Diciamo subito che nella sfida dell'Olimpico di ieri sera c'era un evidente squilibrio di motivazioni: se per la Juventus la partita non valeva niente in termini di classifica, la Roma era obbligata a vincere per lasciarsi una speranza di rientrare in zona Champions League e non scivolare ulteriormente indietro in classifica, visto che tutte le dirette rivali avevano vinto. E alla fine per la squadra di Ranieri la vittoria è arrivata grazie ai gol di Florenzi e Dzeko, che hanno risolto nei minuti finali una sfida tenuta in equilibrio dall’incapacità dei bianconeri di finalizzare le occasioni avute nei minuti precedenti, soprattutto nel primo tempo, e più in generale dalla poca qualità della loro manovra avanzata contro la difesa bassa della Roma.
Fino al gol di Florenzi, i giallorossi avevano costruito un paio di situazioni favorevoli, le più importanti con El Shaarawy al 36’ (un tiro respinto da Chiellini dopo essere entrato in area dal lato sinistro) e al 54’ (un tiro sporco all’altezza del dischetto, a cui è seguita una conclusione alta dopo un rimpallo con Cáceres) ma non avevano avuto occasioni chiare come quella finalizzata da Florenzi a poco più di dieci minuti dal novantesimo.
Per la prima volta nella partita, e forse anche nell'intera stagione, la Roma ha trovato per un attimo e in maniera del tutto naturale la combinazione ideale tra le caratteristiche dei suoi giocatori in zone avanzate. L’abilità nei movimenti incontro e nelle rifiniture di Dzeko (3 occasioni create, il migliore della partita) si è unita alla tendenza di Florenzi, anche quando gioca da terzino, a muoversi dentro il campo e inserirsi in area.
Prima, sugli sviluppi di una rimessa laterale battuta nella metà campo della Juve, Cengiz Ünder ha intercettato un passaggio alto di Chiellini; Florenzi ha scambiato subito con Dzeko e, solo davanti a Szczesny, lo ha scavalcato con freddezza con un pallonetto.
Scoperta al centro per l’uscita di Chiellini, rimasto largo a sinistra, la linea difensiva della Juve non è riuscita ad assorbire il taglio del terzino destro giallorosso: Cáceres non è uscito in marcatura su Dzeko per non scoprire ulteriormente il centro mentre Spinazzola, che avrebbe potuto seguire il movimento di Florenzi, arrivato al limite dell’area si è fermato per tenere la linea del fuorigioco. Un tentativo inutile, visto che Dzeko aveva già passato la palla al compagno.
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Il recupero di Ünder che avvia l’azione, Florenzi che attira Chiellini e poi gli scappa alle spalle per andare a segnare l’1-0. Spinazzola prova a mettere in fuorigioco Florenzi quando Dzeko gli ha già passato la palla.
L'azione del primo gol sottolinea anche la necessità e le difficoltà della Roma nel portare un numero sufficiente di uomini nella trequarti avversaria. La Roma gioca bene in quei momenti in cui i singoli movimenti si coordinano spontaneamente tra loro e i tempi dei passaggi sono giusti, ma sono moltissime le corse a vuoto e i passaggi in ritardo o anticipati dai difensori avversari.
Cavalcando l'entusiasmo del vantaggio, la Roma ha chiuso la partita nei minuti di recupero, con un contropiede guidato da Ünder dopo un calcio di punizione laterale battuto dalla Juve. A proteggere la metà campo bianconera era rimasto solo Cancelo, Ünder ha potuto correre palla al piede fino quasi al limite dell’area e, dopo aver attirato dalla sua parte il terzino portoghese, ha trovato Dzeko alla sua destra, libero di battere Szczesny all’altezza del dischetto.
Cosa significa il ritorno di Ünder
L'impatto avuto da Ünder, entrato dalla panchina al posto di Kluivert un minuto prima del gol di Florenzi, sottolinea l'importanza per la Roma di avere attaccanti ambiziosi, abili a dare pericolosità a una manovra fin troppo essenziale con grandi giocate individuali, soprattutto sulle fasce. Il possesso giallorosso si orienta preferibilmente verso i suoi esterni d'attacco e, quindi, spesso tocca a loro creare vantaggi tattici con una soluzione individuale, come un dribbling, o uno scambio con il terzino dalla loro parte, o uno scambio con Dzeko, che solitamente si muove in appoggio verso l'esterno, liberando spazi alle sue spalle.
Ünder ha vivacizzato il gioco della Roma a destra ed è riuscito a essere efficace da subito, a differenza di Kluivert: per l’olandese 4 cross, il migliore con Pellegrini, e 2 occasioni create, ma nessun dribbling riuscito e ben 15 palloni persi. Col primo tocco della partita, invece, Ünder ha chiuso col tacco uno scambio con Florenzi e, al terzo pallone toccato, ha innescato l’azione del gol, subito dopo aver tentato ancora una volta di servire il suo compagno con un colpo di tacco. Nei minuti di recupero, con la sua progressione, l’esterno turco ha quindi costruito il gol di Dzeko che ha chiuso la partita. La necessità di avere attaccanti abili a improvvisare, a loro agio a trovare di volta in volta l’intesa con i compagni in zone avanzate, anche in situazioni difficili, è una diretta conseguenza dell’impostazione data da Ranieri in questi mesi.
Arrivato in un momento molto complicato, con poco tempo a disposizione e un obiettivo ambizioso come la qualificazione in Champions League, Ranieri ha innanzitutto provato a stimolare una reazione caratteriale, senza preoccuparsi di dare idee di gioco elaborate e provando semplicemente a organizzare nel miglior modo possibile il talento a disposizione all’interno del suo sistema preferito, il 4-4-2.
Ranieri è stato comunque abbastanza flessibile da dare priorità ai momenti di forma dei suoi giocatori. Di recente aveva rinunciato alla seconda punta per giocare con un trequartista (Pellegrini o Pastore) dietro Dzeko, contro la Juve è invece passato al 4-3-3, riportando Zaniolo, che ultimamente aveva giocato soprattutto da esterno destro, in quello che Ranieri ritiene il suo ruolo naturale, la mezzala, alla sinistra di Nzonzi.
Il 4-3-3 ha facilitato la formazione di triangoli attraverso cui far circolare la palla soprattutto a sinistra. A destra le connessioni sono state invece più deboli.
Dopo la partita il tecnico giallorosso ha riassunto in poche parole il suo modo di intendere il calcio, spiegando inoltre perché abbia scelto di difendere stabilmente nella propria metà campo: «Non voglio un pressing molto alto, rimanendo più corti i difensori si sentono più sicuri e gli avversari trovano meno spazi. Non ho un credo calcistico particolare, mi adatto ai giocatori che ho a disposizione e cerco di capire le loro caratteristiche».
La Roma vista contro la Juventus non ha brillato per tre quarti di partita e sembra ancora, come dall'inizio della stagione 2018/19, una squadra senza un'identità precisa. Con Ranieri, però, la cosa è voluta, la Roma è una lavagna pulita, priva di molte delle incomprensioni e contraddizioni dei mesi passati, su cui il prossimo allenatore potrà scrivere liberamente. Ma nella partita di ieri si è visto anche che il patrimonio tecnico può essere valorizzato meglio, che molti giocatori aspettano solo il momento giusto per potersi esprimere.
Nzonzi sta finalmente crescendo
In effetti la Roma è rimasta corta (32,9 metri) e, con l’aggiunta di un giocatore in mezzo al campo, è riuscita a coprire meglio gli spazi centrali e a inaridire il palleggio della Juve - che prevedibilmente ha dominato il possesso, tenendo la palla per il 64,1% del tempo -, venendo salvata da Mirante nelle occasioni in cui i bianconeri hanno bucato il suo schieramento.
La prima di queste, il tiro di Cuadrado a porta spalancata in area al sesto minuto, è arrivata proprio dopo un tentativo di pressing alto andato male su una rimessa dal fondo di Szczesny. La Juve stava risalendo il campo a sinistra e Manolas si è alzato in marcatura su Ronaldo, senza riuscire però a interrompere l’azione. La difesa della Roma si è trovata scoperta al centro e Matuidi ha assecondato l’inserimento di Emre Can nello spazio liberato alla sinistra di Fazio. Il centrocampista tedesco ha portato la palla in area e poi l’ha appoggiata sul lato opposto a Cuadrado, libero a pochi metri dalla porta. Solo una grande parata di Mirante ha impedito alla Juve di passare in vantaggio, e forse proprio questo scampato pericolo ha suggerito alla Roma di stare ancora più coperta, limitando la pressione nella metà campo della Juve.
La difesa giallorossa si è aperta nel tentativo di pressare in alto la manovra bianconera e viene salvata da un grande intervento di Mirante su Cuadrado.
All’interno della partita difensiva della Roma spicca la buona prestazione di Nzonzi da vertice basso del centrocampo. L’ex Siviglia è stato pulito nella distribuzione - 43 passaggi completati, il migliore della squadra, con il 91% di precisione - e ha coperto bene gli spazi interni davanti alla difesa, utilizzando con intelligenza la sua forza fisica contro i tentativi della Juve, schierata con un tridente offensivo senza posizioni fisse, di occupare gli spazi ai suoi fianchi con diversi giocatori. Con 5 contrasti vinti, Nzonzi è stato il migliore della partita in questa statistica.
Di Francesco non riteneva Nzonzi adatto a giocare da vertice basso del centrocampo, tanto che, dopo la partita contro il Milan, aveva dichiarato di ritenere indispensabile De Rossi in quel ruolo per poter schierare il suo sistema preferito, il 4-3-3. Anche Ranieri aveva prevalentemente schierato Nzonzi da interno in coppia con Cristante, ma non si è fatto problemi a cambiare modulo e a farlo giocare da mediano in una partita comunque delicata, anche se la Juve non ha ormai più nulla da chiedere a questa stagione.
Anche questo, in fondo, è un segnale della flessibilità di Ranieri e del suo modo di intendere il calcio.
Come detto, la Roma aveva bisogno di battere la Juve per rispondere alle vittorie delle dirette concorrenti e non rendere ancora più amaro questo finale di campionato. Andare in Champions League resta difficile, e ai giallorossi ora non resta che evitare passi falsi contro il Sassuolo e il Parma nelle prossime due giornate, non solo per tentare di rientrare nella Coppa più importante ma anche per consolidare almeno la loro posizione in classifica e non rendere ancora più complicati i piani per la prossima stagione, con dei preliminari di Europa League che inizierebbero a fine luglio. Purtroppo per Ranieri, non dipende solo da lui.