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Ruben Amorim: ora o mai più
07 nov 2024
L'allenatore portoghese è chiamato alla sfida più difficile del calcio contemporaneo: allenare il Manchester United.
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8 min
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IMAGO / ZUMA Press Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Press Wire
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Felpa bianca con cappuccio, barba incolta, sorriso accomodante. Si presenta così, Ruben Amorim, nella conferenza stampa pre-partita della sfida che vedrà opposto il suo Sporting al City di Guardiola per la quarta giornata di Champions League. Un giornalista inglese lo incalza chiedendogli di rispondere ad almeno una domanda nella lingua del re, ma il tecnico portoghese non si scompone e – seguendo i dettami del suo addetto stampa – prosegue nell’idioma del suo paese natale. Qualche ora dopo, con indosso un maglioncino grigio che sembra quasi un omaggio al suo dirimpettaio in panchina, guiderà lo Sporting a uno dei successi più prestigiosi della sua storia: 4-1 al Manchester City, il club degli emiri, campione d’Inghilterra e vincitore della Champions League poco più di un anno fa.

Nella narrazione – non solo sportiva – si tende ad abusare del termine “predestinato”. Predestinato è stato LeBron James (“The Chosen One”, il prescelto, per l’esattezza), predestinato è Leclerc, il talentuoso pilota di Formula Uno a cui la Ferrari ha affidato i propri destini, prima di cedere al fascino agée di Lewis Hamilton. Alla luce di quanto avvenuto all’Alvalade martedì 5 novembre 2024, però, si potrebbe dire che anche Ruben Amorim sia un predestinato. Cosa pensare di un allenatore che, pochi giorno dopo essere stato scelto dal Manchester United, batte così il Manchester City, se no? I "Red Devils" hanno scelto lui per uscire dal loro inferno di risultati negativi e fatiscenza, che ha prodotto una squadra che nessuno sembra poter allenare davvero.

L'ultima intervista di Amorim da allenatore dello Sporting.

Cosa rende Amorim così attraente agli occhi della dirigenza INEOS, al punto da spingerla a pagare i dieci milioni di clausola previsti dal suo contratto dopo aver esonerato un altro allenatore che sembrava dover riportare lo United in alto dopo un periodo di successi in un campionato periferico? In quattro anni allo Sporting – di fatto la sua unica esperienza ad alto livello in panchina, se si esclude la stagione di esordio alla guida del Braga – ha mostrato un gioco concreto e redditizio, che ha permesso ai Leões di interrompere la diarchia Porto-Benfica che durava da quasi vent’anni. E se la vittoria del campionato nel 2020/21 poteva sembrare il classico exploit isolato, quello conquistato qualche mese fa con ben 10 punti di vantaggio sui rivali cittadini (lo Sporting non vinceva due campionati in così poco tempo da 22 anni) è la conferma che il suo successo non è stato un caso.

Ovviamente Lisbona non è Manchester e ovviamente la Primeira Liga non è la Premier League. Insomma, non sarà facile. Chi ci spera che questo matrimonio funzioni sicuramente avrà già notato che il buon rendimento dello Sporting sotto la guida di Amorim non si è limitato al campionato, che pure vede la squadra biancoverde saldamente in testa anche in questa stagione con dieci vittorie in altrettante partite. Pur non raggiungendo i picchi del Porto di Mourinho, capace di conquistare una Coppa UEFA e una Champions League, lo Sporting ha comunque fatto bene: un ottavo di finale in Champions, un quarto di finale di Europa League, i 10 punti con cui oggi lo Sporting guarda dall'alto tutti in Europa tranne il Liverpool. Per Amorim una vetrina sufficiente per ottenere l’ingaggio da parte di uno dei club più prestigiosi del mondo, che proprio Mou ha portato a conquistare l’ultimo successo internazionale della sua ricchissima bacheca.

A proposito: quanto è giusto accomunare la figura di Amorim a quella di Mourinho? Al di là della suggestione dovuta alla nazionalità, le differenze di approccio dei due tecnici sono evidenti. Il "mago di Setubal" era speciale per la sua capacità di accentrare su di sé le attenzioni di tutto l’ambiente, annullando di fatto le responsabilità dei suoi giocatori, che dovevano limitarsi a dare il meglio di sé in campo. Amorim invece sembra quasi nascondersi di fronte all’opinione pubblica – la conferenza stampa che citavamo all’inizio ne è un esempio – preferendo un approccio più morbido, accondiscendente e tranquillizzante. Se Mou cercava costantemente lo scontro, alimentando e alimentandosi delle polemiche, Amorim preferisce gettare acqua sul fuoco, strategia essenziale in una situazione esplosiva come quella che si è trovato a gestire allo Sporting, reduce da anni di malagestione, culminati nello scandalo del maggio 2018, quando i tifosi inferociti invasero il centro di allenamento del club attaccando giocatori e staff.

Questo non esclude che da Mourinho anche Amorim, come qualsiasi altro allenatore portoghese contemporaneo, sia stato influenzato. Nelle ore successive all’annuncio del suo ingaggio da parte dello United, sui social ha cominciato a circolare un’immagine dei due tecnici portoghesi abbracciati: la foto risale a sei anni fa, quando Amorim partecipò a uno stage a Carrington organizzato da Mourinho e Antonio Veloso, professore dell’Università di Lisbona ed ex compagno di studi dell'attuale allenatore del Fenerbahce.

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Rispondendo a chi gli chiedeva se la sua scelta di lasciare lo Sporting a stagione in corso fosse stata semplice di fronte all’offerta di un club come lo United, Amorim non si è nascosto: «Ho chiesto ai dirigenti inglesi di aspettare giugno, ma mi hanno detto che non era possibile. Ora o mai più. Ho avuto tre giorni per prendere una decisione che avrebbe cambiato la mia vita. Sapevo che, in ogni caso, questa sarebbe stata la mia ultima stagione allo Sporting e l’avevo già comunicato al presidente».

In Portogallo si è discusso della clausola rescissoria da 10 milioni di euro, più o meno la stessa cifra che lo Sporting aveva versato al Braga quattro anni fa per accaparrarselo. Un affare, a conti fatti, soprattutto per la capacità di Amorim di valorizzare il materiale umano a sua disposizione. L’ultima creatura ha le sembianze mostruose di Viktor Gyökeres, l’attaccante svedese che ad ogni gol esulta formando con le mani davanti alla bocca una museruola alla Bane. Un macchina da gol che qualcuno ha paragonato a Erling Haaland – eccoci di nuovo al derby di Manchester – per provenienza geografica e prolificità. Amorim, interrogato sul suo conto, si è affrettato a dichiarare che non acquisterà alcun giocatore dello Sporting a gennaio, limitandosi a portare con sé lo staff con cui ha lavorato a Lisbona. Ma la suggestione di vedere Haaland e Gyökeres sfidarsi a distanza con le maglie dei due club di Manchester resta negli occhi dei tifosi, a maggior ragione dopo la tripletta messa a segno dallo svedese nella sfida di Champions tra Sporting e City.

Una delle incognite principali della nuova avventura di Amorim in Inghilterra è rappresentata dall’abito tattico che l’allenatore portoghese vorrà far indossare al suo United. Riducendo i concetti all’osso, lo Sporting di Amorim ha sempre giocato a tre dietro, un assetto che a Manchester non ha quasi mai attecchito, dai tempi di Ferguson in avanti. Anche Erik ten Hag, d'altra parte, non ha praticamente mai rinunciato alla difesa a quattro di scuola Ajax. Per Amorim non sarà facile adattare giocatori come De Ligt, Maguire e Martinez (in attesa del recupero di Yoro) a un nuovo credo, ma paradossalmente la soluzione potrebbe essere quella di schierarli tutti e tre insieme, affidando le fasce a giocatori veloci come Dalot e Mazraoui (o Shaw). Esterni fondamentali nella proposta di gioco di Amorim, che chiede alla sua squadra di essere sempre aggressiva a partire dall’atteggiamento dei “quinti”, costretti a un lavoro molto intenso in entrambe le fasi di gioco. In questo ruolo, nello Sporting ha alternato promesse come Geovany Quenda a giocatori più esperti come Nuno Santos, passando per elementi nel pieno della maturità come Geny Catamo e Maximiliano Araujo.

In mezzo al campo ritroverà un giocatore che conosce bene come Manuel Ugarte, perno del suo Sporting per due stagioni tra il 2021 e il 2023. Il centrocampista uruguaiano potrebbe riappropriarsi di quella centralità che non ha mai avuto né a Manchester né a Parigi, rappresentando il prototipo ideale per la mediana di Amorim, che prevede due giocatori abbastanza bloccati che si alternano con i centrali di difesa nella costruzione della manovra. La fase offensiva del tecnico lusitano è più fluida di quello che si potrebbe pensare: negli anni a Lisbona ha alternato un tridente con due ali e un centravanti, un 2-1 con una coppia di trequartisti in appoggio alla punta centrale e anche un attacco a due punte pure.

Per quanto i suoi principi di gioco siano molto chiari e le sue squadre siano altrettanto riconoscibili, Amorim non è un allenatore dogmatico. Un tratto, quest’ultimo, che si evidenzia soprattutto nella fase di recupero del pallone, con un sistema di pressing molto aggressivo, ma che è capace anche di prendersi meno rischi quando c'è il pericolo di transizioni avversarie. Una solidità certificata dai numeri, visto che nella scorsa stagione lo Sporting è stata tra le squadre che hanno concesso meno occasioni da gol nei principali campionati europei, con un numero di Expected Goals concessi a partita (0.78) superiore solo ad Arsenal e Feyenoord (dati The Athletic).

Un altro pretoriano di Amorim dovrebbe essere Bruno Fernandes, la cui traiettoria finora ha solamente sfiorato quella del suo nuovo allenatore, arrivato sulla panchina dello Sporting un paio di mesi dopo la sua cessione allo United, nel gennaio 2020. Prototipo del “10” che appoggia la punta – ruolo spesso affidato nello Sporting a Pedro Gonçalves – Bruno Fernandes dovrebbe avere un posto garantito in squadra alle spalle di uno tra Højlund e Zirkzee, con Rashford, Eriksen e Mount a giocarsi una maglia sulla trequarti. Da valutare, invece, l’impiego di Garnacho e Diallo, che potrebbero essere riciclati come esterni a tutta fascia o essere schierati anche loro a supporto delle punte.

Sono sicuro che i tifosi dello United non hanno visto l'ultima sua partita contro il Manchester City pensando a come giocherà, ma alla luce che brillava negli occhi dei suoi giocatori dopo il fischio, a quegli abbracci che restituivano un calore sincero, per una volta. Questa magia, che a Old Trafford rincorrono con nostalgia da quando è andato in pensione Sir Alex, sarà il Sacro Graal anche di Amorim, anche più dei trofei. Il portoghese è l'ultimo di una lunga lista di allenatori stranieri che si è trasferito a Manchester cercando di inseguirla. Raggiungerla sembra impossibile per chiunque, ma chissà: se è davvero predestinazione lo si vedrà proprio da questo.

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