La Roma ha molti problemi: fa pochi gol e ne subisce troppi. È una squadra tatticamente incerta, tecnicamente imprecisa, mentalmente instabile. Questi problemi non si sa dove iniziano e dove finiscono. Ce n’è uno, però, che pur essendo più piccolo degli altri, sembra in qualche modo contenerli tutti: la gestione dei calci da fermo.
Per anni una risorsa, una panacea dei mali per la Roma, oggi i calci da fermo per i giallorossi sono momenti grotteschi e incomprensibili. La velleità, la scarsa convinzione con cui vengono battuti rappresentano bene la confusione che regna sovrana oggi nella Roma. Per questo ci siamo impegnati a raccogliere i migliori, o meglio i meno comprensibili. Quelli che vedendoli ti viene da pensare “ma che cosa volevano fare?!”.
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Classico schema
La dinamica di questi calci di punizione della Roma è spesso la stessa. Sulla trequarti confabulano alcuni giocatori indecisi se provare la battuta in area o lo scambio corto. Solo che nessuna di queste due cose è preparata, e dunque una vale l’altra. Pellegrini guarda in area, i saltatori si preparano, i tifosi trattengono il fiato. È difficile descrivere la sensazione di anti-climax successiva. Pellegrini cambia idea all’ultimo e la passa a Manu Kone, che se ci fate caso non se l’aspetta minimamente. Si ritrova la palla sui piedi, con la difesa avversaria che lo aggredisce, e non sa che fare, e nel dubbio si può provare magari una palletta morbida per Cristante. Una di quelle pallette completamente velleitarie che nemmeno per un attimo danno la sensazione di poter essere pericolose.
Schema per peggiorare leggermente le possibilità di fare gol
Questi schemi della Roma hanno regole precise:
- Niente è preparato e nessuno sa cosa sta facendo.
- Sono improvvisati all’ultimo momento, intuizioni di un istante. Sono tutti sorpresi tranne la difesa avversaria.
- A ogni tocco di palla peggiorano le possibilità della squadra di segnare.
- Non portano mai a un’occasione pericolosa.
Questa punizione è chiara: si ha un calcio da fermo pericoloso sul piede di Dybala, e si decide di spostare in orizzontale di 20 metri il cross dal piede dell’argentino a quello di Angelino senza un motivo chiaro, senza nemmeno il tentativo di ottenere qualche vantaggio. La palla si perde sul fondo.
Calcio d’angolo corto riuscito ma mal eseguito
Il calcio d’angolo corto funziona o non funziona? È uno dei grandi dilemmi del calcio, e una delle cose che più triggera i tifosi, che si aspettano un cross in mezzo all’area densa di corpi, una potenziale occasione da gol, e invece vivono un’immediata delusione con la battuta corta.
Il corner corto in teoria sarebbe fatto per muovere le marcature, sbloccare alcuni movimenti in area. Qui Dybala viene liberato per il cross, ma colpisce male il pallone che si alza grossolanamente. La Roma è ridotta in un tale stato di confusione che persino il sinistro di Dybala ha smesso di funzionare.
Calcio d’angolo corto non riuscito con cui si torna in difesa
Se quello di prima era un calcio d’angolo corto tutto sommato riuscito, questo fa tornare la Roma direttamente ai difensori. L’Hellas legge con largo anticipo le intenzioni e Soulé deve tornare indietro sciupando una potenziale occasione. In questi calci da fermo possiamo registrare l'intenzione della Roma di non affrettare il cross e di giocare un possesso più ragionato. La fase di possesso della Roma però è così triste e involuta che questa si rivela un'idea terribile.
Schemone che finisce risucchiato oltre la linea laterale
Alcuni di questi calci di punizione somigliano a delle danze macabre fatte solo per far uscire pazzi i tifosi della Roma. Dybala e Zalewski sono sul pallone e confabulano, si dicono delle cose, ma cosa? Vogliono trovare il modo più spettacolare e pirotecnico per buttare al cesso quell’occasione? Zalewski si lamenta con Dimarco perché è vicino. Probabilmente l’esterno dell’Inter, tra i 22 in campo, è l’unico che ha capito in anticipo cosa vogliono fare. Zalewski la tocca per Dybala e scatta come per ricevere, poi si accorge che il compagno non gliela restituisce (del resto non c’è spazio), si gira e non capisce bene che succede. Dybala nel frattempo non sa che fare. Nel dubbio la passa ad Angelino che forse prova a far finta che era tutto calcolato e la lascia scorrere per Zalewski, che però non capisce. La palla scorre mesta oltre la riga laterale.
Parabola lunga verso gli abissi del nulla
Nelle ultime due partite la Roma sta cercando battute più dirette in area di rigore, solo che non sembrano davvero preparate. In questo caso Pellegrini cerca il secondo palo, esattamente il punto da dove si sono tolti tutti i giocatori della Roma.
La Roma quest’anno ha segnato un solo gol da calcio piazzato; una risorsa negli anni scorsi imprescindibile per una squadra che fa una fatica cronica a creare occasioni. Quest’anno i dati sugli Expected Goals generati dal calcio da fermo non sono nemmeno pessimi, ma comunque non all’altezza delle migliori squadre, e non coerenti col resto di altri dati (falli subiti nell’ultimo terzo, numero di angoli battuti, dominio territoriale - tutti dati su cui la Roma è nei primi posti).
Insomma, siamo qui a ridere di fronte a questi calci di punizione, ma mi sembrano significativi non solo della confusione ma anche dello scarso lavoro che fa la squadra. Possibile che i calci da fermo siano così poco allenati? Sarebbe peggio se non fossero allenati o se fossero così mal eseguiti da sembrare poco allenati? Oppure i giocatori della Roma, più semplicemente, assumono droghe sedative prima o durante la partita?
Schema per liberare al cross il peggior crossatore della squadra
Talvolta la Roma risolve in modo sbagliato equazioni semplici: ha più qualità un cross di Leandro Paredes o uno di Saud Abdullhamid?
Si torna indietro in tre mosse
Finta di cross e palla indietro, altra finta di cross e palla ancora più indietro.
Un bello schema per liberare Baldanzi al tiro direttamente da un altro pianeta, perché no?
È il 92’, la Roma è sotto in casa dell’Inter. La squadra ha giocato una delle sue migliori partite stagionali, e tuttavia ha faticato anche solo a tirare in porta. C’è però questo calcio di punizione invitante, tutti i giocatori della Roma sono in area e fantasticano sul gol epico nei minuti di recupero. Lorenzo Pellegrini è sul pallone e con la sua mente ingegneristica delinea nella mente traiettorie letali per la difesa avversaria. All’improvviso, però, il genio: la passa corta verso Le Fée; quello non sa bene che fare e la dà a Soulé. L’argentino rientra, Pellegrini si sta inserendo sul lato opposto non marcato e per un attimo - per un breve istante - abbiamo avuto la sensazione che questo schema si stesse per chiudere in modo riuscito. Invece è uno schema ancora più complesso che ha uno scopo ingegnoso: liberare Tommaso Baldanzi al tirone da 35 metri. Lo prova, ribattuto.
Paura devastante
In questo caso è abbastanza evidente cosa vorrebbe fare la Roma. Siamo negli ultimi minuti della partita contro l’Athletic, una delle migliori prestazioni della squadra di Juric. La difesa spagnola è tutta stretta a difesa dell’area di rigore e lascia Soulé libero sulla destra. Paredes lo vede ma pensa di poterci arrivare in due mosse: per non rischiare un lancio diretto vuole passare da Saud, che però è troppo spaventato di non essere in grado di fare quel passaggio. La sua ossessione è non perdere palla, allora la ripassa a Paredes e niente, viene fuori questa cosa imbarazzante.
È solo un aspetto marginale e insignificante del caos che avvolge la Roma, eppure lascia una strana impressione guardare questi calci di punizione della squadra. Una sgradevolezza che riassume bene l’esperienza Roma in questo momento storico.