Le conseguenze del coronavirus avranno sicuramente un impatto sui conti economici delle società di Serie A, ma ancora non è possibile fare delle stime credibili della loro entità perché sono troppe le variabili incognite in gioco (la stagione verrà portata a termine? Se sì, giocando tutte le partite? A porte chiuse o aperte? L’Uefa ammorbidirà i vincoli del Fair Play Finanziario escludendo dai conteggi le perdite impreviste causate dalla malattia o addirittura li abolirà per l’intera prossima stagione?).
Abbiamo parlato della semestrale di bilancio della Juventus, ma anche quella della Roma desta più di una preoccupazione.
La Roma può tornare nel mirino dell’Uefa
Nel breve periodo la situazione più complicata sembra essere quella della Roma, sospesa in un limbo in attesa dell’acquisizione o meno della società da parte del miliardario americano Friedkin. La semestrale ha infatti messo in evidenza un passivo di 87 milioni (contro l’attivo di 1,7 milioni della semestrale del 2018/19) causato principalmente dal calo dei ricavi causati dalla mancata partecipazione alla Champions League a da una campagna cessioni molto meno remunerativa a livello di plusvalenze rispetto alla scorsa stagione. Le partenze di El Shaarawy, Gerson e Marcano, che hanno generato 19 milioni di plusvalenze (contro i 76,3 milioni dello stesso periodo della scorsa stagione) sono state infatti le uniche contabilizzate nel primo semestre della stagione 2019/20, in quanto tutte le altre cessioni estive sono servite per diminuire le perdite del bilancio 2018/19 che si è chiuso con un deficit di 24,3 milioni, dei quali circa 20 virtuosi e non contabilizzati nel calcolo del Fair Play Finanziario per il triennio 2016/19. La Roma è così riuscita a centrare di poco il break-even richiesto dall’Uefa per il periodo 2016/19 (91,3 milioni di deficit complessivo, ma poco più di 60 milioni di costi virtuosi che hanno mantenuto il passivo valido per il il FPF sotto i 30 milioni).
Per la stagione in corso, oltre all’assenza nel bilancio di ricavi da Champions League e plusvalenze, va segnalata anche una riduzione dei ricavi da sponsor causata dalla risoluzione del contratto con Betway - a seguito delle nuove regole sulle sponsorizzazioni legate alle scommesse inserite dal governo nel “Decreto Dignità” - che a fine stagione dovrebbe pesare per circa 5 milioni. La campagna trasferimenti estiva è servita comunque a ridurre i costi del personale tesserato (ovvero gli stipendi) di circa 24 milioni, dei quali la metà contabilizzati nel primo semestre, ma ha aumentato gli ammortamenti dovuti ai costi dei cartellini dei nuovi acquisti di 16 milioni, anche per questa cifra la metà è stata contabilizzata nel primo semestre.
Alla luce di questi dati è possibile abbozzare una stima della perdita di fine stagione. Rispetto al 2018/19, quando il bilancio chiuse con un passivo di 24,3 milioni, mancheranno all’appello almeno 46 milioni dovuti alla diversa competizione Uefa alla quale i giallorossi stanno partecipando e circa 110 milioni di plusvalenze, mentre l’impatto complessivo delle variazioni positive e negative semestrali su costo del personale, ammortamenti e ricavi da sponsor dovrebbe portare un guadagno di circa 3 milioni.
Il passivo totale stimato ottenuto sommando questi dati, insomma, sarebbe molto elevato, nell’ordine dei 180 milioni di euro. Per rimanere all’interno dei parametri del Fair Play Finanziario la Roma dovrebbe chiudere la stagione con non più di 40 milioni di passivo, quindi ciò vuol dire che entro il 30 giugno sarebbe necessario recuperare più o meno 140 milioni fra plusvalenze, premi Uefa e incassi in caso di avanzamento in Europa League (questi ultimi per una cifra però che nella migliore delle ipotesi non supererà la soglia dei 15 milioni).
In ottica FFP a rendere più complicata la situazione della Roma due parametri non vincolanti ma comunque utilizzati dall’Uefa per dare un giudizio sulla situazione economica della società. Il primo è l’Indebitamento netto di 264,4 milioni, ben superiore ai ricavi attesi escluse plusvalenze che saranno sicuramente meno dei 233 della scorsa stagione; l’altro è un costo del personale che, con i numeri sopra indicati, sforerà la quota richiesta del 70%.
Rispettare i parametri Uefa quest’anno per la Roma non sarà semplice, e lo capisce anche dalle recenti parole dell’A.D. Fienga, che recentemente in un’intervista sulla Gazzetta dello Sport ha dichiarato: «Sarebbe necessario rivedere l’applicazione del Financial Fair Play per chi, abituato a giocare in Champions, si ritrova dopo una stagione negativa fuori dalla competizione. Diventa in quel caso quasi impossibile rientrare subito nei parametri del FFP. Sarebbe necessario più tempo per rientrare nei paletti imposti dall’Uefa».
C’è chi ha ipotizzato un possibile ricorso al Voluntary Agreement, accordo che l’Uefa concede alle società che cambiano proprietario e che permette una maggiore flessibilità temporale per rientrare nei parametri nelle prime stagioni sotto la guida della nuova dirigenza. Questa strada però non sembra percorribile per la Roma anche nel caso di cessione della società, in quanto uno dei requisiti richiesti dall’Uefa per concedere il Voluntary Agreement è che il club non sia stato sottoposto a sanzioni relative al Fair Play Finanziario nelle tre precedenti stagioni mentre la Roma è uscita dal Settlement Agreement appena un anno e mezzo fa, nell’ottobre del 2018.
A meno che il FFP non venga alleggerito a causa del coronavirus, quindi, la dirigenza ha solo due strade da poter percorrere: una imponente campagna cessioni entro il 30 giugno o in alternativa confermare la volontà dichiarata a più riprese di non voler vendere in misura così massiccia e presentarsi nel corso della prossima stagione davanti all’Uefa per accettare un nuovo Settlement Agreement simile a quello sottoscritto nel recente passato.