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Scacciare i fantasmi
01 ott 2015
La Juventus vince con autorità la seconda partita in Champions League: sarà il trampolino di lancio della stagione bianconera?
(articolo)
10 min
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La sconfitta di Napoli ha perpetuato la crisi di risultati in campionato della Juventus, che dopo sei giornate ha raccolto solo 5 punti. Nemmeno la vittoria a Manchester ha fornito uno slancio emotivo per la Serie A: dopo la partita di Marassi, infatti, che aveva portato i primi tre punti in campionato contro un Genoa in 10 uomini, sono seguiti il pareggio infrasettimanale contro il Frosinone neopromosso e la citata debacle del San Paolo.

I problemi in fase di costruzione dovuti alla partenza di Pirlo e all’infortunio-bis del suo delfino Marchisio sono tutt’altro che risolti, con Hernanes, acquistato per fare il trequartista, pedina altrettanto importante nello scacchiere tattico di Allegri, ormai costretto a giocare stabilmente davanti alla difesa, come faceva in Brasile con il San Paolo. Come nel domino, lo spostamento dell’ex giocatore di Inter e Lazio in mediana ha causato ovvi problemi in fase di rifinitura, che per la verità si erano palesati anche con il brasiliano dietro le punte.

Inoltre, all’ondata di infortuni muscolari probabilmente scaturiti dalla discutibile gestione della preparazione, si sono aggiunti i casi, diametralmente opposti, di Lichtsteiner e Cáceres, che, complice l’esclusione per scelta tecnica di Padoin dalla lista UEFA, hanno lasciato Allegri senza un terzino destro di ruolo e con appena 19 giocatori convocati per la prima partita casalinga di quello che era stato definito “il girone della morte” di questa edizione della massima competizione europea.

L’esiguo numero di elementi a disposizione aveva messo Allegri con le spalle al muro, tanto che già nella conferenza della vigilia il tecnico livornese aveva indicato 10/11 della formazione titolare, riservandosi il beneficio del dubbio su uno dei tre centrocampisti, con il ballottaggio tra Hernanes e l’affaticato Lemina risoltosi poi in favore del primo. Il recuperato Khedira, dopo l’infortunio subito nell’amichevole con il Marsiglia, ha avuto, dopo quasi due mesi di stop, la possibilità di esordire in una partita ufficiale con la maglia della sua nuova squadra.

Neppure Emery se la passava tanto meglio del collega, sia dal punto di vista dei risultati (la prima vittoria in campionato è arrivata solo sabato grazie a una magistrale punizione di Konoplyanka), che da quello dell’infermeria, con i difensori Pareja, Carriço e Rami, il regista Banega, Vitolo e il grande ex Llorente tutti rimasti in Andalusia a causa di problemi fisici di varia entità.

Il principale dubbio sulla Juventus riguardava il modulo: Allegri avrebbe riproposto il 4-3-3/4-1-4-1 di Manchester o la sua versione del 3-5-2 ereditato da Conte? L’inquadratura al momento del fischio di inizio ha subito fugato ogni dubbio, con le linee del 3-5-2 chiaramente intuibili e con un Morata spostato in ruolo centrale a lui più consono, in coppia con Dybala. Allo stesso modo era ben visibile la contrapposizione tattica che si sarebbe proposta ogniqualvolta la Juve era in possesso del pallone, con il Siviglia schierato in un 4-4-2 ben compatto.

Gli schieramenti al calcio d’inizio suggeriscono subito la prima contrapposizione tattica del match, quella con la Juventus in possesso di palla: il 3-5-2 di Allegri contro il 4-4-2 di Emery.

Isolamenti di fascia

L’approccio autoritario della Juventus ha subito costretto il Siviglia a indietreggiare nella propria metà campo. La squadra di Emery passava dal 4-2-3-1 al 4-4-2 in fase difensiva. Reyes supportava l’unica punta Gameiro nel tentativo di disturbare la costruzione dal basso, ma senza portare una pressione particolarmente intensa: i due cercavano di schermare le opzioni di passaggio verso i centrocampisti, ma la loro principale preoccupazione consisteva nel tenere la squadra corta.

Le linee di centrocampo e difesa si compattavano sia orizzontalmente che verticalmente, cercando di limitare l’accesso alle zone centrali del campo. Il blocco del Siviglia si muoveva in relazione della posizione della palla, scorrendo lateralmente e mantenendo sapientemente le distanze tra uomini e reparti. Quando la palla si muoveva lungo la fascia gli andalusi ponevano una pressione più intensa approfittando della limitazione spaziale imposta dalla linea laterale al giocatore in possesso.

Il funzionamento del blocco difensivo del Siviglia di Emery. Squadra corta, linee compatte orizzontalmente per negare l’accesso centrale e distanze della zona che rimangono fisse anche negli scivolamenti laterali. Solo quando la palla giunge in fascia la pressione diventa più intensa.

Ma se a prima vista gli organizzati scorrimenti laterali della difesa di Emery possono sembrare uno dei punti di forza del Siviglia, la Juventus di Allegri ha cercato di minarne le certezze con un piano preciso. I tre centrocampisti bianconeri e l’esterno lato palla dovevano occupare per quanto possibile la prima linea da quattro, quella dei centrocampisti. Appena veniva creata la necessaria superiorità numerica uno dei tre, solitamente Pogba, cambiava gioco sulla fascia destra (ma non sono mancati nemmeno i cambi di gioco verso Evra), cercando di isolare Cuadrado, abile a farsi trovare sempre tra le linee del blocco andaluso, in situazioni di uno contro uno, specie contro Trémoulinas.

Dopo aver creato assieme ai compagni una situazione di superiorità numerica sulla sinistra, Pogba cambia repentinamente gioco verso Cuadrado. Krohn-Dehli, precedentemente attirato fuori posizione, cerca di recuperare per supportare il terzino Trémoulinas, ma è costretto al fallo sul colombiano, per evitare che la palla giunga a Khedira, nel frattempo sapientemente inseritosi nello spazio lasciato vacante dal danese.

Per caratteristiche Cuadrado è il giocatore giusto per sfruttare questo tipo di situazioni: possiede una grande velocità, un ottimo gioco di gambe e ottime qualità in dribbling. Si è rivelato l’arma ideale per scompaginare la pur organizzata difesa del Siviglia: con 4 dribbling riusciti e 3 occasioni create è stato l’elemento più pericoloso dei bianconeri. L’atteggiamento prudente del Siviglia ha fatto sì che spesso anche Barzagli potesse spesso supportare il colombiano sulla fascia, anche sovrapponendosi. Proprio l’esuberanza del difensore della Juve e della Nazionale è stata decisiva nel gol del vantaggio firmato da Morata, che col quinto gol consecutivo in Champions ha eguagliato il record bianconero di Del Piero.

Dybala, servito da Khedira al limite dell’area, ha attirato l’attenzione della difesa andalusa su di sé, prima di aprire il gioco verso Cuadrado. L’esterno destro, dopo un controllo approssimativo, si è ritrovato accoppiato con Konoplyanka, scambiato di fascia con Krohn-Dehli da Emery. Cuadrado lo ha subito puntato e appena è arrivato il raddoppio di marcatura di Reyes, ha servito il pallone per l’inserimento a rimorchio di Barzagli. Il cross del difensore non era particolarmente teso, ma è stato sufficiente per Morata, che ha insaccato alla sinistra di Sergio Rico facendo fare brutta figura ai suoi marcatori, Andreolli e Krychowiak.

L’istante del cross di Barzagli per la testa di Morata. Si noti come Cuadrado abbia attirato su di sé sia Reyes che Konplyanka e il conseguente spazio a disposizione di Barzagli che gli permette di calibrare adeguatamente il cross.

Sull’altra fascia Evra, pur dovendo fare i conti con gli anni che passano, ha fornito un’ottima prestazione anche in fase offensiva, con 5 cross e lo stesso numero di occasioni create da Cuadrado, 3. Il terzino francese si è sempre reso disponibile per fornire l’opzione del cambio di gioco, ma Hernanes non è stato quasi mai rapido quanto Pogba nei cambi di gioco trasversali.

La Juve è riuscita nuovamente a scompaginare le linee del Siviglia. Hernanes non è però abbastanza reattivo e non si è reso conto che Evra ha l’intera fascia sinistra a disposizione. Il brasiliano smista su Cuadrado, ma sia il voltarsi di Hernanes, sia il linguaggio del corpo di Pogba ed Evra, suggeriscono un rimprovero nei confronti del centrocampista.

Annullare le velleità avversarie

Sveltezza di testa e piedi che non è invece mancata al rientrante Khedira. Se inserire in una partita così importante un giocatore fermo da due mesi dal primo minuto poteva sembrare un azzardo, bisogna riconoscere ad Allegri di aver vinto la propria scommessa. Nei 76 minuti in campo il tedesco ha sveltito notevolmente la manovra della Juventus, giocando spesso a uno, due tocchi massimo e innescando in più di un’occasione Morata e Dybala. Come Cuadrado e Evra, anche lui ha creato 3 occasioni da gol, pur giocando poco più della metà dei passaggi dei compagni di reparto Hernanes e Pogba, confermando un apporto più diretto al gioco della squadra.

Ma Allegri ha stravinto la partita anche nella fase difensiva. In questo caso entrambe le squadre cambiavano modulo: la Juventus si disponeva con il 4-4-2, con Pogba e Cuadrado esterni di centrocampo era Evra ad abbassarsi sulla linea dei difensori, con Barzagli terzino destro. Emery si affidava invece al suo 4-2-3-1 di partenza.

Il 4-4-2 con cui la Juve si disponeva in fase difensiva, con Cuadrado e Pogba esterni di centrocampo e Barzagli ed Evra terzini.

In fase di costruzione Krychowiak si abbassava in mezzo ai centrali difensivi, ma non sempre l’inizio azione di Emery funzionava a dovere: i terzini si alzavano troppo frettolosamente e con N’Zonzi che non ha esattamente le caratteristiche di Banega, la fase di uscita del Siviglia era spesso troppo complicata, oltre che disturbata dai giocatori offensivi della Juventus.

Krychowiak si abbassa in mezzo ai centrali, e N’Zonzi disturbato da Dybala è costretto a ripartire da Kolo. Allegri invita Khedira e Cuadrado ad alzarsi in pressione e il Siviglia, schiacciato nella propria trequarti è costretto a buttare il pallone.

Emery ha poi corretto la situazione, con Krohn-Dehli che si abbassava nella posizione lasciata da Krychowiak, togliendo inevitabilmente un giocatore offensivo dalla metà campo dei bianconeri.

Il correttivo di Emery, che ricostituisce il duo di pivot davanti alla difesa facendo abbassare Krohn-Dehli, sottraendo allo stesso tempo un giocatore all’attacco.

L’atteggiamento difensivo della Juventus era molto simile a quello del Sevilla (34 metri la lunghezza dei bianconeri, 35.5 quella degli andalusi), con il 4-4-2 compatto che avevamo già visto nell’ultima campagna europea della squadra di Allegri, risultato ancora una volta molto solido ed efficace. I dati bene evidenziano la superiorità nella fase difensiva dei giocatori della Juventus: 20 tiri a 1 in favore dei padroni di casa e 16 occasioni create dai bianconeri contro un’unica occasione creata dagli ospiti. Le transizioni difensive con il passaggio dal 3-5-2 al 4-4-2 hanno sempre funzionato alla perfezione e gli interpreti in campo hanno dimostrato una notevole flessibilità, adattandosi anche in situazioni ibride, specie quando Cuadrado rimaneva alto.

Cuadrado non ha fatto in tempo a ripiegare, ma i suoi compagni non si scompongono, mantenendo le linee corte e strette, in una sorta di 3-4 creato dall’uscita di Bonucci sul portatore di palla Reyes.

Di fatto la Juventus ha annullato qualsiasi velleità offensiva degli avversari in entrambe le frazioni di gioco, con Zaza che ha trovato il raddoppio a 3 minuti dal novantesimo, sfruttando l’occasione creata da un caparbio Dybala. L’ex attaccante del Sassuolo ha coperto 40 metri palla al piede e ha concluso la sua cavalcata depositando il pallone alle spalle di Sergio Rico. Con la partita ormai in ghiaccio Allegri ha chiuso con cinque difensori, richiamando Dybala per l’esordio in Champions League di Rugani.

Come era accaduto 15 giorni fa, i bianconeri hanno vinto e convinto in Champions League, con Allegri che ha recuperato credito e scacciato, almeno per ora, i fantasmi che aleggiavano sulla sua figura. Sulla convincente prestazione della Juventus ha sicuramente influito la pochezza degli avversari, parsi inferiori sotto ogni punto di vista e in crisi anche nella Liga, ma i bianconeri devono usarla come trampolino di lancio per risollevare le sorti della stagione, con il margine di errore in campionato ormai ridotto al minimo.

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