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Sandro Tonali cresce a vista d'occhio
15 ott 2021
Il centrocampista del Milan in questo inizio di stagione scoppia di salute.
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9 min
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LiveMedia/Fabrizio Carabelli / IPA
(copertina) LiveMedia/Fabrizio Carabelli / IPA
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In pochi mesi Sandro Tonali sembra cresciuto di qualche anno, come se fosse tornato sulla Terra dopo un viaggio in uno di quei pianeti di Interstellar dove il senso del tempo è distorto, e vi fosse tornato più maturo, con le esperienze e le conoscenze che di solito si accumulano nel giro di anni. Lo avevamo lasciato visibilmente a disagio alla fine della scorsa stagione, quando sembrava inadatto al gioco elettrico del Milan ed era finito dietro Meité nelle gerarchie a centrocampo, tanto da non giocare nessuna delle ultime quattro partite in campionato, quelle decisive per la qualificazione alla Champions League. Il senso di delusione - se ha davvero senso parlare di delusione per un ragazzo di ventun anni alla seconda stagione in Serie A – non lo avevano nascosto né il Milan né lo stesso Tonali, se è vero che entrambi hanno rivisto al ribasso gli accordi presi a settembre di un anno fa, come a dire: le cose non sono andate come ci aspettavamo, facciamo un passo indietro. La dirigenza rossonera, dopo aver lasciato scadere il prestito, ha infatti convinto il Brescia a una cessione a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle stabilite un anno prima, Tonali invece ha firmato un nuovo contratto a cifre più basse rispetto a quelle della prima stagione. Un gesto raro che, nell’estate in cui il Milan ha perso Donnarumma e Calhanoglu per il motivo opposto, attirati entrambi da contratti più ricchi, è diventato ancora più significativo agli occhi dei tifosi rossoneri.

«Senza volontà era veramente difficile questo trasferimento», aveva detto Tonali subito dopo l’annuncio ufficiale. «Sono felice per me e il Milan e per le persone che hanno fatto sì che andasse tutto a buon fine. È finita per il meglio». Qualche giorno dopo era stato ancora più chiaro: «La voglia di restare al Milan veniva prima di tutto. I termini del riscatto dal Brescia erano scaduti e si ricominciava da zero. C'erano altri club, anche con ingaggi più alti da offrire, ma io sono felice qui».

Una delle cose che si diceva avesse sofferto Tonali, da milanista che gioca nel Milan, era proprio la pressione di giocare con la maglia della squadra per cui tifa. Nella prima stagione è spesso sembrato timido, attento a non sbagliare, a disagio nel prendersi le responsabilità che gli affidava il sistema del Milan, come se si sentisse bloccato, appesantito, dalla maglia che indossava. Tonali ha iniziato a smentire questi pensieri fin dalla prima partita in campionato, la trasferta contro la Sampdoria vinta 1-0 con un gol di Brahim Díaz. L’ex Brescia si è sistemato di fianco a Krunic, un centrocampo sperimentale per l’assenza di Kessié e le condizioni non perfette di Bennacer (colpito dal Covid-19 a fine luglio), ma confermato anche nella giornata successiva contro il Cagliari, quando Tonali ha trovato il primo gol con la maglia del Milan. Un gol carico di significato, e non solo perché quasi identico al primo gol segnato con il Milan da Andrea Pirlo, il giocatore a cui viene paragonato fin dagli esordi. Dopo una stagione con gli stadi vuoti, era infatti la prima volta che Tonali giocava a San Siro con la maglia del Milan davanti ai tifosi rossoneri, una coincidenza che ha dato un sapore diverso, più dolce, al suo gol.

Quando poi è rientrato Kessié, e la forma di Bennacer è migliorata, Tonali ha continuato a giocare. Sempre titolare nelle prime sette giornate, quasi sempre di fianco a Kessié (l’unica eccezione è stato il turno infrasettimanale contro il Venezia, giocato insieme a Bennacer). Alla sosta di ottobre l’ex Brescia era il secondo giocatore del Milan, dopo Maignan, per minuti giocati. Un cambio di prospettiva radicale rispetto alla scorsa stagione, se si pensa che in tutto lo scorso campionato è stato titolare in 17 occasioni ed è rimasto in campo per tutti i 90 minuti solo quattro volte (quest’anno siamo già a cinque). Tonali è cioè diventato una pedina quasi insostituibile per Pioli, senza nessun intervento in particolare: non ha cambiato posizione o il proprio modo di giocare, non gli sono stati affidati altri compiti, semplicemente ha alzato il proprio livello per raggiungere l’intensità, il dinamismo, il coraggio nelle scelte richiesti dal gioco del Milan.

Già l’anno scorso Tonali si era mostrato un giocatore molto diverso da quello che pensavamo sarebbe diventato. Lo avevamo conosciuto come regista di un centrocampo a tre nel Brescia, abituato a giocare lungo, a far arrivare presto la palla negli ultimi metri, che non toccava molti palloni ed era poco preciso (proprio perché invitato a prendersi dei rischi), con ampi margini di crescita in fase difensiva, soprattutto nella protezione delle zone interne davanti alla difesa. Al Milan nel suo primo anno ha invece giocato stabilmente in coppia con un altro centrocampista, ma ha inciso pochissimo a livello offensivo, sia nella creazione vera e propria (zero gol e assist, poco più di un’occasione per 90 minuti creata in media) che nella preparazione (pochi palloni toccati, distribuzione quasi sempre conservativa), e si è fatto notare più per i progressi sul piano difensivo. La giocata forse più importante della sua stagione, quella più ricordata, non a caso è un salvataggio disperato contro la Roma, arrivando alle spalle di Pellegrini e lanciandosi a coprire la porta dal tiro da pochi metri del numero 7 giallorosso, che un paio di secondi prima si era visto respingere la prima conclusione da una scivolata di Tomori.

Un salvataggio simile Tonali lo ha già fatto anche quest’anno, nella partita contro l’Atalanta. Ancora una volta si è lanciato disperato, sdraiandosi per terra, per coprire la porta su un tiro ravvicinato di un avversario, in questo caso Malinovskyi dopo la respinta di Maignan sulla conclusione di Zapata dal lato sinistro dell’area, e ancora una volta ha salvato il Milan da un gol quasi certo.

La differenza rispetto alla scorsa stagione è che, oltre a quel salvataggio disperato, Tonali ha già fatto molto altro. Si vede di più, è più coinvolto nella partita, contribuisce di più al gioco e finalmente ha iniziato a fare giocate decisive. In sette partite sono già arrivati due gol e un assist, favoriti in parte dal fatto che ha iniziato a battere stabilmente corner e calci di punizione. Perso Calhanoglu, il Milan ha dovuto rinunciare al miglior giocatore del campionato, a livello statistico, nel battere i calci piazzati e aveva bisogno di qualcuno che riempisse quel vuoto. A farlo ci sta pensando Tonali che, oltre ad aver segnato su punizione contro il Cagliari, ha firmato su calcio d’angolo l’assist per Rebic contro la Juventus.

Sette partite sono un campione ridotto a livello statistico, ma la differenza rispetto allo scorso campionato è notevole. Tonali riceve e tocca molti più palloni (da 60,9 tocchi per 90 minuti a 71,7), ha iniziato finalmente a tirare in porta, un aspetto quasi inesplorato la scorsa stagione (da 0,61 tiri per 90 minuti a 1,81), e anche se non è ancora un passatore di alto livello sta imparando a fare la differenza in un altro modo: portando avanti da solo la palla. Nel Milan è il miglior giocatore per numero di conduzioni (311) ed è dietro solo a Theo Hernández per metri conquistati in verticale (tutti i dati sono di dati Statsbomb per FBref). Le sue conduzioni non sono particolarmente tecniche o eleganti, spesso sono più che altro corse di alleggerimento, con Tonali che si butta la palla in avanti e poi va a riprendersela dopo aver superato l’avversario. Magari non creano per forza situazioni pericolose, ma portano comunque la palla più vicina alla porta avversaria, sono momenti di puro agonismo che cambiano all’improvviso il ritmo della partita e caricano i tifosi.

Il gusto per queste giocate, in cui deve spesso dimostrarsi più duro e resistente del suo avversario, tenerlo dietro con la forza, correre più di lui, si riflette a livello difensivo nei grandi miglioramenti che ha fatto nelle pressioni. Secondo i dati di Alfredo Giacobbe, Tonali è finora il terzo giocatore del campionato, dopo Pulgar e Adrien Silva (che però hanno giocato poco più della metà dei suoi minuti) per recuperi palla offensivi: 3,8 per 90 minuti. Non è solo questione di posizionamento, di trovarsi al posto giusto e fare un piccolo scatto per arrivare per primo sulla palla, Tonali recupera così tanti palloni perché scoppia di salute e non ha problemi a fare sforzi continui e prolungati anche su distanze lunghe, una condizione indispensabile per il modo in cui difende il Milan. Già al Brescia Tonali era sembrato più a suo agio nei recuperi che nella difesa posizionale, ora questa sua abilità è stata portata a un livello ancora più alto dal contesto difensivo voluto da Pioli, in cui ci sono pochi momenti di attesa e i due centrocampisti devono coprire grandi porzioni di campo, sia uscendo lateralmente che alzandosi sull’avversario diretto. L’esempio migliore è ovviamente il gol segnato contro l’Atalanta, in cui Tonali si avventa su Freuler, lo segue mentre torna indietro aspettando il momento buono per intervenire, e quando il numero 11 dell’Atalanta ha un’indecisione, scopre la palla e se l’allunga invece di appoggiarsi comodamente su Demiral, gliela toglie spalancandosi la strada verso la porta.

Tonali che fa provare all’Atalanta, e a uno dei suoi giocatori più aggressivi, l’effetto che fa a sentirsi travolti da qualcuno che ha più energia, è più ostinato, più svelto ad arrivare sulla palla. A fare insomma ciò che l’Atalanta ha fatto provare alle sue avversarie in questi anni. Un salto di livello impensabile fino a qualche mese fa, e che va in contrasto in modo netto con il tipo di giocatore che si pensava che fosse. Tonali cioè è molto distante da Andrea Pirlo e dall’ideale di regista che incarna, non ha quel tipo di visione illuminata e del Milan non è il centrocampista che organizza la manovra, che accelera o rallenta i ritmi a seconda dei momenti. Non ordina gli attacchi chiedendo sempre la palla e continua a pensare soprattutto in verticale, giocando veloce e preciso soprattutto in transizione, quando gli spazi sono più ampi, una qualità esaltata dal fatto di trovarsi in una squadra che attacca molto in transizione come il Milan. Contro la Lazio, ad esempio, ha creato i presupposti per il gol di Zlatan Ibrahimovic con un passaggio a un tocco da una trequarti all’altra che ha permesso a Rebic di scappare dietro la linea difensiva della Lazio sulla fascia sinistra.

Contro l’Atalanta, con un altro passaggio a un tocco, stavolta di sinistro dal lato destro della trequarti offensiva, ha mandato in area Saelemaekers, che però ha perso la palla nel tentativo di dribblare l’ultimo difensore sterzando verso sinistra. Un passaggio che può sembrare banale guardando l’immagine qui sotto e il grande spazio che si è aperto al centro della difesa dell’Atalanta, ma che Tonali dosa con cura, dopo una sovrapposizione di una ventina di metri, tanto che Saelemaekers non avrebbe nemmeno avuto bisogno di controllare la palla per tirare in porta.

Tonali è insomma cresciuto in modo improvviso, è passato dall’avere una parte marginale al diventare una pedina fondamentale per il Milan senza nessun passaggio graduale, e lo ha fatto in un momento delicato, ora cioè che i rossoneri sembrano vicini a perdere Kessié, anche lui per il mancato rinnovo del contratto come Calhanoglu e Donnarumma. Sarebbe una perdita molto pesante per il Milan, ma Tonali ha già iniziato a darsi da fare per renderla più sopportabile.

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