Il Sassuolo ha riscattato la brutta sconfitta contro la Roma dell’andata (finita anche in quel caso 4-2) con una partita che è stata un tripudio dei principi offensivi e difensivi di Roberto De Zerbi. Con questa vittoria i neroverdi possono finalmente respirare, con dieci punti di vantaggio sulla zona retrocessione, magari potranno usarla come trampolino verso una continuità di risultato che De Zerbi non è ancora riuscito a ottenere. Le notizie migliori dalla partita con la Roma arrivano soprattutto dall’applicazione collettiva in entrambe le fasi: il Sassuolo ha dimostrato di poter accettare diverse fasi medio lunghe di difesa posizionale bassa e ripartire con efficacia, creando comunque diverse occasioni anche da azione manovrata. In entrambi i casi, i principi di De Zerbi sono stati evidenti, e l’impressione è stata quella di una squadra letale, a tratti indifendibile. Ovviamente, lo dico subito, c’è parecchia responsabilità della Roma.
La squadra di Fonseca forse ha sottovalutato le capacità di risalita del campo dell’avversario, andando in difficoltà nelle scalate necessarie per fare pressing alto e, di conseguenza, coltivando un’insicurezza generale che ha avuto effetti anche sulla fase offensiva. Nonostante una percentuale di possesso palla piuttosto alta (61%) e di supremazia territoriale (51 a 17 i passaggi riusciti sulla trequarti avversaria), la Roma ha faticato a costruire occasioni da gol.
Il talento di Djuricic e Caputo per lo spazio
L’ormai consolidato 4-2-3-1 di De Zerbi (assetto base di questa stagione dopo qualche esperimento iniziale con la difesa a 3) è stato tremendamente efficace contro una Roma disposta con lo stesso modulo. Più di ogni altra cosa, a mettere in crisi l’organizzazione difensiva della squadra di Fonseca sono stati in particolar modo i movimenti a venire incontro di Djuricic e Caputo, che a turno tornavano indietro per vie centrali offrendosi come soluzione immediata per la risalita, sia durante la costruzione dal basso che in caso di ripartenza.
La Roma, come sempre, ha cercato di pressare molto in alto con i quattro attaccanti (Dzeko, Pellegrini, Under e Kluivert) e i due mediani (Cristante e Veretout), ma le rotazioni posizionali di De Zerbi sono riuscite ad assorbire facilmente l’aggressività degli avversari, esponendo così i difensori centrali della Roma a situazioni di attacco in campo lungo a palla scoperta particolarmente difficili da gestire. Oltre a ciò, è costata cara la mancanza di intensità e convinzione nel pressing, che ha ulteriormente messo in discesa ogni tentativo di manovra del Sassuolo.
Già nel primo gol si vedono chiaramente questi due temi.
La difficoltà dei mediani della Roma ad assorbire i movimenti incontro delle due punte di De Zerbi è stata una costante della partita. Anche in occasione del secondo gol, questa volta nato da una ripartenza, si vede bene come il Sassuolo è riuscito a lanciarsi in campo aperto sfruttando tocchi rapidi e movimenti precisi.
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La libertà di Obiang e Locatelli
Se la disposizione della Roma prevedeva Cristante costantemente vicino alla difesa, come riferimento in fase di costruzione, mentre Veretout alzava la sua posizione in entrambe le fasi per pressare e per dare una linea di passaggio centrale in più; i mediani del Sassuolo invece hanno potuto interpretare una gara molto più flessibile, andando spesso anche fuori dalla propria comfort zone e creando ulteriori crisi decisionali nei diretti avversari, oltre a essere molto più efficaci anche in interdizione.
In occasione del terzo gol, Locatelli vince un duello aereo su rinvio di Mancini contro Pellegrini (autore di una delle sue peggiori partite stagionali) e riesce a indirizzare il colpo di testa verso Berardi, sulla destra, in una zona completamente deserta, visto che Cristante si trovava ancora tra i difensori centrali, dove si era portato per dare supporto a Smalling.
L’intuizione geniale di Berardi è stata poi decisiva per mettere Djuricic davanti alla porta, ma il movimento a uncino del serbo non è stato assorbito ancora una volta dal mediano della Roma, che avrebbe dovuto coprire immediatamente l’uscita di Smalling.
Le difficoltà di Cristante, lasciato spesso solo dai compagni e dunque facilmente attaccabile sul lato cieco, sono state dovute anche alla sua approssimazione nelle letture (vedere ad esempio il primo e il terzo gol) che hanno aiutato il Sassuolo nel trovare ricezioni tra le linee.
Quando Mancini e Smalling hanno provato ad accorciare in maniera più convinta contro gli appoggi di Djuricic e Caputo, però, non è andata molto meglio.
I molti temi tattici di De Zerbi
Ma il Sassuolo non si è limitato alle giocate su Djuricic e Caputo alle spalle dei mediani. Anche i movimenti di Berardi sono stati di difficile assorbimento, facendo ammattire Spinazzola: l’esterno della Nazionale (forse?) ha saputo ricevere venendo incontro, accentrandosi quando serviva e servendo gli smarcamenti dei compagni dietro la linea di centrocampo della Roma: oltre a Djuricic e Caputo, anche Locatelli si è buttato agilmente per sfruttare lo spazio.
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Ma Berardi è stato bravo anche a correre in profondità alle spalle della linea difensiva, come in occasione di una punizione intorno al 32esimo in cui ha sfruttato lo spazio dietro a Spinazzola attirando a sé Smalling e creando lo spazio centrale per Caputo, che ha sfiorato il 4-0.
La grande credibilità nella gestione dei palloni spalle alla porta di tutti i suoi giocatori più offensivi ha consentito al Sassuolo di ruotare le posizioni anche sui rinvii dal fondo: i centrali di difesa, Romagna e Ferrari, si posizionavano stretti ai lati di Consigli, mentre i due terzini, Toljan e Kyriakopoulos, correvano immediatamente molto in alto; Obiang e Locatelli si spostavano ai vertici della propria area di rigore e svuotavano completamente il corridoio centrale, riempito da Djuricic, Boga e Berardi.
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Un altro dei temi offensivi del Sassuolo è l’utilizzo delle catene di fascia, con i movimenti con cui i mediani che si allargano per compensare gli esterni che invece stringono, mentre i terzini che salgono rapidamente.
In un centrocampo a due è molto faticoso sostenere questo genere di movimenti e se si perde palla difendere la transizione difensiva diventa molto complicato. Ma nelle partite in cui il Sassuolo è in completa fiducia e riesce a tenere il ritmo, semplicemente non perde mai il pallone in posizioni pericolose.
A chiudere la partita è stato il 4-2 di Boga servito da Kyriakopoulos, ma dall’altra parte anche l’asse Toljan-Berardi funziona sempre di più: Il terzino (ex Borussia Dortmund) è molto propositivo con le sue corse in avanti, con la palla e senza e al 67esimo con un’incursione interna, nata da una triangolazione con Locatelli (agevolata da un movimento esca incontro di Berardi che attira a sé Smalling) ha creato una delle occasioni più nette della partita, divorata però da Caputo - che se finalizzasse con la stessa infallibilità con cui si muove nello spazio sarebbe senza dubbio uno dei migliori centravanti italiani.
Ma il Sassuolo ha anche difeso bene
Nonostante i due gol subiti nella ripresa, per la prima volta in questa stagione il Sassuolo è sembrato convincente al 100% nelle sue fasi di non possesso. Abile gestione delle fasi di difesa posizionale, con l’utilizzo un 4-4-2 abbastanza aggressivo in zona palla, ha mantenuto il controllo anche nei momenti in cui la Roma è riuscita ad avere il possesso più a lungo.
Vanno sottolineati i ripiegamenti di Berardi in aiuto a Toljan, mentre è può partecipare di più Boga (sfortunato anche in occasione del rigore) che però nel complesso ha coperto bene la sua zona senza palla.
Toljan esce su Spinazzola e Berardi è molto reattivo nel coprire lo spazio alle sue spalle dall’inserimento di Kluivert.
Il Sassuolo è stato particolarmente rapido a togliere i riferimenti in appoggio al portatore, lavorando molto bene sulle linee di passaggio e senza rischiare particolarmente negli uno contro uno difensivi. Dopo un avvio parecchio intenso, con un baricentro particolarmente alto, il pressing del Sassuolo si è attestato ad un’altezza media, indicativo del fatto che anche durante le fasi di difesa posizionale vi è la richiesta di una certa aggressività.
Due situazioni simili, in altezze e zone diverse, con tre uomini intorno al portatore.
In definitiva, questa vittoria ha mostrato tutto il meglio del Sassuolo di De Zerbi. A fine stagione ci sarà tempo per fare i conti e iniziare a trarre conclusioni più certe sul percorso del tecnico bresciano, ma oggi ci accontentiamo di sottolineare come la sua mano abbia contribuito a sviluppare le qualità tecniche individuali a disposizione e a coordinarli con grande armonia.
Il Sassuolo è una squadra che ha spesso raccolto meno di quanto prodotto, anche a causa di imperfezioni difensive negli ultimi minuti e imprecisioni sottoporta, oltre alla semplice sfortuna, ma gli serve forse solo trovare un minimo di continuità di risultato per poter ambire a un traguardo più grande della salvezza.
La Roma, invece, dopo un derby molto convincente, ha dato segnali preoccupanti. Non sono molte le squadre capaci di reagire all’aggressività dei giallorossi così come ha fatto il Sassuolo, ma in chiave qualificazione Champions la concorrenza è agguerrita e compensare le assenze pesantissime di Zaniolo e Diawara, trovando il giusto equilibrio ma senza snaturarsi, diventerà un obbligo.