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Da dove spunta Samuel Mbangula
20 ago 2024
Schierato a sorpresa da Thiago Motta, è stato tra i migliori in campo.
(articolo)
8 min
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IMAGO / ABACAPRESS
(copertina) IMAGO / ABACAPRESS
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C’era molto interesse misto a sospetto intorno alla prima Juventus ufficiale di Thiago Motta. È normale ovviamente: la transizione da Allegri al nuovo allenatore non era stata indolore e l’avvicinamento all’esordio era stato tutt’altro che facile. I brutti risultati in amichevole, i calciatori epurati, la confusione sul mercato, erano tutte nubi scure che si addensavano sopra le speranze dei tifosi di vedere da subito una squadra divertente e dominante.

Come avrebbe giocato la Juventus contro il Como? C’erano diversi dubbi legati sia al modulo, che alle idee, fino ai calciatori che avrebbe usato Motta, e a come li avrebbe usati. A leggere la lista dei convocati era un bel punto di domanda, visto che i nomi erano contati, soprattutto in attacco, se non si voleva considerare i giovani importati dalla Next Gen per fare numero. E non sto parlando di Soulé, Yildiz o Hujsen, giovani su cui c’era da scommettere ancora prima che arrivassero in prima squadra, ma Savona, Rouhi, Mbangula, calciatori onestamente poco conosciuti a chi non frequenta il calcio giovanile o gli affari della seconda squadra dei bianconeri.

Motta, lo sappiamo, ha scelto di schierare dal primo minuto uno di loro, Samuel Mbangula. E visto che in pochi lo conoscevano, era sembrato che l’allenatore l’avesse addirittura preferito da Douglas Luiz, il colpo più importante dell’estate, rimasto in panchina. Interrogato brevemente prima della partita, Motta era sembrato quasi alimentare questa mistica: «Samu è in campo perché se lo merita», come a dire che, invece, qualcun altro non se lo meritava.

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Questo smarrimento è durato però molto poco: la Juventus si è schierata in campo con un 4-2-3-1, dove Mbangula non sostituiva Douglas Luiz, ma era schierato da ala sinistra, il suo ruolo, non certo il ruolo del brasiliano. Il suo inserimento era dovuto principalmente alla scelta di schierare Yildiz, teoricamente l’unica ala sinistra in rosa, da trequartista dietro a Vlahovic. Mbangula, quindi, in campo perché se l’è meritato, ma anche per risolvere un problema tattico a Motta: se avesse schierato il turco a sinistra, chi avrebbe fatto il trequartista? Quello, possiamo immaginare, è il posto per Koopmainers più che di Douglas Luiz, che però è un giocatore dell’Atalanta (detto che all’allenatore piace cambiare moduli e interpreti a seconda della partita).

Ma veniamo a Mbangula. Classe 2004, alla Juventus dal 2020, è arrivato a Torino dall’Anderlecht come prima punta, per poi trasformarsi col tempo in un’ala offensiva per sfruttare al meglio la sua rapidità e un fisico non propriamente da centravanti d’area di rigore. È una di quelle ali che giocano a piede invertito, che possono entrare dentro al campo o andare sul fondo, che sono veloci e intense, che usano il dribbling come arma. Prima di ieri aveva giocato principalmente con le formazioni giovanili (Under 17 e Under 19), mentre la scorsa stagione era stato aggregato in Serie C con la Next Gen (25 presenze, 2 gol). Quest’estate ha fatto la preparazione con la prima squadra, trovando anche spazio in amichevole, ma ecco era sempre sembrata una questione numerica più che meritocratica o di talento.

In campo però è stato facile vedere che un’ala come Mbangula faceva comodo alla Juventus, soprattutto se l'alternativa era schierare un giocatore non del tutto a suo agio sull'esterno come Yildiz. Se il turco tende ad accentrarsi per ricevere nei corridoi centrali, Mbangula stava alto a sinistra per fissare l’ampiezza con Weah a destra a fare lo stesso. Avere due giocatori così aperti sullo schieramento offensivo dava molto fastidio alla linea a 4 del Como, che doveva sempre scivolare da un lato all’altro, spesso in ritardo. Soprattutto Weah, visto che la Juventus costruiva più a sinistra, ha avuto la possibilità di ricevere con tantissimo spazio.

Primo minuto, prima ricezione largo, con Weah fuori dall'inquadratura e Vlahovic e Yildiz al centro

All’esordio in prima squadra, in una delle partite più attese degli ultimi anni per la Juventus, sarebbe stato normale vedere Mbangula svolgere questo ruolo da “allargatore” con parsimonia, prendendosi poche o nessuna responsabilità. Ma un’ala oggi non può giocare in maniera conservativa e Mbangula sembra saperlo: la prima volta che ha potuto puntare il suo diretto avversario lo ha fatto, anche se in realtà non era propriamente il suo diretto marcatore, cioè Alberto Moreno in quel momento disperso, ma Yannik Engelhardt, appena entrato al posto di Baselli e tra l’altro distratto dal taglio intelligente di Yildiz.

Mbangula ha visto un vantaggio ed è andato: con una sterzata verso il centro ha lasciato sul posto il giocatore del Como (un po’ fermo sulle gambe) e con due passi ha trovato la zona centrale vuota da cui calciare d’interno destro verso il palo lontano. «Quando ho fatto il gol pensavo fosse un sogno, sentire lo stadio con tutti i tifosi è una sensazione incredibile», avrebbe poi raccontato a fine partita e comunque non è da tutti, o un caso, segnare col primo tiro all’esordio con la Juventus in casa. Anche l'esultanza, con l'inchino sotto la curva, lascia intendere un calciatore che si nutre dell'energia del pubblico, che ieri sembrava un'energia positiva, più che temerla.

Un gol che è una versione meno furiosa ma molto ordinata e speculare dei gol di Robben, che lascia intravedere un’ala con un buon bagaglio tecnico, che una volta che riceve largo può fare diverse giocate, sia in relazione ai compagni sia in maniera autosufficiente. Certo, un gol favorito anche dall’ingenuità difensiva del Como, non l’unica, nelle transizioni negative. Andrà visto quanto sarà riproducibile contro squadre che sanno chiudere meglio gli spazi in difesa.

Mbangula non ha dovuto giocare la partita della vita, ma la precisione delle sue statistiche - 5 duelli su 5 vinti, 100% dribbling completati, 1 assist e 1 gol - raccontano di un calciatore che sapeva bene quello che doveva fare in campo. Questo può essere merito della sua naturale abilità nell’interpretare il ruolo, o dell’aver fatto tutta la preparazione dal giorno uno (una cosa su cui Motta ha insistito), o anche della capacità dell’allenatore di spiegare il suo calcio.

L’aspetto più interessante della partita di Mbangula, più del gol segnato o dell’assist, sta nella proprio nella naturalezza con cui si è mosso insieme a Yildiz (e anche insieme a Cabal quando si è spinto in avanti). Su quale sia il ruolo del turco è difficile pronunciarsi oggi, sarà un tema della stagione visto che la Juventus e Motta sembrano volerci puntare forte, a partire dalla 10 che gli hanno messo sulle spalle. Sicuramente però possiamo dire che non è un calciatore monodimensionale. Quando gioca ala tende ad accentrarsi, ieri da trequartista è capitato il invece il contrario: la sua idea è cercare lo spazio come fosse un rabdomante con l’acqua.

Al 44’ la Juventus esce bene dalla difesa passando dal suo lato sinistro: Cambiaso gioca in verticale per Locatelli che di prima gli fa la sponda. A quel punto il terzino della Juventus può entrare dentro al campo e spostare il gioco a sinistra dove il Como è scoperto. Sulla sua diagonale trova però Mbangula nel mezzo spazio di sinistra a fare il trequartisa, con Yildiz invece largo ad attaccare l'ampiezza.

Mbangula subirà fallo dopo il controllo e sulla successiva punizione, battuta rapidamente da Locatelli, il pallone finirà a Yildiz, che costruirà il secondo gol con un altro dribbling sulla sinistra dopo aver puntato il diretto avversario (questa volta almeno era Alberto Moreno). Questo è solo l’esempio più evidente, perché - anche se in maniera indiretta - ha portato al gol. Ma se ne potrebbero fare altri, di esempi, che sono tanti e mai forzati. Sembra, insomma, che si conoscano bene, o quanto meno, come si dice, si intendono a meraviglia.

Mbangula e Yildiz hanno giocato una trentina di partite insieme in Primavera, ma raramente in un contesto tattico simile e si può dire che la scelta di Motta di metterlo titolare sia più frutto di contingenze che non per sfruttare questa connessione preesistente. Certo, l'allenatore italo-brasiliano non è nuovo a sorprese di formazione, soprattutto con giocatori giovani (basti pensare ai casi di Urbanski e El Azzouzi al Bologna, dove poi sono entrati nelle rotazione). Ma ha contato anche il mercato ancora aperto, la mancanza di alternative, forse anche la volontà di avere due calciatori molto aperti contro la linea a 4 del Como. Magari se la Juventus avesse affrontato una delle tante squadre in Italia col 3-5-2, Motta avrebbe scelto un altro modulo (il 4-3-3?) e altri giocatori. Non è una novità: il nuovo allenatore della Juventus varia moduli e interpreti anche in relazione all’avversario, e i giocatori sono liberi di muoversi dalla posizione in cui vengono schierati.

La buona partita di Mbangula, comunque, è una buona notizia per Mbangula e Motta, ma anche per la Juventus stessa. Da una parte è la conferma che il progetto della seconda squadra funziona anche oltre i talenti più brillanti (è facile credere che calciatori come Yildiz e Soulé si sarebbero imposti anche senza) e che prepara con un passaggio intermedio i calciatori che arrivano dalle giovanili per essere pronti nel momento del bisogno, che sia un’emergenza come quella di ieri o un impiego più continuativo, come potrebbe essere quello che aspetta Mbangula.

Nelle ultime settimane in molti si sono chiesti perché la Juventus, soprattutto dopo aver messo fuori squadra Chiesa, non stesse cercando un’ala sinistra. Magari qualcuno arriverà negli ultimi giorni di mercato, o magari forse la partita col Como è la risposta. Oltre a Mbangula, Motta ha voluto con sé anche Adzic, ancora più giovane (classe 2006) ma anche lui potenzialmente spendibile nel ruolo di ala sinistra o da trequartista. Come continuerà la stagione della Juventus nei risultati e nelle scelte tattiche di Motta è impossibile prevederlo da questi singoli 90 minuti. Sarà una stagione lunga sia per quanto riguarda gli impegni che per le sfide che attendono la Juventus. Mbangula, in ogni caso, ha risposto presente.

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