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Fabio Barcellona

C’è una logica dietro la vittoria del Real Madrid

La squadra di Ancelotti non finirà mai di stupirci.

Manuel Neuer è una leggenda. Campione del mondo con la Nazionale, eletto cinque volte miglior portiere dell’anno, vincitore di 11 campionati tedeschi, due Champions League e due Mondiali per club, ha tracciato la strada per l’interpretazione moderna del ruolo di Sweeper-Keeper, sia in fase difensiva che in fase offensiva. A 38 anni ha giocato 88 minuti magistrali al Bernabeu di Madrid. Ha iniziato al tredicesimo minuto con due parate fantastiche. Prima ha deviato sul palo in diagonale di Vinicius Jr. e, immediatamente dopo, con un riflesso portentoso ha respinto la ribattuta quasi a colpo sicuro di Rodrygo. Al sessantesimo Vinicius Jr., convergendo da sinistra a destra ha trovato lo spazio per calciare dai 16 metri. Il tiro forte, teso, si sarebbe insaccato sotto la traversa se Neuer non fosse arrivato in tuffo, con la mano destra, ad alzare sul fondo la conclusione del fuoriclasse brasiliano.

 


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Joselu non è una leggenda. Ha una lunga carriera da attaccante di squadre di medio rango. A 20 anni il Real Madrid lo acquista dal Celta Vigo, ma lui riesce a brillare solo nel Castilla, collezionando la miseria di due spezzoni di partita in due anni in prima squadra. Comincia una carriera da vagabondo del calcio: Hannover 96, Eintracht Frankfurt, Stoke City, Deportivo La Coruña, Newcastle, Alaves, Espanyol per tornare – a 33 anni, forte dei 14 gol realizzati il Liga l’anno precedente – al Real Madrid all’inizio di questa stagione. Numericamente sostituisce Benzema, sostanzialmente è il centravanti di riserva da utilizzare per fare rifiatare i titolari e da buttare in campo nei finali di partita, specie quando c’è da recuperare qualche risultato. Eppure, anche stavolta, con il Real fuori dalla finale di Champions per il gol di Alphonso Davies, a meno di dieci minuti dalla fine Ancelotti decide di metterlo in campo.

 

Lo sappiamo, nelle notti di Champions le speranze del Real Madrid sono fatte di una materia più densa di quelle di ogni altra squadra. Abbiamo visto molte rimonte inspiegabili della “Casa Blanca”, ma che riuscisse questa in pochi un’altra volta ci avrebbero scommesso. Quante probabilità c’erano, questa volta, che al minuto 88 Neuer, dopo avere compiuto tre parate difficilissime nella partita, si lasciasse sfuggire dalle mani un docile pallone calciato, per una volta non troppo bene, da Vinicius Jr? Sulla respinta si avventa proprio Joselu, alla prima palla toccata in partita, mettendo il pallone in rete e iniziando a rendere concreti i desideri del Real Madrid.

 

Tuchel ha provato a quantificare le probabilità di accadimento dell’errore di Neuer: una ogni cent’anni.

 

Le speranze diventano realtà appena 164 secondi dopo quando Joselu si avventa di piatto destro su un cross da sinistra di Rudiger, con la difesa del Bayern piazzata male per un tentativo, fallito, di alzarsi e lasciare in fuorigioco gli avversari dopo la ribattuta di un corner. A completare il quadro, disegnando l’ennesimo, ma per questo non meno incredibile, déjà-vu di rimonte impossibili e ingiustizie vere o presunte subite dagli avversari del Real Madrid, al tredicesimo minuto di recupero di una partita infinita, un arbitro di enorme esperienza come Marciniak interrompe un’azione potenzialmente pericolosa del Bayern fischiando un fuorigioco dubbio senza lasciare fluire l’azione in attesa di una valutazione del VAR.

 

Prima della gara d’andata Thomas Tuchel aveva dichiarato che i gol del Real Madrid «non li vedi arrivare». E sembra quasi superfluo ricordare che ieri notte è successo di nuovo. Dopo il gol di Alphonso Davies, il Real Madrid sembrava avere subito rimesso le cose a posto con un autogol dello stesso Davies. L’intervento del VAR, che ha annullato il gol per le plateali mani di Nacho sul volto di Kimmich, sembrava un segno per il Bayern e anche per tutti noi spettatori, una possibilità che per una volta, il Real non avrebbe rimontato una partita di Champions.

 

Anche al di là di questo episodio, comunque, il Real aveva creato molto poco dopo essere passato in svantaggio. Fino al tiro di Vinicius che avrebbe propiziato l’errore di Neuer, la squadra di Ancelotti era riuscita a concludere una sola volta, con un complicato tiro al volo di Vinicius su assist di Rudiger. Insomma, il Bayern e noi spettatori “non lo vedevamo arrivare”, il Real Madrid. Come sempre.

 

Tenendoci stretti questo è un tre contro uno (ma potremmo anche considerarlo un cinque contro uno) del Bayern in campo aperto a cinque minuti dalla fine. Incredibilmente il Bayern non riuscirà nemmeno ad entrare all’interno dell’area del Real Madrid. Pavlovic, il giocatore più in alto a sinistra, pagherà con i crampi la lunga corsa in profondità e per questo il Bayern sarà in inferiorità numerica in occasione del primo gol di Joselu. Magia?

 

Il tentativo di Tuchel di neutralizzare il Real Madrid

Il gol subito all’andata da Vinicius Jr. ha colpito nel profondo Thomas Tuchel che, nel post-partita, aveva colpevolizzato pubblicamente Min-jae Kim per gli errori in entrambi i gol subiti dalla sua squadra. Coerentemente con quelle parole, Tuchel ha deciso di mettere il centrale coreano in panchina al Bernabeu. Allo stesso tempo, però, l’allenatore tedesco si era premurato di non mettere i suoi centrali nelle condizioni di ripetere l’errore commesso dal coreano nella gara d’andata, modificando la sua strategia difensiva rispetto alla partita di Monaco.

 

Tuchel ha quindi scelto di affrontare il ritorno contro il Real Madrid schierando in fase di non possesso un 4-4-2 stretto ad altezza medio-bassa, provando a negare lo spazio alle spalle della propria linea difensiva alla velocità degli attaccanti del Real Madrid. Il nuovo atteggiamento difensivo, unito alla solida prova di De Ligt in zona Vinicius Jr., ha limitato, nel primo tempo, le fiammate del Real Madrid. Il blocco medio-basso del Bayern Monaco serviva anche a controllare il ritmo del match, evitando che una partita troppo aperta favorisse gli elevatissimi picchi di prestazione del Real. 

 

 

La fase offensiva della squadra bavarese aveva all’incirca lo stesso scopo. Il Bayern Monaco ha giocato con estrema attenzione, senza troppa fretta, con lo scopo di gestire il ritmo della partita, e forse da questo punto di vista va letta anche la scelta di Pavlovic (45 passaggi riusciti su 45 tentati nel primo tempo) in mezzo al campo al posto di Goretzka. Le possibilità offensive del Bayern erano affidate all’attacco dello spazio alle spalle dei terzini del Real con la velocità di Gnabry e Sanè o, in transizione, con le ripartenza in campo aperto gestite da Kane e concretizzate dalla velocità degli esterni.

 

Il piano gara di Tuchel sembrava poter funzionare. Il Real Madrid ha dominato il possesso palla ma il Bayern è riuscito effettivamente a contenere i rischi. Al di là della doppia occasione capitata sui piedi di Vinicius Jr. e Rodrygo al minuto 13, e sventata dalle due grandi parate di Neuer, il Real Madrid non è riuscito a creare grosse occasioni da gol. Il Bayern, controllando il ritmo e lo spazio, sembrava davvero a riuscire a limitare i picchi tecnici ed emotivi dell’avversario. In fase d’attacco solo la pessima partita in rifinitura e finalizzazione di Gnabry e Sané (ma anche, nel primo tempo, dello stesso Kane) hanno vanificato alcune ottime azioni del Bayern.

 

Il Bayern muove palla con pazienza, fino a che Pavlovic trova un’ottima traccia interna verso Kimmich che ha tagliato alle spalle del centrocampo del Real Madrid. La palla, passando da Musiala, giunge a Gnabry che da ottima posizione non tira e sbaglia l’assist per Kane sul secondo palo.

 

I cambiamenti sulla fascia sinistra del Bayern e del Real

Al ritorno in campo dagli spogliatoi, la grossa novità tattica del Real Madrid è stata la posizione in campo di Vinicius Jr. Nel primo tempo, era infatti Bellingham a partire da sinistra, con Vinicius Jr e Rodrygo in posizione centrale. Vinicius Jr. aveva cercato di gravitare nella zona di De Ligt, che però ne aveva limitato la pericolosità (2 duelli vinti dal brasiliano sui 6 giocati contro il difensore olandese). Nel secondo tempo, quindi, l’ala brasiliana ha deciso di spostarsi nella zona di Kimmich dove, oltre a nuovi spazi, ha trovato una netta superiorità tecnica, vincendo 11 dei 12 duelli ingaggiati con il numero 6 bavarese. Cercare e trovare un mismatch tecnico in zona offensiva è una mossa tattica piuttosto semplice e spesso efficace, perfettamente in linea con il calcio situazionale che più volte Ancelotti ha dichiarato di volere giocare. Non sappiamo se sia stato il tecnico a suggerire a Vinicius Jr. di spostarsi nella zona di sinistra o se sia stato lo stesso brasiliano ad intuire che Kimmich sarebbe stata una preda molto più docile di De Ligt: in ogni caso la mossa ha funzionato.

 

Simmetricamente, sulla fascia sinistra d’attacco del Bayern, dalla mezz’ora di gioco Tuchel ha sostituito l’infortunato Gnabry, molto deludente fino a quel momento, con Alphonso Davies. La scelta di rimpiazzare Gnabry con Davies e non con Thomas Müller, spostando magari Musiala dalla trequarti alla fascia sinistra, ha dimostrato ancora una volta la fiducia che aveva Tuchel nell’attaccare alle spalle i terzini avversari. Davies, molto più incisivo di Gnabry, ha effettivamente fornito una dimensione nuova alla transizione offensiva del Bayern, attaccando con decisione la profondità in fase di ripartenza. Il tiro più pericoloso del Bayern, prima del meraviglioso gol del vantaggio, era stato proprio di Davies, dopo un’azione simile a quella che porterà al gol dello 0-1. Nelle due azioni, presumibilmente immaginate da Tuchel nel suo piano gara, Kane si è mosso incontro al pallone per fornire la prima soluzione verticale comoda alla transizione offensiva e, fungendo da pivot della ripartenza, ha messo in mostra tutta la sua intelligenza e capacità di facilitatore offensivo, servendo Davies in profondità.

 

Due azioni fotocopia ai minuti 47 e 68. Kane si abbassa a “ripulire” la ripartenza del Bayern, difende il pallone e lancia in profondità Davies. Nella prima occasione il tiro di sinistro del canadese, sfiorato da Carvajal, si alza di un soffio sopra la traversa. Nella seconda occasione Davies rientra sul destro e insacca all’incrocio opposto.

 

Le sostituzioni dopo il gol di Davies

Immediatamente dopo il gol subito Ancelotti ha messo mano alla formazione inserendo le forze fresche di Modric e Camavinga per Kroos e Tchouaméni. A nove minuti dal termine ha poi messo anche Joselu e Brahim Diaz per Rodrygo e Valverde, schierando il suo Real con una sorta di 4-2-3-1 con Diaz a destra, Bellignham al centro e Vinicius Jr. a sinistra alle spalle di Joselu.

 

Tuchel ha risposto schierando Min-jae Kim da terzino sinistro e spostando Mazraoui in posizione di esterno alto a destra al posto del sostituito Sanè. A cinque minuti dalla fine l’allenatore tedesco ha richiamato in panchina anche Musiala, in preda ai crampi, e Kane – in sofferenza muscolare secondo quanto riportato dal tecnico a fine gara – inserendo in campo Müller e Choupo-Moting. Forse l’idea era quella di aiutare Kimmich contro Vinicius Jr., mettendo al fianco, pronto al raddoppio, Mazraoui. Di certo Tuchel non poteva immaginare che proprio Neuer, la leggenda, il più esperto e carismatico dei suoi giocatori, diventasse il perno attorno a cui sarebbe girata la rimonta del Real Madrid.

 

C’è da dire che ancora prima dell’errore sul tiro di Vinicius Jr., Neuer aveva già commesso una grossolana ingenuità. Con la sua squadra in dieci uomini per la momentanea indisponibilità di Pavlovic – fuori per crampi – invece di ritardare la giocata permettendo al compagno di rientrare dopo le cure prestategli dallo staff sanitario, il portiere del Bayern ha affrettato la giocata azzardando un rischioso lungo passaggio con le mani verso la zona di centrocampo, intercettato di testa da Modric. Con tre passaggi il Real è così arrivato a consegnare il pallone sui piedi di Vinicius, all’altezza del vertice destro dell’area di rigore, che da lì ha scoccato il tiro da cui è nato il gol che ha fatto precipitare tutto. Da quel momento il panico dei calciatori del Bayern Monaco ha fatto di tutto per agevolare un destino che a quel punto, ancora una volta, pareva ineluttabile. È stato un disastroso giro palla dei bavaresi, infatti, a consegnare la palla al Real Madrid in posizione vantaggiosa, permettendo a Brahim Diaz di tirare da dentro l’area. Sul calcio d’angolo generato dalla respinta di Dier, il Real Madrid ha segnato il gol della vittoria.

 

Se proprio vogliamo ricondurre lo svolgimento della partita a una dimensione razionale si potrebbe dire che sulla vittoria del Real Madrid ha pesato anche la capacità di Ancelotti di leggere meglio la partita, introducendo quei correttivi decisivi a migliorare la prestazione della sua squadra in funzione delle esigenze contingenti. Tuchel invece ha dimostrato di essere meno lucidi nei momenti decisivi della gara, reagendo alle difficoltà che possono emergere di minuto in minuto.

 

Real Madrid-Borussia Dortmund sarà quindi l’inaspettata finale di Champions League, con Fullkrug e Joselu a fare da improbabili eroi delle semifinali. Il calcio non finirà mai di stupirci, anche se il Real Madrid e la sua mistica sembrano suggerire il contrario.

 

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Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.