Alla vigilia della partita del Bernabéu, la reputazione del Milan di Fonseca aveva toccato il suo punto più basso. La cattiva prestazione di Monza, seguita alla sconfitta casalinga contro il Napoli, sembrava certificare la fase di stagnazione di un progetto che non è mai decollato per davvero. Un confronto con quello che, fino a pochi mesi fa, era il club migliore al mondo, avrebbe potuto essere letale per una squadra dalle fondamenta instabili. Tanto più per lo spirito con cui si pensava che sarebbero scesi in campo Ancelotti e i suoi.
È vero che siamo solo a novembre, che il Real Madrid in genere riserva le proprie energie alla primavera, che gli scontri nella fase a gironi sono meno pesanti e che con il nuovo formato della Champions è ancora difficile giudicare il modo in cui i grandi club affrontano certe partite. I "blancos", per giunta, hanno vissuto un inizio di stagione grigio, orfani di Kroos e di Carvajal e con l’equivoco tattico di dover far convivere tutti le migliori ali sinistre al mondo.
Tuttavia, anche il Real Madrid, quasi come il Milan, era chiamato a dare una risposta. La squadra di Ancelotti è reduce dalla pesante sconfitta per 0-4 nel Clásico e dalla delusione per il Pallone d’Oro sfuggito dalle mani di Vinícius, evento che ha scatenato sdegno e vittimismo dalle parti di Valdebebas e per il quale la squadra e Vinícius stesso avevano giurato vendetta. Era lecito aspettarsi, quindi, una reazione furiosa del Real Madrid, da chi avrebbe voluto dimostrare di essere più grande di qualsiasi associazione e di qualsiasi premio, col prossimo avversario europeo come vittima sacrificale.
Invece, il Real Madrid in nessun momento è stato in grado di impadronirsi della partita. Il Milan ha imposto il suo canovaccio dal primo all’ultimo minuto, non ha mai tremato, né col pallone tra i piedi, né quando c’è stato da difendersi.
È stata un’affermazione da squadra vera, con tanti protagonisti. Da Paulo Fonseca, che ancora una volta nel momento di difficoltà ha saputo sparigliare le carte con una mossa inaspettata, a un Maignan magistrale in distribuzione, un ritrovato Thiaw al centro della difesa, un sorprendente Musah da esterno a tutta fascia, un Reijnders principesco, miglior centrocampista al cospetto della squadra che sul centrocampo aveva costruito la sua legacy e che ad oggi lì in mezzo avrebbe bisogno come il pane di uno con meno muscoli e con dei piedi e un cervello simili a quelli dell’olandese. Per non parlare poi di un Morata perfetto in appoggio e in fase difensiva – correndo all’indietro e non solo in avanti – e di un Leão sempre pronto a farsi trovare nella situazione giusta, al netto di qualche sbavatura vicino alla porta.
Nessuno, nel giro di pochi giorni, avrebbe potuto aspettarsi un Milan tanto brillante. Parimenti, nessuno avrebbe immaginato un nuovo cambio di sistema, con l’aggiunta di un centrale in più. Per gli allenatori delle squadre di Serie A, il passaggio alla difesa a 5 nei momenti di difficoltà conserva un po’ del piacere con cui, al primo freddo autunnale, si tira fuori il plaid dall’armadio per coprirsi quando ci si stende sul divano. Fonseca lo aveva fatto anche alla Roma e lo ha rifatto ieri sera, sebbene in fase difensiva sia rimasto fedele ai suoi principi.
Di solito i tre centrali servono per uscire in maniera aggressiva sugli avversari tra le linee, ma di ricezioni in quelle zone il Milan ieri non ha dovuto preoccuparsi: un po’ perché, compatto nel suo 5-3-2/5-4-1 (la sistemazione variava in base a quando Leão si abbassava da esterno), quegli spazi il Milan li ha compressi, un po’ perché il Real Madrid, da squadra aposizionale, attacca più per catene e tra le linee, eventualmente, ci arriva in maniera dinamica.
Se di buone gare difensive la squadra di Fonseca ne aveva comunque disputate, il vero scarto rispetto all’inizio di stagione è stata la sicurezza con la palla.
Interrogato sulla differenza di rendimento tra le ultime gare di campionato e la partita di Madrid, Fonseca ha parlato di quanto sia diverso giocare in Serie A rispetto all’Europa. «È difficile giocare in Italia, è difficile giocare con le squadre che pressano uomo su uomo. Sono più difficili le partite con Cagliari e Monza che quella di stasera». È ovvio che si tratta di un’iperbole, tuttavia, da un certo punto di vista, è vero che su un piano del tutto teorico sono più chiari da individuare i punti in cui colpire una squadra che segue i principi del Real Madrid.
Affrontare la pressione uomo su uomo significa doversi adattare in ogni momento col pallone tra i piedi, aggiungere quel dettaglio – una giocata di grande pregio tecnico per far fuori un avversario, un movimento senza palla inaspettato – che faccia cadere come un domino il sistema di marcature. Contro il Real Madrid, invece, servivano soprattutto lucidità e pazienza, perché gli spazi in cui far muovere la palla sarebbero comparsi. Tanto più in questo momento storico, in cui i blancos sono una squadra poco efficiente.
Ancelotti ha sistemato i suoi con un 4-4-2 che non ha mai saputo come recuperare palla, a nessuna altezza del campo.
Quando si è sistemato in un blocco medio, il Real Madrid si è comportato male a palla scoperta e ha sofferto i movimenti in profondità di Theo e Leão sulla corsia di sinistra. Da quel lato il Real Madrid ha perso Carvajal per un grave infortunio e può fare affidamento sul solo Lucas Vázquez, che già contro il Barcellona si era rivelato anello debole della fase difensiva. Del resto non è nemmeno un terzino. Per aiutarlo, Ancelotti anche ieri sera ha schierato Valverde da esterno destro, incaricato di seguire a uomo Theo (motivo per cui, a volte, l’uruguayano si abbassava da quinto per seguire il francese). La coppia di destra, però, non ha dato i risultati sperati. Più di una volta Lucas e Valverde non sono riusciti a coordinarsi tra di loro e hanno sofferto gli inserimenti in profondità, trovati dal Milan proprio perché il Madrid concedeva la palla scoperta all’altezza del centrocampo: quando partiva il lancio, anche se scappava in anticipo all’indietro Lucas non riusciva a limitare gli avversari, che così raggiungevano il lato corto dell’area. Già dopo quattro minuti, con Leão basso a ricevere palla, Theo si era lanciato in corsa su quella fascia e aveva colto di sorpresa Lucas. Anche l’angolo dell’1-0 è nato così. Morata si è abbassato a farsi dare palla da Tomori e ha potuto girarsi. Mentre lo spagnolo riceveva, Leão ha attaccato lo spazio dietro Lucas, che aveva provato inizialmente a chiamare il fuorigioco, e ha ricevuto un bel lancio con l’esterno di Morata. Lucas e Militão sono riusciti a rinvenire sul portoghese e dal successivo calcio d’angolo è arrivato il gol di Thiaw.
Se il Real Madrid ha sofferto più del dovuto i tagli di Theo e Leão, che comunque non sono la soluzione più ricercata dal Milan, non è solo per l’incapacità della sua linea arretrata di assorbire gli inserimenti, ma anche perché non c’era nessuno che disturbasse chi impostava. La presenza in contemporanea di Vinícius e Mbappé come fronte offensivo, in questo senso, ha peggiorato il rendimento difensivo del Real Madrid. A blocco medio, i due non contribuivano in nessun modo alla fase di non possesso: non tenevano le posizioni per schermare le linee di passaggio, né infastidivano i centrocampisti che ricevevano. La struttura difensiva del Real Madrid, spesso, somigliava a un 4-4-0 più che a un 4-4-2.
Il loro contributo non è stato di certo più significativo quando il Real Madrid ha provato ad essere più aggressivo. Nei momenti di pressing alto, per esempio, Vini spesso decideva di salire fin su Maignan. Il problema è che il brasiliano si alzava troppo in anticipo sul portiere, non dava il tempo ai compagni di sistemarsi per seguirlo, né pressava con la giusta angolatura. Delle volte Vini non si preoccupava mai di schermare Thiaw con la corsa e in questo modo lasciava libera la linea di passaggio da Maignan al centrale tedesco, che peraltro è il difensore migliore del Milan coi piedi. Così, a Maignan bastava attrarre a sé Vini per raggiungere senza sforzo Thiaw e regalargli tempo per ricevere e impostare.
Altre volte, invece, quando Vini e Mbappé riuscivano ad arrivare a ridosso dei centrali del Milan, c’era il problema di chi dovesse prendere Fofana alle loro spalle. Contro il Milan che impostava con 4 difensori e Fofana davanti a loro, spesso gli spagnoli hanno scelto di pressare con un 4-4-2, per cui le due punte erano in inferiorità numerica rispetto ai due centrali e al mediano rossoneri. È un problema che di solito le squadre che pressano col 4-4-2 risolvono alzando uno dei mediani a ridosso del regista avversario, oppure con una delle due punte che, mentre l’altra pressa, si abbassa per schermarlo. Il Real Madrid non ha fatto niente di tutto ciò. Così, il Milan poteva trovare Fofana in modo relativamente facile: potevano farlo direttamente Thiaw o Emerson, oppure uno dei giocatori offensivi che veniva incontro, riceveva la verticalizzazione dalla difesa e appoggiava al francese, libero di ricevere.
In un paio d’occasioni nel secondo tempo lo ha fatto direttamente Maignan, con Vini e Mbappe che si defilavano per chiudergli le linee di passaggio verso i centrali ma nessuno dei centrocampisti che si alzava su Fofana.
Il peggio di Vinicius e Mbappé in fase difensiva, però, si è visto quando uno dei due in maniera inopinata decideva di partire in pressione senza che vi fossero i presupposti per farlo, magari perché la squadra era sistemata in un blocco medio e non era ancora il momento di alzarsi, o magari perché il Madrid aveva appena perso palla e non aveva la struttura per ri-aggredire. In quelle situazioni, con la squadra che non seguiva il tentativo di recupero alto, il Milan aveva gioco facile nel trovare vantaggi posizionali. Senza il limite della linea di fondo alle proprie spalle e, in generale, con più spazio intorno, per i giocatori rossoneri in impostazione, Thiaw soprattutto, era facile accettare la pressione individuale di Vini o Mbappé e giocargli alle spalle, trovando sempre l’uomo libero alle loro spalle perché il resto del Real Madrid non accompagnava.
Il gol del 3-1, in maniera indiretta, è nato proprio in questo modo. Al 72’ il Madrid aveva perso il possesso senza avere abbastanza giocatori vicino alla palla per riaggredire. Mbappé si era lanciato lo stesso in pressing su Maignan, con Thiaw che era totalmente libero sulla sua sinistra. Maignan ha solo dovuto fare un appoggio elementare al tedesco, che ha trovato Abraham alle spalle dei centrocampisti. Prima che Militão gli arrivasse addosso, l’inglese ha controllato, si è girato e ha servito Reijnders. Da lì in poi, il gol è solo frutto del talento dell’olandese e di Leão.
È stato il caso più estremo di come il Real Madrid non abbia saputo come comportarsi senza palla a partire dai suoi due attaccanti. Per il resto, magari il Milan non sempre il Milan si è ricavato occasioni da una costruzione pulita, ma ha comunque saputo mantenere il pallone in maniera pazienza, facendo sempre il numero di passaggi giusti, così da avanzare in blocco, mantenere tanti uomini intorno alla palla ed essere efficiente in caso di riaggressione.
Tutto ciò ha portato alla vittoria, insieme, ovviamente, a una prova difensiva impeccabile. Il Milan, se non all’inizio, ha rinunciato al pressing alto e a blocco medio ha gestito bene un avversario tanto forte tecnicamente, col centrocampo sempre disposto a scivolare da un lato all’altro per tappare gli spazi. I rossoneri hanno anche dovuto passare del tempo nella propria trequarti, soprattutto nella ripresa col Real Madrid alla ricerca del pari. Ciò non significa che la squadra si sia schiacciata nella propria area. Non fosse bastata l’applicazione collettiva, quella di ieri è stata anche una serata di grande sacrificio individuale: le corse all’indietro di Morata per aiutare i compagni sistemati in blocco si sprecano; c’è stata un’azione in cui Theo è rientrato su Bellingham che si era liberato tra le linee con la quale il francese è riuscito a recuperare palla evitando che uno dei centrali dovesse staccarsi in avanti, proprio come piace a Fonseca.
La vittoria con il Real Madrid non è solo un’iniezione di fiducia, ma rischia di avere risvolti pratici davvero pesanti. Per il Milan, sono finite quelle che in teoria avrebbero dovuto essere le partite più difficili del girone di Champions League e adesso la prospettiva di entrare nelle prime otto diventa davvero concreta, visto che le prossime avversarie saranno Slovan Bratislava, Stella Rossa, Girona e Dinamo Zagabria.
Al futuro in Europa, però, si penserà dalla prossima partita, perché in queste ore per i tifosi è il momento di godersi una vittoria a suo modo storica. La loro speranza è che questo successo non sia passeggero.