Il ritorno di Rodrigo Hernández all’Atlético Madrid nella scorsa estate non ha suscitato particolare interesse al di fuori della Spagna. Anche in patria, a dire il vero, la notizia è stata accolta in maniera tutto sommato tiepida. Eppure Rodri si è affermato nel corso delle ultime due stagioni come uno dei centrocampisti più promettenti del calcio spagnolo grazie alle prestazioni con la maglia del Villarreal, ma il suo ritorno all’Atleti, nel cui settore giovanile era cresciuto, è sembrato essere una questione strettamente personale, il classico cerchio che si chiudeva. All’interno di una campagna acquisti entusiasmante per la squadra del “Cholo”, con la ciliegina sulla torta rappresentata da Thomas Lemar, Rodri è stato il secondo acquisto più costoso (20 milioni di euro più 5 di bonus) e si è forse rivelato il più riuscito.
Durante il primo allenamento all’Atlético, all’interno di questo “gioco di posizione”, Rodrigo (il più alto di tutti, in casacca e scarpe bianche) mostra da subito grande calma e una naturalezza nell’eseguire i movimenti e gesti tecnici richiesti nonostante l’intensità e la novità del contesto.
Da adolescente, Rodri fu scartato dal settore giovanile dell’Atlético a causa del suo fisico, ritenuto troppo esile. Fa impressione pensare che oggi è uno dei centrocampisti più imponenti della Liga e utilizza i suoi 191 centimetri e la sua buona massa muscolare con vigore e consapevolezza. Nella stagione 2017/18 è stato uno dei migliori giocatori della Liga per numero di contrasti, con una media di 2.8 riusciti ogni 90 minuti. Questo ha sicuramente influito sulla scelta dell’Atlético, che stava cercando un profilo che potesse sostituire degnamente il capitano Gabi, un altro centrocampista deciso ma elegante, che con Rodrigo condivide diversi punti di contatto. Anche lui era stato un canterano costretto a fare esperienza altrove (con due prestiti tra Getafe e Saragozza), prima del ritorno per prendersi la scena da leader tecnico e carismatico.
C’è un termine inglese che inquadra bene lo stile di gioco di Rodri: composure. Rispetto al corrispettivo italiano (compostezza), che dà più un’idea di decoro e sobrietà, l’accezione britannica, spesso utilizzata proprio in ambito calcistico, ha un risvolto metodologico (padronanza) ma anche introspettivo, ed ha a che fare sia la parte “estetica” che quella “interiore”. Composure come consapevolezza, efficacia nel portare a termine le mosse scelte. Rodri è tutto questo: è un grande incontrista ma anche un calmo attendista, sa leggere perfettamente i tempi di intervento e accetta di temporeggiare quando necessario; usa bene il fisico, ma i suoi recuperi di palla, sia in contrasto che in intercetto, sono soprattutto figli di un ragionamento. È la sua scelta dei tempi a fare la differenza, la gestione dei momenti. E questo aspetto emerge anche quando ha il pallone tra i piedi.
Come molti giovani centrocampisti nati a cavallo tra gli anni 90 e il 2000, Rodri dice di aver iniziato ispirandosi a Zidane, ma col trascorrere degli anni la sua immedesimazione si è spostata su figure più pertinenti alla posizione ricoperta in campo, in particolar modo a Sergio Busquets e a Bruno Soriano, ex compagno al Villarreal. Del secondo, storico capitano del “Sottomarino giallo”, Rodri ha detto di ammirare, oltre alla leadership, soprattutto la duttilità tattica, che ne ha influenzato la voglia di apprendere quanto più possibile da giocatori di tutti i ruoli: «Anche se uno gioca da centrocampista, quando si ritrova in fascia deve agire da esterno. Il buon giocatore è colui è si sa adattare a tutte le situazioni», un concetto cardine della filosofia spagnola degli ultimi dieci anni, del gioco posizionale e del calcio totale 2.0.
Le doti di passatore di Rodri non restano inosservate, in Spagna. È stato anche l’unico centrocampista a concludere una gara con zero passaggi sbagliati.
Lo stile di gioco di Rodri, a oggi, è più assimilabile a quello di Sergio Busquets, sebbene applicato in un contesto piuttosto diverso. Con il numero 5 del Barcellona, Rodri condivide la capacità di gestire la palla in spazi stretti, difendere “a protezione” del compagno, smistare una buona quantità media di possessi (64.4 passaggi ogni 90 min) con una precisione d’élite (90.6%), completando anche una buona quota di passaggi lunghi (3.8 p90). Inoltre, rispetto a Busquets, sembra avere una maggiore predisposizione al contrasto.
Il passo rapido e la pulizia di intervento rendono Rodri un’arma importante anche nella gestione delle transizioni negative. Qui recupera velocemente sull’avversario e riesce a strappargli il pallone con un tackle arpionato col tacco del piede destro, una giocata tipica di Nainggolan o Vidal.
Rodri è un profilo di rara completezza, capace di abbinare alle doti specialistiche di interdizione quelle da regista e metronomo. Col pallone e senza, la gestione dei tempi è il suo forte. Riesce a calcolare in una frazione di secondo la scelta migliore: proteggere utilizzando il corpo per andare via nello spazio, eseguire un controllo orientato, scaricare di prima sul compagno in appoggio, cercare subito la verticalizzazione. Tutto questo è facilitato da una notevole capacità di calcio: sui passaggi, sui cross, sui lanci e sui tiri da lontano la sua tecnica è impeccabile. Distribuzione del peso corporeo, equilibrio, balistica, precisione estrema nell’impatto con la sfera, distanza del piede d’appoggio: tutto questo gli consente di arrivare alla conclusione più spessso rispetto al modello Busquets (0.7 tiri p90 per Rodri, mentre il blaugrana si ferma a 0.2 tiri p90) e di finire sul tabellino dei marcatori con più frequenza, sebbene il numero di gol segnati non sia certo un aspetto che rientra tra i suoi pregi principali.
È difficile trovare dei difetti rilevanti a Rodrigo: è anche una certezza sui duelli aerei (ne vince 2.4 p90) e uno specialista del dribbling da mediano, abile utilizzatore del set di movimenti che consentono di superare l’avversario in pressione diretta col fine di ottenere immediatamente lo spazio utile per una progressione o un passaggio rapido. Si esalta nella copertura delle linee di passaggio e nella marcatura degli appoggi ed è anche difficile da scavalcare negli uno contro uno. Rodri è uno di quei giocatori che migliora chi gli sta attorno e può darsi abbia anche avuto un’influenza nella crescita di rendimento del compagno di reparto Thomas, che confidando nelle sue doti di accompagnamento riesce a sganciarsi verso la prima linea di pressing in maniera più sicura. Forse l’unica cosa in cui non sembra eccellere sono le incursioni senza palla, ma questo può essere influenzato dalle consegne tattiche: essendo colui che rimane più spesso a protezione, è raro vederlo sovrapporsi o inserirsi in area.
Avere un centrocampista abile nei contrasti e negli anticipi ma catechizzato alla perfezione sugli atteggiamenti da tenere in copertura del compagno è una benedizione per qualsiasi allenatore, ma per lo stile di gioco del “Cholo” Simeone ancora di più, soprattutto se questo centrocampista poi riesce a gestire anche perfettamente ogni pallone che gli passa tra i piedi.
Rodri ha un futuro luminoso davanti a sé e probabilmente si trova anche nel miglior contesto possibile per valorizzare le sue caratteristiche e sviluppare ulteriormente le competenze di difesa posizionale. In un secondo momento potrebbe essere stimolante vederlo alla prova in situazioni differenti ad alti livelli, come ad esempio da vertice basso bloccato insieme a due mezzali molto offensive o, perché no, da mezzala, per provare a stimolare di più la sua vena di rifinitura e finalizzazione, mettendo ancora più alla prova l'eleganza del suo calcio. Oggi Rodri può già contare su un repertorio ampio, ma i margini di crescita lasciati intravedere dai lati meno esplorati del suo talento potrebbero trasformarlo in futuro in un centrocampista totale.