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Ops, il Real lo ha fatto di nuovo
30 mag 2022
La quattordicesima Champions League nella storia della squadra spagnola.
(articolo)
11 min
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Liverpool e Real Madrid si affrontavano nella finale di Champions League per la terza volta nella propria storia. La prima volta, nel 1981, sempre a Parigi ma al Parc des Princes, il Liverpool di Bob Paisley ebbe la meglio sul Real Madrid guidato da Vujadin Boskov con un gol al minuto 81 del terzino sinistro inglese Alan Kennedy. Per Paisley e per il Liverpool, che in campo aveva giocatori come Kenny Dalglish, Graeme Souness, Phil Neal e Sammy Lee, si trattò della terza Coppa Campioni in 5 anni, un ciclo completato dalla vittoria ai rigori allo stadio Olimpico contro la Roma due anni dopo. Il Real Madrid aveva invece vinto la sua ultima Coppa dei Campioni 15 anni prima e avrebbe ripreso il suo incredibile ciclo di vittorie solo 16 anni dopo, battendo ad Amsterdam la Juventus di Marcello Lippi. Quello del 1981 era il Real Madrid di Uli Stielike, Antonio Camacho, Juanito e Santillana attese quattro anni e l’arrivo della Quinta del Buitre – Emilio Butragueno, Manolo SanchÍs, Michel, Martin Vázquez e Miguel Pardeza – un gruppo di fenomenali giocatori provenienti dal settore giovanile, per vincere due Coppe UEFA e riportare a Madrid un trofeo europeo.

Poi, quattro anni fa a Kiev, nella drammatica notte di Karius e dell’infortunio di Momo Salah, il Real Madrid aveva invece vinto la sua tredicesima Champions League battendo per 3-1 il Liverpool. Nel 2018 in campo c’erano già ben 5 giocatori del Real Madrid che abbia visto anche lo scorso sabato sera (Carvajal, Benzema e l’iconico trio di centrocampo Casemiro, Kroos, Modric) e ben 7 giocatori del Liverpool (Alexander-Arnold, Van Dijk, Robertson, Henderson, Salah, Mané e Firmino) e in quel caso ha vinto il Real Madrid 3-1, con in mezzo la rovesciata di Bale a rompere l’equilibrio. Così, con la vittoria del Madrid, grazie al gol di Viny Jr. dopo poco meno di un’ora di gioco, si è chiusa una trilogia lunga più di quarant’anni.

Sabato è stato chiaro sin dal primo minuto di gioco il quadro tattico all’interno del quale Liverpool e Real Madrid si sarebbero mossi: il Real ha scelto di non pressare e di attendere il Liverpool nella propria metà campo, mentre i Reds hanno provato immediatamente a pressare alto il possesso palla degli avversari. Gli uomini di Klopp hanno affrontato la costruzione bassa del Real Madrid schierando alti i 3 attaccanti, disposti stretti per coprire il centro del campo e tagliare le linee di passaggio dai centrali verso i terzini. In aggiunta, Jordan Henderson è stato sempre pronto a spezzare la linea di centrocampo per andare in pressione su uno dei centrali e su uno dei centrocampisti del Real che si abbassava sulla linea arretrata per aiutare nella costruzione del gioco.

Un esempio tipico del pressing del Liverpool, con Henderson che si alza su Kroos.

Il sistema del Liverpool

In fase difensiva, invece, nonostante la grossa densità di uomini a protezione della propria metà campo il Real Madrid ha avuto difficoltà a difendere efficacemente gli spazi interni al proprio schieramento difensivo dagli attacchi del Liverpool. Come di consueto, Klopp ha assegnato funzioni diverse alle due mezzali, Henderson e Thiago Alcantara: il primo ha completato con le sue corse senza palla i movimenti della catena di destra assieme a Salah ed Alexander-Arnold, occupando posizioni interne o esterne in funzione di quelle dei due suoi compagni di squadra; Thiago Alcantara da parte sua sosteneva la circolazione palla del Liverpool abbassandosi al fianco sinistro del mediano Fabinho.

Con Salah stretto ed Alexander-Arnold dentro il campo, Henderson occupa l’ampiezza. Con Salah aperto, invece, Henderson si posiziona nel mezzo spazio di destra, tenendo occupato Alaba e creando i presupposti per l’isolamento di Salah contro Mendy. Thiago Alcantara rimane invece basso accanto Fabinho.

La posizione di Thiago Alcantara ha spesso indotto Modric ad abbandonare la propria posizione al fianco di Casemiro per alzarsi e andare in pressione sulla mezzala avversaria, creando così uno spazio al fianco di Casemiro che Luis Diaz, o, più frequentemente Manè, sono stati bravi ad occupare per ricezioni interne che hanno destabilizzato la struttura difensiva del Real.

Modric si alza su Thiago, Valverde, come di consueto, segue Robertson sull’esterno con Carvajal interno in marcatura su Luis Diaz. Si apre uno spazio nell’half-space di sinistra, prontamente occupato da Mané.

Non è stato quindi un caso che la migliore azione del primo tempo sia proprio nata da una ricezione di Manè alle spalle di Modric, alzatosi in pressione su Thiago Alcantara che con un preciso filtrante ha servito il proprio compagno smarcato. Mané, dopo un doppio dribbling su Casemiro e Militão, è riuscito a calciare con un angolo stretto verso la porta, ma Courtois con una fenomenale parata ha deviato il tiro sul palo.

Modric si alza su Thiago Alcantara, Mané si smarca alle sue spalle e riceve il filtrante di Thiago.

Oltre a ricevere piuttosto comodamente tra le linee, i giocatori offensivi del Liverpool hanno utilizzato, come di consueto, gli spostamenti del pallone dalla zona di Thiago Alcantara verso la zona destra del campo per creare pericoli per la difesa del Real Madrid. Le ricezioni sul lato debole hanno generato isolamenti per Salah, o ricezioni per Alexander-Arnold nella zona in cui è maestro a fornire assist per i compagni. Anche in questo caso non casualmente, la prima grande occasione del Liverpool, al quindicesimo minuto di gioco, è nata da un lancio di Thiago Alcantara verso Jordan Henderson, che da una posizione larga ha innescato di testa Alexander-Arnold. A sua volta, TAA è riuscito a crossare rasoterra per Salah il cui tiro sul primo palo è stato parato di nuovo da Courtois.

Apertura di Thiago per Henderson e successivo inserimento centrale di Alexander-Arnold. Il Liverpool, con una ricorrente direttrice del suo attacco, crea il primo pericolo per la porta di Courtois.

Nonostante la rinuncia a qualsiasi forma di pressing offensivo, il Real Madrid non ha quasi mai avuto il controllo degli spazi e il Liverpool ha avuto facile accesso nell’ultimo terzo di campo sia all’interno del campo, ai fianchi di Casemiro, che esternamente, specie sulla fascia destra. Tale possibilità si è concretizzata in fasi della partita in cui il Liverpool è riuscito a concludere pericolosamente verso Courtois: in 7 minuti dal sedicesimo al ventiduesimo del primo tempo i Reds hanno concluso per 6 volte in porta; e nei 5 minuti del secondo (prima del gol vittoria di Vinicius Jr) altre 4 volte.

A tenere in piedi il Real Madrid, di fatto, è stato Thibaut Courtois, autore di 9 parate, di cui almeno un paio fenomenali, e, assieme alla sua vanno sottolineate le prestazioni individuali degli altri giocatori difensivi: Carvajal, Militão, Alaba e il solito Casemiro. Carvajal, sempre piuttosto stretto in controllo del proprio diretto avversario, Luis Diaz, è riuscito ad arginarlo - fermandolo a 1 solo dribbling riuscito su 6 tentati. Militão ed Alaba hanno presidiato in maniera incredibilmente efficace, attenta e concentrata il centro dell’area sui cross e sulle penetrazioni profonde dei giocatori avversari - Militão ha vinto 7 dei 9 duelli offensivi giocati, Alaba 8 su 10. Casemiro, nonostante sia stato spesso attaccato ai fianchi dalle ricezioni degli avversari, ha vinto 13 dei 16 duelli difensivi e ha intercettato ben 9 palloni. Carvajal, Militão e Alaba hanno intercettato 2 tiri a testa, Casemiro 1.

La mistica del Madrid

Rinunciando a pressare alto il Liverpool, Ancelotti ha puntato tutte le sue fiches offensive su attacchi in campo largo, sia in ripartenza dopo il recupero basso del pallone che costruendo dal basso, provando a girare a proprio vantaggio il pressing del Liverpool. Nel primo caso il Real Madrid ha cercato di appoggiare, come di consueto, la proprie ripartenze sul lavoro di raccordo di Benzema e sulle corse di Vinicius Jr.

Con Vinicius Jr. alle spalle di Alexander-Arnold in fase di transizione offensiva, il Real Madrid pensava di utilizzare il brasiliano per attaccare in ripartenza il Liverpool, ma la superba prova di Konatè, pronto a coprire le avanzate di Alexander-Arnold marcando preventivamente Vinicius Jr - e vincitore di 7 duelli su 8 contro il brasiliano - ha minimizzato i rischi per il Liverpool in questa specifica situazione tattica.

Le uscite dal basso contro il pressing del Liverpool invece hanno avuto spesso come terminale le corse, sulla fascia opposta, di Federico Valverde. In fase offensiva il Liverpool ha spesso abbassato Toni Kroos sulla linea dei centrali, alzando Modric alle spalle di Thiago Alcantara, con l’obiettivo di stringere Robertson e liberare spazio per Valverde.

Kroos si abbassa a supportare la costruzione bassa, Modric si alza alle spalle di Thiago, provando a creare lo spazio per la corsa di Valverde alle spalle di Robertson.

Pur se costretto, in risposta alle difficoltà create dal pressing del Liverpool, ad abbassare spesso anche Modric, il Real Madrid è riuscito talvolta a mettere in pratica il piano di lanciare nello spazio Valverde, grazie all’intelligente posizionamento oltre le linee di Casemiro, quando Kroos e Modric venivano al fianco dei centrali a supportare la costruzione.

Modric si abbassa, Casemiro si alza alle spalle del centrocampo avversario. Modric trova Casemiro che di prima trova Valverde nello spazio. Si crea una pericolosa azione in campo aperto per il Real Madrid, del tutto simile all’azione del gol di Vinicius Jr. nel secondo tempo, mostrata nella seconda immagine. Ancora Modric, basso, attira la pressione di Robertson; la palla passa per Carvajal e giunge nuovamente a Casemiro, posizionato alle spalle del centrocampo avversario, che serve sulla corsa Valverde che servirà l’assist per Vinicius Jr.

Il gol della vittoria della Champions League nasce quindi da un’intenzione strategica precisa – lo sfruttamento delle corse nello spazio di Valverde dopo avere spostato Robertson – e da un’interpretazione tattica estremamente brillante e precisa del Real, in particolare di Modric e di un sottovalutato Casemiro.

In svantaggio, Klopp ha provato ad aumentare la presenza in area con l’ingresso di Diogo Jota, schierato come centravanti con Mané spostato a sinistra e, in un secondo tempo, la qualità offensiva della squadra piazzando Firmino alle spalle delle tre punte. Il Liverpool ha continuato ad avere accesso piuttosto semplice nella trequarti avversaria, sia internamente che esternamente, ma le prestazioni individuali di Courtois, e in generale di tutti i difensori, abilissimi a proteggere la porta e a vincere i duelli individuali, sono riuscite a proteggere la porta del Real Madrid e a consegnare la quattordicesima Champions League ai blancos.

Il misterioso rapporto del Real Madrid con la Champions League

È bastato davvero poco al Real Madrid per vincere l’ennesima Champions League della sua storia. Non è servito nemmeno il fenomenale Karim Benzema di questa stagione, autore per una volta di una prova non eccezionale, o le corse di Vinicius Jr, ben controllato da Konatè, che tante volte quest’anno sono sembrate inclinare il campo verso la porta avversaria. Il Real Madrid, come gli è spesso capitato, non ha mai avuto il controllo del match, ma non è servito.

Il Liverpool ha fatto quasi il triplo dei passaggi nell’ultimo terzo di campo del Real Madrid.

Il Real Madrid ha tirato solo due volte, in occasione del gol di Vinicius Jr. e, in pieno recupero, con Camavinga, ma è bastata l’azione ben congeniata da Modric e Casemiro e rifinita da Valverde per produrre la rete che ha regalato la Champions League ad Ancelotti e i suoi uomini.

Tutti i passaggi nell’ultimo terzo di campo del Real Madrid sono stati verso l’esterno del campo. Del tutto assente il gioco interno.

Un’ottima prova individuale dei suoi difensori, una buona protezione della porta, le parate di Courtois e alcune brillanti letture delle situazioni tattiche sono state sufficienti al Real Madrid per battere il Liverpool. Ancora una volta, l’ennesima, non si può non chiamare in causa la capacità del Madrid di gestire al meglio gli episodi di un match, decisiva nell’indirizzare il risultato di una partita. Oltre all’enorme esperienza e classe dei suoi giocatori e a quel controllo emotivo sulla partita che gli dona un’assoluta impermeabilità alle difficoltà tattiche. Così il Madrid compensa alla mancanza di controllo, che frequentemente caratterizza le sue partite e pare ridurre la sua forza e il suo dominio a pochi e decisivi momenti, svuotando di significato tutto il resto dei novanta minuti.

Al contempo, però, non bisogna dimenticare che talvolta il basso punteggio del calcio, oltre a rendere decisivo ogni episodio, rende il risultato della singola partita vulnerabile alla casualità. Il Liverpool di Klopp, dopo aver perso per un solo punto la Premier League, si ferma a un passo dal traguardo anche in Champions League. Gli è forse mancato un po’ di furore per sfruttare più a lungo le fasi della partita in cui il Real Madrid ha vistosamente traballato, e maggiore brillantezza tecnica per prevalere con decisione nei duelli individuali contro i difensori di Ancelotti e lo stesso Courtois. Klopp ha dato appuntamento ai tifosi del Liverpool ad Istanbul per la prossima finale e di certo farà di tutto per rispettare l’impegno preso con i suoi sostenitori. Molto probabilmente non è finita qui, la sfida tra Madrid e Liverpool cominciata quarant’anni fa.

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