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Daniele V. Morrone
50 milioni per Calafiori sono troppi?
08 Jul 2024
08 Jul 2024
Non secondo l'Arsenal, che li sta spendendo per acquistarlo.
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Daniele V. Morrone
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IMAGO / AFLOSPORT
(foto) IMAGO / AFLOSPORT
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Prima dell’Europeo sembrava certo l’approdo di Riccardo Calafiori alla Juventus. Aveva senso: avrebbe seguito Thiago Motta, l’allenatore che gli ha cambiato la carriera, trasformandolo da terzino del Basilea a centrale di culto del Bologna e rivelazione della Nazionale italiana. La cifra da 30 milioni per il cartellino e lo stipendio da 2,5 milioni a stagione avrebbero dovuto consacrarlo come uno dei protagonisti della nuova e ambiziosa Juventus. Proprio le tre partite giocate da Calafiori da titolare all’Europeo hanno però cambiato le carte in tavola. Il difensore è stato uno dei pochissimi a salvarsi della spedizione naufragata in Germania e forse l’unico ad uscirne con una reputazione migliorata. In Italia ce ne eravamo già accorti, ma all’Europeo è stato il mondo a far caso all’unicità di Calafiori.Il centrale del Bologna sembra intercettare alla perfezione le esigenze tecniche del difensore contemporaneo e l'estetica dei giganti della difesa italiana di inizio 2000. Così lo ha presentato James Horncastle ai lettori inglesi su The Athletic dopo il suo esordio all’Europeo: "Con la giacca da inno e i lunghi capelli trattenuti da una sottile fascia, Calafiori rientrava almeno nell’identikit di personaggi da hall of fame come Paolo Maldini, Alessandro Nesta e Fabio Cannavaro". Calafiori non si è nemmeno sporcato l’immagine nel naufragio contro la Svizzera. L’ultimo ricordo lasciato sul campo è il titanico assist servito contro la Croazia. Il torneo ha mostrato una cosa: che Calafiori da centrale di difesa funziona anche in un sistema diverso da quello del Bologna.

Mentre il Bologna nicchiava sull’offerta della Juventus, durante l’Europeo il suo nome ha iniziato a circolare, venendo accostato a Real Madrid, Bayern, Arsenal e Chelsea. All’improvviso Calafiori è uscito dalla bolla italiana. Possibile che i DS dei top club europei non se ne siano accorti? Forse è vero che la Serie A non è così seguita in questo momento e poi il mercato italiano non aiuta, essendo particolarmente legato agli affari interni. Insomma, i giocatori italiani emergenti raramente sfuggono alle prime della classe. La situazione di Calafiori, poi, è molto particolare, perché comunque quella passata rimane di fatto la sua prima stagione da titolare in Serie A. Della sua storia si sapeva già più o meno tutto: del talento a livello giovanile, del terrificante infortunio che capita «una volta ogni 10 anni», della bocciatura di Mourinho dopo Bodø/Glimt, della panchina al Genoa di Blessin, dell’esperienza a Basilea per ricominciare la carriera con l’intuizione dell’allenatore Vogel: «Ho pensato che come terzino gli mancasse la velocità necessaria per raggiungere il livello più alto. Giocando da centrale, ne aveva più che a sufficienza». Per gli osservatori esteri parliamo sempre di poche partite (43 presenze totali in Serie A in carriera, 31 presenze da titolare), quindi poche possibilità di vederlo in contesti vari e soprattutto pochissimi dati per confrontarlo con i pari ruolo. Era importante capire quali fossero i suoi margini di miglioramento e quanto le sue prestazioni fossero traslabili in contesti diversi, e forse da questo punto di vista l'Europeo ha aiutato. Calafiori è stato uno dei migliori difensori della passata stagione, ma questo potevano vederlo tutti. Quanto però le sue lacune erano nascoste dal sistema disegnato da Motta? Una situazione diversa, per capirci, da quella di Alessandro Buongiorno, di cui si ha ormai la certezza del valore come difensore centrale titolare in Serie A e che a 25 anni è stato ambito dalle grandi del campionato per mesi e preso dal Napoli del nuovo ciclo di Conte.

Da questo grafico di Statsbomb si può vedere come nella scorsa stagione Siano stati tra i migliori difensori della Serie A. E se a Buongiorno veniva chiesto maggiormente di lanciare lungo sotto pressione e appoggiarla facile quando non veniva pressato, Calafiori doveva invece condurre palla o giocarla con lucidità dal basso. Il Bologna puntava su una manovra più elaborata rispetto al Torino e Calafiori ne era parte integrante.

L’Europeo ha messo in vetrina Calafiori al momento giusto per lui e per il Bologna. Per il suo cartellino l’Arsenal spenderà 50 milioni, che verranno divisi quasi a metà tra Bologna e Basilea (per via degli accordi al momento del suo passaggio la scorsa estate). Al giocatore andrà uno stipendio da 3,5 milioni più bonus a stagione con un contratto quadriennale (nella sua stagione a Bologna lo stipendio era stato di 750 mila euro). In un anno solare la vita di Calafiori ha preso una strada che poteva solo sognare. Ora giocherà in una delle migliori squadre del miglior campionato al mondo. Questo anche perché Calafiori ha le caratteristiche giuste per far parte di una nicchia di mercato ambitissima tra le grandi squadre: quella dei centrali mancini che impostano. Come scritto da Ted Knutson nella newsletter The Transfer Flow: "Su 392 difensori centrali che hanno giocato più di 600 minuti nei cinque principali campionati europei lo scorso anno, solo 110, ovvero il 28%, hanno effettuato la maggior parte dei passaggi con il piede sinistro. In qualsiasi momento, i club possono acquistare un centrale destro in numero tre volte superiore a quello dei mancini. Anche i club più ricchi e con buoni sistemi di scouting non riescono a trovare un centrale sinistro che rientri nel loro budget e sia sufficientemente bravo da essere titolare". In questo momento in Premier League un difensore centrale mancino in grado di gestire il pallone non è ritenuto un lusso, ma una presenza necessaria per tutti quegli allenatori che vogliono adottare i principi del gioco di posizione. Lo dimostrano gli acquisti del Manchester City di Guardiola, che ormai sembra collezionare centrali di questo tipo (vedi gli acquisti di Nathan Aké e Josko Gvardiol, 130 milioni in due), ma anche quelli del Manchester United di ten Hag (Lisandro Martínez, 57 milioni) o quelli del Tottenham di Postecoglou (Micky van de Ven, 40 milioni). Anche il fatto che, di tutti i giovani cresciuti in casa, il Chelsea non voglia vendere assolutamente Levi Colwill è significativo. I sistemi di pressing ormai sono troppo sviluppati e, da questo punto di vista, avere un centrale mancino che sa impostare è diventato necessario per poter avere una manovra soddisfacente. E così, quando appare un nuovo difensore centrale mancino che mostra i margini per poter giocare in una grande della Premier League (anche perché va ricordato che i centrali mancini sono più rari dei destri di piede), le big six sono disposte a spendere qualsiasi prezzo. Mikel Arteta, poi, è particolarmente intransigente sulle caratteristiche che deve avere un centrale di difesa. Tranquillità nel gestire il pallone, innanzitutto, ma anche capacità di vincere i duelli individuali (in anticipo oppure di reattività, al momento delle coperture, o nei contrasti aerei). D’altra parte, l’Arsenal è una squadra con un baricentro alto e i suoi centrali giocano molto lontano dalla propria area. Insomma, devono saper giocare sotto pressione ed essere bravi a prevenire i pericoli. William Saliba rappresenta il prototipo del centrale perfetto per Arteta, e al suo fianco Calafiori potrebbe avere vita facile. Si fa per dire, ovviamente, visto quanto è difficile il salto in Premier League per chiunque. “Secondo Statsbomb”, ha scritto Emanuele Mongiardo in un pezzo qui su Ultimo Uomo qualche settimana fa “tra i giocatori con almeno 1200 minuti è il secondo difensore centrale dopo Buongiorno per intercetti riusciti in proporzione al volume di possesso della sua squadra (3,12) e il quinto, tra i pari ruolo, per percentuale di duelli aerei vinti (76%). Il Bologna rende scomodo il possesso avversario già dal pressing alto, poi sta a Calafiori imporsi sull’attaccante girato di spalle. In più, ha una discreta corsa in campo aperto: non avrà grandi picchi di velocità, ma rispetto agli altri difensori italiani ha un passo migliore e in generale una migliore mobilità”. Calafiori insomma sembra perfetto per un sistema che richiede anche ai suoi centrali di attaccare, e non è un caso in questo senso che indichi John Stones come punto di riferimento.

Un esempio è quest’azione contro la Salernitana in cui scatta in conduzione e buca le maglie avversarie. Arrivato in zona di rifinitura, serve un filtrante sul taglio del compagno in area.

Calafiori non ha mai sottaciuto il grande impatto che ha avuto Thiago Motta sulla sua evoluzoine. «Mi ha visto subito anche come centrale difensivo: con lui ho imparato un mare di cose. È la sua filosofia, non importa chi va ma quello spazio va aggredito e sfruttato. Senza paura e usando sempre la personalità», ha detto a Sportweek la passata stagione. «Con Thiago Motta è venuta fuori la personalità che avevo dentro, non ho avuto paura di sbagliare e quando l’ho fatto mi ha aiutato a progredire», ha aggiunto poi parlando a La Stampa. Proprio il carisma con cui scende in campo è forse ciò che, al di là delle caratteristiche tecniche, ce lo fa percepire come un difensore da grande squadra. Carisma e coraggio gli serviranno a palate, d’altra parte. Arteta richiede sopra ogni cosa tecnica, certo, ma soprattutto un carattere forte e la capacità di prendere decisioni in una frazione di secondo. L’allenatore spagnolo si trova in una fase critica del suo progetto e non può più aspettare nessuno, perché ormai ogni minimo vantaggio o svantaggio può risultare decisivo nella corsa al Manchester City di Guardiola. Tra le fisse di Arteta c’è anche la versatilità o duttilità dei difensori centrali: i giocatori devono sapersi muovere portando più funzioni in campo e quindi poter essere schierati in più ruoli se serve durante la stagione. O un giocatore è ritenuto un fenomeno assoluto come William Saliba e allora gioca ogni minuto della stagione o per giocare ora nell’Arsenal non basta saper fare bene solo una cosa in campo. Un giocatore con pregi enormi col pallone e lacune difensive marcatissime come Zinchenko alla fine non è riuscito a tenersi il posto da terzino sinistro titolare, per dire. L’Arsenal la scorsa stagione ha dato maggiore priorità alla solidità difensiva, riuscendo nell’intento visto che ha terminato la stagione con la migliore difesa del campionato (29 gol subiti, ovvero 5 in meno del Manchester City). Seguendo l’esempio dello sviluppo visto nel Manchester City dei “quattro difensori centrali”, un difensore versatile come Benjamin White è titolare inamovibile a destra e al posto di Zinchenko a sinistra si sono visti i più versatili Tomiyasu (che gioca terzino sia a destra che a sinistra) e Kiwior che è stato schierato titolare sul finale della scorsa stagione. L’acquisto della scorsa estate, Timber (che poi si è infortunato gravemente), può essere schierato centrale e terzino su entrambe le fasce, ed è il prototipo del giocatore da rotazione secondo Arteta. I giocatori dall’impostazione “classica” non di primissimo livello sono stati lasciati andare via, come nel caso dei terzini sinistri Kieran Tierney e Nuno Tavares. Da questo punto di vista Calafiori può avere il repertorio per rimanere a lungo nel club londinese. Nell’Arsenal può essere impiegato infatti come centrale di sinistra (al posto di Gabriel) o anche come terzino sinistro (se dovesse partire qualcuno tra Zinchenko, Kiwior e Tomiyasu). L’idea potrebbe essere di farne la risposta a Gvardiol del Manchester City che, dopo un periodo di studio, alla fine si è imposto come terzino sinistro che viene a ricevere nel mezzo spazio di sinistra. L’Arsenal ha nel proprio sistema la possibilità di integrare tranquillamente un terzino sinistro che va a fare le stesse cose di Gvardiol in zona di rifinitura, ma con Zinchenko perdeva troppo in termini difensivi. Calafiori saprà colmare questo gap?

Qualche esempio del gioco di Calafiori in zona di rifinitura sul finale della passata stagione.

L’allenatore basco probabilmente gli chiederà la stessa personalità nel gestire il pallone. Dovesse schierarlo centrale di sinistra ci sarebbe maggiore enfasi sulle conduzioni rispetto ai movimenti senza palla tipici con Motta, perché nell’Arsenal avrà compagni che andranno a ricevere dietro la prima linea di pressione. L’idea di vederlo superare le linee di pressione avversarie palla al piede per poi lasciare il pallone ad un compagno meglio posizionato forse la potremmo vedere se dovesse giocare accanto a Gabriel. Da questo punto di vista la sua funzione in campo sarebbe qualcosa di più vicino a quanto visto con Spalletti, certo con una manovra più elaborata. Insomma, Calafiori può trovare spazio tra i titolari dell’Arsenal, ma dovrà adattarsi rapidamente alle maggiori esigenze di precisione tecnica e tenuta atletica che porta con sé la Premier League. Aveva detto sempre a La Stampa prima dell’Europeo: «Rubo a tutti, a cominciare da Bastoni, devastante. Chiellini penso sia stato il numero uno in marcatura: sarà difficile raggiungere il suo livello anche perché il calcio è un po’ cambiato. Certamente proverò a seguire il suo esempio: sono un calciatore duttile, ma devo migliorare sotto tanti aspetti». Dovesse funzionare, Calafiori potrebbe dare un qualcosa in più alla manovra dell’Arsenal, senza far perdere nulla in termini puramente difensivi. E se fosse lui quel margine in più che potrebbe finalmente permettere all’Arsenal di superare il City che tanto ossessiona Arteta?

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