Quando Borussia Dortmund e Schalke 04 hanno fatto il loro ingresso in campo una alla volta, è stato subito chiaro che non sarebbe stata la stessa cosa. In Germania le chiamano Geisterspiele, partite fantasma, per indicare l'assenza di pubblico, ma gli spalti vuoti sono solo una minima parte dei compromessi fatti dalla Bundesliga per ripartire.
Per molti quello che abbiamo visto, semplicemente, non era calcio. Una tesi esagerata, ma di certo in questo primo fine settimana di Bundesliga è apparso più evidente che mai come a essere importante per la fruizione di un evento sia anche la cornice: agli spalti gremiti, le esultanze partecipate, il brusio che sale quando c’è un bel passaggio abbiamo sostituito la distanza in panchina, gli allenatori con la mascherina, i raccattapalle con i guanti. Seguire questa prima giornata di Bundesliga mi ha ricordato quando alla fine ero andato al cinema a vedere Avatar. Un’esperienza che non ho fatto volentieri, ma in qualche modo necessaria. Qualcosa che ricorderemo quando il calcio, forse, tornerà alla sua normalità, come tutti ricordiamo la parentesi tragica del cinema 3D.
Alcune squadre hanno vinto, altre hanno perso, alcune meritavano di più, altre sono state fortunate. Tutte cose in fondo normali, come i gol di Lewandowski e Haaland. Era comunque calcio. Noi, da parte nostra, possiamo storcere il naso quanto ci pare, tornare a guardare le partite di Francia 1998, ma questa è la realtà in cui ci troviamo almeno per un po’ (qualora sarà sostenibile, che è la vera domanda dietro il nuovo corso del calcio).
Abbiamo raccolto i momenti più stranianti da questa prima giornata di Bundesliga, momenti che la prossima settimana saranno meno anomali, quella dopo meno ancora e così via, fino a quando sarà la normalità vedere un calciatore ricevere una mascherina quando esce dal campo.
Come ci saluteremo?
La Bundesliga forse non immaginava che non avrebbe dettato la linea solo sulla ripresa dello sport, ma anche sui nostri nuovi comportamenti sociali. Personalmente, nelle poche interazioni avute negli ultimi giorni con colleghi/amici, ho optato per un rapido saluto con il gomito. Salutare con i piedi non mi è neanche venuto in mente, prima di vedere la terna arbitrale di Augsburg - Wolfsburg non sapevo neanche fosse una possibilità, a meno di non voler riprodurre un famoso balletto tamarro dei primi anni del 2000, tornato di moda grazie a Tik-Tok.
I piedi li hanno usati anche Daniel Ginczek e Kevin Mbabu del Wolfsburg per esultare dopo un gol, dopotutto la relazione tra piede e calcio è immediata. Tuttavia la maggioranza dei giocatori ha optato per il gomito, come ad esempio Nagelsmann coi suoi giocatori. Qualcun altro invece è rimasto a metà tra il vecchio e il nuovo mondo, usando il pugnetto, ma non è chiaro se è una forma di saluto sicura o meno. Il significato di questi nuovi saluti non sembra ancora chiaro e dopotutto non può essere altrimenti, si naviga a vista.
Ci divideremo tra chi saluta col gomito e chi saluta con i piedi? Il primo diventerà il saluto riservato agli amici, mentre il secondo quello ingessato prima di un colloquio? Tuttavia il saluto con il piede sembra molto più giovanile e ribelle, figlio di una controcultura che vuole sbarazzarsi di tutte le vecchie convenzioni sociali. Chi ha ragione? Come salutereste un arbitro? E il padre della vostra ragazza?
La sanificazione del pallone
Foto di Jan Woitas / POOL / AFP.
Le foto della sanificazione dei palloni sono quelle che più rimarranno nell’immaginario collettivo. Il pallone ricopre un ruolo simbolico molto forte, è l’elemento di continuità tra il calcio fantascientifico dei professionisti e quello dei bambini per strada, non a caso si usa spesso “giocare a pallone” come sinonimo di giocare a calcio. L’idea di doverli pulire ci sembra assurda, più che eliminare tracce del virus sembra quasi si voglia eliminare l’aspetto ludico del calcio, trasformato dalla pandemia in una necessità economica (il pallone come industria, un discorso molto comune nell’ultimo mese).
Tuttavia se la Bundesliga ritiene giusto sanificare i palloni ogni qualvolta possibile, va bene, chissene frega, basta dirci che - a differenza del virus - non basta l’alcool per cancellare i tocchi precisi di Brandt sulla trequarti da un pallone.
Esultanze Nuove
Il protocollo redatto dalla Bundesliga consiglia (non vieta, attenzione) ai giocatori di non abbracciarsi dopo un gol (non specifica se si possa invece abbracciare un avversario, immagino vada a discrezione). Quando Haaland ha segnato il primo gol in questo nuovo calcio - in cui, diciamolo, il norvegese ci sta benissimo - si è avvicinato alla bandierina accennando alcuni passi di reggaeton (o di qualche musica del mondo post-Covid 19 che non conosco) mentre Hakimi, Brandt e Hazard a distanza di un metro applaudivano.
Foto di Martin Meissner / POOL / AFP.
L’immagine è sembrata a molti una stortura: se il contatto fisico avviene per tutti i 90 minuti, che senso ha negarlo dopo un gol? Certamente chi ha redatto il protocollo avrà anche delle risposte di tipo medico: i giocatori di una stessa squadra non vengono a contatto poi molto spesso nel corso di una partita e un abbraccio prolungato aumenta il rischio di contagio in maniera esponenziale rispetto un casuale struscio su calcio d’angolo o al contatto spalla spalla in barriera. Mi sembra però ci sia anche una motivazione etica: se io non posso abbracciare mia madre per quel bonifico per pagare l’affitto, perché Haaland dovrebbe abbracciare Hakimi per una palletta a giro tra la linea di difesa e il portiere? La mia proposta è di permettere l’abbraccio tra chi fa l’ultimo passaggio e chi realizza il gol, ma solo se l’assist è particolarmente immaginifico.
Esultanze vecchie
Come si dice: le vecchie abitudini sono dure a morire. Se i giocatori del Borussia Dortmund, squadra da 72 gol fatti in Bundesliga finora, si sono evidentemente allenati in settimana per arrivare al momento dell’esultanza a distanza preparati, quelli dell’Herta Berlino, che prima di sabato aveva 32 gol in campionato, hanno fatto un casino. Abbracci partecipati, baci che non erano baci («Non era un bacio o un'esultanza, gli volevo spiegare una posizione da tenere su un corner» ha detto dopo la partita Boyata, senza spegnere la polemica per quell’incontro comunque troppo ravvicinato), mani che si intrecciano, proprio quello che non doveva succedere. Se per scoprire l’entità di un infortunio al ginocchio bisogna aspettare l’esito della risonanza, per le esultanze troppo sincere ci sarà bisogno di aspettare l’esito del tampone e possiamo solo sperare il virus non sia circolato in quei momenti di felicità.
Come detto le esultanze sono sconsigliate, non vietate. I calciatori però sono molto ricettivi a questo tipo di polemiche e anche molto creativi quando si tratta di esultare. Dalla prossima giornata avremo sicuramente più esultanze Covid-free. Esistono comunque alcune esultanze già adatte a questa nuova realtà:
- L’esultanza di Cristiano Ronaldo, il gol non è una cosa collettiva, è una cosa di chi fa gol;
- L’esultanza di Ravanelli, la maglia sulla faccia è all’incirca una mascherina;
- L'esultanza di Balotelli, ovvero non esultate.
Gli insulti
L’assenza del pubblico cambia il rapporto tra le squadre e la loro voce. Qualche allenatore aveva ipotizzato di usare dei segnali per chiamare schemi e tattiche ai propri giocatori, per non fare sentire indicazioni vocali agli avversari nello stadio vuoto. I microfoni direzionali che finora servivano più che altro a restituire un suono più completo dello stadio ai telespettatori, sono diventati giudici implacabili di cosa si può e cosa non si può dire. Il primo a pagare è stato Todibo, su cui ora pende il rischio di una squalifica per aver insultato Haaland in maniera abbastanza disgustosa (trovate qui la frase).
In Serie A è capitato di squalificare allenatori e giocatori - in maniera un po’ aleatoria bisogna dire - in caso di bestemmie captate dai microfoni, in altre circostanze pene più o meno severe sono state applicate in caso di insulti razziali, due motivazioni molto diverse tra loro ma entrambe molto nette, a meno di non voler offendere uno zio. In assenza del tappeto sonoro del pubblico siamo invece costretti a riconsiderare tutti gli altri insulti che fino ad ora erano circolati liberamente per il campo, dover tracciare delle linee in qualcosa che invece è molto sfumato. Cosa verrà considerato da squalifica? La moglie è ok, la madre no? La sessualità può essere messa in dubbio, ma non le pratiche sessuali? Staremo a vedere.
Panchine
Foto di Martin Meissner / POOL / AFP.
Il distanziamento fisico è previsto per tutti gli spazi che non sono il campo da gioco, quindi anche la panchina. Questo ha costretto le società di Bundesliga a ripensare uno spazio solitamente di condivisione, sportiva e umana. Tutte le squadre hanno lasciato le “vecchie panchine” all’allenatore e al suo staff, che hanno il bisogno di essere il più vicino possibile al campo per dare indicazioni ai giocatori, dirottando le riserve altrove. Molte hanno sfruttato l’assenza di pubblico per dirottarli in tribuna, nelle file immediatamente sopra le panchine. Hanno scelto questa soluzione Dusseldorf, Hoffenheim, Francoforte, Union Berlin e molte altre. Il Lipsia prima ha fatto portare una scala mobile di quelle usate per salire sugli aerei per portare le riserve in tribuna, poi invece ha optato per delle sedie da ufficio a bordocampo. La soluzione più democratica l'ha presa il Karlsruher in 2.Bundesliga, allungando a dismisura le panchine per tenere tutti alla stessa altezza.
Il Borussia Dortmund, che è sembrata la squadra più pronta a questa nuovo calcio, ha usato sì le tribune del suo Westfalenstadion, ma installando delle sedie da gamer accuratamente distanziate. I giocatori in panchina sembravano professionisti di FIFA pronti a sfidarsi in un torneo segreto giocato dentro uno stadio vuoto, muovendo per il campo dei robot come calciatori. Che tra l’altro è una delle possibili soluzioni inserite nel protocollo della Serie A per ricominciare il campionato.
Interviste
Foto di Jan Woitas / Getty Images.
Il distanziamento fisico tra intervistato e intervistatore sarà l’occasione per ascoltare domande più complesse senza il rischio di vedersi attaccati al muro? Probabilmente no, le interviste post-partita rimarranno uguali nel contenuto, cambiano però nella forma: i normali microfoni sono stati sostituiti dai boom, microfoni con lunghe aste, che permettono di mantenere le distanze impegnando solo i bicipiti di un povero cristo (per cui da qui in poi potremmo riutilizzare la frase ok boomer).
Sostituzioni
Non è cambiato solo il numero di sostituzioni (da 3 a 5), ma anche la loro modalità. Se prima il giocatore pronto a entrare doveva aspettare l’uscita del compagno, ora questi comportamenti sono sconsigliati. L’avvicendamento tra Delaney e Balerdi è stato un po’ incerto, con il giovane argentino che non capiva come e quando entrare in campo. Alla fine è andata bene e i due hanno rispettato le distanze di sicurezza. Una volta uscito Delaney ha mimato il saluto con il gomito ai componenti della panchina, dimostrando di aver già interiorizzato il gesto e poi ha ricevuto dallo staff medico la mascherina da indossare. Anche questo passaggio, l’indossare la mascherina appena usciti dal campo, può sembrare controintuitivo, ma non è così: la Bundesliga vuole evitare qualunque contatto all’esterno del campo ed è ridicolo pensare non sia un approccio giusto.
Telecronache
Sul Guardian un giornalista accreditato per Augsburg - Wolfsburg ha raccontato quanto sia strana e diversa l’esperienza di chi questo nuovo calcio deve provare a raccontarlo sul posto, con dei protocolli di sicurezza molto più stringenti di quelli tenuti nei pub fuori lo stadio. Per molti però è un lavoro ancora a distanza. Ian Darke è un famoso telecronista inglese per BT Sport e ESPN, nella foto profilo del suo account Twitter si vede San Siro sullo sfondo, ma nel pieno rispetto del lockdown ancora in corso in Inghilterra, ha commentato la partita da un piccolo studio nella sua abitazione. La sedia non sembra molto comoda, la scrivania è un po’ piccola per contenere gli strumenti necessari eppure Darke sembra felicissimo di tornare a fare il suo lavoro.
Mascherine
Stiamo imparando a conoscere il mondo attraverso le mascherine, nostre e di chi ci sta intorno. Tuttavia se è già normale vedere il nostro barista di fiducia con la mascherina, non sarà facile abituarci a vederle indossate dai protagonisti del calcio. Non per la sterile polemica del “perché indossarle se in campo non le indossano”, ma perché a loro accordiamo poteri quasi divini e il messaggio della mascherina sulle loro facce è un po’ quello del re nudo. Tuttavia è interessante vedere le scelte che hanno fatto, ecco alcune delle mascherine più interessanti viste in questo fine settimana.
Julian Nagelsmann
Foto di Jan Woitas / Getty Images.
Nagelsmann è una specie di nerd del calcio: non ha mai avuto una carriera da professionista, ha iniziato ad allenare poco più che ventenne e anche adesso che si trova ai vertici del calcio tedesco può capitargli di essere più giovane di alcuni dei suoi giocatori. Forse per questo ha optato per una mascherina aggressiva, nera e con quella punta sul naso per somigliare a un ninja.
Manuel Neuer
Foto di Cristof Stache / Getty Images.
Manuel Neuer non poteva che scegliere una mascherina da supereroe, una specie di Capitan Germania impegnato a tenere a bada i conti pubblici e a garantire un buon welfare a tutti i cittadini.
Oke Goettlich
Foto di Axel Heimken / Getty Images.
Il presidente del St. Pauli dimostra come anche con una mascherina si può rappresentare un’identità forte.
La panchina dello Schalke 04
Foto di Martin Meissner / Getty Images.
Sembrano un po’ delle mutande.
Timo Werner
Foto di Jan Woitas / Getty Images.
Mascherina bianca neutra di chi è pronto a lasciare la squadra in estate.
Lo scherzo di André Silva
Per fortuna rimangono anche momenti strani che non coinvolgono il protocollo. Certo chissà se André Silva si era lavato le mani prima.