stoppata. Gnabry non aggira van Dijk, non lo dribbla, semplicemente sceglie una parabola talmente eccezionale che rende semplicemente nulla la sua presenza a pochi metri (van Dijk, anzi, riesce a restargli vicino anche se un compagno gli finisce quasi addosso).
Se da un difensore ci aspettiamo che non lasci neanche un tiro da fuori area a un avversario che sta uscendo dall’area, con il corpo sbilanciato all’indietro, rischiamo di restare sempre delusi.
Il razzismo dei tifosi del Montenegro e la risposta dei giocatori inglesi
Callum Hudson-Odoi ha appena 18 anni e contro il Montenegro ha esordito dal primo minuto con la maglia della Nazionale inglese, dopo aver giocato i primi minuti nella precedente partita contro la Repubblica Ceca. Southgate l’aveva chiamato un po’ a sorpresa, mentre era in ritiro con l’Under 21, anche qui per la prima volta. Lo stesso giocatore aveva pensato ad uno scherzo.
Insomma è stata una bella settimana per il giocatore del Chelsea, in più la sua squadra ha vinto per 5-1 e lui ha servito un assist, ma dopo la partita è dovuto andare ai microfoni e parlare degli insulti razziali ricevuti, invece di festeggiare quello che dovrebbe essere uno dei momenti più belli della carriera di un calciatore.
I tifosi montenegrini hanno infatti subissato di versi da scimmia i giocatori di colore dell’Inghilterra - oltre a Hudson-Odoi, principalmente Sterling e Rose. Proprio Sterling dopo aver segnato il quinto gol degli inglesi ha esultato imitando una scimmia. Sia in campo che davanti ai microfoni Hudson-Odoi è stato molto maturo, non ha perso la calma davanti a tanto odio e ha parlato della forza mentale che richiede giocare in quei momenti, preoccupandosi anche per il suo compagno Rose.
Hudson-Odoi ha richiesto anche un intervento della FIFA a riguardo, mentre Southgate ha sottolineato come «le sanzioni sono inutili se non viene fatto nulla insieme che aiuti ad educare le persone».
Non c’è pace per la "Vinotinto"
Dell’attuale panorama sociale e politico del Venezuela, probabilmente il calcio è la minore delle preoccupazioni: eppure, in qualche modo, la “Vinotinto” riesce sempre a essere una specie di prisma attraverso il quale le storture fuoriescono amplificate.
Ogni uscita della nazionale venezuelana diventa così l’ennesima occasione di mettere in mostra il nervo scoperto del caos che regna all’interno della Federazione, tanto più deludente dal momento che la squadra, in sé, è forse la più forte della storia del paese latinoamericano, accentatrice di un orgoglio che l’hashtag che accompagna ogni uscita della “Vinotinto” sui social, #somosdetallamundial, cioè «siamo di livello mondiale», racchiude perfettamente.
La vittoria contro l’Argentina, la controfesta che ha rovinato la celebrazione del ritorno di Messi in Albiceleste, anziché la magnificazione del talento di Wuilker Faríñez o la santificazione di uno Josef Martínez che ha raggiunto il livello di autostima di Frank Sinatra, si è portata dietro il codazzo polemico del DT, Rafael Dudamel, che ha rimesso il suo mandato nelle mani della Federazione per «ragioni politiche». Il “profe” non ha tollerato la mancanza di rispetto di Antonio Ecarri, ambasciatore “ombra” in Spagna del governo “golpista” di Guaidó, che ha condiviso su Instagram una foto dal ritiro della “Vinotinto” nonostante ci si fosse accordati per tenerle private. Va detto che Dudamel non è contrario a Guaidó in sé (dopo la cavalcata dei Mondiali U20 si rifiutò di portare i suoi omaggi anche a Maduro), ma più in generale alla politicizzazione dei risultati (spesso, ultimamente, molto buoni) del Venezuela, a tutti i livelli.
Come se non fosse abbastanza, i venezuelani si sono dovuti confrontare anche con l’organizzazione non proprio svizzera del suo sponsor tecnico, la Givova, che ha previsto per l’intera finestra, dentro la quale erano previste due partite, la dotazione di un solo paio di pantaloncini e di una maglia. Neppure una tuta di quelle buone per trasire nda galera, cioè andare in galera, come dice il rapper casertano Speranza, che sulle tute Givova ci ha costruito uno stile.
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L’occasione è stata buona per scoprire che a Girona, dove il Venezuela ha affrontato la Catalogna (perdendo per 2-1), forse era più facile trovare venticinque magliette color bordeaux alla Decathlon.
Poco importa che in realtà fossero maglie della Quechua: un colpo di forbice all’etichetta, qualche passata di ferro da stiro per lo stemma federale e il logo della Givova, e il gioco è fatto.
La mia posizione è di straniero nella mia nazione
SXM non è solo la sigla del gruppo hip hop Sangue Misto, ma anche il codice aeroportuale dell’isola di Saint Martin / Sint Marteen, 87 kilometri quadrati con la più alta densità di federazioni calcistiche nazionali per metro quadro. I due stati che si dividono l’isola, ognuno dei quali ha ovviamente una sua Nazionale, si sono affrontati per la prima volta nell’ultima, inconcludente, inutile-se-non-per-il-campanilismo giornata di CONCACAF Nations League.
Hanno vinto gli “olandesi” per 4-3 ma l’eroe romantico della partita è stato l’attaccante dei “francesi” Danilo Cocks, sfortunato autore dell’autogol che ha aperto le danze e poi ispirato protagonista del momentaneo 3-2 che sembrava aver rimesso in carreggiata i suoi. Se aveste intenzione di cercare informazioni su di lui, però, non vi consigliamo di cercarlo su Google.
Il momento negativo di Courtois
La prima rete di Paquetà
La vita di Lucas Paquetà è cambiata nel giro di tre mesi. A dicembre era una promessa indecifrabile del calcio brasiliano. Aveva già esordito con la Seleçao ed aveva alle spalle una solida stagione col Flamengo, ma non era chiaro quali fossero i confini del suo talento. Era impossibile pronosticare che tre mesi dopo sarebbe stato uno dei giocatori più importanti del Milan, il 10 della Nazionale brasiliana, autore del suo primo gol con la Seleçao nell’amichevole contro Panama.
Paquetà ha segnato un gol che riassume bene la sua capacità di inserirsi in area di rigore. Un gol così descrittivo delle sue caratteristiche che lo ha segnato praticamente identico alla sua prima rete in Serie A, segnata al Cagliari. Un inserimento dietro la linea della difesa sul secondo palo, concluso con un tiro sporco ma efficace.
Prima della partita aveva commentato quasi commosso la sua maglia numero 10 - “la incornicerò” - mentre in Brasile lo hanno già ribattezzato “Craquetà” e Kakà ha dichiarato che “farà la storia del Milan”. Giusto per non aggiungere altra pressione.
Il portiere del Venezuela è il portiere più forte tra quelli che non conoscete
Wuilker Faríñez è un portiere venezuelano classe 1998. Nato a Caracas, gioca in Colombia con i Millonarios, e venerdì ha rovinato il ritorno in nazionale di Lionel Messi con le sue parate. La più bella è arrivata dopo un'azione personale di Messi e un colpo di testa di Lautaro Martinez che Faríñez ha respinto con un riflesso eccezionale.
Wuilker Faríñez è uno dei migliori prospetti del calcio sudamericano per il ruolo di portiere. Non è molto alto (1 metro e 81 centimetri) e - a dire il vero - neanche estremamente ortodosso o “bello da vedere”, ma ha una reattività pazzesca e dei riflessi che gli permettono di coprire egregiamente la porta come dimostrato dalla parata sul colpo di testa di Lautaro. Questa abilità gli ha permesso di essere decisivo negli ultimi Sub-20, parando due rigori nella semifinale contro l’Uruguay.
Già un paio d’anni fa il Benfica, dopo la cessione di Ederson, aveva pensato a lui come sostituto, prima di prendere un’altra strada. Oggi l’arrivo di Faríñez in Europa sembra solo questione di tempo.
Schär non ricorda nulla