Dopo la sconfitta in Champions League contro lo Shakhtar Donetsk, la seconda consecutiva per il Real Madrid dopo quella contro il neopromosso Cadice nella Liga, Zinédine Zidane è stato duro con la sua squadra: «Ci è mancato un po’ di tutto ma la cosa peggiore è che ci è mancata la fiducia». Zidane si era concesso qualche esperimento, aveva spostato Mendy sulla fascia destra per inserire Marcelo a sinistra, aveva scelto Modric in mezzo al campo al posto di Kroos e aveva tenuto fuori Benzema e Vinícius, schierando invece Jovic e Rodrygo nel tridente offensivo. L’età media della formazione (26,4 anni) era la più bassa tra quelle schierate finora in stagione, ma a mancare, più dell’esperienza, sono state l’organizzazione, l’intesa, i riferimenti di gioco. Lo Shakhtar si era presentato con una formazione ancora più giovane e rivoluzionata dalle molte assenze dovute agli infortuni e al coronavirus, ma era andato all’intervallo in vantaggio per 3-0, superando di continuo il pressing confuso del Madrid e trovando molto spazio per attaccare alle spalle della difesa.
Tornando alle parole di Zidane, all’assenza di fiducia, è facile collegarla, anche se è forse è la spiegazione più scontata, alle assenze di alcuni pilastri della squadra, come Benzema e Kroos, entrati nel secondo tempo, e Sergio Ramos, assente invece per infortunio e sostituito da Militao. In quanto a capacità di dare sicurezza alla squadra, di essere dei riferimenti per il gioco e di prendersi responsabilità nei momenti difficili, nessuno nel Madrid è più importante di Ramos, Kroos e Benzema, specie ora che Modric sembra in declino a livello fisico e ha un ruolo più marginale. I primi due dirigono il gioco nelle fasi iniziali, Benzema lo collega quando la palla supera la metà campo, fa continuare l’azione facendosi trovare tra le linee, la rifinisce, la conclude.
Ramos riesce poi a influire in modi più sottili, che trascendono la sua importanza puramente tecnica o tattica. Non sorprende che sia stato lui a dare una svolta al Clásico dopo un brutto quarto d’ora per il Madrid, all’inizio del secondo tempo, con il Barcellona in fiducia dopo aver creato due grandi occasioni con Ansu Fati e Coutinho. La sfida era sull’1-1 e Kroos ha battuto un calcio di punizione da sinistra. Ramos in area ha duellato con Lenglet, è stato trattenuto e ha accentuato la caduta, procurandosi e poi trasformando il rigore, un momento che ha cambiato definitivamente l’inerzia della partita.
Con la sua sola presenza, Ramos è riuscito anche nel Clásico a trasformare una squadra che pochi giorni prima era sembrata indifesa, incapace di trovare delle contromisure per proteggersi dagli attacchi dello Shakhtar. È vero che Zidane ha scelto una formazione più prudente sul lato destro per contenere Jordi Alba. Le sovrapposizioni del terzino sinistro del Barcellona erano infatti seguite da Asensio, che si abbassava sulla linea dei difensori permettendo al Madrid di avere un centrale in più, Nacho, stretto di fianco a Varane. Il meccanismo non è cambiato nemmeno quando Nacho è uscito per infortunio e Zidane ha inserito un giocatore più offensivo come Lucas Vázquez da terzino destro. Asensio continuava ad abbassarsi e Vázquez si stringeva a proteggere il corridoio interno di fianco a Varane.
Alla fine, mettendo sulla bilancia quanto fatto da Asensio, non si può dire che quella di Zidane sia stata una mossa illuminata. Asensio non ha creato nulla in attacco e più volte si è fatto scappare Jordi Alba alle spalle, come in occasione del gol di Ansu Fati.
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È una combinazione prevedibile e utilizzata di continuo dal Barcellona, ma il passaggio di Messi per Jordi Alba resta una giocata quasi impossibile da difendere. Asensio si abbassa a formare una difesa a cinque ma si fa sorprendere dal movimento alle sue spalle del terzino blaugrana.
A destra il piano di Zidane era studiato per risolvere un problema specifico posto dal Barcellona, le sovrapposizioni di Jordi Alba, in realtà però le immagini qui sopra lasciano intravedere una debolezza più strutturale, se si guarda alla libertà concessa a Pedri sulla trequarti. Il problema, mostrato in modo chiaro già dallo Shakhtar, è che il Real Madrid pressa male. È una squadra che sa essere intensa, che ha giocatori molto forti nelle pressioni individuali ma che non pressa in modo organizzato.
È per questo che la presenza di Ramos incide così tanto. Ramos non rende più organizzata la fase difensiva, ma da solo è in grado di sostenere gli squilibri della squadra, per come riesce a controllare una porzione di campo enorme e sa alternare aggressività e attesa. Nel Clásico ha commesso un solo errore, quando al minuto 23 è stato saltato da Messi in area, ma dopo aver appena attraversato tutto il campo per recuperare la posizione dopo un calcio d’angolo battuto dal Real Madrid (tra l’altro era stato proprio lui a colpire di testa senza riuscire ad angolare il tiro). Messi lo ha saltato portandosi la palla sul destro e poi Courtois ha compiuto un mezzo miracolo parando la conclusione ravvicinata del numero 10 argentino.
Il pressing del Real Madrid seguiva la particolare costruzione del Barcellona, sbilanciata a sinistra nella zona attorno a de Jong, facendo uscire Valverde su de Jong e Kroos su Busquets. Casemiro presidiava lo spazio alle spalle delle mezzali ma si è fatto spesso sorprendere alla sua sinistra, in una zona in cui potevano ricevere Pedri, stringendo da destra, oppure Messi e Ansu Fati abbassandosi.
Toccava quindi a Ramos proteggere quella zona di campo, alternando di volta in volta uscite aggressive e coperture dello spazio. Di solito Ramos era più aggressivo con i due avversari più giovani, forse una strategia premeditata per metterli sotto pressione e togliere fiducia a entrambi, e più prudente quando riceveva Messi. Qui sotto ad esempio ha visto Ansu Fati libero alla sinistra di Casemiro e si è staccato con decisione dalla linea difensiva, finendo per recuperare la palla.
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In altri casi le sue letture erano più sofisticate, o forse più fortunate, come ad esempio nel caso qui sotto, quando si è spostato in avanti per anticipare un possibile passaggio di de Jong a Pedri e sembrava tagliato fuori dall’azione, visto che l’olandese invece si è appoggiato a Messi, che a sua volta ha servito la sovrapposizione di Jordi Alba. Quest’ultimo è arrivato in area sul lato sinistro e ha crossato all’indietro, dando un senso diverso all’intuizione avuta da Ramos. L’uscita dalla linea di qualche secondo prima gli ha infatti permesso di trovarsi in una posizione ideale per anticipare Pedri. È difficile credere che avesse previsto tutto in anticipo, fatto sta che ancora una volta il Madrid si è salvato da una situazione pericolosa grazie a un’intuizione del suo capitano.
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Ramos è stato importante anche quando il Madrid aveva la palla, visto che, più o meno come il Barcellona, anche la squadra di Zidane sbilanciava la costruzione sul suo lato sinistro, quello del suo capitano e di Kroos. In quella zona di campo il Madrid ha sempre trovato tempi e spazi per iniziare l’azione, visto che Pedri si trovava costantemente in inferiorità numerica, indeciso se alzarsi su Kroos o seguire gli inserimenti di Mendy. Il terzino del Madrid, infatti, non dava ampiezza facendo entrare Vinícius dentro il campo, ma si sovrapponeva nel corridoio interno lasciando il brasiliano largo e vicino alla linea laterale. Vinícius era quindi un riferimento comodo per Ramos e Kroos in uscita dalla difesa e, ricevuto il pallone, poteva portarlo negli ultimi metri con le sue conduzioni.
Le posizioni e i movimenti senza palla dei compagni erano in pratica studiati per creare attorno a Kroos e Ramos, e a Benzema più in alto sul campo, il terreno ideale per muovere la palla e attaccare le debolezze del Barcellona. Anche la posizione di Valverde, alta a destra dietro de Jong, serviva a facilitare il possesso e a disordinare il pressing dei blaugrana, imponendo all’olandese di scegliere con cura quando stare in posizione per coprire Valverde e quando alzarsi, rischiando di lasciare libero l’avversario dietro di lui.
I meccanismi difensivi del Barcellona sono andati subito in crisi, su un’azione preparata da Kroos e Ramos e rifinita da Benzema. Al quinto minuto Kroos si è trovato libero a sinistra nella sua trequarti e ha ricevuto un passaggio da Ramos. Pedri avrebbe potuto alzarsi a pressarlo, ma a un certo punto ha notato Casemiro alla sua sinistra e ha preferito restare in posizione, dando modo a Kroos di ricevere senza pressione.
Ricevuta la palla, Kroos l’ha scambiata con Casemiro, ha attirato la pressione di Messi e si è appoggiato all’indietro a Ramos. Può sembrare una giocata banale, in realtà i passaggi di Kroos e il modo in cui ha gestito la pressione di Messi sono stati decisivi, perché hanno attirato quattro giocatori del Barcellona nella sua zona e creato superiorità più avanti sul campo: la linea difensiva blaugrana si è infatti trovata a gestire cinque avversari, dopo che anche de Jong si era spostato a destra verso Casemiro, senza preoccuparsi di Valverde alle sue spalle.
Dopo il passaggio all’indietro di Kroos, Ramos ha quindi cambiato il gioco a destra sul giocatore che aveva maggiore spazio per ricevere, Nacho. Lo schieramento del Barcellona è scivolato a sinistra, Jordi Alba si è alzato su Nacho, Lenglet ha seguito Asensio, mentre Piqué è rimasto nella sua zona, dovendo preoccuparsi sia di Benzema che di Valverde.
Con la palla a Benzema a destra sulla trequarti, il piano studiato da Zidane con la particolare posizione di Valverde ha rivelato la sua efficacia. Dopo essersi spostato a destra, infatti, de Jong non è più riuscito a recuperare. Busquets, anche se il centrocampista uruguaiano gli è passato davanti, forse non ha nemmeno pensato di seguirlo, sapendo che non avrebbe avuto la possibilità di stargli dietro. Così Piqué è rimasto preso in mezzo, ha concesso la ricezione tra le linee a Benzema, ha temporeggiato ma il francese gli ha messo il pallone alle spalle, servendo a Valverde l’assist per il primo gol della partita.
Non è stata l’unica volta in cui il Madrid ha manipolato le linee di pressione del Barcellona aprendo lo spazio per l’inserimento di una mezzala. Nel secondo tempo un altro taglio di Valverde, tra Piqué e Lenglet, ha fatto arrivare la palla prima a Vinícius e poi a Benzema sul vertice sinistro dell’area. Il francese però ha calciato malissimo, sparando la palla molto lontano dalla porta.
Nel primo tempo Benzema aveva sbagliato un’occasione più semplice, dopo un inserimento di Kroos tra Piqué e Lenglet. All’altezza del dischetto dopo il passaggio in orizzontale del compagno, il numero 9 del Madrid aveva calciato troppo centrale, vedendosi respingere il tiro da Neto.
Capita spesso che Benzema sbagli qualche occasione e che per questo le sue prestazioni vengano sminuite. Anche nel Clásico però il francese è stato decisivo, per come appariva negli spazi all’interno dello schieramento del Barcellona e dava continuità all’azione, per come si abbassava per farsi trovare sui palloni in uscita da dietro quando la sua squadra difendeva vicino all’area e rischiava di rimanere schiacciata. Per tutte quelle giocate, insomma, che mostravano le debolezze nel pressing del Barcellona e davano ordine alla risalita del campo.
In un momento delicato, dopo due sconfitte consecutive con le voci di un possibile esonero di Zidane nel caso di un altro risultato negativo, è stato per certi versi naturale che a emergere, a tirare il Real Madrid fuori dai guai, siano stati i giocatori più esperti, quelli a cui è stato più semplice affidarsi per ritrovare la fiducia, la sicurezza nelle giocate, che secondo Zidane erano mancate contro lo Shakhtar.
Ramos ha gestito da solo gli squilibri difensivi e ha cambiato la partita quando si è conquistato, e poi ha trasformato, il rigore. Kroos ha utilizzato la libertà che gli veniva concessa per dirigere il gioco con la solita precisione. È stato il migliore dei suoi per palloni toccati, passaggi completati (62 su 66 tentati), il migliore della partita per occasioni create (5, tutte da calcio piazzato tranne quella creata per Benzema al minuto 24). Benzema ha servito l’assist a Valverde e si è messo al servizio della squadra con intelligenza.
È stato un Clásico giocato da due squadre fragili, con poco equilibrio, che stanno avendo molte difficoltà ad assemblare in modo coerente il talento di cui dispongono. Forse il Real Madrid non è più la squadra piena di talento e sicura di sé che nei momenti decisivi trovava sempre un modo per girare la partita a suo favore. Però la sua vecchia guardia non ha ancora smesso di essere decisiva.