
Quando Kylian Mbappé è arrivato a Madrid gli attaccanti hanno incominciato a essere troppi. Chi gli avrebbe fatto spazio? Il primo nome da sacrificare, un po’ per tutti, era quello di Rodrygo. Ancelotti non era d’accordo e non ci ha pensato nemmeno per un attimo a toglierlo dall’undici. Lo ha confermato subito titolare, scegliendo di arretrare il raggio d’azione di Bellingham e di lasciare che sia il tridente Rodrygo-Mbappé-Vinicius a trovarsi le zone di campo in cui agire, in totale libertà.
A seconda del momento della partita possono associarsi nello stretto, con le due ali nominali Vinicius e Rodrygo che possono trovarsi sulla stessa fascia o distanziarsi tra loro e trovarsi a 30 metri di distanza. Sta a loro decidere il dove e il quando, a seconda del tipo di azione che stanno sviluppando i compagni, di dove si trova e il pallone, insomma del ritmo e delle intenzioni della squadra. Ancelotti, lo sappiamo, è noto per riuscire a far associare il talento offensivo in libertà: questo è senza dubbio il suo tentativo più ambizioso.
La mattina successiva alla vittoria contro l’Atalanta nella Supercoppa europea di agosto, il principale quotidiano sportivo madrileno, Marca, è uscito con una prima pagina tutta dedicata a quella che chiama la “BMV”, il nuovo tridente offensivo del Real Madrid: Bellingham, Mbappé e Vinicius. Rodrygo era in campo contro l’Atalanta, ma la copertina era per gli altri tre. Sono loro il volto del Real Madrid. Le attenzioni sono tutte per come gestiranno gli scambi in campo, quanto saranno devastanti in transizione, quanti gol faranno sommati tra loro.
Nella prima partita della Liga a segnare il primo gol è stato Rodrygo, nella partita poi terminata 1-1 contro il Maiorca. La mattina dopo attraverso il suo canale di Whatsapp ha scritto un messaggio di risposta diretta alla “BMV”: «La scorsa settimana si è parlato del trio Bellingham, Mbappé e Vini, ma a questo acronimo si dovrà aggiungere la R di Rodrygo», concludendo poi: «Abbiamo un quartetto di attaccanti e il resto della squadra. Tutti hanno la loro importanza nelle partite e mostreranno il loro valore nelle diverse competizioni a cui partecipiamo».
Poco dopo il messaggio è stato cancellato, ma non è passato inosservato. Tanto da portare Ancelotti a difenderlo in conferenza stampa: «Conosciamo tutti le sue qualità. In queste due partite ha fatto molto bene: ha segnato contro il Maiorca e ha contribuito molto contro l'Atalanta. Gli attaccanti devono lavorare un po' di più, ma lui sta facendo benissimo». Anche nelle successive partite Rodrygo è sembrato l'unico a proprio agio in questo attacco del Real Madrid, l’unico che non è stato criticato dai media per il basso rendimento. Per i media, però, è visto come un semplice equilibratore. L’uomo che parte da destra perché nessun altro vuole farlo - non certo Vinicius e Mbappé.

Rafa Cabaleira su El País ha scritto: «Il brasiliano non si sente a suo agio nel nuovo ruolo che la critica sembra avergli assegnato. Nemmeno la società stessa, o il suo allenatore. Ed è bastata qualche prima pagina, di quelle dedicate a battezzare le triadi con le iniziali dei calciatori, perché Rodrygo cadesse nella trappola di ciò che non conta quasi mai quando il pallone inizia a rotolare, dei giochini puerili e del complesso degli spostati: ciò che non ha ottenuto l’analisi spietata della stampa, lo ha ottenuto una semplice sigla». Non c’è un vero e proprio caso Rodrygo a Madrid, perché il Real Madrid è sempre bravo a tenere stretto il guinzaglio dei media madrileni; però è uscita la lista dei candidati al prossimo Pallone d’Oro e Rodrygo non c’è, e non l’ha presa bene.
Rodrygo non ci ha messo molto a farci sapere cosa ne pensa, pubblicando sul suo profilo di Instagram una storia con un collage di lui che alza i trofei vinti in stagione e che gioca nelle partite della scorsa Champions League contro il Manchester City e il Bayern. Al centro due emoji con l’omino che fa spallucce e la faccia che ride con le lacrime. Poco dopo la storia Instagram di Rodrygo è arrivata quella di Neymar, con una foto del giocatore e la didascalia “minimo top 5 al mondo! Fenomeno”. I due sono amici da tempo e in Nazionale è stato Rodrygo a ereditare la 10 lasciata libera da Neymar dopo l’infortunio.
Rodrygo del resto è stato un protagonista indiscusso dell’ultima stagione del Real Madrid - coronata col titolo di Liga e con la Champions League.Rodrygo ha 23 anni ed è stato riconosciuto subito come uno dei grandi talenti del nuovo calcio brasiliano. Ancora adolescente i tifosi del Santos lo avevano soprannominato “o raio”, il fulmine. Una crasi tra il soprannome di Pelè e il fatto, più complesso, che sembrava improbabile che un giocatore così forte potesse nascere nelle giovanili del Santos dopo Neymar, Pelè e Robinho. Improbabile quanto un fulmine che cade due volte nello stesso punto. Mentre nel Flamengo esplode la reputazione di Vinicius, nel Santos Rodrygo macina record di precocità. Giocano nello stesso ruolo, sono due ali sinistre dribblomani e non sono neanche maggiorenni quando le grandi d’Europa si fiondano su di loro.
Rodrygo nel 2018 aveva trovato un accordo con un Barcellona alla disperata ricerca dell’erede di Neymar, mentre il Real Madrid aveva firmato Vinicius. Sorprendentemente però il Madrid ha bussato anche alla sua porta. Rodrygo sognava di giocare per la Casablanca e dunque la sorte si è capovolta.
Certo, Rodrygo ci ha messo un po’ a trovare un pertugio all’interno delle rotazioni. Lo ha fatto sviluppando la sua incisività in area di rigore. Proprio dove Vinicius faticava a definire le azioni che riusciva a crearsi, Rodrygo si è imposto come una sicurezza. Pur partendo da destra, il suo gioco ha iniziato a tendere sempre di più verso i fraseggi al centro della trequarti, dove Benzema ne riconosceva la capacità di associarsi parlando la stessa lingua calcistica.
Entrando dalla panchina a partita in corso, o partendo dalla fascia destra, dalla stagione 2021/22, Rodrygo è diventato un pezzo fondamentale non solo delle rotazioni di Carlo Ancelotti, ma del modo stesso con cui lui immaginava dovesse giocare il suo Real Madrid. Un attacco libero che si esprime spontaneamente attorno alla classe di Benzema. Uno sviluppo inaspettato e repentino, che lo ha portato pure ad agire al centro dell’attacco quando Benzema era assente.
Rodrygo era in grado di garantire un gioco completo nei pressi dell’area di rigore. Così è stato parte integrante della vittoria nella Champions League 2021/22 e poi uno dei più importanti nella stagione 2022/23, quella in cui è arrivato a 19 gol in tutte le competizioni. Quando Benzema ha lasciato il Real Madrid nell’estate 2023 e al suo posto è entrato nell’undici Jude Bellingham, per Carlo Ancelotti è stato automatico pensare a invertire i movimenti di Benzema con quelli di Bellingham (invece che un centravanti che viene al centro della trequarti, un centrocampista che finalizza lui in area di rigore) e per il resto chiedere ai due giovani brasiliani di trovarsi da soli le zone del campo in cui muoversi. Già con Benzema erano piuttosto liberi di accentrarsi, ora avrebbe dovuto muoversi lungo tutto il fronte offensivo senza un riferimento centrale. Una situazione che ha richiesto un esercizio maggiore a Rodrygo che in Vinicius, rimasto più largo a sinistra. La diagonale esterna-interna di Vinicius è rimasto il modo preferito per attaccare l’area. Rodrygo invece si è dovuto muovere in un campo molto più grande, privo della sicurezza della figura di Benzema e in cui dover assecondare sempre le incursioni di Bellingham.
Inizialmente il contesto ha pesato su Rodrygo. Tanto Bellingham si mostrava decisivo nei gol, quanto lui faticava a essere lucido. Era rimasta intatta la sua capacità di ricamare gioco, di attivare i vari compagni alternando azioni a un tocco a dribbling più barocchi. Dei tanti fenomeni in campo, però, quello che doveva adattarsi di più per gli equilibri della squadra era lui. Una situazione simile a quanto accaduto col Brasile in questi anni in cui ha fatto un po’ da tappabuchi nell’undici: «È un po' difficile cambiare sempre, ma ho sempre detto all'allenatore che ero a sua disposizione, che avrei giocato dove voleva lui. E credo sia colpa mia: ho detto che potevo giocare come 9, 10, sulle ali. Ecco perché mi mette sempre dove ha bisogno di me».
Come sappiamo la versatilità nei giocatori è amata dagli allenatori, ma può diventare una condanna per certi giocatori: se sei quello che gioca dove serve vuol dire che non sei ritenuto abbastanza forte da essere tu un punto fermo della squadra.Di Ancelotti, però, Rodrygo ha detto che è come un padre. Quando contro il Braga in Champions League a novembre ha interrotto un periodo di una decina di partite senza gol, l’allenatore si è preso un abbraccio davanti alle telecamere del suo giocatore: «L'abbraccio è per dire grazie. Dobbiamo apprezzare le persone quando non siamo in un buon momento. Io non ero in un buon momento e l'allenatore è sempre stato con me incoraggiandomi e dicendomi cose belle. Avevo l'obbligo di segnare e ringraziare Ancelotti». Da quel momento si è completamente sbloccato ed è effettivamente iniziata la sua stagione, sono arrivate la doppietta col Valencia, quella col Cadice, il gol col Braga ancora e quello col Napoli in Champions League.
Lo scorso febbraio a El País ha detto di vedersi come un giocatore ormai maturo: «Dal punto di vista mentale, penso di essere più maturo, ho una mentalità più forte. Perché ho imparato da molti giocatori che sono passati qui. Penso di essere migliore anche dal punto di vista tecnico, perché mi sono sempre allenato con i migliori».
Prima della Copa America aveva ammesso che quello che gli manca ancora è la continuità di rendimento. Restare tra i migliori per tutta la stagione: «Credo che la cosa principale sia fare quello che faccio più spesso. Durante la stagione, per alcuni mesi, mi sono considerato il miglior giocatore del mondo, quindi dovevo arrivare a farlo più spesso, avrei potuto farlo e la discussione sarebbe stata diversa. Se fosse successo, si sarebbe parlato di me in modo diverso». Rodrygo è sempre stato un giocatore di sprazzi, di momenti della stagione in cui si accende ed è immarcabile, decisivo, determinante. Per fortuna della sua squadra questi sprazzi spesso sono coincisi col periodo in cui si accende la Champions League: i momenti caldi del girone, i quarti o le semifinali. «La Champions League è la mia competizione preferita» ha riconosciuto lui stesso. Rodrygo si è sempre definito un tifoso del Real Madrid. È cresciuto guardando la squadra in Champions League e vivendo le notti speciali che la squadra ha messo in mostra nell’ultimo decennio (ricorda di aver sofferto tantissimo nella finale del 2014, riacciuffata all’ultimo, contro l’Atlético). È uno dei pochi giocatori che riesce a rispondere con cognizione a quei quiz storici che fanno i canali social delle squadre.
Da tifoso del Real Madrid, ha un rapporto speciale con la Champions League. È lì sembra che sale di livello. Se nella Liga può passare momenti di siccità tra gol e assist, nelle notti di Champions degli ultimi anni lui è stato quello dei gol pesanti: del gol che pareggia contro il Chelsea ai quarti e poi della doppietta al 90’ nell’incredibile recupero in semifinale contro il Manchester City nella 2021-’22, della doppietta al ritorno dei quarti sempre contro il Chelsea nella 2022-’23, del gol all’andata e soprattutto di quello al ritorno contro il Manchester City nei quarti della scorsa stagione.
Nelle 52 presenze in Champions League finora ha segnato 20 gol, nella Liga sono 27 in 146 presenze. Per capirci Vinicius ne ha segnati 21 in 56 presenze e oltre a lui solo Raúl, Benzema e Cristiano Ronaldo hanno segnato più gol col Real Madrid nella competizione. Rodrygo ha segnato più di Morientes, Figo, Bale, tutti giocatori con più presenze di lui col Real Madrid in Champions League. Soprattutto, i suoi gol sono pesati tantissimo nelle due vittorie della Champions League del Real Madrid nelle ultime tre stagioni. Eppure non è uno dei primi nomi a saltare in mente quando si parla di quelle vittorie. Sarà per la faccia da eterno bambino, per la sua aura forse poco carismatica; il suo atteggiamento poco totalizzante, come invece hanno Vinicius o Valverde.Proprio la Copa America estiva giocata con la 10 doveva essere per Rodrygo l’occasione per puntare i riflettori sulla sua stagione. Le cose, però, non sono andate come sperava. È stata l’ennesima delusione della storia recente del Brasile e Rodrygo, con la 10, ha brillato unicamente nell’esordio contro la Costa Rica- una partita finita 0-0. Da lì si è spento con l’andare del torneo chiuso ai quarti ai rigori contro l’Uruguay e in cui non segna e non fa assist. Non che al compagno di squadra Vinicius sia andato meglio il torneo, ma Rodrygo, schierato da punta, si è sentito più sacrificato, e quindi frustrato.Forse è stata questa Copa America a non permettergli di entrare nel discorso dei candidati al Pallone d’Oro: «So di avere giocatori davanti a me. Per quanto abbia buoni numeri, sono un giocatore che pretende molto da sé stesso. Nel mio club ho buoni numeri, ma sarebbero potuti essere maggiori e questo mi avrebbe messo su un altro livello».
Il suo disappunto resta comprensibile, a guardare i primi 30 nomi in cui figurano giocatori come Dovbyk, Hummels o Ruben Dias.In estate avrebbe potuto lasciare il Real Madrid. Rodrygo sarebbe l’ala sinistra titolare in ogni altra grande squadra d’Europa uno. Magari lo avrebbe aiutato a costruirsi quella reputazione che gli sta mancando a Madrid.
In fondo è quello che avevano fatto prima di lui Özil e Di María, quando il Real Madrid ha fatto arrivare un giocatore di grande fama e talento nuovo in squadra.
Rodrygo, a differenza loro, per ora ha scelto di rimanere anche a costo di sacrificare qualcosa nella percezione del suo talento. Il rischio è di diventare un eterno sottovalutato.