Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
No, non c'è niente da essere soddisfatti nella sconfitta della Juventus
23 ott 2025
Contro il Real Madrid una prestazione più opaca di quanto non si dica.
(articolo)
9 min
(copertina)
IMAGO / Alberto Gardin
(copertina) IMAGO / Alberto Gardin
Dark mode
(ON)

Dopo Real Madrid-Juventus molti tifosi bianconeri avranno pensato: tutto sommato pensavo peggio. A leggere i giornali sportivi oggi mi sembra una sensazione diffusa anche tra gli spettatori neutrali e gli addetti ai lavori. Ma davvero si può essere soddisfatti di una sconfitta, di questa sconfitta? Si può uscire tutto sommato fiduciosi da una partita in cui la Juventus ha subito 28 tiri che hanno generato 2.69 xG per il Real Madrid, in cui Di Gregorio ha effettuato 8 parate (di cui almeno tre di grande livello) e in cui Gatti ha salvato sulla linea un tiro di Brahim Diaz? In cui la squadra di Tudor ha generato la miseria di 0.59 xG con 13 tiri, che nel primo tempo ha calciato in porta per l’ultima volta al minuto 14 e che ha concesso il 72% di possesso palla fino al gol vittoria di Bellingham (66% al termine della partita)?

Più che della partita della Juventus, il sospiro di sollievo tirato dai tifosi juventini mi sembra ci parli delle aspettative bassissime che ormai circondano la squadra di Tudor e più in generale del momento grigio che sta vivendo. La Juventus ha vinto solamente tre partite negli ultimi due mesi, e l'ultima vittoria risale al 13 settembre, quando riuscì a strappare i tre punti all’ultimo secondo di gioco contro l’Inter, che vinceva la partita fino all'82'.

IL 3-5-2 BASSO DI TUDOR
Dopo l’esperimento di Como, in cui la Juventus ha provato a schierarsi con il 4-3-3, e le numerose dichiarazioni in cui ha lasciato intendere di avere a disposizione una rosa inadatta al calcio che vorrebbe mettere in campo, Igor Tudor ha scelto per la serata di Madrid il 3-5-2, visto in stagione solamente nel match contro l’Inter. Piuttosto significativo del giudizio del tecnico bianconero sul mercato fatto dalla dirigenza è il fatto che, fatta eccezione per Rugani, la scorsa stagione in prestito all’Ajax, Tudor abbia schierato nell’undici titolare solamente giocatori già presenti nella rosa della scorsa stagione, lasciando in panchina tutti gli acquisti estivi.

Davanti a Di Gregorio, l’allenatore croato ha schierato Gatti, Rugani e Kelly, con Kalulu e Cambiaso sugli esterni. In mezzo al campo la scelta forte di Tudor è stata l’esclusione tra i titolari di Locatelli a vantaggio di un trio di centrocampo composto da Koopmeiners schierato come play davanti alla difesa e da McKennie e Thuram impiegati come mezzali. Davanti, esclusi David ed Openda ed estromesso Coinceção, la coppia d’attacco era formata da Vlahovic e Yildiz.

Il match si è sviluppato interamente, almeno sino al gol di Bellingham, secondo un canovaccio tattico definito dalla contemporanea volontà del Real Madrid di dominare il match con il pallone e da quella bianconera di non ostacolare troppo gli avversari con il pressing. La Juventus, quindi, ha privilegiato un atteggiamento difensivo fatto di densità negli ultimi 30 metri, difesa fisica dell’area di rigore e ripartenze in campo lungo. Fatta eccezione per blandi tentativi di pareggiare i tre uomini in costruzione arretrata del Real alzando McKennie sul centro destra, più per ritardare il consolidamento del possesso avversario che per provare a conquistare il pallone o solo sporcare il palleggio avversario, la scelta di Tudor è stata quella di non difendere sui riferimenti avversari, ma di presidiare gli spazi e privilegiare il mantenimento della densa struttura difensiva. Una mossa tutto sommato comprensibile e finalizzata ad evitare di essere disordinati dalla fluidità offensiva avversaria e, conseguentemente, aprire varchi nello schieramento difensivo.

Per il Real Madrid, che in fase di non possesso costruiva con un sistema 3 + 1 con Carreras al fianco sinistro dei centrali e Tchouaméni davanti alla difesa, la chiave per sostenere il proprio attacco stretto, paziente e palleggiato era, come sempre nella gestione di Xabi Alonso, quello dell’efficacia della riaggressione e delle marcature preventive. In effetti, nei primi 15 minuti la Juventus è riuscita ad attaccare in campo aperto partendo dal proprio 5-3-2 basso sfruttando in almeno un paio di occasioni l’ottimo lavoro spalle alla porta di Dusan Vlahovic e l’inefficacia delle marcature preventive del Real Madrid.

Una transizione offensiva della Juventus al decimo minuto di gioco sfrutta molto bene l’assenza di marcatura preventiva di Militão su Vlahovic. I bianconeri recuperano il pallone sui propri 30 metri e trovano Vlahovic che è abile a girarsi e a servire Kalulu nello spazio.

Sistemata la qualità del palleggio, che ha ridotto il numero di palle perse e preparato alla riaggressione, il Real ha preso possesso del match, soffocando le transizioni offensive della Juventus. Di questi primi 15 minuti rimangono la buona prestazione di Vlahovic come ancora per le transizioni, la capacità di condurre il pallone in verticale di Thuram, e un ottimo Kalulu, a cui è solo mancata la qualità in rifinitura e la conclusione negli ultimi 16 metri.

Il palleggio del Real nella seconda metà del primo tempo ha schiacciato la Juventus negli ultimi 30 metri di campo. Una fase in cui la squadra di Tudor è stata impegnata in una ordinata, attenta e volenterosa fase di non possesso bassa.

Il 5-3-2 basso della Juventus.

Certo, va detto che la buona qualità complessiva della difesa dell’area va tarata con il fatto che comunque il Real nel primo tempo sia riuscito a calciare in porta 14 volte, tra cui quella in cui, seguendo il consueto asse “assist di Güler-conclusione di Mbappé”, Di Gregorio è stato costretto a parare con la faccia. La squadra di Xabi Alonso ha collezionato calci d’angolo, segno di supremazia territoriale (9 nei soli primi 45 minuti), e da questi ha generato ben 10 tiri in porta nell’intero match, mettendo a nudo ancora una volta la fragilità nella difesa delle palle inattive della Juventus che su corner ha già preso gol in stagione da Marcus Thuram, Renato Veiga e Marc Oliver Kempf. Ieri la situazione è apparsa piuttosto critica: dagli sviluppi dei calci d’angolo, il solo Eder Militão ha effettuato 5 tiri in porta, lo stesso numero di Mbappé.

Come all’inizio del primo tempo, nei primi minuti della ripresa la Juventus è riuscita a spaventare il Real Madrid in transizione offensiva. La migliore occasione è stata quella capitata a Vlahovic al minuto 50 che è nata da un lungo rilancio dalla propria area di Lloyd Kelly e da un errore di posizionamento preventivo del Real Madrid.

Il Real è con tutti i suoi 10 uomini di movimento negli ultimi 30 metri e la Juventus è schiacciata dietro. Tchouaméni imbuca per Brahim Diaz, ma Kelly in allungo riesca a respingere il pallone. Con il Real così avanzato e scoperto la respinta casuale di Kelly diventa una gara di velocità e di spallate a campo aperto tra Vlahovic e Militão. Alla fine la conclusione del centravanti serbo sarà parata da Courtois.

LA JUVENTUS DOPO LO SVANTAGGIO
Il gol di Bellingham, nato da un’iniziativa individuale di Vinicius con la Juventus bassa a difendere la propria area, è stato un epilogo prevedibile contro giocatori del livello offensivo del Real Madrid. A quel punto, però, Tudor è stato costretto a mettere mano al proprio schieramento. La prima mossa, la più scontata, è stata il passaggio al 3-4-2-1 con l’ingresso di Coinceção per Thuram. A circa 15 minuti dal termine il tecnico croato ha cambiato ulteriormente le caratteristiche tecniche del suo modulo di gioco inserendo David e Openda per Vlahovic e Yildiz.

I cambi di Tudor in qualche modo hanno funzionato e l’attacco bianconero ha guadagnato in vivacità. Con questo nuovo assetto, la Juventus ha provato sino all’ultimo minuto a pareggiare il match, rischiando al contempo di subire il gol del raddoppio.

Certo, rimane il fatto che contro una difesa non proprio irreprensibile in fase di transizione negativa e priva di Rüdiger, Alaba, Carvajal, Huijsen ed Alexander-Arnold l’unica occasione pulita da azione manovrata sia arrivata al minuto 85, con la combinazione tra David e Openda che ha liberato al tiro dal cuore dell’area di rigore l’attaccante belga.

Una delle tante scelte sbagliate in fase d’attacco della Juventus. McKennie trova Yildiz libero sulla fascia sinistra, con la difesa del Real Madrid piazzata male. Yildiz punta Asencio e di sinistro effettua un formidabile cross rasoterra esattamente nello spazio indifendibile tra Militão e Courtois. Vlahovic non attacca lo spazio, rimane alle spalle di Militão, e il cross attraversa tutta l’area piccola senza essere spinto in porta dal centravanti bianconero. Sul ribaltamento di fronte il Real Madrid andrà in vantaggio.

Bisogna quindi essere contenti di una prestazione simile? Parliamo di una prestazione in cui, a parte gli ultimi minuti di gara, la Juventus non è mai riuscita ad allentare la pressione del Real Madrid consolidando il palleggio. La squadra di Tudor ha avuto difficoltà a riconoscere le potenziali situazioni di vantaggio posizionale che il disordinato pressing dei blancos le forniva, rifugiandosi così in improvvide accelerazioni verticali o improduttivi passaggi all’indietro, che riorganizzavano la pressione avversaria e impedivano così fasi di manovra più lunghe ed efficaci. Insomma, se la difesa in fin dei conti ha pianto, anche l'attacco non ha riso.

Forse è stata l’importanza del palcoscenico o l’interpretazione puramente difensiva del match a dare una sensazione di nuova compattezza, ma i difetti della Juventus sono ancora tutti lì.

Non è solo una questione tattica, poi. La scelta dell’XI iniziale, con la rinuncia di un trequartista e di tutti i nuovi acquisti, ripropone anche il dubbio che Tudor stia facendo difficoltà a capire le qualità dei giocatori arrivati a Torino quest’estate e ad inserirli in un contesto funzionale per loro e per la squadra. Specie in attacco, la formazione, fatta eccezione per Kenan Yildiz, è cambiata vorticosamente in termini di uomini e posizioni, non consentendo a nessuno dei nuovi arrivati di assestarsi e provare a mostrare il proprio talento.

Alla fine, come detto, la migliore occasione per i bianconeri è nata da una bella combinazione tra David e Openda in cui, per una volta, i due hanno potuto mettere in mostra le loro qualità. Posizionato per una volta vicino a David, Openda ha attaccato lo spazio in profondità con un taglio interno-esterno tipico del suo repertorio. Il tocco di prima del belga verso David ha mostrato la sua abilità nel giocare accanto a un compagno di reparto e la rifinitura del canadese per Openda ha invece messo in mostra la capacità di David, peraltro già palesata e sottovalutata, di giocare al servizio dei compagni di squadra.

Certo, va anche detto che poi Openda, con tanto tempo e spazio a disposizione, si fa ribattere il tiro da Asencio.

In una squadra che fatica a trovare qualità offensiva sia in costruzione che negli ultimi 25 metri (secondo il sito Fbref.com la Juventus è dodicesima in Serie A e ventiquattresima in Champions League per xG prodotti, 1.13 ogni 90 minuti in Italia e 1.20 ogni 90 minuti in Europa) il loro inserimento diventa un'esigenza che va persino oltre la valorizzazione di un acquisto estivo.

La domanda, insomma, rimane la stessa: Igor Tudor è davvero in grado di farlo?

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura