Parte 1: una pessima annata
È il 28 luglio 2003 e Franco Sensi ha un problema: è l’ultimo giorno utile per iscrivere la Roma al campionato. La società manca della liquidità necessaria. Dire che i bilanci non sono a posto è un eufemismo: per l’iscrizione è necessaria una ricapitalizzazione di oltre 47 milioni di euro. La maggior parte viene coperta dal gruppo bancario Capitalia e da alcuni forti azionisti ma mancano circa 7 milioni. La CoViSoC, Commissione di Vigilanza delle Società di Calcio, richiede garanzie che arrivano solo all’ultimo momento, in una giornata che alcuni degli attori principali descrivono con l’aggettivo "campale". Solo successivamente si scoprirà che le fideiussioni presentate dalla Roma, così come dal Cosenza, dal Napoli e dalla SPAL, sono false, con conseguenti indagini.
Alla fine, le squadre in questione risulteranno per la Procura di Roma parte lesa, precisamente “soggetti passivi di truffa, in quanto indotti a ricercare le fideiussioni”, stando a un’interrogazione parlamentare del 25 gennaio 2006. In poche parole le società sarebbero state truffate da alcuni broker che avrebbero garantito per loro senza avere né la liquidità né i permessi per farlo.
I titoli dei giornali parlano di blitz delle forze dell’ordine nelle sedi della società, restituendo un’immagine di un calcio decadente, lontano dalla sua dimensione nazionalpopolare e sempre più vicino a un baratro di impicci, storture, irregolarità. Il 7 agosto 2003 l’Unità titola “Fideiussioni: i carabinieri a Trigoria”. Franco Sensi viene dipinto come “un uomo fuori dalla grazia di Dio”. La Serie A assume le fosche sembianze di un pasticciaccio gaddiano dove nessuno sa chi dovrebbe vigilare su cosa, dove il sospetto è l’approccio ermeneutico prevalente: l’opinione pubblica e l’informazione assumono le sembianze della satira dell’antica Roma, diretta quindi allo smascheramento dei vizi umani, richiamo alla moralità. In un titolo de l’Unità di quei giorni viene addirittura richiamato Giovenale: “Controllori senza controllo”. Sotto un pezzo d’opinione che accatasta tutta una serie di casi di mala gestione, dal caso Catania (rimpallo fra organi federali e giustizia ordinaria per decidere di una retrocessione) alle false fideiussioni (che avevano colpito anche la Virtus Bologna di basket), fino ad arrivare al doping, farmacologico e amministrativo (ci arriveremo dopo).
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