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Cosa ci mancherà delle retrocesse
04 giu 2019
Anche Empoli, Chievo e Frosinone hanno lasciato qualche buon ricordo.
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Le luci dei riflettori sono ormai solo un lontano riverbero. I seggiolini, vuoti. Anche l’insegna l’hanno disarcionata, in attesa della nuova. Le squadre della Serie A, tutte, hanno conosciuto il loro destino: chi doveva andare in Europa si è alla fine palesato e il dramma dell’ultima retrocessione consumato. E mentre a chi rimane, bene o male, continueremo a buttare un occhio, chi ci lascia scivolerà inevitabilmente nell’oblio, almeno per una stagione.

Empoli, Frosinone, Chievo Verona, in rigoroso ordine di resistenza, sono salpate per quella tumultuosa guerriglia nei boschi che è la Serie B, ma non senza lasciarsi alle spalle un ricordo, un momento, una speranza. Insomma, senza diventare troppo melodrammatici, salutiamo le retrocesse con una bella lista-ricordo di cosa ci mancherà di loro.

La classe di Ismaël Bennacer

Volete togliere dalla serie A un giocatore che si chiama Ismaël, come l’unico sopravvissuto del Pequod, e che fa queste cose qui?

https://twitter.com/IsmaelBennacer/status/1133009750843711494

Call me Ismaël

Bennacer - scuola Arsenal, figlioccio di Wenger - è un giocatore diverso, una specie rara nel nostro campionato, e dovrebbe essere protetto come i panda o i vecchi film in bianco e nero. Difficilmente lo vedremo scendere in Serie B, ha dimostrato di avere troppo talento, ma Corsi, il presidente dell’Empoli, ha già parlato di offerte della Bundesliga per il suo numero 10.

Lasciarselo sfuggire tra le dita per mandarlo a predicare calcio tra le nebbie della Nordreno-Vestfalia sarebbe un abominio, qualcosa di cui dovremmo pentirci tutti. Al primo anno in Italia, oltre ad un certo stile che lo rende il perfetto erede dei una dinastia ormai sofferente di calciatori hipster, ha dimostrato un'impressionante sicurezza nei propri mezzi, una fiducia inscalfibile anche nei momenti più bui dell’Empoli.

https://twitter.com/PdiCalcio/status/1134127741102690304

In Italia il Napoli sembra la squadra più interessata a prenderlo, magari per infilarlo in un centrocampo con Zielinski e Fabian Ruiz. Se è vero o è solo una suggestione di mercato non lo sappiamo, ma nel dubbio incrociamo le dita per Ismaël Bennacer.


Il nuovo Benito Stirpe

Il Benito Stirpe è rimasto incompiuto per oltre 30 anni, fino a quando il Comune non lo ha affidato al Frosinone che ha terminato i lavori, trasformandolo nel terzo “impianto moderno” in Italia gestito direttamente da un club. Nel 2017 è stato candidato al premio di Stadium of the Year. Su Tripadvisor ha una votazione di 4,5/5 su oltre 60 recensioni, migliore anche dell’Olimpico di Roma e dell’Artemio Franchi di Firenze.

Sembra uno di quegli stadi che in America montano e smontano nel giro di una sola notte (con un video velocizzato a cornice), coi seggiolini colorati. Considerando che nella capitale sia la Lazio che la Roma hanno bisogno di uno stadio, potrebbero affittarlo, portarlo da Frosinone al Lungotevere e farci giocare almeno per un anno la propria squadra.


Il sinistro di Camillo Ciano

Che insomma si organizzi una petizione, delle manifestazioni ai piedi del Benito Stirpe. Che qualche presidente di buon cuore e occhio lungo salvi Camillo Ciano dal ritorno in B dopo appena un anno. 29 anni ci ha impiegato Ciano per issarsi finalmente nella “massima serie”, dimostrando in maniera lampante di avere le qualità per restarci, a differenza di quasi tutti i suoi compagni. Con 7 gol e 4 assist è stato coinvolto in quasi il 40% delle reti della sua squadra e il suo sinistro era uno dei pochissimi motivi per veder giocare il Frosinone.

https://twitter.com/Frosinone1928/status/993896605697892352

Mezzo seconda punta, mezzo trequartista; Ciano è quel tipo di giocatore che fa sfracelli in ogni tipo di campionato minore, ma che non sembra mai in grado di fare il passo successivo, perché troppo lento o troppo matto o troppo scemo. Ciano invece questo passo è riuscito a farlo, ripagando l’incondizionata fiducia di chi lo aveva preso al fantacalcio e soprattutto regalando qualche lampo di bellezza agli indefessi tifosi del Frosinone.

Trattenerlo in A, come leader tecnico di qualche neopromossa o giocatore di rotazione di qualche squadra più ambiziosa, dovrebbe essere un impegno morale, vediamo che si può fare.


Il lavoro sporco di Caputo

Se Ciano accarezza il pallone, Francesco “Ciccio” Caputo ne spreme ogni goccia. Quest’anno è stato uno dei pochissimi giocatori di movimento in Europa a giocare tutti i minuti a disposizione, l’unico in Serie A, contribuendo alla causa persa dell’Empoli con 16 gol.

Prima di quest’anno, Caputo aveva giocato appena 12 partite nella massima serie, nel lontano 2010-’11, segnando un gol. In una squadra alla perenne ricerca di certezze, Caputo è stato l’unico porto sicuro, muovendosi sul fronte d’attacco come un forsennato mentre intorno a lui ruotavano mezze punte slave sempre più esotiche.

Quella di Caputo è anche una storia di redenzione: una condanna per frode sportiva di 3 anni e mezzo, ridotta a dodici mesi come omessa denuncia. Una carriera che sembra migliorare di anno in anno, nonostante l’età, e che lo ha visto diventare uno dei migliori marcatori della storia della serie B. L’approdo in A e la conferma che Caputo funziona anche al livello più alto.

Oggi produce una birra artigianale fatta con il pane di Altamura (la sua città) dal simpatico nome di “Pagnotta” e ha comprato casa ad Empoli, scelte che fanno le persone serene. Portarlo via da qui potrebbe essere una cattiveria, ma è più importante la felicità di Caputo o la nostra?


La freschezza di Emanuel Vignato

Emanuel Vignato ha 18 anni ma ne dimostra 14. In questa stagione è stato lasciato a macerare in panchina o a giocare con la Primavera mentre il Chievo, già penalizzato, perdeva partite su partite. Il Chievo Verona è la squadra più anziana della Serie A, ha basato tutte le salvezze degli ultimi anni su un core composto da giocatori esperti e pronti a sporcarsi le mani nei bassifondi del campionato.

Quest’anno però si è capito da subito che il piano non avrebbe funzionato. Una rosa non solo avanti con l’età, ma anche con troppo poco talento per competere, unita ad una gestione tecnica pessima, culminata con l’imbarazzante gestione Ventura, durata poche settimane.

Ad Emanuel Vignato (così come a Kiyine, altro giovane interessante) è stata data la possibilità di giocare con continuità solo a retrocessione praticamente avvenuta. La seconda presenza è arrivata ad inizio aprile, entrato al 56’ della gara contro il Sassuolo. Da quel momento Vignato è stato schierato sempre titolare, trequartista in un centrocampo a rombo. In questo breve scorcio sul futuro, è stato in grado di realizzare un gol, nell’unica vittoria del Chievo del 2019, contro la Lazio, e di servire un assist nel pareggio contro il Parma.

Un gran bel gol.

Vignato è un talento ancora poco definito. In Primavera poteva partire dall’esterno, grazie ad una buona rapidità ed un’ottima tecnica, ma tra i professionisti sembra più adatto ad un gioco tra le linee, vista la sua capacità di associarsi con i compagni. Elegante e tecnico è riuscito a rischiarare un po’ i giorni bui dei tifosi del Chievo, che adesso sperano di vedersi crescere un talento in casa. Inter e Juventus sembrano già sulle sue tracce, anche se le notizie degli ultimi giorni riferiscono di un Barcellona affascinato dalla famiglia Vignato, desideroso di portarsi dentro la Masia Emanuel e il fratello piccolo, Samuele.

A questo punto, chissà se rivedremo mai un Vignato, uno qualunque, in Serie A.


Il gioco dell’Empoli

Non è mai facile per una neopromossa cercare di ottenere risultati attraverso il gioco. Ci ha provato l’Empoli di Andreazzoli, in due spezzoni, intervallati dalla parentesi Iachini. Se non è stato sufficiente per rimanere in Serie A, è qualcosa per cui merita i nostri ringraziamenti.

https://twitter.com/EmpoliCalcio/status/1132768694122307589

Il calcio mostrato dall’Empoli non può essere annichilito dai risultati, perché la sua retrocessione è finita per concretizzarsi all’ultimo, per un pelo, e - sì - potremmo dare la colpa all’atteggiamento troppo naive mostrato dalla squadra in alcune situazioni, ma potremmo anche parlare degli ultimi incredibili 15 minuti della partita contro l’Inter o della cessione di Zajc, forse il miglior giocatore dell’Empoli, arrivata a gennaio o ancora della inadeguatezza di parte della rosa.

Insomma l’accoppiata Andreazzoli + Empoli è stata, a sprazzi, un piacevole diversivo al calcio binario delle squadre di bassa classifica. Per ritrovare l’Empoli dovremmo aspettare almeno una stagione, per Andreazzoli chissà, anche se sarebbe bello ritrovarli insieme tra un anno, sempre sfrontati, magari più preparati.


La duttilità di Fabio Depaoli

Se per Ciano è una speranza, per Depaoli dovrebbe essere una certezza. Per il terzino/centrocampista/mezzala è arrivato il momento di fare un passo avanti dopo 10 anni passati a crescere al Chievo. In estate potrebbe far parte della rosa dell’Italia u21 che proverà a vincere l’Europeo in casa, da agosto potremmo rivederlo in Serie A con la maglia della Sampdoria, che pare interessata al giocatore.

In questa stagione Depaoli ha mostrato dei miglioramenti nella fase difensiva, giocando alcune ottime partite in copertura, ma è la qualità delle sue giocate in fase offensiva a sorprendere: in stagione ha realizzato 4 assist, nella squadra con il peggior attacco della Serie A, riuscendo ad effettuare 3 cross in area ogni 90 minuti in area, col 30% di precisione.

In un calcio in cui la duttilità dei terzini è un valore sempre più importante, Fabio Depaoli è pronto a salire di livello.


L’esultanza di Stepinski

Mariusz Stepinski doveva, sulla carta, sostituire e migliorare i 12 gol di Roberto Inglese, lasciato andare a Parma. Nella scorsa stagione nei pochi minuti in cui era stato in campo il centravanti polacco (uno dei tanti) aveva dimostrato un discreto istinto nella porta, segnando 5 gol fondamentali per la salvezza. Quest’anno in un Chievo drammatico non si è però dimostrato all’altezza del compito, finendo il suo campionato con appena 6 gol, pur giocando molti più minuti. Lì dove non è arrivato coi numeri, però, Stepinski è arrivato con la sua esultanza, che davvero nessuno ha capito.

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Foto di Francesco Pecoraro/Getty Images

Un omaggio al capitano Spock? Una presa in giro a Dybala? Una Toni revisited? Se in giro si trovano parecchie foto della sua fidanzata, una ricostruzione filologica della sua esultanza è stata impossibile. Una libera interpretazione potrebbe far credere che non si tratti di nulla in particolare, se non la volontà di Stepinski di spiccare dal sottobosco degli attaccanti tra il medio e il mediocre. Se questo era il suo scopo, beh: ce l’ha fatta abbastanza da finire nel nostro pezzo.




Il mestiere di Daniel Ciofani

Più che Daniel Ciofani in sé, 31 presenza in campionato e 5 gol, ci mancheranno i lampi del suo mestiere, l'esperienza estetica più vicina ai vecchi centravanti di provincia che ci era rimasta in Serie A.

Costretto a dividersi i minuti in attacco con il giovanissimo Pinamonti, Ciofani non ha disputato una stagione particolarmente brillante e non è facile ipotizzare qualche squadra di Serie A disposta a strapparlo al Frosinone, dove è uno dei leader emotivi e dove in Serie B ha dimostrato di poter far bene. Potrebbe quindi essere stata questa la sua ultima stagione in Serie A, le ultime partite in cui l’abbiamo visto contendere lanci sbilenchi a difensori troppo mobili, eseguire sponde scolastiche o girare in rete palloni senza peso.

Ciofani si porta a casa anche il record di gol più tardo segnato in serie A, il rigore trasformato con freddezza dopo 102 minuti e 44 secondi nella partita contro il Parma e valso il 3-2; magari non è un record particolarmente gratificante, ma comunque un record.


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