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Il match di wrestling tra Dennis Rodman e Karl Malone
01 mag 2020
Nel 1998 la sfida tra Rodman e Malone non andò in scena solo in campo, anzi.
(articolo)
14 min
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«Ad ogni modo, mi rivolgo a Dennis: domani l’allenamento comincia alle 10:30». Siamo allo United Center di Chicago, è l’8 giugno 1998. A parlare è Phil Jackson, allenatore dei Chicago Bulls cinque volte campioni NBA, nel corso di una sessione media organizzata dalla lega. Sono passate poco meno di 24 ore dalla schiacciante vittoria 96-54 in gara-3 dei Bulls sugli Utah Jazz nel corso delle Finali NBA, una vittoria che li pone in vantaggio nella serie per 2-1.

Prima di essere presi d’assalto dalle centinaia di giornalisti arrivati in città, i suoi giocatori avevano effettuato una sessione video presso il proprio centro di allenamento per poi spostarsi allo United Center, sede delle loro partite. Dopo un veloce shootaround i Bulls si sono dovuti concedere alle domande dei giornalisti, un impegno indicato come obbligatorio dal commissioner della lega David Stern nelle settimane di massima esposizione della lega, arrivata al suo atto finale.

Dei temi lasciati in eredità dalla partita, però, non si parla molto. La conversazione si sposta quasi immediatamente sul grande assente, il Dennis evocato da Phil Jackson. Ovviamente si tratta di Rodman, che qualche minuto prima - tramite il proprio agente Dwight Manley - aveva contattato lo staff dei Bulls affermando che non si sentiva bene e che avrebbe preferito “restare a casa a riposarsi”, dato che non avrebbe fatto in tempo a raggiungere lo United Center in tempo per parlare con i giornalisti.

Tutti i presenti annusano la bugia. Se davvero sta male, è probabile che sia l’effetto di una serata andata un po’ troppo per le lunghe tra discoteche e night club. Michael Jordan lo conosce meglio di tutti. D’altronde varie volte era andato a recuperarlo di persona, come quando lo trovò in camera con Carmen Electra. «Dennis farebbe qualsiasi cosa pur di ottenere tutte le attenzioni» è il commento di Jordan all’assenza del compagno di squadra, regalando alle centinaia di giornalisti intorno a lui il titolo del loro pezzo. E ad essere sinceri non sbaglia: è una mossa calcolata.

Rodman, infatti, quello stesso lunedì non solo viene avvistato in centro a Chicago in un ristorante della catena Hooters, ma poche ore dopo sale su un aereo che lo porta a Detroit dove ha in programma di partecipare a Nitro. Si tratta dello spettacolo settimanale della World Championship Wrestling, che quella sera va in onda live dal Palace of Auburn Hills, la casa dei Detroit Pistons, la squadra con cui Rodman vinse il titolo NBA nel 1989 e nel 1990.

La prima volta che compare sullo schermo non sembra risentire di alcun tipo di acciacco: ha un sigaro in una mano e nell’altra una bottiglia di champagne. Si trova seduto su un divano mentre partecipa a quello che dovrebbe essere un party privato: insieme a lui ci sono Eric Bischoff, Hollywood Hogan e una decina di ragazze. I tre scherzano tra di loro e, indicando una delle ragazze, Hogan afferma che è un buon motivo per saltare un allenamento. Successivamente Rodman tornerà in scena per rifilare una sediata a Diamond Dallas Page, l’episodio che sancisce l’inizio della loro rivalità.

La sua presenza all’interno dell’episodio, infatti, non è per niente casuale. Il giocatore dei Bulls aveva ritenuto che valesse la pena di saltare la sessione con i media e ricevere una multa di 10.000 dollari da parte della NBA pur di cominciare a sponsorizzare il suo match a Bash at the Beach, il più importante pay-per-view della WCW in programma il 12 luglio 1998. E la sua presenza non era in un match qualsiasi, ma nel main event di quel PPV: un tag team match che avrebbe visto lui e Hulk Hogan sfidare Diamond Dallas Page e Karl Malone, l’uomo che Rodman stava marcando nel corso delle Finali NBA di quell’anno.

L’heel per eccellenza della NBA

In realtà quello di Dennis Rodman era un ritorno nel mondo del wrestling. Il suo debutto in WCW era infatti avvenuto l’anno prima quando nel marzo 1997 Eric Bischoff, produttore esecutivo e successivamente presidente della federazione, riuscì a strapparlo alla WWE, allora ancora denominata WWF. Il piano di Vince McMahon era quello di sfruttare la celebrità di “The Worm” in occasione di WrestleMania 13, evento che si sarebbe tenuto a Chicago. La versione dei fatti raccontata da alcuni ex dirigenti della WWE è che alla fine il carattere volubile e inaffidabile di Rodman fece naufragare la trattativa. La versione dei fatti raccontata dai bilanci della WCW è che invece Bischoff mise sul piatto un milione di dollari per convincerlo a salire bordo, con ogni probabilità un’offerta di gran lunga superiore a quella dei rivali.

Questo episodio rappresenta uno dei tantissimi momenti di tensione legati alle Monday Night Wars, l’epoca d’oro del wrestling contemporaneo. Tra il 1995 e il 2001 WCW e WWF si affrontarono in una battaglia senza esclusioni di colpi a suon di rating televisivi. Entrambe le federazioni, o per i meglio dire i loro proprietari Ted Turner e Vince McMahon, attraverso i rispettivi show in onda in prima serata ogni lunedì sera volevano mandare in bancarotta il proprio avversario e diventare padroni assoluti dello sport entertainment.

Alla fine vinse Vince McMahon, che nel 2001 acquistò la federazione di Ted Turner, ma per 83 settimane consecutive tra il giugno del 1996 e l’aprile del 1998 gli appassionati di wrestling elessero Nitro come loro show preferito. Il motivo? Storyline più realistiche, un roster più variegato ma soprattutto la creazione della stable più cool di tutti i tempi: la NWO, New World Order.

Per la prima volta tre teorici “cattivi” - Hollywood Hogan, Kevin Nash e Scott Hall - non erano odiati dal pubblico, ma erano i loro beniamini. La WCW intuì prima della WWF che i gusti dei fan stavano cambiando, che gli appassionati erano stanchi del classico face contro heel. C’era la necessità di creare qualcosa di nuovo, qualcosa che portasse a un rinnovamento del paradigma del wrestling, facendo sì che da prodotto dedicato a un pubblico di bambini/adolescenti si trasformasse in un contenuto adatto a un pubblico più adulto, di massa.

Un contributo fondamentale in questa missione arrivò da Hulk Hogan, che abbandonò i panni dell’eroe americano che combatte per i diritti di ogni essere umano e, tramite uno dei turn heel più traumatici di sempre, reinventò il suo personaggio trasformandosi in Hollywood Hogan - un wrestler senza scrupoli, sempre pronto a prendere una scorciatoia per raggiungere il suo obiettivo ed esercitare il suo potere su chiunque decidesse di non schierarsi dalla sua parte. Lui e tutti i componenti della NWO erano dei bulli, degli antieroi, personaggi al limite che però piacevano al pubblico ed erano in grado di genere una reazione, che fosse odio oppure ammirazione.

Dati questi presupposti, l’approdo di Rodman in WCW e di conseguenza la sua trasformazione in un componente della NWO fu un passaggio naturale. Le sue stravaganze in termini di acconciature e abbigliamento lo avevano reso un personaggio mediatico ambitissimo, l’unico in grado di contrastare - pur con caratteristiche totalmente diverse - la fama di Michael Jordan.

Le squalifiche rimediate per aver preso a calci un cameraman o per aver provato a rifilare una testata all’arbitro lo avevano reso il cattivo per eccellenza della NBA. E poi c’era lo stile di vita ostentato. Sigari, feste, donne, alcool: quello che i componenti della NWO mettevano in scena sul ring, Rodman lo viveva sera dopo sera, kamikaze dopo kamikaze, night club dopo night club. La WCW non perse l’occasione di capitalizzare sulla sua fama e diede vita al personaggio “Rodzilla”: combatté un primo match nel luglio del 1997, nulla in confronto a quello che sarebbe avvenuto l’anno dopo.

Sfruttare la NBA a proprio vantaggio

Gennaio 1998. Houston. Karl Malone è seduto in panchina per un timeout: alza lo sguardo verso le tribune dietro di sé e nota che fra gli spettatori c’è Diamond Dallas Page, uno dei wrestler più famosi della WCW. I due non si conoscono ma istintivamente il giocatore degli Utah Jazz saluta DDP con la Diamond Cutter, il gesto che il wrestler ripete ogni volta che sale sul ring.

Page resta sorpreso e incuriosito da quel gesto. È eccitato dall’idea che una stella della NBA lo abbia riconosciuto, ma non sa bene cosa pensare. Al termine della partita, Malone organizza un incontro nel backstage del Compaq Center. Nel corso della loro conversazione Malone rivela di essere un grande appassionato di wrestling; Page allora, a sua volta, gli confessa che se volesse mai provare a salire seriamente su in ring, lui potrebbe aiutarlo a realizzare questo desiderio. Ancora non lo sanno, ma quell’incontro è il primo piccolissimo germoglio di quello che accadrà qualche mese dopo.

La WCW, infatti, ha già in programma di riportare sul ring Dennis Rodman in previsione di Bash at the Beach. Venuto a conoscenza dei piani della dirigenza, DDP propone a Bischoff di coinvolgere nell’evento anche Karl Malone in un tag team match in cui il giocatore dei Jazz avrebbe fatto coppia con lui mentre Rodman avrebbe fatto coppia con Hogan. Bischoff accetta immediatamente incurante del costo dell’operazione, sicuro che la copertura mediatica che sarebbe stata generata avrebbe garantito un volume di pubblicità straordinario.

Ha perfettamente ragione. Le Finali NBA del 1998 fra Chicago Bulls e Utah Jazz, infatti, ancora oggi sono la serie finale nella storia della lega con il maggior numero di telespettatori: 29 milioni di media nelle sei partite. Quando le due squadre cominciano a sfidarsi per la serie finale il match di wrestling non è ancora stato ufficializzato, ma la notizia piano piano diventa di dominio pubblico, aiutata anche dal fatto che Rodman abbia deciso di non presenziare a un appuntamento ufficiale della NBA per partecipare a un evento WCW, notizia ampiamente riportata in tutti i notiziari sportivi nazionali.

A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci pensa lo stesso Bischoff, che in maniera ufficiosa invita i due giocatori a rendersi protagonisti di qualche episodio controverso fuori dal campo: una dichiarazione alla stampa contro il proprio avversario, un faccia a faccia a favore di telecamera, qualsiasi cosa pur di promuovere l’evento.

Malone e Rodman fanno di meglio: trasportano il loro feud all’interno del campo. I due giocano una serie nella serie dato che ogni volta che Malone si accende, come ad esempio in gara-3 quando chiude il primo quarto con 6/6 dal campo, Phil Jackson gli mette alle costole Rodman e i due cominciano una danza fatta di gomitate, manate e spinte. L’apice si raggiunge nell’epica gara-6 quando i due si allacciano nel corso di una transizione, generando una serie di spinte che li manda per tre volte al tappeto e costa un fallo tecnico a Rodman.

«Lui (Rodman ndr) e Karl Malone, purtroppo, hanno in programma di combattere in uno di quegli eventi fasulli il mese prossimo. Nessuno sa perché Malone voglia abbassarsi a questo livello mentre Rodman, a quanto pare, vuole iniziare a combattere adesso»

Il commento di Bob Costas nel corso della telecronaca di NBC riassume alla perfezione il livello di discussione che un match di wrestling come quello tra Malone e Rodman è in grado di generare. Da una parte, chi non segue il wrestling regolarmente etichetta l’evento come inutile, qualcosa di umiliante (la parola usata è “regrettably”, disgraziatamente). Dall’altra parte ci sono gli appassionati che non capiscono il motivo per cui due personaggi esterni al mondo del wrestling debbano combattere togliendo spazio e tempo a wrestler professionisti del calibro di Page e Hogan. La cosa si riflette anche sulla stampa, con i media sportivi che attaccano Malone e Rodman per aver scelto di rendersi protagonisti di un evento futile che potrebbe mettere a rischio le loro carriere mentre i media legati al wrestling vomitano insulti contro la WCW.

A Eric Bischoff tutto questo non interessa. Anzi, si tratta di elementi che lo aiutano nel suo intento, creare una copertura mediatica senza precedenti. Per essere sicuri di centrare questo obiettivo, la WCW mette la ciliegina sulla torta riuscendo ad organizzare un angle nel corso dell’ospitata di Dennis Rodman al The Tonight Show with Jay Leno in cui DDP e Malone interrompono l’intervista a Rodman e Hogan entrando in scena armati di sedie. Il segmento si chiude con i quattro che vengono alle mani mentre la trasmissione va in pubblicità. Il giorno dopo, alla conferenza stampa di presentazione del match che si tiene presso il Planet Hollywood di Los Angeles, la sala è presa d’assalto da centinaia di giornalisti.

Bischoff ha vinto. La curiosità generata è così grande che ora tutti vogliono vedere Rodman e Malone sul ring.

Il secondo pay per view più venduto di sempre della WCW

La sera del 12 luglio, l’atmosfera all’interno della Cox Arena di San Diego è elettrizzante. Malone arriva all’appuntamento in uno stato di forma smagliante: quando si strappa la maglia mostra un fisico scolpito come e più di quello di un wrestler. Rodman invece si presenta sul ring con i postumi della sbronza leggendaria che lo ha visto protagonista la sera prima e, molto probabilmente, per non sfigurare al confronto con Malone, decide di non togliersi la maglietta personalizzata.

Quello che li differenzia sono le motivazioni. Rodman ha deciso di tornare sul ring perché, proprio come aveva sentenziato Michael Jordan, vuole mantenere le attenzioni su di sé. Il wrestling è un modo come un altro per tenersi impegnato, arrotondare lo stipendio dei Bulls e alimentare l’immagine mediatica di cavallo pazzo che si è costruito nel corso degli anni.

Malone, invece, ha deciso di salire sul ring per amore del wrestling. Sembra incredibile ma è così. Non appena finiscono le Finals, per digerisce la delusione di aver perso il pallone che porta al canestro decisivo di Michael Jordan fa i bagagli e si trasferisce ad Atlanta. Qui comincia una serie di allenamenti presso il centro della WCW per imparare alcune mosse base, un corso intensivo che raggruppa anni di lezioni in una manciata di giorni. Sulla carta la transizione da giocatore di basket a wrestler è decisamente ostica, ma Malone si applica con la massima dedizione e, grazie anche ad un insospettabile talento naturale, esegue senza il minimo problema tutte le mosse a cui viene sottoposto. E così, quando il 29 giugno debutta ufficialmente in WCW presentandosi sul ring insieme a DDP, Malone sa perfettamente come eseguire una bodyslam ai danni di Hollywood Hogan.

Il match di per sé non è spettacolare. Anzi, nel corso dei 23 minuti in cui si sviluppa, dal pubblico arrivano anche cori di disapprovazione, ma vive comunque di momenti elettrizzanti. Uno di questi si manifesta quando Malone e Rodman si allacciano al centro del ring nel corso delle battute iniziali. Come racconta David Shoemaker nel documentario “Rodzilla runs wild”, non siamo neanche lontanamente vicini alla bodyslam con cui Hogan mise al tappeto André The Giant a WrestleMania III, ma rappresenta comunque un momento chiave, se non altro all’interno della loro storyline, perché per la prima volta questo feud offre la sensazione di essere reale. Due atleti che non hanno nulla a che fare con il wrestling dimostrano che si sono allenati sul serio per affrontarsi in un match e regolare i loro conti una volta per tutte.

Il pubblico si lascia trasportare da questa sensazione e, quando il match lentamente raggiunge il suo climax, esulta giubilante nel momento in cui Malone colpisce Rodman con una clothesline, un bodyslam e una Diamond Cutter, tre mosse eseguite con straordinaria facilità. Ma proprio come nelle NBA Finals, questo sforzo non basta a Malone per ottenere la vittoria finale. Grazie all’intervento di The Disciple, componente della NWO che colpisce Diamond Dallas Page con la sua mossa finale The Apocalypse, Hogan e Rodman escono infatti vincitori dal confronto.

A posteriori, però, si può affermare che tutte le parti in causa ottennero un successo. Innanzitutto la WCW, dato che l’edizione 1998 di Bash at the Beach rappresenta il secondo pay-per-view più venduto nella storia della federazione. Un risultato che, proprio come aveva immaginato Bischoff, fu reso possibile dall’incredibile clamore mediatico generato da questo match e che, di conseguenza, in quel momento rafforzò ulteriormente la posizione di leadership della WCW all’interno dello sport entertainment. Non sarebbe però durato molto, dato che nemmeno tre anni dopo la federazione sarebbe andata in bancarotta e poi venduta per 3 milioni di dollari alla sua diretta concorrente.

Fu un successo per Karl Malone che nonostante l’ennesima sconfitta contro Dennis Rodman riuscì comunque a realizzare il sogno di una vita, diventare un wrestler, proprio come immaginava da bambino quando sua mamma lo caricava in macchina insieme ai suoi fratelli e da Summerfield, Los Angeles, guidava quattro ore per raggiungere il Dallas Sportatorium per vedere in azione la famiglia Von Erich.

Infine, fu un successo anche per Dennis Rodman, che oltre a mettersi in tasca 1,5 milioni di dollari, ha aggiunto all’eredità del suo personaggio la leggenda di quella volta che saltò un allenamento nel corso delle Finali NBA per partecipare a un match di wrestling. Un ricordo che vivrà per sempre.

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