Domenica 12 marzo 2017, allo stadio di Kortrijk i padroni di casa vengono sconfitti dal Mouscron, che riesce così a salvarsi miracolosamente e resta in Jupiler Pro League a discapito del Westerlo, maltrattato in casa dal Genk. Il piccolo club delle Fiandre non digerisce la retrocessione e punta il dito contro la diretta rivale.
Nello 0-2 tra Kortrijk e Mouscron qualcosa non torna. Il goffo autogol del difensore serbo Vladimir Kovacevic non convince i dirigenti del Westerlo, in particolare il suo presidente, Herman Wijnants, che presenta un reclamo ufficiale, chiedendo alle autorità di indagare su quella partita per una presunta frode sportiva. Quello che Wijnants non sa, forse, è che dalla sua denuncia parte l’operazione “Propere Handen”, Mani pulite in fiammingo, che un anno e mezzo dopo porterà all’arresto di 29 persone, alla confisca di beni (case, orologi e gioielli) dal valore di diversi milioni di euro e a un terremoto che mina le fondamenta del calcio belga.
Il racconto della vittoria del Mouscron, dalla prospettiva dei tifosi del Mouscron.
Di cosa stiamo parlando
Nella vicenda che ha scosso il mondo calcistico belga le figure centrali sono due procuratori, Mogi Bayat e Dejan Veljkovic, ma i fili che si intrecciano nella fittissima rete di rapporti e corruzione vanno a toccare almeno metà delle squadre che militano nella massima serie del campionato nazionale. Per capirci, sembrano coinvolti personaggi di spicco nel calcio belga come Ivan Leko, allenatore del Club Bruges campione in carica, l’ex dirigente dell’Anderlecht Herman Van Holsbeeck e uno tra i migliori e due dei più stimati arbitri del paese, Bart Vertenten e Sébastien Delferière.
Oltre 200 uomini della polizia belga, coordinati dall’Eurojust, la scorsa settimana hanno perquisito 57 tra abitazioni e uffici in Belgio e all’estero (sparsi in Francia, Lussemburgo, Cipro, Montenegro, Serbia e Macedonia), cercando documenti o prove utili. L’indagine al momento volge su tre fronti diversi: il primo è quello delle frodi finanziarie, con l’omissione al fisco delle somme che alcuni procuratori avrebbero incassato nell’ambito dei trasferimenti dei calciatori; il secondo è quello del riciclaggio di denaro; il terzo quello della corruzione e delle presunte combine finalizzate a falsare l’esito del campionato.
Le radici di quella che sembra configurarsi come una vera e propria organizzazione criminale hanno trovato terreno fertile tra i membri di diversi club, alcuni di grande prestigio anche fuori dai confini nazionali. Bruges, Anderlecht, Standard Liegi, Genk hanno visto la polizia bussare alle loro porte per cercare documenti riguardanti movimenti di denaro sospetti. Durante una perquisizione alla sede dello Standard Liegi, ad esempio, sono stati requisiti i contratti di alcuni tesserati, tra i quali Obbi Oulare, Michel Preud'homme e Dino Arslanagic. A Bruges, invece, il giorno dopo la diffusione delle notizie, al campo di allenamento della prima squadra non si è visto l’allenatore Ivan Leko, notoriamente vicino a Dejan Veljkovic, una delle figure epigonali della vicenda.
Nelle ore successive è stato confermato che il quarantenne croato, ex centrocampista della nazionale del suo paese, rientrava nella lista delle persone arrestate, salvo essere dimesso dopo 17 ore. «Non abbiamo nulla da nascondere: abbiamo fornito agli inquirenti le carte che ci sono state chieste e siamo sicuri che tutto risulterà in perfetto ordine», ha dichiarato il Presidente del club neroazzurro, Bart Verhaeghe, una delle figure più influenti del calcio belga. Una volta rilasciato, il club ha anche teso una mano al suo allenatore, dichiarando di essere pronto a continuare la strada insieme, e smentendo con i fatti le voci che parlavano di un possibile cambio in panchina, con Jaap Stam pronto a subentrare. Walter Van Steenbrugge, avvocato di Leko, ha fatto sapere come il suo assistito non sia sospettato di matchfixing o corruzione, ma di riciclaggio di denaro.
L’impressione è che si tratti solo della punta di un grande iceberg. Le perquisizioni continuano ad andare avanti e molte teste sono già cadute. Dopo i primi arresti, alcuni importanti dirigenti del KV Mechelen e del Waasland-Beveren sono stati rimossi dai loro ruoli, nel tentativo, da parte dei club, di salvare la faccia. Nonostante la fiducia dei tifosi delle due squadre, stando a quanto riportato dagli investigatori, le intercettazioni sui cellulari di Bayat e Veljkovic non lasciano spazio ai dubbi: durante la stagione 2017/18, gli agenti avrebbero operato scientificamente, in accordo con alcuni calciatori e con il vice presidente Olivier Somers e il direttore finanziario Thierry Steemans, per cercare di salvare il KV Mechelen, retrocesso poi all’ultima giornata per aver segnato solo un goal in meno dell’Eupen. Somers e Steemans sono in stato di fermo, in quanto sospettati di aver contribuito a falsare l’esito del campionato.
Chi è Mogi Bayat?
“Autodidatta e onnipotente”così RTFB, la televisione vallona, definisce Mogi Bayat, procuratore belga di origine iraniana che gestisce gli interessi di quasi 500 calciatori, accusato non solo di aver intascato del denaro senza dichiararlo al fisco, ma sospettato di aver favorito la combine di uno o più match della Jupiler Pro League. Sin dai primi giorni del suo primo incarico nel calcio professionistico, anno 2003 a Charleroi come Direttore Sportivo, Bayat ha attirato molte attenzioni su di sé.
Insieme al fratello Mehdi ha rimesso in sesto il club bianconero, prima di concentrarsi su un altro obiettivo: diventare il direttore d’orchestra del mercato, sfruttando le amicizie strette durante la sua prima esperienza allo Charleroi. A differenza dei suoi colleghi, che rappresentano di solito un gruppo di calciatori, Bayat agisce da facilitatore: è lui che ha sistemato Hein Vanhaezebrouck sulla panchina dell’Anderlecht e Michel Preud'homme su quella dello Standard Liegi; è lui che ha curato il trasferimento di Trebel dallo Standard all’Anderlecht; C’è lui dietro il passaggio di Kara Mbodj dall’Anderlecht al Nantes per 7 Milioni, di Bruno dall’Anderlecht al RB Lipsia, o del trentacinquenne senegalese Mbaye Leye, che in poco meno di dieci anni ha vestito le maglie di 7 squadre belghe diverse.
I confini però gli stanno stretti e così Bayat ha deciso di cominciare a fare anche all’estero: prima in Francia, soprattutto con il Nantes, poi la famiglia Pozzo, in Inghilterra (Watford) e in Italia, con l’Udinese e la Lazio. Gli ultimi, in ordine temporale, riguarda il trasferimento in Friuli dell’attaccante polacco Teodorczyk dall’Anderlecht all’Udinese e di Silvio Proto, portiere che la Lazio ha acquistato dall’Olympiakos. Per anni, è sembrato come se Bayat fosse l’unico in grado di poter fare affari con l’Anderlecht. Ogni acquisto o cessione del club doveva passare per le sue mani, mentre tesseva un’infinita lista di contatti e importanti commissioni su ogni operazione di mercato. Il suo pollice verso nei confronti di qualcuno poteva significare l’interruzione immediata di un contratto: ne sa qualcosa Dennis Van Wijk, allenatore prima licenziato senza giusto motivo (nel 2011, ai tempi in cui sedeva sulla panchina del RAEC Mons) e poi, la stagione successiva, minacciato da Bayat, quando entrambi passarono allo Charleroi. Sulla panchina dei bianconeri, Van Wijk è rimasto da marzo a giugno del 2012: giusto il tempo di far vincere ai suoi ragazzi 6 delle 9 partite giocate.
Il suo arresto, ora, rischia seriamente di minare le fondamenta del calcio in Belgio. Sebbene alle prime domande dei PM l’agente si sia rifiutato di rispondere, i suoi avvocati continuano a professare l’estraneità dei fatti che riguardano corruzione e frode sportiva, ammettendone il coinvolgimento nell’attività di riciclaggio di denaro. La situazione di Bayat, però, rischia di compromettersi seriamente se dovesse essere confermata l’ipotesi della combine nella gara tra Mouscron e Kortrijk, nell’ultima giornata del campionato 2016/17, quella da cui tutto è cominciato. Molti giocatori, sia del Mouscron che del Kortrijk, erano suoi assistiti.
Gli altri protagonisti della vicenda
Dopo i primi arresti, in manette con Bayat sono rimaste altre nove persone: Dragan Siljanoski (ex-manager di Leko), l’Avvocato Laurent Denis (che avrebbe fatto circolare gran parte del denaro sporco attraverso il suo conto fiduciario), i procuratori Karim Mejjati e Dejan Veljkovic, con sua moglie Maria Bogojevska, i dirigenti del KV Mechelen Olivier Somers e Thierry Steemans e, soprattutto, l’arbitro Bart Vertenten.
Telefonate, cene in ristoranti di lusso, orologi e auto costose: stando a quanto riportato dal quotidiano Het Nieuwsblad nel corso degli anni si era venuto a creare un forte legame tra Dejan Veljkovic e Vertenten, che nello scorso campionato ha diretto ben 31 gare. Su due di queste (KV Mechelen-Charleroi e Antwerp-Eupen) si stanno concentrando le indagini. Il direttore di gara avrebbe fischiato due rigori a dir poco dubbi, incidendo fortemente sull’esito della lotta per non retrocedere. La posizione di Vertenten, inoltre, rischia di aggravarsi ulteriormente se dovessero essere confermate le indagini richieste dal Cercle Brugge, club che, attraverso un comunicato stampa, ha richiesto di analizzare alcune partite della stagione 2014/15, decisive per evitare i play-out. Il comunicato dei Groen en Zwart si riferisce in particolare all’ultima giornata di campionato, quando il Mechelen, sotto di 2 reti a dieci minuti dalla fine, ha vinto in rimonta la partita allo stadio Jan Breydel, casa del Cercle, con un goal in evidente fuorigioco dell’ex Fiorentina Rafał Wolski, convalidato dallo stesso Vertenten, cui sono seguite altre due reti, decisive per l’esito della partita e, soprattutto, la salvezza del Waasland-Beveren.
Il goal che condanna il Cercle Brugge ai playout. Lo ha segnato una meteora malinconica del nostro calcio.
Alcuni giorni dopo l’emergere della vicenda, un’inchiesta del quotidiano serbo Kukir ha inserito tra i protagonisti della vicenda anche Mateja Kezman, figura con un passato da attaccante di alto livello come PSV, Chelsea, Atletico Madrid, Fenerbahce e Paris Saint Germain e oggi agente a capo di una scuderia di calciatori il cui cavallo di pregio è il laziale Milinkovic Savic. Kezman, attualmente irrintracciabile, si sarebbe occupato di riciclare con l’acquisto di appartamenti, orologi e gioielli, circa 30 milioni di Euro inseriti nell’ambito di transazioni economiche collegate ai trasferimenti che hanno riguardato l’attuale centrocampista della Lazio, passato dal Vojvodina al Genk e poi dal club belga a quello biancoceleste per circa 10 Milioni di Euro nell’estate del 2015. Al vaglio della Procura anche i trasferimenti di Vanja, fratello di Sergej Milinkovic Savic, dal Lechia Gdansk al Torino e Adam Marusic, anche lui oggi alla Lazio dopo essere stato acquistato dai belgi del KV Oostende.
L’inquietante precedente
Lo scandalo che sta coinvolgendo la Jupiler Pro League è enorme e i suoi confini sembrano ampliarsi ogni giorno di più. Vi sono coinvolti dirigenti, procuratori, arbitri, ex-avvocati, uno studio contabile, gioiellieri e giornalisti. Tutte le figure professionali che costituiscono i vari gradini del sistema. La Federazione si è espressa con dichiarazioni di facciata, in attesa dei risultati delle indagini e degli interrogatori, parlando di “immagine inquietante per il loro calcio" e “importante danno di immagine per il movimento”. Con la Jupiler Pro League ferma per l’impegno della Nazionale maggiore, la Lega ha deciso di sospendere anche la Proximus League, vale a dire la seconda serie, per non dare adito ad altri problemi con lo scandalo in corso.
Intanto, però, chi non ha la memoria corta ricorderà sicuramente le vicende legate all’ambiguo imprenditore cinese Zheyun Ye che, tra il 2004 e il 2006, era arrivato in Belgio presentandosi come finanziatore di squadre in difficoltà economiche. Ye, già coinvolto alcuni anni prima in una strana esperienza come Presidente del club finlandese dell’AC Allianssi, ha coinvolto un avvocato del SK Lierse in operazioni di riciclaggio di denaro, prima di dedicarsi al calcio scommesse.
I forti flussi di giocate e i risultati sorprendenti di alcune squadre con cui Ye Zheyun aveva intrattenuto dei rapporti avevano insospettito la polizia che, dopo anni di indagine, nel 2015 ha arrestato due collaboratori del businessman cinese, Pietro Allatta e Olivier Suray, oltre all’ex allenatore del Lierse Paul Put e alcuni suoi calciatori, tra i quali Yves Vanderstraeten, Marius Mitu e Laurent Delorge. Motivazione della condanna è stato il fatto che Put e i suoi calciatori avrebbero accettato mazzette in cambio di truccare partite (9 per la precisione) del campionato 2004-05.
Cosa c’è da aspettarsi ora
Sebbene lo sviluppo delle indagini possa portare novità significative di ora in ora, con il coinvolgimento di nuove figure e nuovi capi d’accusa, nel weekend le squadre di Jupiler Pro e di Proximus League torneranno in campo. Ci si aspetta un clima surreale in molti stadi e l’impressione è che la fiducia dei tifosi, tradita, non verrà presto riconquistata. Quello che è certo è che l’inchiesta Propere Handen ha messo un po’ di luce in un mondo dove ci sono molte, forse troppe, ombre, “quasi come se il mondo del calcio si fosse avvicinato a quello del traffico della droga, degli esseri umani e della prostituzione”, come dichiarato a VTM Nieuws da una stella del calcio belga, Vincent Kompany. In attesa dei primi verdetti e con la consapevolezza che solo una piccola parte dello scandalo potrebbe essere emersa, viene da chiedersi, allora, se valga ancora la pena credere in un movimento che ha portato la Nazionale di un paese di 11 milioni di persone a sfiorare la finale del Mondiale in Russia.