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Cos'è questa storia della Sampdoria e i Power Rangers
09 apr 2024
Perché la maglia del club italiano è finita in una vecchia serie TV giapponese.
(articolo)
7 min
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È il 12 ottobre 1997 e sei un giovane giapponese della prefettura di Hokkaido. Torni a casa da scuola, accendi la televisione per guardare il tuo programma preferito e ti ritrovi davanti la Sampdoria nella parte dei cattivi. La tua vita è meravigliosa e non lo sai.

Video scovato da SampTube.

Cosa avete appena guardato? Immagino sia questa la domanda a questo punto. Andiamo con ordine: si tratta di un breve estratto da Denji Sentai Megaranger, la 21esima serie di Super sentai, una specie di franchise di supereroi da cui - probabilmente ve ne siete accorti - hanno origine anche i Power Rangers (ma questi non sono i Power Rangers, sono i Megaranger, se per voi i superlativi fanno la differenza).

Ci sarebbero ancora tante cose da dire su questo universo di finzione in cui un gruppo di ragazzi con poteri speciali, indossando tute colorate, combattono esseri malvagi provenienti da altre dimensioni usando robot e arti marziali, ma - non dimentichiamocelo - siamo qui per la Sampdoria o meglio per la maglia della Sampdoria che viene indossata dalla squadra di cattivi. Per cui andiamo avanti: l’episodio da cui è tratto è il numero 34, dal titolo originale 見せるぜ!兄貴のミラクルシュート, che tradotto vuol dire una cosa tipo: Ti farò vedere il tiro miracoloso del fratellone!

Se vi trovate in Giappone, potete godervi l’episodio completo qui; altrimenti - per quanto improbabile possa sembrare - qui trovate un racconto per immagini, con un breve commento, in giapponese, a ogni scena. Se invece pensate di avere meglio da fare che guardare un oscuro telefilm giapponese frame per frame, cosa che capirei, ecco una breve sinossi (sempre per quanto posso aver capito io, che non sono giapponese, non so il giapponese, e fino a poche ore fa ignoravo anche esistessero i Megaranger).

Shinji, il fratello minore di Koichiro (il Megaranger nero, quello più carismatico) è scarsissimo a giocare a calcio. Per questo viene insultato dal suo allenatore - è comunque il Giappone - e preso in giro dai suoi compagni. Vedendolo sconsolato l’amico Takashi-kun gli chiede perché non si faccia aiutare dal fratello maggiore che, invece, a quanto pare, è un fenomeno a calcio. Shinji non gli può dire che il fratello non può, perché è impegnato a difendere la terra come Megaranger e allora abbozza qualche scusa, prima di andarsi ad allenare da solo.

La disperazione di Shinji, vero motore della puntata.

Mentre se ne sta solo a calciare il pallone al muro, sbuca dal nulla il fratello Koichiro che gli promette che il giorno dopo ci avrebbe pensato lui. Il giorno dopo, però, Koichiro si scorda, o ha altro da fare, dopotutto è un Megaranger (una cosa che viene molto enfatizzata). Vediamo allora Shinji ancora più solo e disperato, è l’essere umano più disperato di questo pianeta. Nel frattempo, agli allenamenti, il suo allenatore si trasforma da allenatore a Porcospino Nejira.

Io in questa trasformazione ci vedo una forte critica al peso che mettiamo addosso agli allenatori nel calcio moderno, ma forse esagero.

L’allenatore - o psico-porcospino, valutate voi quale caratteristica lo rappresenta meglio a questo punto - con un raggio mentale assoggetta i suoi calciatori alla sua volontà, trasformandoli in armi umane. La loro forza sarà di tirare pallonate fortissime. Per completare il piano, però, deve conquistare anche Shinji. Allora - a differenza di Koichiro - il porcospino Nejira si presenta al parco e lo circuisce con il suo raggio mentale circolare.

Se fare il lavaggio del cervello a un bambino con un raggio non è certo una cosa buona, Shinji diventa effettivamente molto forte a giocare a calcio. Nella scena successiva lo vediamo andarsi ad allenare nel cuore della notte con i suoi compagni e fare un tiro che piega un palo: praticamente prime Adriano. Inoltre, sempre con una pallonata, mette fuori gioco Koichiro, che lo aveva visto sgattaiolare fuori casa di notte e lo aveva raggiunto. Quindi il Megaranger più forte e carismatico è stato fatto fuori dal fratello: un vero pericolo per l’umanità.

Giorno successivo. Entra in scena la Sampdoria. O meglio, le maglie della Sampdoria. Se per gli allenamenti indossavano delle maglie a righe bianche e gialle, ora - per andare a conquistare il mondo in pullman - indossano le maglie della Sampdoria, più precisamente quelle della stagione 1993-94.

A questo punto dobbiamo discutere di questa scelta. Siamo a metà anni ‘90 - l'episodio esce nel 1997, ma forse è stato girato qualche tempo prima - e la Serie A è il campionato più bello del mondo. In Giappone, poi, il nostro calcio è adorato. Baggio, con la sua fede buddista, è una divinità, ma anche Del Piero, che nel 1996 ha segnato il gol decisivo nella finale della Coppa Intercontinentale giocata a Tokyo, è molto amato. In generale il calcio italiano è il preferito dai giapponesi che nel 1993, proprio sulla Serie A, hanno plasmato la loro J League. Non è un caso che tante squadre hanno nel nome riferimenti all’italiano: Shonan Bellmare, Sanfrecce Hiroshima, Kawasaki Frontale, Montedio Yamagata. È un’influenza molto radicata e profonda che meriterebbe un articolo a parte, ma - non dimentichiamocelo - siamo qui perché una serie TV ha deciso di mettere la maglia della Sampdoria ai cattivi.

Sono anni in cui la Sampdoria, senza raggiungere i picchi del Milan di Sacchi, ha una sua riconoscibilità internazionale: ha vinto uno scudetto, la Coppa Italia, una coppa delle Coppe; è arrivata in finale della Coppa dei Campioni, soprattutto indossa una maglia estremamente riconoscibile che - negli anni - è stata votata da diverse riviste come la più bella del mondo.

Certo, questa spiegazione non giustifica pienamente perché sia un buon motivo usarla per vestirci un piccolo esercito di calciatori-bombe: dovrebbe essere il contrario visto che parliamo della maglia più bella del campionato più bello. La realtà, forse, è molto più banale: lo sponsor tecnico di quella maglia è Asics, un marchio giapponese. È quindi una questione di disponibilità, ma rimane una scelta ambigua: perché non continuare a usare le maglie bianche e gialle? Magari il costumista della serie era un tifoso del Genoa, dopotutto in quegli anni gli acerrimi nemici della Sampdoria avevano portato in Italia Kazuyoshi Miura, prendendosi una fetta del tifo nipponico.

Tornando alla partita: Shinji, che indossa il 10, invece di battere il calcio d’inizio tira fortissimo verso la tribuna. Non colpisce nessuno, ma la colonna di cemento implode: questa è la forza dei suoi tiri. Nel 1993/94 il numero 10 della Sampdoria era Roberto Mancini e, magari sono io, ma ci vedo un certo grado di preveggenza per come è andata a finire: Mancini come nemico del popolo, che si fa fare il lavaggio del cervello da alieni/porcospini che hanno come obiettivo quello di assoggettare la terra al loro volere attraverso il calcio.

Fortunatamente il diabolico piano del porcospino Nejira non ha successo e, voglio dire, sarebbe stato difficile pensare al contrario, maglie della Samp o meno. A sbrogliare l’impiccio alla fine non è Shinji/Mancini, bensì il fratello, con il tiro miracoloso (quello del titolo) che - se lo vedete bene - altro non è che un tiro a giro (omaggio a Del Piero? Un anticipo di quello che sarebbe stato Insigne?).

Purtroppo non sappiamo se, poi, la finale del campionato sia stata vinta dalla squadra di Shinji, difficile credere però non siano stati squalificati per aver provato a uccidere il pubblico e conquistare il mondo. Quello che sappiamo è che - nel 1993/94 - la Sampdoria vinse la Coppa Italia, battendo 6 a 1 l’Ancona nella finale di ritorno. Fu l’ultimo trofeo nella storia della Sampdoria, che proprio dopo quella vittoria iniziò a sfaldarsi, andando incontro ad anni tribolati che ancora durano.

Da sinistra: Michele Serena, Attilio Lombardo, Ruud Gullit, David Platt, Pietro Vierchowod, Roberto Mancini, Vladimir Jugovic, Alberico Evani, Stefano Sacchetti, Moreno Mannini (nel 1993 non c'erano i numeri di maglia personalizzati, ma più o meno dovremmo esserci).

Se dentro al campo per la Sampdoria attuale sono tempi difficili - quest’anno con Pirlo fluttua al limite della zona playoff in B - la Sampdoria degli anni ‘90 è entrata a gamba tesa nella cultura popolare. Oltre a questa apparizione scenica in una delle serie tv più conosciute in Giappone, nei giorni scorsi Liu Cixin, l’autore de Il problema dei 3 corpi (un romanzo fantasy appena diventato serie TV Netflix), ha raccontato di essersi ispirato alla Sampdoria per il suo capolavoro. Più precisamente alla sua esperienza di spettatore - dalle file più in alto, da dove vedeva i calciatori come puntini - dell’amichevole Sampdoria-Cina giocata il 15 maggio 1994 allo stadio di Pechino e vinta dalla Cina. In quella partita la Sampdoria, forse non a caso, indossa le stesse maglie indossate da Shinji e compagni in Denji Sentai Megaranger.

Se pensate che ci sia un collegamento, che in qualche modo la Sampdoria del 1994 sia in realtà un qualche segnale in codice che gli alieni/porcospini ci hanno mandato, potreste non essere nel torto. Eventualmente vi consiglio di cercarlo nella vittoria in rimonta da 0 a 2 a 3 a 2 contro il Milan di Capello, gol vittoria di Ruud Gullit.

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