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Cosa c'è di strano nel rinvio di Bologna-Milan?
28 ott 2024
28 ott 2024
Per molti l'alluvione di Bologna non era un motivo sufficiente per rinviarla.
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6 min
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IMAGO / NurPhoto
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Ieri il derby corso tra Ajaccio e Bastia è stato sospeso per un motivo e rimandato per un altro. Nonostante il divieto di trasferta per i i tifosi ospiti che vige ormai da più di dieci anni, un gruppo di tifosi del Bastia è riuscito a entrare all’interno dello stadio Michel Moretti di Ajaccio. E quando, al 42' minuto di gioco, qualcuno ha deciso di buttare una bomba carta dove si diceva si fossero messi, la situazione ha iniziato a surriscaldarsi. Urla, grida, spintoni, polizia in tenuta antisommossa.

Alla fine l’arbitro è stato costretto a sospendere la partita in attesa che le cose tornassero alla normalità. Le squadre sono tornate negli spogliatoi per evitare ulteriori problemi di sicurezza ma, nell’attesa, sulla Corsica si è abbattuto un diluvio torrenziale. Per l’isola francese, d’altra parte, era stato emesso un codice arancione per il pericolo di inondazioni, e quando ha iniziato a piovere non ha più smesso. Dopo un’ora e quaranta minuti d’attesa, con i tifosi sugli spalti che vedevano la tempesta aumentare d’intensità anziché diminuire, l’arbitro ha deciso di rimandare definitivamente la partita a data da destinarsi.

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Da questo episodio si è tentati di trarre una facile metafora sul nostro presente. La pioggia torrenziale sulla Corsica che si porta via le piccole beghe campanilistiche tra esseri umani come i non morti al di là della barriera in Game of Thrones, o il tornado che spazza via tutto alla fine di A Serious Man, o il più didascalico meteorite che sta per cadere sulla terra in Don’t Look Up. Eventi enormi e inesorabili che arrivano a cancellare la vita sul pianeta mentre gli esseri umani, prese dalle loro faccende quotidiane, non riescono nemmeno ad alzare il naso verso il cielo. Nel caso del derby corso l’immagine è particolarmente efficace perché, insomma, cosa c’è di più futile di una disputa campanilistica per una partita di calcio e cosa c’è di più serio, enorme e impellente invece della crisi climatica, che eventi come diluvi e inondazioni tende a rendere sempre più frequenti e violenti.

Si è molto tentati di vederla in questo modo ancora di più dall’Italia, dove veniamo da un weekend dove solo un incredibile 4-4 tra Inter e Juventus è riuscita a mettere in secondo piano un codazzo piuttosto subdolo e velenoso di polemiche per una partita rimandata per gli effetti di un’alluvione.

È una storia che comincia venerdì sera quando, dopo un consiglio piuttosto concitato, la Lega Serie A decide per il rinvio di Bologna-Milan. Un rinvio deciso non tanto per l’alluvione in sé quanto, come si legge da un comunicato dal tono piuttosto infastidito, per l’ordinanza del sindaco di Bologna “che non consente la disputa, neanche a porte chiuse, della gara”. L’ordinanza a cui fa riferimento la Lega Serie A è la 761919/2024 secondo cui Bologna-Milan avrebbe portato “in una delle aree più critiche della città circa 35mila persone con conseguenti problemi di Ordine Pubblico per la presenza della tifoseria e la chiusura del traffico in tutta la zona circostante sin dal primo pomeriggio e fino alla notte”. “Tutto ciò”, si legge ancora nell’ordinanza “creerebbe notevoli difficoltà alle operazioni in corso e aggraverebbe il contesto in cui già si trova quella zona, creando rischi per l’incolumità e la sicurezza delle persone".

Secondo la ricostruzione fatta dalla Gazzetta dello Sport, di fronte a questa ordinanza, il Milan avrebbe spinto per giocare lo stesso a porte chiuse, mentre sia il Bologna che il sindaco Matteo Lepore si sarebbero opposti a questa possibilità, e le discussioni tra queste due parti avrebbero esaurito il tempo per trovare un campo neutro in cui svolgere l’incontro. Pur di giocare, il Milan avrebbe offerto di pagare metà della previsione di incasso per la partita, che il Bologna già da giovedì voleva donare alle persone messe in difficoltà dall’alluvione, con l’altra metà forse donata dalla stessa Lega Serie A. Alla fine, però, non se n’è fatto niente: il Milan (“allibito, furioso” secondo la Gazzetta) ha parlato, attraverso le parole del suo presidente Paolo Scaroni, di «decisione incomprensibile» e il suo fastidio per questa piccola zuffa istituzionale è sembrato increspare la superficie dei social network, dove nelle ore successive molti tifosi del Milan hanno espresso il proprio disappunto per questa decisione.

Alcuni si sono lamentati del fatto che contemporaneamente invece sia stato permesso lo svolgimento del Motor Show (lo ha fatto anche la pagina Pastorizia Football Club, 280mila follower su Instagram, in un post con quasi 18mila like); altri del presunto scarso peso politico del Milan all’interno della Lega Serie A; altri ancora della lentezza con cui è stato cercato un campo neutro su cui poter giocare e del calendario impossibile che al momento permette di recuperare questa partita solo a febbraio oppure, per fare prima, il giorno stesso del Natale; altri infine addirittura per la regolarità del campionato, visto che adesso il Milan dovrà scontare le squalifiche di Reijnders e Theo Hernandez con il Napoli.

Per quasi tutti, dalle istituzioni fino ai tifosi, l’alluvione di Bologna è stata in fin dei conti una scocciatura, un problema da risolvere. Una questione puramente logistica, come una strada bloccata dall’esplosione di un tombino o dalla caduta di un albero, tanto che lo stesso sindaco di Bologna, che di sicuro sa quanto drammatici sono stati gli scorsi giorni per la sua città, ha dovuto giustificare la sua ordinanza con motivi di sicurezza e ordine di pubblico, e non con il fatto che, come dire, fosse successa una cosa talmente eccezionale da doversi fermare un attimo.

Scrivo questo pezzo in un momento in cui mi sembra ancora significativo che il dibattito abbia di fatto smesso di considerare un’alluvione un evento eccezionale. Che ormai una fetta dell’opinione pubblica e delle autorità consideri più incomprensibile la scelta di fermarsi rispetto a quella di giocare una partita di calcio in mezzo a un cataclisma. Lo scrivo non per mettermi su un piedistallo o per invocare un qualsivoglia risveglio delle coscienze ma perché, per l’appunto, l’atto di rimozione posto da questo dibattito in questi giorni mi sembra una metafora molto più adatta a descrivere il presente del diluvio sulla Corsica che ha costretto Ajaccio-Bastia ad essere sospesa. Alla fine anche io - che inorridisco di fronte alle Alpi che diventano sempre più verdi, al Sahara che con le alluvioni si sta riempendo di laghi effimeri - di fronte agli incendi che ogni estate puntellano la periferia di Roma mi stringo nelle spalle, prendo la macchina e vado in ufficio per scrivere di calcio.

Certo, alla fine la partita è stata posticipata e il dibattito è nato proprio perché ci sono state persone, come gli ultras del Bologna, a cui tutto questo non è sembrato normale, annunciando di voler disertare la partita ancora prima che venisse deciso il suo rinvio. Mi chiedo però se questo tipo di eventi dovessero diventare ancora più frequenti, come la comunità scientifica dice che diventeranno, se a un certo punto non ci abitueremo. Insomma, quante alluvioni mancano prima che discutere della squalifica di Reijnders in mezzo a un’alluvione sembrerà normale a tutti? In Emilia Romagna al momento siamo a quattro in un anno e mezzo.

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