Un anno fa la Roma si è “liberata” dei vincoli del Settlement Agreement Uefa, ma la mancata qualificazione alla Champions League 2019-’20, unita a qualche scelta strategica sbagliata, riporta i giallorossi in una situazione abbastanza complicata dal punto di vista economico: una questione che inciderà notevolmente sulle prossime sessioni di mercato.
Partiamo dall’ultimo bilancio ufficializzato, quello del 2017-’18, chiuso dalla Roma con un passivo di 25,5 milioni. Una volta scorporati i costi virtuosi e le tasse, il passivo ai fini del Fair Play Finanziario si abbassa a 8 milioni, un risultato senza dubbio confortante ma fortemente condizionato dal raggiungimento della semifinale di Champions League: i soli ricavi collegati alla partecipazione alla massima competizione europea hanno portato nelle casse del club 98,4 milioni.
L’anno precedente, invece, si era chiuso con un deficit di 42 milioni, pari a circa 26 milioni di passivo per il Fair Play Finanziario: il che vuol dire che il terzo anno del triennio 2016-’19 si dovrà chiudere con un deficit inferiore ai 13 milioni, che permetta di iscrivere a bilancio del FFP circa 4 milioni di attivo e raggiungere l’obiettivo necessario per non essere nuovamente sanzionati dall’Uefa con un nuovo Settlement Agreement.
L’obiettivo non è impossibile ma servirà necessariamente incassare delle plusvalenze entro il 30 giugno.
Quanto manca alla Roma?
Dalla Champions League si possono stimare ricavi inferiori alla scorsa stagione per 32,5 milioni. La scelta di investire parte dei ricavi della Champions League 2017-’18 in nuovi giocatori, nonostante le contemporanee cessioni di altri, ha fatto salire il costo del personale ha comportato un aggravio sui conti societari di 30 milioni.
La Roma, però, ha ottenuto 30,5 milioni in più del 2016-’17 come plusvalenze, in particolare grazie alla cessione di Alisson e Strootman, e gli accordi con Qatar Airways, Hyundai e Betway hanno fatto aumentare i ricavi commerciali di 12 milioni. Con questi dati, i giallorossi si dovrebbero ritrovare con una stima di bilancio 2017-’18 peggiorata negli ultimi dodici mesi di circa 20 milioni e quindi, con un deficit previsto di 45,5 milioni, la parte rilevante per il Fair Play Finanziario del passivo sarebbe di circa 28 milioni.
E allora per arrivare all’attivo di 4 milioni segnalato in precedenza ne servirebbero altri 32. Nella conferenza stampa del suo addio Totti ha fatto riferimento a un passivo di 60 milioni, quindi è possibile che a causa di variazioni negative di altre voci di bilancio i milioni da incassare entro giugno si avvicinino ai 45 spesso citati dai mass media. Questo non possiamo saperlo con certezza.
Di sicuro sappiamo che 4,5 milioni sono arrivati grazie ai bonus scattati con la vittoria della Champions League del Liverpool, relativi alle posizioni di Alisson e Salah. Per trovare gli altri milioni necessari, le situazioni da tenere maggiormente d’occhio sono quelle di Dzeko (4,6 milioni di ammortamento residuo, 20 milioni la richiesta della Roma, meno di 15 per ora l’offerta dell’Inter), Manolas (4,9 milioni di ammortamento residuo, clausola rescissoria di 36) e Ponce (1,5 milioni di ammortamento residuo, su cui c’è già un interessamento dello Spartak Mosca che pare pronto a offrire 7 milioni).
Il nodo delle plusvalenze di questo giugno però non è quello più difficile da sciogliere per la Roma. La mancata qualificazione alla prossima Champions League (segnalata come causa di un sicuro ridimensionamento delle ambizioni societarie da Ranieri), l’aumento del costo del personale e una stagione che – a differenza delle previsioni di Monchi – non ha contribuito ad aumentare il valore dei tanti nuovi acquisti della scorsa estate (fatta eccezione per Zaniolo), sono motivi di forte preoccupazione per le sorti del bilancio 2019/’20 e di conseguenza per il soddisfacimento del vincolo del break-even richiesto dall’Uefa per il triennio 2017/’20.
Rispetto ai ricavi di questa stagione, anche ipotizzando un ottimo cammino in Europa League che possa portare almeno 20 milioni nelle casse giallorosse (equivalente a un approdo in semifinale), gli introiti da competizioni Uefa scenderanno almeno di 46 milioni. Inoltre, si ripartirà da zero con le plusvalenze che finora nella stagione 2018/’19 hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 82,4 milioni. E va tenuto conto anche che, nonostante l’addio di De Rossi, i rientri da prestito di alcuni giocatori hanno per ora comportato un aggravio a bilancio sul monte ingaggi di altri 4,7 milioni.
La somma di queste tre voci negative fa stimare in circa 133 i milioni mancanti rispetto alla stima di bilancio del 2018/’19, attualmente di -56 (prendendo per buone le parole di Totti e contando i milioni nel frattempo incassati per Alisson e Salah). Ciò vorrebbe dire un deficit di partenza di -189 milioni, stimabili in -171,5 circa per il Fair Play Finanziario.
Così, per il calcolo del break-even triennale (contando il -8 milioni del 2017-’18 e l’auspicato +4 del 2018-’19) la Roma potrebbe anche permettersi di chiudere il 2019/20 con un -26 di bilancio valido per il Fair Play Finanziario. Mancherebbero quindi all’appello più di 140 milioni, che dovranno essere recuperati fra il 1°luglio 2019 e il 30 giugno 2020 tramite plusvalenze, tagli nei costi di stipendi e ammortamenti ed eventuali altri ricavi commerciali, questi ultimi non certo favoriti dai risultati dell’ultima stagione.
Foto di Gabriele Maltinti / Getty Images.
Come trovare 140 milioni?
La cifra da recuperare risulta elevata anche in virtù del fatto che l’organico della Roma non sembra particolarmente affollato di calciatori in grado di garantire elevatissime plusvalenze. A meno di sorprese, è da escludere che questi soldi possano essere ricavati nella sola sessione estiva del 2019 e lo scenario più probabile è che parte del lavoro resterà da fare entro giugno 2020, con la speranza che altri giocatori nel corso di questa stagione aumentino il proprio valore.
Non ci si deve quindi aspettare un mercato in entrata all’insegna di colpi clamorosi, né l’arrivo di giocatori estremamente costosi e dall’ingaggio elevato. Non sembrerebbe lungimirante nemmeno uno scambio con la Juventus nel quale sarebbe coinvolto Higuain, di cui si è parlato in questi giorni (anche se quando entrano in gioco gli scambi le opportunità di ottenere un risultato economico utile nel breve periodo a volte sono ritenute più importanti di eventuali appesantimenti dei bilanci futuri).
Tutti i nomi usciti in questo periodo che abbiano costi di cartellino attorno al massimo di 20 milioni, e stipendi sostenibili (come per esempio Ismaily, Verissimo, Guedes, Pau Lopez, Veretout, Barkas, Perin e il duo Florentino Luis, Bruno Guimaraes, a patto di non comprare questi ultimi ai prezzi della loro clausola) sono acquisti possibili, anche se ovviamente vincolati a eventuali cessioni.
In uscita, la plusvalenza maggiore (entro giugno 2020) potrebbe essere realizzata con Zaniolo (ammortamento residuo 4,6, richiesta per il cartellino di 70 milioni anche se in caso di necessità la Roma potrebbe accontentarsi di qualcosa in meno). Poi, oltre ai già citati Dzeko, Manolas e Ponce attenzione ci sarà da tenere conto degli ammortamenti residui di Cengiz Under (9,5 milioni, con l’Everton che ha presentato un’offerta vicina ai 30 al momento rifiutata), Defrel (12 milioni), Gerson (8,1 milioni), Gonalons (4,1 milioni), El Shaarawy (3,2 milioni, in scadenza nel 2020), Kolarov (1,9 milioni), Olsen (9,2 milioni) e Lorenzo Pellegrini (7,9 milioni e clausola rescissoria di 32).
In definitiva sembrerebbe un periodo di transizione per la Roma, in cui pagare il conto di alcuni errori passati ma che, al tempo stesso, potrebbe servirle per rinnovarsi e cominciare un nuovo ciclo virtuoso, che insieme all’aumento del valore dei giocatori e al raggiungimento di risultati sportivi migliori della stagione passata possa anche riportare un po’ di fiducia nei tifosi.