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Roma e Inter a viso aperto
03 dic 2018
03 dic 2018
Le squadre di Spalletti e Di Francesco hanno dato vita ad una partita divertente, contraddistinta dalla mancanza di equilibrio.
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È difficile crederci oggi che il dominio della Juventus sulla Serie A sembra non avere rivali, ma Roma-Inter solo pochi anni fa era una partita decisiva per l’assegnazione dello Scudetto. Con le due squadre in competizione per uno dei tre posti rimasti per qualificarsi alla prossima Champions League, oggi la posta in palio si è di molto ridotta, ma il fascino della sfida e la rivalità tra le due squadre sono rimaste praticamente le stesse. La classifica che al momento sorride più a Spalletti, con l'Inter che grazie al pareggio di ieri si è portata a pari punti con il Napoli (prima della dura trasferta di Bergamo di stasera, contro l'Atalanta). La Roma, invece, ha perso altri due punti dal Milan, con il quarto posto al momento a cinque punti di distanza.

C'è da dire che le scelte per Di Francesco erano particolarmente limitate, visto che doveva fare a meno di Fazio, De Rossi, Pellegrini, El Shaarawy e Dzeko per infortunio. Praticamente obbligato, dunque, il 4-2-3-1 del fischio iniziale, anche perché sia Pastore che Perotti, entrambi entrati nel finale, erano a loro volta tornati in panchina dopo lunghi infortuni muscolari. Con Olsen tra i pali, Santon, Manolas, Juan Jesus e Kolarov hanno formato la linea a quattro di difesa. N’Zonzi e Cristante hanno giocato in coppia a centrocampo, con Zaniolo dietro a Schick unica punta. Ünder a destra e Florenzi, avanzato per l’occasione a sinistra, hanno completato l’undici giallorosso.

Spalletti, che rimane ancora imbattuto contro l'ex allenatore del Sassuolo, ha dovuto invece rinunciare al grande ex della gara, Radja Nainggolan, che non è stato nemmeno convocato. L'unico dubbio per il tecnico toscano riguardava le fasce, con Perisic, Politano e Keita in ballottaggio per due maglie. Alla fine, i nerazzurri si sono presentati con un centrocampo che vedeva Brozovic vertice basso e Borja Valero e Joao Mario ai suoi fianchi, mentre alla fine sono stati Keita e Perisic a supportare Icardi in attacco.


Evidente il 4-3-3 dell’Inter con Borja Valero e Joao Mario mezzali, che si mantengono vicine al vertice basso Brozovic con palla centrale, prima di muoversi sui mezzi spazi e attivare le catene laterali quando la palla viene mossa in fascia.



Come Spalletti ha messo in difficoltà la Roma
La partita è cominciata subito ad alto ritmo, tanto che già al quinto minuto entrambe le squadra avrebbero già potuto essere in vantaggio: la Roma con due bei palloni giocati da Zaniolo in area, l’Inter con Icardi su invito di Keita. I ribaltamenti di fronte che si sono visti fin dal fischio d’inizio dipendevano anche dalla scelta delle due squadre di disturbare l’inizio dell'azione dell’avversario, lasciando però molto spazio agli avversari, soprattutto alle spalle del centrocampo quando il pressing iniziale falliva.

Come è solita fare, la Roma portava pressione con l’uomo come principale punto di riferimento, determinando la creazione di vari duelli individuali, che si venivano a creare in maniera “naturale”, nella contrapposizione tra il 4-2-3-1 giallorosso e il 4-3-3 dell’Inter, che aveva Brozovic come vertice basso.


La Roma pressa uomo a uomo e cerca di intrappolare la manovra dell’Inter sulla fascia.



In questo inizio di stagione, i nerazzurri hanno però dimostrato passi avanti concreti nella gestione sotto pressione della fase di uscita, come si è visto anche ieri all’Olimpico. Non sono mancati infatti frangenti in cui la squadra di Spalletti è uscita in maniera pulita e decisamente tecnica dal pressing alto della Roma, che ancora una volta si è dimostrata involuta in un aspetto del gioco che l'anno scorso rappresentava il suo fiore all'occhiello. Una traccia che si è vista più volte ha riguardato i due centrali di Spalletti, che attiravano la pressione avversaria, per poi giocare la palla verso il terzino che a sua volta attirava l’avversario diretto per poi servire la mezzala sul lato forte, che si posizionava a metà strada tra lo spazio di mezzo e la fascia. A quel punto, l’azione proseguiva spesso con una palla sull’esterno, da cui far partire un cross per Icardi.

Anche se l’Inter non ha scelto un settore di campo specifico nello sviluppo dei suoi attacchi (34% dal lato destro; 33% dal centro, soprattutto con lanci per Icardi nel tentativo di sorprendere la difesa della Roma alle spalle; 33% dal lato sinistro), la catena di destra è risultata quella più efficace, con Keita che si è messo nettamente in luce rispetto a Perisic, protagonista di un’altra prestazione non all’altezza della passata stagione.

Più indietro, invece, è stato soprattutto il trio D’Ambrosio-Valero-Keita a funzionare, riuscendo soprattutto nel primo tempo a liberare lo spazio necessario alle ali per attaccare sulla fascia. Soprattutto D'Ambrosio è risultato particolarmente indigesto per la difesa della Roma con i suoi cross immediati, effettuati prima che Kolarov riuscisse ad uscire dalla linea di difesa per intervenire. Proprio grazie ad un’azione di questo tipo, in cui Keita si aggiungeva di frequente ad Icardi nell’attacco dell’area, l’Inter ha trovato il vantaggio, sfruttando un tipo di giocata che la Roma ha sofferto per tutto il primo tempo, al netto dell'intervento non certo perfetto di Juan Jesus, che non è riuscito ad intercettare il cross verso l'11 nerazzurro nonostante fosse in anticipo.

L'importanza di Zaniolo
Il vantaggio della squadra di Spalletti è arrivato probabilmente nel miglior momento della Roma nella prima frazione, culminato con il discusso episodio da rigore con Zaniolo protagonista. Proprio il trequartista di Di Francesco, arrivato nella Capitale nell’ambito dell’operazione che ha portato Nainggolan a Milano, è stato autore di una grande prestazione, dando seguito a quanto di buono fatto vedere nelle ultime uscite.

Il centrocampo dell’Inter ha avuto non poche difficoltà nel gestire i suoi movimenti e le sue percussioni centrali, tanto che, pur avendo giocato solo 16 passaggi, il giovane centrocampista già convocato in Nazionale da Mancini è stato il pericolo numero uno per i nerazzurri. Non solo è stato particolarmente bravo a trovare spazio per girarsi e puntare la porta, ma le sue eccezionali doti fisiche, unite a un senso dell'equilibrio in corsa non indifferente, gli hanno consentito anche di risolvere situazioni di inferiorità numerica andando in verticale in progressione. Zaniolo ha concluso il match completando 4 dribbling su 8 tentativi ed è arrivato il tiro in ben 4 occasioni (più di qualsiasi altro compagno).

La costruzione dell'azione da parte della Roma partiva in larga parte dalle fasce, vista l’ormai consolidata influenza dei terzini in questa fase del gioco (soprattutto Kolarov, ovviamente, ma ha dato il suo contributo anche Santon, quarto per passaggi giocati tra i giallorossi), per poi confluire verso il centro della trequarti, dove Brozovic è stato molto messo in difficoltà proprio da Zaniolo. C'è da dire che il croato senza il pallone doveva gestire una situazione piuttosto complessa, perché nella sua zona finiva per gravitare anche Ünder, che veniva stabilmente dentro al campo a giocare nello spazio di mezzo di destra. La Roma aveva già rischiato di riequilibrare il risultato con una punizione di Kolarov in chiusura di primo tempo, ma ci è poi effettivamente riuscita ad appena 6 minuti dal rientro in campo, proprio grazie ad un gran tiro dalla distanza del turco.

Nelle prime battute della ripresa, inoltre, il pressing nerazzurro ha perso di efficacia e con la linea a quattro difensiva non sempre puntuale nel seguire il resto della squadra, si è ulteriormente sfilacciato lo spazio che divideva difensori e mezzali, consentendo ai giocatori giallorossi più arretrati di giocare in maniera diretta su Schick (ancora una volta poco incisivo sotto porta, ma questa volta più positivo come facilitatore di gioco, come in occasione del gran tacco per il palo di Florenzi nel primo tempo), Zaniolo ed Ünder. Nell’azione che ha portato all’1-1, in cui il turco ha ricevuto palla proprio con un’azione di questo tipo, la Roma era infatti già riuscita a verticalizzare direttamente dalla difesa alla trequarti.

Trovato il pareggio, la reazione della Roma si è un po’ placata e la partita è calata anche di intensità, tanto che lo stesso Brozovic ha avuto più libertà in situazioni in cui nel primo tempo sarebbe stato sicuramente nel mirino del pressing giallorosso.




Brozovic porta palla indisturbato. Dov’è la pressione della Roma?



Con la stanchezza sono aumentati anche gli errori tecnici, anche in settori di campo pericolosi, con la partita che ha continuato ad essere caratterizzata da cambiamenti di fronte repentini da una parte all'altra del campo. Proprio da un brutta palla persa da N’Zonzi, ha avuto origine un 4 contro 3 in favore dei nerazzurri che non sono però riusciti a punire con Perisic. Nonostante ciò, proprio dalla conclusione del croato è scaturito il calcio d’angolo che Icardi ha trasformato in rete con un grande colpo di testa: un 2-1 in cui la Roma ha mostrato i punti deboli della difesa a zona pura in area contro un attaccante così abile nel trovare la migliore posizione per ricevere come l'argentino.

Dopo nemmeno dieci minuti, però, la difesa dell’Inter ha restituito il favore, nuovamente sugli sviluppi di un calcio piazzato, deviato da Skriniar e poi da Brozovic, con un braccio. Il rigore successivo di Kolarov ha sancito il definitivo 2-2, nonostante i tentativi di sbloccare il risultato dei due allenatori. Di Francesco, infatti, aveva cambiato Kluivert per Santon dopo il 2-1, e ha successivamente inserito i rientranti Perotti e Pastore, mentre Spalletti, dopo aver richiamato in panchina Keita per Politano all’ora di gioco, è passato al 4-4-2 con Vecino e Martinez per Borja Valero e Perisic.




Gli Expected Goals della gara sottolineano come, considerando il rigore trasformato da Kolarov, le due squadre abbiano sostanzialmente raccolto quanto seminato.



Nonostante il pareggio non abbia mosso la classifica delle due squadre, la partita di ieri ha comunque lasciato degli spunti importanti dal punto di vista tecnico, che potrebbero tornare utili alle due squadre in futuro. Più in particolare Di Francesco, che aspetta ancora Schick, ha avuto la conferma di poter contare su Zaniolo. In attesa del ritorno di Pellegrini, e in assenza di soluzioni tattiche più raffinate, il giovane trequartista potrebbe aiutare la Roma ad uscire dal periodo difficile che sta attraversando, soprattutto nella riconquista delle seconde palle e nelle transizioni veloci, grazie alla sua grande progressione.

Spalletti, invece, ha avuto alcune importanti conferme da Keita, che potrebbe rientrare in futuro più stabilmente nelle rotazioni per gli esterni di fascia, su cui l'Inter punta così tanto per far arrivare la palla pulita in area di rigore a Icardi.

Entrambe le squadre, però, sono sembrate ieri ancora una volta senza alcun controllo sul contesto e rimangono in attesa di un salto di qualità che deve venire per forza dal gioco collettivo. Al momento sembra l'unica risorsa possibile sia contro la Juventus, sia contro le squadre che si ritroveranno ad affrontare nel proprio cammino in Champions League.

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