Con solo sette giornate alle spalle le statistiche avanzate sono di supporto nella ricerca di alcune tendenze che potrebbero confermarsi poi sul lungo termine, ma resta inteso che le difficoltà di calendario o gli infortuni imprevisti potrebbero sparigliare le carte oltre le capacità previsionali dei modelli matematici.
Ciò nonostante, le statistiche rappresentano comunque la miglior finestra sul futuro della Serie A 2019/20 che abbiamo a disposizione oggi. In questo pezzo darò spazio ai punti che ritengo statisticamente salienti, la mia non può essere considerata un’analisi esaustiva di nessuna squadra di Serie A tra quelle citate (per quelle non citate occorrerebbero più partite e un focus statistico dedicato).
Il primo passo da compiere, oggi, è distinguere i risultati delle prime giornate dalle prestazioni fornite. Infatti, soprattutto nelle prime fasi del campionato, quando i livelli atletici delle squadre sono molto differenti, e gli allenatori faticano ad amalgamare nuovi acquisti e nuove idee, ciò che si raccoglie sul campo può essere anche molto lontano da quanto è stato effettivamente seminato.
Gli Expected Goals aiutano in questo processo di separazione, perché provano a sintetizzare in un numero quanto una squadra avrebbe dovuto ottenere dal gioco espresso, al di là dei gol effettivamente segnati o subiti.
Il grafico della differenza tra gli Expected Goals prodotti in attacco e quelli concessi in difesa. Un numero positivo più alto indica una performance migliore.
Cosa fa bene il Bologna
Il Bologna di Sinisa Mihajlovic è, stats alla mano, la vera sorpresa di questo avvio di campionato.
Per xG offensivi il Bologna ha la terza migliore prestazione del campionato, dopo Atalanta e Roma, se consideriamo solo le azioni di gioco regolare e teniamo fuori le azioni offensive che si sviluppano su calcio piazzato.
Il cumulo degli xG offensivi è dovuto in larga parte alle prestazioni contro SPAL (3,5 xG) e Brescia (4 xG), quest’ultimi in inferiorità numerica per gran parte della partita. C’è un punto interessante da sottolineare: il Bologna sa scegliere le zone di campo dove far male all’avversario, infatti ha la seconda migliore “shot selection” del campionato, ovvero la pericolosità media di ogni tiro più alta (0,132 xG per tiro).
Oltretutto, il Bologna ha una percentuale di conversione gol/tiri disastrosa, solo la sedicesima del campionato. Cioè: per la qualità e la quantità delle azioni prodotte, se gli attaccanti del Bologna fossero stati più precisi, avrebbero segnato anche più gol di così.
Il Bologna ha il miglior indice PPDA del campionato, nell’ultimo turno ha superato il Torino di Mazzarri che ha dominato la statistica nella scorsa stagione. Il PPDA (Pass Per Defensive Actions) mette a rapporto i passaggi concessi in costruzione agli avversari e gli interventi difensivi effettuati. È quindi una misura del pressing.
Quindi, il PPDA ci dice che il Bologna è una squadra aggressiva. Un altro dato pone una luce diversa sulla questione: per recuperi palla nella metà campo offensiva, il Bologna è solo la decima squadra del campionato.
Quindi, il pressing del Bologna non ha tanto un’idea offensiva dietro, cioè non è orientato alla riconquista rapida del pallone in zone alte del campo, è piuttosto portato come soluzione difensiva, ha cioè lo scopo di sporcare l’azione avversaria (costringendola magari al lancio lungo).
Con questo stile il Bologna ha ottenuto la miglior prestazione difensiva del campionato: finora ha subito 5,4 xG, contro gli 8,1 della Juventus.
I tanti gol incassati (7 oltre a 2 rigori) sono dovuti all’ottima predisposizione degli attaccanti che hanno affrontato il Bologna e che hanno messo in rete il 9,4% dei tiri (una cifra superiore alla media del campionato di 8,5%). E forse il Bologna ha pagato alcuni errori individuali dei suoi difensori.
Cos’è successo all’attacco del Napoli
Il Napoli ha già segnato 17 reti stagionali – con una media di 1,6 reti a partita escludendo i rigori – ed è il secondo attacco del campionato dietro all’Atalanta.
Nelle ultime quattro uscite, però, il Napoli ha segnato solo 2 reti, entrambe contro il Brescia, restando a secco contro Cagliari, Genk e Torino.
Più in generale, l’andamento degli xG offensivi nell’ultimo anno e mezzo - cioè da quando Ancelotti è seduto sulla panchina degli azzurri - è positivo. La tendenza, disegnata con un tratteggio verde, denota un miglioramento nella qualità delle occasioni prodotte.
In particolare per quanto riguarda il campionato in corso il Napoli ha la seconda migliore prestazione per numero di tiri e la quarta prestazione per xG prodotti su azione di gioco regolare.
Per di più, il Napoli ha trovato un’efficacia notevole nelle situazioni da palla inattiva, grazie all’inserimento di Manolas e Di Lorenzo: il Napoli ha ora la miglior prestazione assoluta per xG prodotti da calcio piazzato, con una media di 0,56 xG prodotti a partita, molto più alta delle medie registrate nelle tre stagioni precedenti.
Quindi il calo nelle ultime partite è da imputare solo ad una – momentanea? – scarsa precisione degli attaccanti: il rapporto tra gol e tiri è precipitato dal 14% delle prime quattro partite, al 9% delle ultime tre. Tutte le altre statistiche offensive – xG, passaggi completati nell’ultimo terzo di campo e tocchi in area avversaria – sono rimaste invariate.
Ben più preoccupante degli xG offensivi è l’andamento degli xG difensivi. Tornando al grafico precedente, è evidente la tendenza al rialzo delle occasioni concesse dal Napoli. La pendenza della linea tratteggiata nera è anche più ripida rispetto a quella degli xG offensivi, cioè in un anno e mezzo il Napoli ha eroso la performance difensiva più di quanto abbia migliorato quella offensiva.
Gli uomini di Ancelotti non sono riusciti a tradurre il miglioramento che il Napoli ha avuto nelle occasioni offensive da palla inattiva in un uguale vantaggio difensivo. Se nelle azioni di gioco regolare il Napoli ha la seconda miglior prestazione difensiva stagionale – 0,84 xG concessi a partita, come la Juventus e dietro solo al Bologna – per quanto riguarda le situazioni da calcio piazzato, il Napoli scende fino al quattordicesimo posto per xG subiti (0,39 a partita).
Era tutto da buttare nel Milan di Giampaolo?
Marco Giampaolo ha lasciato il Milan all’undicesimo posto, dopo 3 vittorie e 4 sconfitte. Il grosso delle difficoltà dei rossoneri in questo avvio di stagione ha riguardato soprattutto la fase offensiva.
Il Milan ha avuto il nono attacco della Serie A per xG prodotti e, rigori esclusi, l’ultimo attacco del campionato per reti segnate (3, come Udinese e Sampdoria). Le responsabilità degli attaccanti rossoneri sottoporta sono evidenti: il Milan ha la peggior conversione in gol del volume di tiro prodotto tra tutte, solo il 2,6% dei tiri presi su azione di gioco regolare è stato messo in rete.
Un anno fa, Krzysztof Piatek iniziava la sua serie da cecchino infallibile che lo avrebbe portato a segnare 9 gol dai primi 16 tiri in porta della sua avventura in Serie A. Quest’anno ha segnato solo su rigore, e il rapporto gol/tiri nello specchio finora è stato di 0 su 12.
Ci sono altri numeri, che riguardano l’attaccante polacco, che sono confortanti. Piatek ha registrato finora 0,47 xG ogni 90 minuti, una prestazione non lontana dai 0,50 xG/p90 di Ciro Immobile, l’attuale capocannoniere. Oltre alla qualità delle occasioni che si è procurato, anche la continuità con la quale Piatek mette il pallone nello specchio fa ben sperare: il 63% dei tiri di Piatek ha costretto il portiere avversario all’intervento, cioè poco meno di quanto fatto da Immobile (67%) che ha ricavato 6 gol.
Le due annate italiane di Piatek a confronto.
Numeri che non sono così dissimili, gol a parte, rispetto a quelli dello scorso anno. In un sistema a lui più congeniale, Piatek potrebbe riprendere a segnare. Il Milan è riuscito a portare poco palla all’interno dell’area di rigore (decimi per numero di passaggi in area di rigore), nonostante la buona mole di lavoro sulla trequarti offensiva (quarti per passaggi riusciti nell’ultima zona del campo).
Difensivamente la performance del Milan è da registrare ma non è stata da buttare via. I rossoneri, ad esempio, sono quarti sia per volume di tiro concesso agli avversari, sia per la qualità delle occasioni misurata dagli xG su azione di gioco regolare.
L’intensità sviluppata nel pressing è buona (quarti per PPDA), anche se la sua efficacia va valutata (dodicesimi per recuperi palla nella metà campo offensiva). Quest’ultimo dato, particolarmente caro a Stefano Pioli, andrà tenuto sotto controllo per capire se il Milan riuscirà a mettere in pratica i dettami del nuovo mister.
Chi salirà e chi scenderà?
Al di là del titolo del paragrafo, un po’ paraculo, si può solo provare a immaginare cosa potrebbe succedere dopo la sosta.
Un’indicazione di massima può essere ottenuta dal confronto tra ciò che le squadre hanno messo in mostra in termini di Expected Goals, sia in difesa che in attacco, e ciò che hanno portato a casa alla fine dei novanta minuti, in termini di gol fatti e subiti.
In questa differenza tra le differenze reti reali ed attese, le eccedenze indicano che le squadre ha ottenuto più di quanto avrebbe meritato, o in difesa, o in attacco, o in entrambe le situazioni.
Quindi Cagliari, Torino e Brescia potrebbero dover affrontare risultati negativi come conseguenza dell’attuale overperformance, se non dovessero migliorare il gioco proposto finora. Il Torino, stando alle statistiche, ha avuto finora una delle peggiori fasi difensive della Serie A e deve ringraziare la buona forma di Salvatore Sirigu. Al contrario Bologna, Sampdoria e Milan potrebbero risalire in classifica.
È chiaro che tutto dipende dalle condizioni dettate dal calendario e dal lavoro che stanno facendo le squadre anche durante la sosta.
I difensori del Bologna riusciranno a fare meno errori nella tattica individuale? E i suoi attaccanti diventeranno più precisi sottoporta? Gli attaccanti del Napoli saranno più precisi? Il Milan riuscirà a mettere Piatek nelle condizioni migliori per segnare?
Sono tutte domande che otterranno una risposta solo dal campo.