Sono passati ormai più di trent’anni dall’assemblea dei soci della Real Sociedad dell’estate del 1989 in cui venne presa la storica decisione di aprire il club anche a giocatori non cresciuti nei Paesi Baschi. Una politica societaria resa famosa dall’Athletic Club di Bilbao che l'ha cominciata a inizio '900 e la applica ancora oggi; la Real Sociedad la inizia invece nel 1962, accompagnandone il periodo d’oro nella prima metà degli anni ’80, quando vinse per due volte consecutive la Liga e una volta la Coppa del Re, oltre a raggiungere la Semifinale di Coppa dei Campioni e due volte il secondo posto in Liga.
Il settore giovanile
La chiusura definitiva di questo ciclo, con l’addio dell’allenatore Toshack e la partenza contemporanea di quattro titolari e diverse riserve, aveva portato alla discussa decisione di aprirsi al mercato esterno per rimanere competitivi. Un’inchiesta dell’epoca trovò la tifoseria praticamente spaccata a metà e forse per evitare un trauma troppo grande si decise inizialmente di acquistare giocatori stranieri e solo per coprire i tre ruoli di titolari scoperti.
Aprirsi al mercato esterno non ha portato ad alcun trofeo in questi trent’anni, ma ha effettivamente permesso alla squadra di rimanere con costanza ad un buon livello in Liga. Tra i migliori piazzamenti va ricordato il terzo posto della stagione 1997/98 e il secondo della stagione 2002/03 quando la Real Sociedad allenata da Denoueix e con in campo tra gli altri Nihat, Kovacevic e Karpin, ha addirittura conteso il titolo al Real Madrid di Raúl, Figo, Zidane e Ronaldo fino alla fine, arrivando solo due punti dietro. La cattiva gestione societaria successiva a questo exploit, però, ha portato ad una una grave crisi economica che è costata alla squadra un ridimensionamento che ha portato fino alla retrocessione in Segunda al termine della stagione 2006/07.
A salvare la squadra in questo periodo di crisi economica è stato il settore giovanile, che è rimasto il fulcro della politica societaria anche una volta aperto il mercato. Non potendo più competere economicamente con altre realtà della Liga, la Real Sociedad si è impegnata ancora di più nel migliorare un settore giovanile da sempre tra i più floridi d’Europa. Il culmine di questa politica è stata certamente la qualificazione alla Champions League 2013/14 con una squadra praticamente cresciuta in casa con giocatori come Iñigo Martínez, Asier Illarramendi, Xabi Prieto e Antoine Griezmann. Da quella qualificazione e dalle remunerative cessioni successive la Real Sociedad ha gettato le basi per fare un ulteriore passo in avanti e costruire una squadra con l’ambizione di puntare all’Europa con costanza. In questo momento la Real Sociedad è una delle squadre più solide della Liga a livello economico, in grado anche di ristrutturare completamente il proprio stadio, togliendo anche la pista d’atletica.
Con l’impoverimento della classe media della Liga e la diaspora dei migliori talenti verso campionati con più disponibilità economica (come la Premier League e la Bundesliga) si è impoverita drasticamente anche la proposta di gioco di un campionato che fino a qualche anno fa primeggiava nella presenza di squadre che volessero usare la tecnica come base dei propri sistemi di gioco. In questa stagione, sono pochissime le squadre con progetti tattici proattivi ambiziosi e tra queste la più interessante è proprio la Real Sociedad di Imanol Alguacil.
L’importanza di Imanol Alguacil
Coetaneo di Guardiola, Alguacil allena in pianta stabile in Liga solo dalla scorsa stagione dopo essere subentrato in corsa ad Asier Garitano (era già stato traghettatore nelle ultime giornate la stagione precedente). Nato in un paese di pescatori poco lontano proprio da Donostia, Alguacil è cresciuto nella Real Sociedad dove ha poi giocato per tutti gli anni ‘90 come terzino dalle caratteristiche offensive, senza mai diventare titolare a tutti gli effetti.
Terminata prematuramente la carriera da giocatore a soli 32 anni, Alguacil ha iniziato ad allenare le giovanili della Real Sociedad solo nel 2011, arrivando rapidamente alla seconda squadra che ha allenato dal 2014 al 2018, accompagnando in sostanza la crescita dell’attuale generazione che sta allenando in prima squadra. Rappresenta quindi a tutti gli effetti “l’allenatore cresciuto in casa” che ha atteso la sua occasione per anni con pazienza.
Il suo arrivo in prima squadra ha spinto ancora di più la filosofia di gioco della Real Sociedad, puntando a far crescere i propri giocatori in un sistema di gioco a metà tra quello atletico e veloce tipicamente basco, e quello più tecnico tipico del resto della Spagna. A Donostia fin dalle giovanili viene insegnato a giocare il pallone a terra e a muoversi tanto senza palla, ma allo stesso tempo viene data grande importanza al recupero alto e ad un gioco verticale in fase di transizione offensiva.
Come detto da Xabi Alonso, ora tornato alla Real Sociedad per iniziare la carriera di allenatore prendendo proprio il posto che era di Imanol nella seconda squadra: «le giovanili devono essere la base di partenza per la rosa della prima squadra». Si parte da un modello di gioco e lo si insegna dalle giovanili per poi poterne raccogliere i frutti in prima squadra. 14 dei 25 giocatori della prima squadra della Real Sociedad sono saliti dalle giovanili e la rosa è la più giovane della Liga, con appena 25,6 anni di media. Si sta riproponendo quindi lo scenario ideale immaginato nell’estate del 1989, con una squadra fatta principalmente di giocatori cresciuti nel vivaio e pochi acquisti mirati estremamente funzionali allo stile di gioco (come l’esterno Portu arrivato in estate dal Girona per 10 milioni) o talenti non ancora esplosi come Adnan Januzaj dal Manchester United per 7,5 milioni, Martin Odegaard in prestito biennale dal Real Madrid e Alexander Isak dal Borussia Dortmund per 6,5 milioni.
Grazie al lavoro tattico certosino fatto negli anni delle giovanili, la Real Sociedad di Imanol è oggi la miglior squadra della Liga nell’occupare in maniera razionale il campo in relazione al sistema di gioco dell’avversario che ha davanti. Un sistema pensato per avere il possesso del pallone per più del 50% del tempo (in questo momento tiene il pallone per il 55,5% delle partite, con l’81,8% di precisione nei passaggi) così da ordinare la propria struttura fin dall’uscita del pallone dalla difesa, con un modulo fluido. Questa capacità la rende una delle migliori squadre della Liga nell’uscita dal pallone dalla difesa, nonché una delle migliori squadre sia nelle fasi di attacco posizionale sia nell’attaccare in transizione offensiva e recuperare il pallone in alto.
Qui dalla partita contro il Real Madrid di fine novembre: la Real Sociedad inizia subito pressando alto non appena il pallone arriva sulle fasce in fase di costruzione, costringendo il terzino a tornare indietro e poi lo stesso Ramos a farlo a sua volta. In questo caso il passaggio al portiere viene intercettato dalla punta che segna l’1-0.
Come gioca la Real Sociedad
La Real Sociedad è una squadra che sa sempre quello che fare con il pallone, grazie alla sua capacità di alternare giocate studiate ad altre più istintive dei suoi talenti. Grazie ad una circolazione attenta e precisa riesce anche a limitare la perdita del pallone in zone pericolose, uno dei problemi maggiori per le squadre che vogliono attaccare con il maggior numero possibile di giocatori nella metà campo avversaria. Una squadra sempre proattiva, in grado di poter mettere in difficoltà qualunque avversario, come dimostra la vittoria di ieri sera per 4-3 con cui ha eliminato il Real Madrid dalla Coppa del Re al Bernabeu (con tanto di dominio nel gioco e 3-0 nella prima ora di gioco).
Ovviamente l’inesperienza dei tanti giovani presenti in rosa porta la squadra a sbagliare molto nei singoli, soprattutto in difesa (in estate per alzare l’esperienza del reparto è stato preso dall’Arsenal Ignacio Monreal). Questo però non li porta a limitare i rischi: ogni partita viene affrontata con l’idea di provare a disorganizzare il rivale sia con la pressione alta che attraverso la propria circolazione di palla.
Il gioco della Real Sociedad dimostra l’importanza della flessibilità posizionale dei giocatori nel calcio contemporaneo. Grazie soprattutto al suo triangolo di centrocampo che si muove in maniera poco ortodossa, modificandosi di volta in volta nelle altezze invece di avere sempre un vertice basso e due alti in diagonale, riesce spesso a generare superiorità numerica dietro la linea di pressione quando la palla deve uscire dalla difesa.
L’importanza di Odegaard e Oyarzabal
In questo senso il giocatore più importante del sistema è Martin Odegaard, che a 21 anni è forse finalmente diventato il giocatore che il Real Madrid pensava di aver acquistato sedicenne dalla Norvegia. Dopo anni di prestiti in Olanda, non era immediato aspettarsi che l’impatto di Odegaard sulla Liga potesse essere così importante. Con i suoi movimenti e la sua tecnica il rifinitore della Real Sociedad moltiplica continuamente le opzioni a disposizione della propria squadra ordinandola sia nel gioco corto che in quello lungo grazie ai suoi precisi cambi di campo. Allo stesso tempo è in grado di creare pericoli dal nulla grazie ai suoi filtranti visionari, come quello che ha mandato in gol Oyarzabal contro il Deportivo Alavés.
https://twitter.com/LaLiga/status/1177623540570480641
Il passaggio in diagonale da Odegaard a Oyarzabal è la migliore opzione a disposizione della Real Sociedad per scardinare la linea difensiva avversaria, perché riesce ad unire i suoi due giocatori migliori con un’azione che esalta la visione di gioco di Odegaard e i movimenti senza palla di Oyarzabal. Questa giocata possono farla pochi altri giocatori in Liga, per la precisione tecnica e la visione di gioco richiesta. Avere un giocatore del genere però non basta, la Real Sociedad ha costruito un sistema per aiutarlo ad esaltarsi.
La stella della squadra è Mikel Oyarzabal, il miglior giocatore uscito dalle giovanili della Real dai tempi di Griezmann. L’attaccante esterno a soli 22 anni ha già più di 150 partite in Liga, gioca con la numero 10 sulla schiena, la fascia di capitano al braccio e dice che in campo: «bisogna godersi anche i movimenti senza palla». In carriera ha già giocato in ogni posizione del fronte d’attacco della Real Sociedad, ma con Imanol è stato definitivamente impostato come esterno sinistro, pur essendo mancino. Il suo gioco non è infatti quello dell’ala che riceve dall’esterno per rientrare e tirare, ma viene invece sfruttata la sua intelligenza tattica per muoversi dentro e fuori dal mezzo spazio di sinistra e da lì giocare la palla. Il suo rapporto ormai telepatico con Odegaard sta regalando le azioni più belle della stagione del Real Sociedad.
Odegaard al momento della ricezione ha un giocatore sempre vicino a centrocampo in Mikel Merino, uno sempre pronto a tagliare nel mezzo spazio di sinistra appunto in Oyarzabal, uno sempre davanti nella punta (Willian José o Isak) e uno sempre alto a destra pronto a tagliare in area in Portu. In quest’azione aspetta il momento giusto e poi serve Monreal con un cambio di gioco dietro la linea difensiva per un cross in area di prima sui tre attaccanti.
Gli altri interpreti
L’altra mezzala è Mikel Merino, dinamico centrocampista di 23 anni preso per 12 milioni dal Newcastle, si posiziona spesso tra le linee per permettere ad Odegaard più libertà nei movimenti. La manovra della squadra è infatti costruita per far ricevere il pallone al norvegese, perché poi può sempre succedere qualcosa di positivo. Odegaard agisce sia come regista che come rifinitore, a seconda della zona di campo in cui riceve palla. Non è più il giocatore statico dei primi anni e anzi fa del cambio di ritmo con la palla la sua arma più sottovalutata.
Anche grazie alla sua crescita, la Real Sociedad è la squadra tatticamente più interessante al momento nella Liga, esprimendo un buon connubio tra tecnica e dinamismo che gli permette di essere sempre molto versatile. L’esplosione della punta Isak in questo inizio di 2020 (7 gol in 8 partite a gennaio) ha portato poi un miglioramento nella qualità offensiva della squadra. Perché se Willian José è un attaccante aggressivo, Isak è una punta elegante che nonostante la statura (190 centimetri) è abile anche nella fase di palleggio. La scelta tra i due dipende quindi dal tipo di gioco che vuole fare Imanol, ma da quando Isak ha iniziato a segnare con continuità, ha di fatto permesso alla squadra di avere la sicurezza di un giocatore in grado di finalizzare bene, ma anche di aiutare la manovra offensiva, pur perdendo un po’ in capacità di pressare alto.
L’uscita palla
Proprio la pressione avversaria decide il tipo di uscita palla della Real Sociedad e quindi anche come il triangolo di centrocampo si deve comportare e dove gli attaccanti devono muoversi ad inizio manovra. Come sempre più comune nelle squadre che vogliono impostare dal basso in superiorità numerica, uno dei centrocampisti scende in mezzo ai difensori per permettere ai terzini di salire sul campo. E come è ormai comune questa discesa può arrivare sia in mezzo ai due centrali per un’uscita simmetrica, che accanto ad uno dei due per un’uscita leggermente asimmetrica. Nella Real Sociedad, ad esempio, quando Igor Zubeldia viene messo davanti alla difesa, viene preferita una sua discesa alla destra del centrale destro Kevin Le Normand. Mentre quando lo stesso Zubeldia è messo direttamente come difensore centrale, per il mediano Ander Guevara viene preferita una discesa tra i due centrali.
Contro i moduli a due punte Imanol preferisce far scendere il mediano, in questo caso Guevara, in mezzo ai centrali così da avere tutto il campo davanti per impostare. I terzini salgono a centrocampo, Mikel Merino scala dietro i due attaccanti avversari per dare una linea di passaggio, mentre Odegaard rimane più alto per darne un’altra aspettando il movimento degli avversari.
Non è un caso se tutti e tre i nomi fatti sono di giocatori cresciuti nella Real Sociedad e da Imanol Alguacil, perché questa capacità di gestire diversi meccanismi in uscita ha bisogno di tempo per essere interiorizzata. Questo però è anche uno dei motivi per cui sta avendo un po’ più di difficoltà a trovare continuità il centrale teoricamente più forte della squadra, ovvero Diego Llorente, acquistato dal Real Madrid nell’estate del 2017. Llorente è il centrale con maggiore talento, ma è anche quello che commette più errori di concentrazione con la linea alta.
Questo costringe Alguacil ad alternare i suoi difensori più di quanto una linea difensiva dovrebbe fare per trovare continuità. Forse anche così si spiegano i molti errori del reparto arretrato che stanno frenando la squadra, che ad esempio negli scontri diretti per l’Europa contro Getafe e Villarreal era in vantaggio di un gol nel primo tempo e ha finito per perdere in entrambe i casi 2-1, subendo gol banali.
Passare in vantaggio è una caratteristica della Real Sociedad, che solo in 3 delle 22 partite di Liga giocate fin qui non ha segnato almeno un gol. Pur non avendo il talento puro degli attacchi di squadre come Real Madrid e Barcellona, la capacità di avere diversi modi per attivare le diverse minacce in campo rende la squadra di Imanol tra le più difficili da difendere. Sostanzialmente tutto il fronte offensivo può essere chiamato in causa in ogni singola azione e la difesa deve quindi sapersi adattare a soluzioni sempre diverse.
Quello che è riuscito alla Real Sociedad di Imanol in questa stagione è proprio capire come mettere i propri giocatori offensivi a proprio agio all’interno di un sistema fluido, rendendo ogni singola caratteristica parte fondamentale del sistema e quindi esaltandola. Può attaccare l’area sfruttando i filtranti di Odegaard per i tagli di Oyarzabal e Portu, ma anche appoggiarsi su Isak o servire gli inserimenti da dietro di Merino. Sono tutte soluzioni efficaci perché inserite in un contesto di squadra dove tutti sanno come devono muoversi, per sfruttare al massimo le proprie qualità.
Se c’è una squadra che quest’anno sta arricchendo la Liga dal punto di vista tecnico e tattico questa è la Real Sociedad. Perfetta per uno spettatore neutrale che vuole vedere del bel calcio, ma anche per un tifoso che chiede alla propria squadra una forte identità nella costruzione della rosa. E per una squadra così ci voleva un allenatore che comprendesse a fondo tutta la filosofia che c’è dietro la costruzione della rosa.