Alla domanda di un giornalista sulla situazione economica della Roma, Walter Sabatini si è trincerato dietro un laconico: “faccia una domanda di riserva”. Le motivazioni di una risposta così si trovano facilmente nei dati: a fronte di una richiesta dell’Uefa di chiudere il biennio 2014/16 con un passivo massimo di 30 milioni, i giallorossi hanno già bruciato tutto il “bonus” nel primo anno, chiudendo con un passivo di 41,1 milioni di euro, nonostante i 47 milioni incassati con la partecipazione alla Champions League. Anche scorporando i costi virtuosi è evidente che i giallorossi debbano puntare per il 2015/16 al pareggio di bilancio, secondo alcuni decisamente lontano, e mettersi al sicuro da un’eventuale esclusione dalle competizioni europee (che riguarderebbe in ogni caso la stagione 2017/18).
Contando i maggiori introiti incassati dalla Champions League, un miglioramento di alcune altre voci di bilancio compresa quella dei diritti tv e i circa 45 milioni incassati dalle plusvalenze (fondamentali i 25 milioni incassati per Romagnoli e i 13 milioni di plusvalenza per Gervinho) contro i 36 dell’anno precedente è possibile che il gap da coprire entro fine giugno (nonostante le smentite di Pallotta) sia di almeno 20 milioni di euro tenendo conto anche di un aumento dei costi del personale tesserato. Un problema da affrontare alla svelta e non di così facile soluzione perché i mercati europei aprono il 1° luglio.
Basandoci sulla prassi del passato, solo gli affari con il mercato inglese sono stati più volte contabilizzati dai giallorossi in giugno per necessità di bilancio. Questo lascerebbe pensare che eventuali cessioni di Nainggolan, Pjanic o di un gruppetto di giocatori, che insieme portino nelle casse quanto garantirebbero i primi due da soli, siano da concludere esclusivamente con la ricca Premier League. Su questo argomento comunque le regole non sono così chiare da poter escludere categoricamente che eventuali cessioni a squadre non inglesi formalizzate il 1° luglio possano essere annunciate in precedenza e con questo escamotage inserite nel bilancio 2015/16.
Al di là dei tecnicismi, la situazione critica della Roma non si limita solamente all’annata in corso ma potrebbe perpetuarsi o addirittura peggiorare nel 2016/17, ultima stagione per la quale l’UEFA ha avanzato una richiesta nell’accordo transattivo sottoscritto con la società, che prevede che il deficit del bilancio triennale 2014/17 rimanga sotto i 30 milioni. Ciò vorrebbe dire un’altra stagione alla caccia del pareggio di bilancio, partendo però da una situazione di maggiore incertezza visto il piazzamento in campionato che non garantisce l’entrata nella fase a gironi Champions League fino alla disputa dei playoff, e la mancanza dei 45 milioni di plusvalenze fatti la scorsa stagione. Tanto basta per preoccupare Sabatini.
Alla luce di queste considerazioni, vediamo adesso come si potrebbe muovere la Roma sul mercato. Un primo aiuto arriverà dalla cessione a titolo definitivo di Dodò all’Inter, dall’eventuale mancato riscatto di Digne e dalla scadenza dei contratti di De Sanctis, Maicon, Keita e forse Szczesny. Di contrasto però la società ha già annunciato l’intenzione di riscattare El Shaarawy (a 13 milioni) e ha già riscattato Rüdiger (per 9 milioni), che sembrava potesse generare immediatamente una plusvalenza tramite una cessione in Inghilterra saltata però a causa del grave infortunio al ginocchio che lo terrà lontano dai campi per tutto il 2016. Se non si riuscirà a trovare il modo di far crescere i ricavi, queste operazioni in uscita potrebbero portare un miglioramento nei conti di una quindicina di milioni: troppo poco per non pensare di essere costretti a ulteriori cessioni per mettersi al riparo dal Fair Play Finanziario prima ancora di pensare a nuovi acquisti date anche le mosse obbligate in entrata.
L’ipotesi più probabile è che la Roma sia costretta a vendere prima o dopo il 1°luglio non solo tutti o quasi i giocatori in odore di cessione per fare cassa, ma quasi sicuramente anche uno fra Pjanic e Nainggolan, che venduti per 30-40 milioni permetterebbero fra plusvalenze e risparmi di migliorare i conti ognuno di 35-45 milioni. Proprio in queste ore sono aumentate proprio le voci di una possibile cessione di Pjanic ai rivali della Juventus: i bianconeri parrebbero avere l’accordo con il giocatore, manca ancora invece quello con la Roma sulle modalità di pagamento e finché non si troverà un accordo soddisfacente per entrambe non escluderei ancora del tutto possibili sorprese. In ogni caso è probabile che la questione Pjanic venga risolta in un modo o nell’altro entro il 30 giugno se non prima, visto che il 22 giugno scade l’opzione su El Shaarawy e la Roma ha bisogno di soldi per riscattarlo definitivamente dal Milan. Fra i cedibili la Roma potrebbe incassare delle ottime plusvalenze con Paredes (ammortamento residuo 4,6 milioni di euro), Sanabria (3,8) e Ljajic (3,9). Inoltre, se necessario, si potrebbe pensare al sacrificio del giovane Sadiq, comprato a poco più di un milione di euro e che dopo quanto fatto vedere in questo campionato ha attirato l’attenzione di diversi club europei. Più difficili da piazzare sono invece Doumbia (ammortamento residuo a 11,4, ammortamento annuale di 3,8 e stipendio di 5,5) e Iturbe (ammortamento residuo a 14,5 milioni, ammortamento annuale a 4,9 e stipendio di 4,3).
Visti i pochissimi soldi disponibili, fino a quando non si accumuleranno notevoli risparmi e plusvalenze con le cessioni la Roma eviterà il più possibile spese che possano aggravare i suoi conti. Da qui la ricerca di un accordo a parametro zero con Caceres (tornato di moda dopo l’infortunio di Rudiger) e le relativamente poche voci uscite in relazione al mercato in entrata, con accostamenti a Witsel e a Benatia che per ora non hanno trovato troppi riscontri.