
La Roma veniva da un'incredibile serie di 7 vittorie consecutive; in mezzo un solo gol subito - quello di Da Cunha del Como nella vittoria per 2-1 per i giallorossi. La squadra di Ranieri aveva così l'occasione di raggiungere la soglia della zona Champions League, in una stagione in cui per un momento è stata a ridosso di quella retrocessione. Per riuscirci però doveva battere la Juventus.
La partita, insomma, era piuttosto importante e le due squadre ci arrivavano in due momenti molto diversi della propria stagione.
Per Igor Tudor era la prima settimana piena di lavoro dopo la vittoria contro il Genoa all'esordio. Rispetto a quella partita il tecnico ha operato un solo cambio: Nico Gonzalez al posto di Koopmeiners sulla linea dei trequartisti, con Weah quinto di centrocampo. Weah si è messo a sinistra, con McKennie spostato sulla fascia destra. Per l'infortunio di Gatti ha esordito dal primo minuto Pierre Kalulu, che ha completato il terzetto difensivo con Veiga e Kelly.
Di Roma-Juventus abbiamo parlato anche in Che Partita Hai Visto, il podcast dedicato ai nostri abbonati in cui commentiamo a caldo le partite più importanti della settimana. Se non l'hai ancora fatto, puoi abbonarti cliccando qui.
UNA JUVENTUS TREMENDAMENTE AGGRESSIVA
Pur schierate a specchio, le due squadre iniziano la partita con direttrici tattiche differenti. Nella prima metà del primo tempo la Juventus prevale in maniera piuttosto chiara. La scelta di Tudor è di pressare altissimo con un approccio uomo contro uomo, accettando con coraggio la parità numerica in campo aperto di Renato Veiga contro Dovbyk.
La rigidità posizionale della Roma facilita il compito alla Juventus. Un po' per scelta e un po' forzata dal pressing della Juventus, la Roma prova a scavalcare la pressione andando velocemente da Dovbyk, che però finisce per essere gestito bene da Renato Veiga e Kalulu.

Il pressing uomo su uomo della Juventus trova facili riferimenti nello schieramento a specchio della Roma.
Recuperato presto il possesso, la Juventus attacca il blocco medio scelto da Ranieri nella prima parte del match, con la fluidità già abbozzata contro il Genoa e maturata nella settimana di allenamenti precedente alla partita contro la Roma.
In fase di possesso uno dei due centrocampisti bianconeri, in genere Locatelli, si abbassa al fianco di Veiga, allargando al contempo i due “braccetti” – Kalulu e Kelly – che con il loro movimento spingono avanti McKennie e Weah. Yildiz e Nico Gonzalez restano stretti dentro il campo, e allora la struttura offensiva della Juventus si muove in maniera fluida partendo da una sorta di 4-1-4-1 la cui idea di base è quella di cercare presto i riferimenti avanzati, ovvero i due trequartisti. Quando le loro ricezioni vengono negate dalla densità centrale della Roma allora si passa dalle catene costituite da “braccetto” in costante sovrapposizione, esterno e trequartista.

Il 4-1-4-1 in fase di possesso della Juventus.
La Roma sceglie di difendere al centro e non segue Locatelli, sparigliando così la disposizione a specchio. La Juventus approfitta della superiorità numerica in zona arretrata e fa girare palla velocemente.
La mobilità offensiva della Juventus. In quest’azione sia Locatelli che Thuram affiancano Veiga, mentre Kelly si inserisce profondamente.
Nei primi 15 minuti di gioco la Juventus è rimasta in possesso del pallone per l’85% del tempo. Ha dominato la Roma sia nel possesso che territorialmente, tuttavia questo dominio ha prodotto solo due tiri da fuori area di Weah e Thuram e un’occasione sporca per Vlahovic respinta da Hummels.
Dopo quindici minuti Ranieri rinuncia a un po' di compattezza difensiva per pressare più alto. Senza riuscire a consolidare il possesso era l'unico modo per spegnere un po' gli avversari. Il piano riesce e la partita diventa più aperta e con più cambi di fronte.
La prima chiara occasione per la Roma nasce da un recupero alto; Dovbyk vince il duello con Veiga, offre un filtrante a Cristante il cui tiro viene parato da un gran recupero di Kalulu.
Dovbyk difende il pallone da Veiga. El Shaarawy taglia internamente seguito da Kalulu portando così fuori posizione il proprio marcatore. Nello spazio liberato si inserisce Cristante.
Il pressing della Roma apre però spazi alla verticalità della Juve. Dopo l’occasione capitata sui piedi di Cristante, la squadra di Tudor sfiora il gol con un colpo di testa di Nico Gonzalez respinto miracolosamente da Svilar.
La Juve riesce ad attaccare in campo grande in parità numerica. La palla viaggia da Vlahovic a Yildiz che serve con un bel lancio la corsa di Weah che trova con il cross la testa di Nico Gonzalez.
Il gol del vantaggio bianconero nasce da un'altra azione in campo aperto dopo aver eluso il pressing. Vlahovic pulisce il pallone lanciatogli da Weah per servire McKennie, libero di avanzare sulla fascia destra, per poi premiare la decisa sovrapposizione di Kalulu. Sul cross del francese ci sono 6 uomini bianconeri in area di rigore – Vlahovic, i due trequartisti, i due esterni e Thuram. Locatelli, dal limite dell'area, raccoglie una respinta con un diagonale al volo di leggero esterno collo. Un gol notevole, non il primo segnato da lui all'Olimpico.
La Roma pressa forte in avanti. Con il lancio di Weah per Vlahovic la Juve sfugge al pressing e arriva in campo aperto al cross di Kalulu con ben 6 bianconeri in area di rigore avversaria.
COME RANIERI HA CAMBIATO LA PARTITA
Nell’intervallo Ranieri interviene pesantemente sullo schieramento: sostituisce Hummels con Shomurodov, e così la Roma passa al 4-4-2 e si sfila dallo schieramento a specchio. La gestione delle marcature individuali della Juventus si complica. La Juventus risponde stringendo Kalulu sul nuovo entrato, con Kelly a sinistra su Soulè, McKennie a destra su El Shaarawy, mentre i due terzini giallorossi sono presi a destra da Nico Gonzalez e a sinistra da Weah.

Adattandosi al 4-4-2 della Roma, anche la Juventus finisce per difendersi con il 4-4-2.
Il doppio centravanti però dà fastidio alla Juventus. Da una combinazione tra Dovbyk ed El Shaarawy nasce il calcio d'angolo del pareggio della Roma.
Subito dopo il pareggio, un’altra combinazione tra El Shaarawy e Dovbyk porta a una conclusione dell’esterno romanista. La sensazione è che la Roma possa davvero fare valere la forza fisica di Shomurodov e Dovbyk in zona centrale contro Veiga e Kalulu, lasciati in parità numerica contro i due attaccanti giallorossi dal sistema difensivo di Tudor.
Proprio nel primo momento di vera difficoltà tattica per la Juventus, però, la Roma decide di staccare il piede dall’acceleratore, consentendo alla Juventus di tornare ad avere il dominio del possesso e ad abbassare nuovamente i giallorossi. Ranieri torna a difendere con un blocco medio-basso e così abbandona il 4-4-2 per difendere con un 5-4-1 con Soulè basso a destra e Shomurodov sulla linea dei centrocampisti, davanti all’argentino.

Il 5-4-1 difensivo adottato dalla Roma dopo avere ottenuto il pareggio.
L'ultimo tiro della Roma nel match arriva addirittura al minuto 60. Un minuto dopo Ranieri decide di coprirsi ulteriormente: toglie il vivace El Shaarawy per inserire Gourna-Douath e Cristante per Paredes. Il modulo senza palla è rimasto il 5-4-1, alzando Soulè al fianco di Shomurodov, al centro della trequarti, in fase di possesso.
Con l’ingresso di Paredes l’intento di Ranieri era forse quello di provare a togliere il pallone dai piedi avversari, senza però stavolta, come fatto nel primo tempo, ricorrere al pressing. Aumentando semplicemente le capacità di palleggio della propria squadra. Paredes, a differenza di Cristante, aiuta stabilmente i centrali Mancini e Ndicka nell'impostazione del gioco, anche abbassandosi tra loro in una sorta di salida lavolpiana.
A questa mossa, Tudor risponde facendo marcare in fase di pressing alto Paredes da Vlahovic e, approfittando dell’uscita di El Shaarawy, stringendo Nico Gonzalez su Ndicka e McKennie su Angeliño.

Contro il centrocampo a 3 della Roma Vlahovic si abbassa su Paredes, Yildiz e Nico Gonzales si alzano sui centrali, McKennie e Weah sui terzini
Igor Tudor mette ulteriormente mano alla sua squadra a metà secondo tempo, operando un triplo cambio ruolo su ruolo con Kolo Muani, Koopmeiners e Cambiaso al posto rispettivamente di Vlahovic, Nico Gonzalez e Weah. Tatticamente cambia poco, e anche il tentativo di rinvigorire le energie della squadra e fornire maggiore brillantezza tecnica coi nuovi entrati non riesce del tutto. La Juventus, pur controllando maggiormente il gioco e riuscendo a non subire più alcun tiro dagli avversari nell’ultimo terzo di partita, fa fatica a rendersi pericolosa contro il blocco basso di Ranieri. Due conclusioni di McKennie e una di Yildiz sono il bottino bianconero nel secondo tempo, a dispetto di un grosso volume di gioco e di una qualità della manovra apprezzabile fino agli ultimi 25 metri.
Le notizie che escono da questa partita sono essenzialmente due. Da una parte la grande prudenza di Claudio Ranieri, soprattutto dopo il cambio di Hummels per Shomurodov che gli ha permesso di raggiungere il gol del pareggio. L'allenatore romano non ha avuto il coraggio di continuare a sfruttare i possibili vantaggi fisici e tattici del doppio centravanti, abbassando di nuovo la squadra, e chissà che a fine campionato non dovrà rimpiangere tutta questa attenzione.
Dall'altro lato, invece, la Juventus sembra già rispondere ai primi aggiustamenti di Tudor. Il 3-4-2-1, il pressing sempre alto e orientato sull’uomo, la feroce riaggressione, il palleggio veloce e una certa fluidità offensiva rappresentano il calcio visto negli ultimi anni dalle squadre allenate dal croato. I giocatori sembrano avere abbracciato convintamente le idee dell’allenatore e la Juventus ha fornito una buona prova, specie nella prima parte del match, al cospetto della squadra forse più in forma dell’intero campionato. La Juve non ha mai subito la partita, il pressing è stato continuo ed intenso (8.5 il PPDA della Juventus nel match), la riaggressione efficace e la manovra offensiva fluida e disinvolta, almeno fino agli ultimi 25 metri.
L’ultimo quarto di campo continua però a essere un grosso problema per i bianconeri che continuano, anche con Tudor, ad avere difficoltà a creare occasioni da gol pulite. Le migliori conclusioni in porta sono giunte da cross, con l’area occupata densamente da maglie bianconere. Riempire l’area di rigore con tanti uomini è una buona soluzione ideata da Tudor per sanare il difetto di pericolosità della Juventus che però non è riuscita a trovare soluzioni alternative ai cross., nonostante il grosso volume di gioco e la qualità della manovra di preparazione.
Come ha detto Ranieri dopo la partita, comunque, «quando non si può vincere l'importante è non perdere», e questo vale per la Roma quanto per la Juventus. Il punto conquistato, infatti, consente di tenere a distanza proprio i giallorossi in attesa di tre partite – contro Lecce, Parma e Monza - che sulla carta dovrebbero essere alla portata dei bianconeri. È proprio in queste tre partite, in apparenza semplici, che si vedrà quanto il lavoro di Tudor sull’efficacia della sua squadra stia funzionando.