Domenica sera la Juventus ha perso rovinosamente contro la Sampdoria, andando sotto addirittura per 3-0, prima che i gol di Higuain e Dybala nel recupero rendessero meno netto il risultato finale. A Genova, la squadra di Allegri ha subito ben 3 gol in poco più di 25 minuti nel secondo tempo, ed è lecito chiedersi cosa sia accaduto per giustificare un crollo così repentino. Si è trattato di un singolo episodio oppure la Juventus aveva già mostrato una tendenza simile in questo inizio di stagione?
Come è andata con la Sampdoria?
A Marassi il consueto 4-2-3-1 della Juventus si è scontrato tatticamente col peculiare 4-3-1-2 della squadra allenata da Giampaolo: le caratteristiche dei blucerchiati sono ormai ampiamente note e rimangono costanti di partita in partita, per questo Allegri ha potuto aggiustare il proprio piano gara adattandolo alle caratteristiche degli avversari.
In fase di possesso palla la Juventus ha cercato di aggirare il pressing offensivo della Samp cercando di sfruttare le falle e le imprecisioni - per la verità non troppo infrequenti - delle uscite e delle scalate dei giocatori della Sampdoria. La squadra di Allegri ha costruito le proprie azioni palla a terra coinvolgendo anche Szczesny, che, impegnato 21 volte in passaggi coi piedi, ha lanciato lungo solamente 2 volte, a testimonianza della volontà bianconera di uscire dal pressing avversario tramite il palleggio.
Il sistema di pressione della Samp prevedeva Zapata e Quagliarella sui due centrali bianconeri, mentre il trequartista, Ramirez, impediva l’uscita del pallone verso il centrocampista basso bianconero, in genere Pjanic.
Lo schieramento blucerchiato invitava la Juventus a orientare la propria costruzione bassa verso i terzini, quando la palla si dirigeva verso Lichtsteiner o Asamoah si innescava il pressing, con la mezzala doriana che stringeva il resto della squadra verso la zona palla. La Juventus ha assecondato la volontà della Samp cercando proprio i terzini: dopo Chiellini, sono stati Asamoah e Lichtsteiner i due giocatori bianconeri a effettuare più passaggi. Se si guardano le linee di passaggio più utilizzate dalla Juventus, dopo quelle dei centrali difensivi verso i terzini dal loro lato, ci sono quelle dei terzini in avanti sui tre trequartisti: da Lichtsteiner a Cuadrado: 19 passaggi; da Lichtsteiner a Bernardeschi: 17 passaggi; da Asamoah a Mandzukic: 17 passaggi). Per dire: il terzino svizzero non ha mai passato il pallone a Pjanic, Asamoah solo 2 volte.
Con Pjanic marcato da Ramirez la Juventus va sul terzino destro, Praet e il resto della Samp stringono da quel lato. Nonostante ciò, spesso la Juventus ha trovato uno sbocco.
Insomma, la Juventus faceva uscire la palla usando i terzini, con prevalenza per quello che ormai è il suo lato forte, quello destro, con Lichtsteiner che trovava Cuadrado o Bernardeschi nelle loro posizioni di partenza o in movimento (i due si sono frequentemente scambiati la posizione).
Sebbene orientare verso l’esterno la costruzione bassa della Juventus fosse una precisa strategia della Sampdoria, i risultati non sono stati esattamente quelli sperati da Giampaolo. Troppo spesso, alle spalle della pressione della mezzala, Cuadrado e Bernardeschi hanno ricevuto con grande libertà, con la possibilità di puntare fronte alla porta, palla al piede, la difesa della Samp costretta a scappare indietro.
La cronica difficoltà della Samp a tenere vicini il reparto di centrocampo e di difesa è stata sfruttata abbastanza bene dalla Juventus sia tramite ricezioni comode di Bernardeschi che dal lavoro di Higuain, che staccandosi dalla marcatura dei centrali, preoccupati di non rompere la linea e di coprire lo spazio, si abbassava a raccordare il gioco offensivo.
Pronti via, la Juventus trova Bernardeschi alle spalle di Torreira e in grado di servire un assist per Higuain. La Juve sfiora il vantaggio dopo nemmeno due minuti.
Meno efficace, invece, è stato l’attacco al lato debole, un’altra nota fragilità del gioco di Giampaolo, che ci sarebbe potuti aspettare Allegri avrebbe sfruttato. La Sampdoria lascia sguarnito il lato debole sia in zone più avanzate, dove il rombo protegge naturalmente il centro e non riesce a coprire l’intera ampiezza del campo, sia in zona arretrata dove la linea difensiva, nel suo calcolo tra rischi e benefici, decide di proteggere la zona davanti alla propria porta a scapito di quella esterna sul lato debole.
La Juventus ha più volte provato a spostare il gioco da un lato del campo all’altro ma non è quasi mai riuscita a trovare Mandzukic sul lato opposto dentro l’area di rigore. Il croato ha ricevuto molte volte sul lato debole ma fuori dall’area, in zone distanti dalla sua confort-zone, in cui ha evidenziato parecchie difficoltà a rendersi effettivamente pericoloso.
Prima Cuadrado è libero di ricevere con Strinic troppo distante, dal limite dell’area riesce a servire Mandzukic libero, con il terzino Bereszynski stretto su Silvestre. Mandzukic si è dimostrato impacciato e non è riesciuto a rendersi pericoloso.
La partita offensiva della Juventus non è stata di certo perfetta: lo scambio di posizione, troppo insistito e non sempre necessario, tra Cuadrado e Bernardeschi ha limitato le più pericolose ricezioni del trequartista italiano in zona centrale, dove la Sampdoria concedeva spazi enormi ai fianchi e alle spalle di Torreira. La posizione di Bernardeschi, come quella assunta da abitualmente da Dybala, ha spostato naturalmente Khedira nella zona di centrosinistra, dandogli molto campo da coprire in fase offensiva e rendendo più prevedibili i suoi inserimenti in zona offensiva, vincolati dalla porzione di spazio a lui assegnata. Questo, oltre a quanto detto sulle difficoltà della Juventus nel trovare il tempo e gli spazi corretti per giocare nel lato debole nel cuore dell’area della Sampdoria.
Nonostante alcuni difetti, però, la fase di possesso palla della Juventus è stata capace di creare tanti pericoli per la Sampdoria, generando 1.3 expected goal con 17 tiri, a cui va aggiunto il calcio di rigore realizzato da Higuain.
In fase di non possesso, invece, per contrastare le caratteristiche trame interne del rombo della Sampdoria, che tende a palleggiare muovendo velocemente la palla, alternando passaggi in orizzontale e all’indietro a passaggi in verticale, la Juventus ha scelto di proteggere il centro e di non concedere spazi alla zona di azione privilegiata della Samp. I bianconeri hanno rinunciato al pressing offensivo, difendendo con un 4-4-2 basso e strettissimo che ha tolto ogni spazio alle combinazioni strette e centrali dei blucerchiati.
Con le due linee da quattro strettissime, la Juventus impedisce alla Sampdoria di sviluppare il suo solito gioco centrale.
Le distanze ravvicinate tra i giocatori bianconeri hanno disinnescato anche l’arma offensiva di riserva della Sampdoria, il lancio lungo verso Zapata, consentendo alla Juve di conquistare tutte le seconde palle grazie alla compattezza dell’intera squadra. Prima del gol del vantaggio la squadra di Giampaolo riusciva ad effettuare un solo tiro, concedendo il dominio del pallone e delle occasioni alla Juventus. Fino a quel momento, la Juventus aveva giocato un’ottima partita difensiva, sia da un punto di strategico che da quello dell’interpretazione.
Le debolezze della Juventus
Il gol di Zapata ha sparigliato l’equilibrio, probabilmente troppo fragile, della squadra di Allegri. Ogni partita va giocata all’interno di un disegno tattico costruito dalle opposte strategie: contro la Sampdoria, la Juventus non sembrava avere perso lo scontro strategico, disegnando uno scenario tattico tutto sommato a lei favorevole, che riusciva a generare occasioni da gol e a limitare fortemente i pericoli per la propria porta; ma, il calcio è uno sport a basso punteggio in cui l’attenzione ai dettagli ha forse quasi la stessa importanza della strategia generale, e può frequentemente indirizzare l’andamento di una partita.
Una volta passata in svantaggio, la Juventus ha perso il controllo sul match, abbandonando la cura sia per il disegno tattico complessivo che per i dettagli, andando in breve tempo sotto di 3-0. Da un punto di vista generale, la squadra si è allungata a causa della frenesia delle giocate, il che ha consentito alla Samp di dispiegare al meglio le sue armi offensive. Il palleggio stretto dei blucerchiati è migliorato, tanto che, in maniera probabilmente controintuitiva vista la situazione di svantaggio, la Samp ha aumentato il possesso palla dal 44% precedente al gol di Zapata al 52% dal gol del vantaggio alla fine della partita. Lo stiramento delle distanze tra i giocatori bianconeri ha potenziato anche il secondo meccanismo offensivo dei doriani, la ricerca lunga di Zapata (ben 39 i duelli per il colombiano, la metà dei quali vinti), con conseguente conquista della seconda palla.
Il secondo e il terzo gol subiti dai bianconeri mostravano invece in maniera chiara la perdita del controllo dei particolari. In occasione del gol di Torreira, il primo errore della Juventus era nella difesa della palla lunga giocata da Ferrari verso Zapata. Chiellini provava a contendere il pallone di testa al colombiano, lasciando alle sue spalle Quagliarella.
Da questa situazione nasce il secondo gol doriano.
L’errore di principio della linea difensiva della Juventus sul secondo gol è evidente: in una situazione di difesa statica, con Chiellini impegnato da due giocatori nella sua zona, Asamoah avrebbe dovuto restargli più vicino, così da coprire l’uscita dalla linea del suo centrale di riferimento. Chiellini anche, però, ha interpretato male la situazione: senza un’adeguata copertura da Asamoah avrebbe dovuto adottare un atteggiamento più prudente, mantenendo la linea e preparandosi ad intercettare la spizzata di Zapata senza contrastare il colpo di testa del colombiano. In aggiunta, il centrale bianconero ha sbagliato spesso i tempi dell’uscita, permettendo all’avversario di colpire in tranquillità e al contempo, lasciando solo Quagliarella che conquistava il pallone.
L’azione è proseguita con Ramirez che ha servito Torreira, che nel frattempo aveva accorciato in zona palla approfittando dell’assenza di copertura da parte del trequartista. L’uruguaiano ha calciato in porta in solitudine, grazie all’enorme distanza tra i due interni della Juventus, Pjanic e Khedira.
Qui è in evidenza l’enorme spazio tra Pjanic e Khedira al limite dell’area di rigore bianconera. Guardando l’azione è chiara la lentezza con cui Pjanic ha accorciato verso la zona palla, regalando di fatto il corridoio di tiro al mediano blucerchiato.
Sul terzo gol Khedira ha smesso di giocare per protestare, un vero e proprio regalo della Juventus alla Sampdoria, inaccettabile per una squadra del livello di quella di Allegri. In questo modo, i bianconeri hanno buttato una partita che per tutto il primo tempo e almeno sino al gol del vantaggio di Zapata sembrava essere sotto il loro controllo con una certa facilità. La produzione offensiva è stata di buon livello e ha superato, nonostante il pessimo secondo tempo, quella della Samp che ha prodotto 1.2 expected goal (di cui 0.65 attribuibili al gol di Ferrari, frutto della leggerezza di Sami Khedira).
Che significa questa sconfitta per la Juventus?
La Juventus ha già subito 14 gol in 13 partite in campionato ed è già alla quarta sconfitta in partite ufficiali, la seconda in campionato. Anche le statistiche più avanzate confermano i problemi difensivi e il numero di Expected Goals subiti che è più che raddoppiato rispetto alla scorsa stagione.
Sarebbe semplicistico considerare quella di Genova una sconfitta episodica, alcune questioni tattiche non hanno ancora una risposta convincente e definitiva e Allegri non sembra aver ancora trovato la maniera migliore di impiegare al meglio la rosa a disposizione, diversa per caratteristiche tecniche e atletiche da quella della passata stagione. L’inserimento di Douglas Costa, il ruolo di terzino destro, l’impiego stabile di Mandzukic come esterno, il rendimento di Sami Khedira… sono solo alcuni dei quesiti strategici ancora aperti e che meriterebbero una trattazione specifica.
Ma, al di là dell’aspetto strategico generale, la partita con la Sampdoria, in cui la Juventus è crollata pur disponendo del controllo tattico del match, pone l’accento sulle carenze mostrate dai bianconeri nella gestione delle singole situazioni di gioco e sulla scarsa attenzione dedicata con troppo frequenza ai particolari. Sono ormai davvero troppi i gol subiti per errori difensivi, sia tecnici che di lettura della singola situazione, che le fasi della partita in cui la squadra di Allegri perde la gestione del match. La sconfitta contro la Sampdoria ricorda sinistramente quella interna contro la Lazio: in entrambi i casi, con i bianconeri in controllo della partita, il gol subito ha innescato a catena una serie di errori e lo sfilacciamento del piano gara. Per la Juventus, che negli anni del suo ciclo lunghissimo ciclo vincente ha basato la sua forza su una solidità mentale e un’attenzione ai dettagli che le hanno anche consentito di arrivare per due volte in finale di Champions League, l’andamento della partita con la Sampdoria è un pessimo segnale perché non consente più di considerare occasionali gli sbandamenti già precedentemente mostrati.
Il Napoli corre, Inter, Roma e Lazio stanno disputando un ottimo campionato. Allegri dovrà fare in fretta a trovare la giusta alchimia per la sua nuova Juventus, per migliorare il gioco della sua squadra, e probabilmente dovrà anche dare nuove motivazioni trovare rimedi agli errori troppo frequenti dei suoi giocatori, che hanno già rovinato partite che sembravano strategicamente alla portata dei bianconeri.