
A Roma, come quasi ogni volta che la squadra va male, si parla di soldi e di Fair Play Finanziario. Come sempre, se ne parla con nervosismo. I tifosi contestano alla società di investire poco, la società replica che non può investire, che le cose non sono semplici. Qualche giorno fa, in un’intervista a Radio Rai, dopo una domanda provocatoria sul tema, Ranieri ha abbandonato l’intervista. Forse a quel punto si è pentito di essere stato praticamente lui, guidato da intenzioni pure, ad aver tirato fuori l’argomento.
Prima della partita con il Venezia, a margine di un mercato di gennaio deludente rispetto alle aspettative dei tifosi, Ranieri aveva detto: «Il Fair Play è un'altra cosa, si riferisce agli stipendi di tutta la Roma, oltre a un tetto non si può andare. Questo si ripercuote anche sul mercato di giugno e sul prossimo mercato di gennaio, questo se si riesce ad aumentare le entrate e diminuire le uscite». Parole riecheggiate da Ghisolfi stesso a fine mercato: «La società ha firmato un settlement agreement con la UEFA nel 2022, a fronte di un deficit importante. Dura per quattro stagioni e questa è la terza, quella più restrittiva». Parole che però stridono con quanto detto due mesi prima dallo stesso direttore sportivo sul mercato di gennaio: «L’intenzione è quella di migliorare la squadra già a gennaio, i vincoli del settlement agreement non sono più così penalizzanti. Credo che già in estate si fosse capito».
A dire il vero la sessione non è stata così scarna. La Roma ha concluso con cinque arrivi a vario titolo: i terzini olandesi Anass Salah-Eddine e Devyne Rensch, il portiere Pierluigi Gollini, il centrocampista Lucas Gourna-Douath e il centrale Victor Nelsson. Tutti arrivati per una cifra (attuale) totale di 13,8 milioni di euro, non considerando il prestito con obbligo condizionato di Gourna-Douath e il diritto di riscatto di Nelsson.
Un mercato tutto sommato corposo e che rimpolpa numericamente, ad eccezione del ruolo della punta di riserva, molte delle mancanze della rosa della Roma. I tifosi però si aspettavano qualcosa di altisonante, che del resto i Friedkin sono stati abituati a dargli negli ultimi anni.
Nonostante sia di fatto traghettatore, in attesa di ricoprire un ruolo più manageriale, l’esperienza di Ranieri sta andando piuttosto bene, considerata anche la situazione disastrosa ereditata, con una Roma a soli due punti dalla zona retrocessione. Come futuro dirigente Ranieri si è speso molto a livello mediatico per tranquillizzare l’ambiente e difendere l’operato dei Friedkin, elogiandoli per aver investito molto nella Roma e al contempo bacchettandoli per i soldi spesi male. Impegnato nella ricerca del prossimo allenatore, per ora ha dribblato tutte le domande, scherzando spesso con la stampa sul fatto che il suo successore possa essere…Ranieri stesso, ipotesi però estremamente improbabile.
Del resto è un uomo difficile da criticare, Ranieri lo sa e ci gioca, usando la propria corazza mediatica anche per proteggere Ghisolfi. Il francese, poco a suo agio davanti alle telecamere, ha visto nel mercato di gennaio partire quattro degli acquisti estivi (su cui però pesa la spada di Damocle Lina Solokolou), e varie indiscrezioni lo davano in uscita dopo il mercato di gennaio, ma per ora sembra ben saldo. Il mercato di gennaio pare in linea con la tipologia di acquisti operata da Ghisolfi a Lens e Nizza. I due acquisti a titolo definitivo sono under-23, e il probabile riscattato Gourna-Douath ne ha 21. Andando ad analizzare la sessione la Roma, pur non avendo concluso cessioni definitive, ha addirittura risparmiato sul costo della rosa. Secondo i dati di Calcio&Finanza la Roma ha chiuso il mercato in entrata con un impatto a bilancio pari a 6.758.195 milioni di euro, a fronte di uscite con un impatto da 9.492.500 milioni di euro, per un saldo positivo complessivo di 2.734.205 milioni di euro. Ecco le tabelle di Calcio e Finanza.
Un mercato di gennaio che guarda al futuro, con il solo Nelsson come “toppa” per la partenza del deludente Mario Hermoso. Una conseguenza anche di una stagione già abbastanza compromessa.
Il nuovo acquisto Lucas Gourna-Douath ai tempi del Saint Etienne.
Ma quindi la Roma è davvero tornata sotto la scure del settlement agreement che l’ha frenata per l’intera era Mourinho? Sì e no.
Sì nella misura in cui il settlement agreement firmato nel 2022 durerà fino alla stagione 2025/2026, con la possibilità che venga esteso di un’ulteriore stagione in caso di mancato rispetto dei paletti, che prevedono un passivo aggregato di massimo 60 milioni di euro nel triennio di riferimento.
No, nella misura in cui in estate è decaduto il pesante vincolo del transfer balance. Forse il paletto più pesante, che obbligava la Roma ad avere un saldo positivo nei costi complessivi dei calciatori durante la sessione di calciomercato, pena il non poterli iscrivere in lista UEFA.
Un esempio di come questa regola fosse molto restrittiva lo dà la cessione di Roger Ibanez all’Al-Ahli per 28,5 mln di euro. Il difensore brasiliano ha generato una plusvalenza di 23,2 mln di euro, ma al contempo la Roma non ha potuto reinvestire i soldi della cessione, complice il costo rosa esiguo di Ibanez pari a 4.3 milioni di euro annui tra ammortamento e stipendio. Per il transfer balance la Roma poteva considerare, ai fini del calciomercato, solo i 4.3 milioni di euro “liberati” dalla sua cessione invece che poter sfruttare appieno i benefici della corposa plusvalenza, più contabili che “reali".
Queste sottigliezze finanziarie non aiutano il dibattito intorno alla squadra. La situazione finanziaria della Roma è un tema di discussione molto confuso. Divisa tra chi la descrive in termini catastrofici e chi invece troppo rosei, si può dire che il bilancio della Roma rispetti la famosa frase di Ennio Flaiano, “la situazione è grave ma non seria”. Il bilancio 23/24 della Roma si è chiuso a -81 mln, un miglioramento di una ventina di milioni rispetto all’esercizio precedente. Proprio a questo probabilmente si riferiva Ghisolfi con “più restrittiva”, dovendo la Roma stare attenta al passivo del 24/25 per rientrare nei paletti UEFA sul saldo negativo triennale.
I ricavi sono aumentati ed è sceso ulteriormente il costo rosa, e bisogna anche considerare che nel 23/24 la Roma presentava numerose zavorre economiche come i pesanti investimenti su Lukaku (15,6 mln di euro) e Mourinho (9,2 mln di euro) e l’intero stipendio di Daniele De Rossi, trasferito in questo bilancio nella sua integrità dopo l’esonero di settembre per questioni fiscali. A questo si aggiunge come nel 23/24 non sono presenti gli addii di Spinazzola, Patricio, Smalling e Belotti, e che in generale il mercato estivo ha portato un saldo positivo nei costi rosa per 38 milioni di euro (dati di C&F).
Di contro nel bilancio della Roma continuano a mancare gli introiti derivanti dalla Champions League, che manca dalla stagione 2018/19. Un volano di ricavi importante per una società che punta a fare il salto di qualità, con ricavi imparagonabili anche alla Roma che ha raggiunto una finale di Europa League con numerosi sold-out allo stadio. In generale la Roma continua a costare troppo rispetto al rendimento in campo. Negli ultimi anni ha avuto una migliore razionalizzazione dei costi ma dovrebbe procedere a un taglio ulteriore per rientrare nel paletto del 70% nel rapporto costo rosa/ricavi nella stagione 2025/2026. La Roma continua ad essere troppo dipendente dal suo socio di maggioranza, a cui il club deve 297 milioni dei 636 milioni del suo debito complessivo.
Sullo sfondo c’è la possibilità dello nuovo Stadio di Pietralata, che sicuramente darebbe un impulso forte al futuro economico della squadra. La situazione sembra instradata verso un cauto ottimismo, e rispetto a Tor di Valle non sembrano esserci particolari problemi nella Giunta. Sono notizia recente le parole del nuovo presidente della Serie A Lorenzo Simonelli, che a margine di un incontro con il sindaco di Roma Gualtieri e con il presidente FIFA Infantino ha dichiarato che la Roma giocherà nel suo nuovo stadio nel 2028/2029. E da poco la Roma ha ripreso le indagini archeologiche dell’area, necessarie in attesa della presentazione del progetto definitivo che dovrebbe far entrare lo Stadio nell’ultima fase pre-lavori. Sono buoni segnali, ma la Storia insegna che lo Stadio della Roma trascende le logiche più basilari del ragionamento e delle possibilità umane.
Il mercato di gennaio va quindi in questa direzione. Ma allora perché la questione FPF, dopo essere stata sopita per mesi, è tornata così prepotente?
Il tema è mediatico e non a caso è esploso dopo Milan - Roma, una partita campale per quel poco che è rimasto della stagione e giocata e persa con una prestazione discutibile. Il Milan ha spezzato in due la partita con l’ingresso dei suoi nuovi acquisti Gimenez e Joao Felix, figli di un mercato di gennaio faraonico per la Serie A, mentre per la Roma era titolare Shomurodov, rimasto per mancanza di alternative valide, mentre in panchina c'erano i neo-acquisti Nelsson e Rensch. Una contrapposizione forte che aveva aumentato l'insofferenza di molti tifosi per il mercato. A peggiorare la situazione era stata una notizia circolata dopo la sconfitta di Como, che trapelava come i Friedkin fossero pronti a fare una rivoluzione della rosa a gennaio. Una notizia smentita seccamente da Ranieri nella conferenza stampa prima di Venezia, e che anche nella realtà aveva basi poco solide.
Come succede spesso a Roma, una notizia viene fuori dal nulla col preciso scopo di creare delusione e nervosismo nell’ambiente. Considerate le difficoltà a muoversi nel mercato invernale era inverosimile immaginare cambiamenti troppo drastici.
Come futuro allenatore della Roma sono usciti i nomi più disparati. Dai “grandi vecchi” come Carlo Ancelotti e Massimiliano Allegri passando per tecnici in cerca di rilancio come Vincenzo Montella, fino ad allenatori in crescita come Cesc Fabregas e Francesco Farioli. Proprio l'allenatore dell’Ajax sembra essere il favorito in questa corsa fittizia delle indiscrezioni, con tanto di commento pubblico di Ranieri estremamente sibillino: «È giovane e sta facendo bene in una piazza difficile come quella dell’Ajax [...] E aspetterà». Tutto è possibile ma quell’aspetterà non sembra da poco per Farioli, che nel frattempo è salito al primo posto in Eredivisie, risollevando un Ajax reduce da stagioni complicate.
Qualche indizio, a voler cercare coincidenze, ce lo dà proprio il mercato. Lucas Gorna-Douath ha lo stesso procuratore di Farioli, mentre la Roma ha pescato due terzini dall’Eredivisie, più da difesa a 4 che per quella a 3 attuale, uno (Salah-Eddine) dal Twente e l’altro (Rensch) proprio dall’Ajax di Farioli di cui era un titolare fisso. Ghisolfi stesso ha lavorato con Farioli ai tempi del Nizza nella stagione 2023/24. L’arrivo di Farioli, un tecnico giovane più da progetto a lungo termine, si sposerebbe sicuramente con la situazione economica della Roma e delle sue necessità, più portate alla creazione e valorizzazione di un gruppo che ad un istant team.
In ogni caso Ranieri non sta perdendo tempo, e con le dichiarazioni sul FPF sta preparando il pubblico della Roma a non avere aspettative pompose nel prossimo futuro. La strada sarà sempre quella del risanamento e dell’equilibrio finanziario. Non è inverosimile credere che Ranieri con la sua spiegazione basilare del FPF parli anche a quella parte della tifoseria che vorrebbe un tecnico di “nome” e una squadra costruita più sui criteri della Roma di Mourinho rispetto allo scenario sopra presagito. L’esperienza di José Mourinho alla Roma ha portato un trofeo e una finale di Europa League persa in circostanze dubbie, ma piazzamenti mediocri in campionato. Si può avere l’opinione che si vuole su Mourinho, ma è indubbio che fosse anche una vittima di una situazione nata su circostanze troppo discordanti.
Il contrasto tra i vincoli duri e reali del FPF contro la volontà di rilanciare la Roma con un tecnico molto pagato e con dei pregi e difetti molto marcati non ha fatto altro che nascondere, nei momenti buoni, la polvere sotto al tappeto di problemi che la Roma avrebbe dovuto affrontare e che con l’ingaggio di un totem del genere ha preferito rimandare, come la sostenibilità finanziaria che nel 2025, a meno che non si è proprietà di uno Stato, è indispensabile per creare squadre competitive. Iniziare un altro progetto del genere con allenatori come Allegri e Ancelotti, abituati ad altre situazioni societarie e di rosa, vorrebbe dire continuare a ignorare i problemi della Roma dentro e fuori dal campo con il risultato di proiettarli sulla figura dell’allenatore, carnefice e vittima.
Per anni ci si è lamentati come la comunicazione della Roma fosse lacunosa, se non inesistente, costringendo i vari allenatori susseguiti a fare da frontman e prendersi addosso oneri e pressioni esterne al già complicato (se non impossibile) lavoro di allenatore della Roma. Ranieri da giugno con molta probabilità si prenderà sulle spalle quest’onere, e ha già cominciato a farlo adesso. La conferenza stampa ha lasciato l’amaro in bocca a molti tifosi, ad alcuni è sembrata quasi una resa delle ambizioni future della Roma. La realtà è che finalmente la Roma sembra pronta ad affrontare problemi che rimanda da anni, e il modo migliore per rispettare i propri tifosi è non vendergli illusioni.