Fino al gol di Nico Paz, a 6 minuti dal novantesimo, il Napoli era sul 2-2 al Bernabeu contro il Real Madrid: non male per il primo esame difficile della nuova, chiacchierata gestione Mazzarri. Poi sappiamo come è andata: il giovane della cantera del Madrid si è inventato quella bella giravolta, quel tiro secco e improvviso, e Meret è arrivato troppo tardi con la sua mano sinistra. Il Napoli ha finito per perdere 4-2, ma come valutare questa partita, che impressione ci ha restituito la squadra di Mazzarri alle prese col palcoscenico più prestigioso?
La sconfitta non compromette il passaggio del girone, che anzi rimane ampiamente alla portata, e pensare di contestare il primo posto del Real Madrid forse era proibitivo - tutto considerato. La squadra di Ancelotti si è presentata senza alcuni titolari, ma resta il Real Madrid in Champions League: in casa l'ultima sconfitta risale 2-3 ad opera del Chelsea nei quarti di finale della stagione 2021/22 - un turno che comunque, pur in modo pirotecnico, passò il Real Madrid grazie al gol di Benzema al 96’.
La storia recente ci insegna che al Bernabeu i propri errori vengono ingigantiti, perché il Real Madrid è una squadra costruita per massimizzarli. A questo Madrid dal modulo fluido, con Bellingham trequartista, basta poco per prendere le misure all’avversario. Gioca con le marce scalate, provando ad approfittare della più piccola disattenzione. Questo Napoli, ancora in fase di assestamento al lavoro di Mazzarri, non è riuscito a evitare quegli errori con cui il Real Madrid risolve le partite in casa. Ogni palla persa centralmente può dare origine a una transizione devastante di uno dei giocatori offensivi; ogni scambio nel corto chiama la pressione e sul cambio di campo può trovare libero Carvajal per il cross; ogni lancio su palla scoperta può trovare Bellingham smarcato in area di rigore.
E così, pur passando in vantaggio, il Napoli ha incassato subito il gol del pareggio. Il gol nasce da una palla persa al centro da Lobotka e ripulita magistralmente da Brahim Diaz su Anguissa, addirittura con una ruleta (cos'ha Brahim Diaz contro il Napoli?). Poi Rodrygo mette in riproduzione tecnica il gol fatto pochi giorni fa. Nessuno in questo momento ha la sua facilità di corsa e dribbling palla al piede.
Dieci minuti dopo c'è il lancio di Alaba trova la testa di Bellingham, accompagnato ma non marcato da Natan. Bellingham segna sempre, figuriamoci.
Il Napoli ha avuto il suo miglior momento tra la fine del primo tempo e la metà del secondo. Una fase del match in cui entrambe le squadre hanno avuto occasioni per passare in vantaggio. Dall’ora di gioco in poi, però, il Real Madrid alza di nuovo le marce. Il gol arriva con un tiro da fuori, ma almeno tre volte i Blancos erano arrivati al tiro in area. Dal 56’ sono arrivati 14 tiri in porta del Real Madrid. Joselu si mangia un paio di occasioni facili e deve addirittura chiedere scusa ai tifosi dopo il gol del 4-2 che segna in pieno recupero.
Il Napoli privo di Osimhen nel primo tempo («Non volevamo rischiare Osimhen per più di un tempo» ha detto Mazzarri), più che un risultato cercava delle risposte dalla prestazione, della squadra e dei singoli. Mostrare prima di tutto a sé stessi di poter ancora giocare alla pari contro le squadre più forti, come sembrava normale la scorsa stagione, e mostrare che il lavoro di questi giorni con Mazzarri non è stato solo motivazionale, ma ha portato idee nuove. Idee magari, chissà, capaci di rimettere in sesto la stagione. La mano di Mazzarri si è vista oltre le gesta a bordocampo, oltre i momenti da avanspettacolo, le penne rosicchiate, gli slanci stressati che a quanto pare lo hanno quasi infortunato. Alcuni singoli, come Anguissa e Di Lorenzo hanno risposto bene, altri come Zielinski, Meret e Natan invece no. Ma ci sono alcuni spunti che lasciano intravedere dove il tecnico livornese può aggiungere opzioni di gioco alla squadra sciupata che ha ereditato.
Il primo si è visto proprio nel gol del vantaggio. L’azione parte dai piedi di Meret e porta il pallone, con una decina di passaggi lungo tutto il campo, sui piedi di Kvaratskhelia. Il georgiano è nella sua situazione preferita, quando può puntare il terzino avversario minacciando la conclusione. Qui c’è il punto interessante del Napoli di Mazzarri perché con la difesa schierata il tiro ribattuto ritorna sui piedi di Kvaratskhelia che decide di optare allora per il cross a rientrare sul secondo palo. Alla fine del cross spunta Di Lorenzo, che aveva assistito all’azione da fuori area e chiama la palla non appena vede che il compagno alza la testa. Di Lorenzo può quindi rimettere la palla al centro dove Simeone segna.
Il cross da un esterno per il taglio sul secondo palo dell’altro esterno (idealmente tra i due esterni a tutta fascia mentre il centro dell’area è occupato dagli attaccanti) è un marchio di fabbrica del gioco di Mazzarri ed è qualcosa che aggiunge pericolosità all’attacco posizionale del Napoli, soprattutto quando al centro dell’area c’è un giocatore che chiama a sé l'attenzione come Osimhen. Di Lorenzo non occupa la parte esterna dell’area di rigore, ma ci arriva in corsa, ed è quindi difficilissimo da seguire per il marcatore. Rappresenta un modo di sfruttare il destro di Kvaratskhelia da situazione di attacco posizionale. Certo, non è la prima volta che vediamo Di Lorenzo incidere con un inserimento in area di rigore, ma è una situazione che può diventare più sistematica.
C'è però una sensazione più generale, e cioè che Mazzarri stia effettivamente ricercando una fluidità centrale con una circolazione palla anche paziente che vada a richiamare il lavoro di Spalletti, più che il calcio diretto cercato da Rudi Garcia. Il meccanismo ideale per Mazzarri sembra quello che porti la catena di fascia sinistra a muoversi per avere Kvaratskhelia a ricevere anche nel mezzo spazio, molto più centrale nel gioco quindi come vertice del triangolo della catena. Per questo si è visto Kvaratskhelia più volte indicare al terzino Juan Jesus che si aspettava la sua sovrapposizione, così da poter rientrare a giocare dentro il campo. Juan Jesus ha giocato anche per gli infortuni dei terzini titolari, e questo ha guastato parte del meccanismo. Ma anche quando questo non avviene, e il georgiano rimane largo sulla fascia, il mezzo spazio deve essere occupato da un giocatore, non importa se la mezzala sinistra o il terzino sinistro, come si è visto al minuto 25.
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Jesus ha il pallone e nota che Di Lorenzo gli sta indicando il taglio verso il suo mezzo spazio di riferimento e che quindi si aspetta il pallone; il brasiliano però non se la sente di servirlo in verticale e decide di andare vicino su Zielinski. Subito dopo aver lasciato palla però parte lui in verticale per occupare quel mezzo spazio che Di Lorenzo deve lasciare libero per tornarsene a destra. Ora è Jesus a trovarsi in posizione favorevole, ma Zielinski sceglie invece un cambio di campo per Politano che sbaglia poi il cross per Simeone solo al centro.
Le catene di fascia del 4-3-3 sembrano il punto nevralgico del lavoro di Mazzarri, finora. Si tratta forse di una necessità, visto lo stato a mezzo servizio di Osimhen e la forma non eccezionale di Zielinski. Lo si nota anche nel gol del pareggio, che arriva a inizio primo tempo, ma corona la fase migliore del Napoli della partita. L’azione nasce da un recupero palla di Lobotka sulla trequarti su Bellingham, la situazione a lui più congeniale rispetto alla difesa alle spalle. Il rimpallo viene raccolto da Anguissa che lo cede allo slovacco che dopo un tocco lo offre in orizzontale a Di Lorenzo in fascia. Lì si muove la catena: Politano e Anguissa scattano subito per attaccare l’area. L'esterno nota il compagno e decide saggiamente di allargarsi per portare via il terzino Mendy.
Anguissa riceve quindi il pallone spalle alla porta e con Kroos in marcatura, può quindi optare per l’opzione più facile: scarico a Di Lorenzo e scatto in area alle spalle del tedesco. Il capitano del Napoli dopo lo stop gli restituisce palla con i giri giusti e dopo un primo cross al centro ribattuto Anguissa può sfondare la rete . Sia nel primo che nel secondo gol parliamo di fasi di attacco posizionale in cui il Napoli è stato paziente e bravo a scegliere l’opzione giusta. Insomma, l’immagine del vecchio Napoli mazzarriano, quello diretto e verticale, non è detto che sia quello che cerca ora il tecnico per rimettere in sesto la situazione. Com’è logico, la verticalità c’è stata quando il recupero palla è arrivato al centro su una situazione di parità numerica: come nell’occasione al 52’ creata da Anguissa e sciupata da Kvaratskhelia (o salvata da Valverde). Con Osimhen in campo si è notata una ricerca maggiore della verticalizzazione verso di lui, rispetto al primo tempo con Simeone, ma anche la sua capacità di mettere giù quei palloni, ripulirli e permettere al Napoli di compattarsi nella trequarti avversaria.
Il Napoli è stato all’altezza del Real Madrid quando ha alternato le due proprie anime. La capacità di essere verticale, con quella di rallentare e sfruttare le combinazioni che coinvolgono più giocatori nelle catene di fascia. Quando mischia, insomma, il Mazzarri vecchio a quello nuovo. Al di là degli errori individuali, che stanno in questo momento e del risultato, il Napoli sta già assumendo una forma più logica con i giocatori a disposizione rispetto a quanto abbiamo visto con Rudi Garcia. La partita del Napoli può essere riassunta dalle parole di Anguissa: «Contro queste squadre non si può sbagliare. Lo abbiamo pagato. Dobbiamo continuare a lavorare così insieme, perché stiamo facendo bene».